Tassi invariati per la BCE, ma
Draghi sottolinea come i mercati finanziari abbiano ancora bisogno di segnali forti e decisi dalla zona Euro. Secondo quanto riportato dal discorso di oggi, di cui forniamo una traduzione divisa per punti, la zona Euro continuerà a vivere pessime condizioni economiche anche nel 2013 e si potrà parlare di ripresa (in termini effettivi) soltanto nel 2014.
Il discorso di Mario Draghi:
Introduzione
Sulla base delle periodiche
analisi economiche e monetarie, la Banca Centrale Europea ha deciso di lasciare invariati i tassi di riferimento a causa dell’elevato prezzo delle energie e degli aumenti delle tasse in alcuni paesi della zona Euro. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (HICP) è rimasto elevato per diverso tempo. Recentemente i dati inflazionistici sono scesi, come anticipato, e secondo le stime l’inflazione scenderà al di sotto del 2% nel 2013. Sul fronte rilevante ai fini della politica, il tasso di inflazione dovrebbe rimanere in linea con il target della stabilità dei prezzi. L’andamento dell’espansione economica rimane ad essere sommesso, le aspettative sull’inflazione rimangono fortemente
ancorate al target del 2% nel medio termine.
2013: il peggioramento
Le
condizioni economiche della zona Euro potrebbero peggiorare durante il prossimo anno, in particolare gli aggiustamenti necessari ai bilanci del settore finanziario e non, e l’incertezza economica continuano a pesare sull’attività economica della zona Euro. Nel
2013, l’attività economica dovrebbe gradualmente migliorare, in un contesto di miglioramento globale e grazie alla politica monetaria accomodante della BCE che ha migliorato significativamente l’attività dei mercati finanziari. Al fine di migliorare la fiducia è essenziale che
i governi riducano gli squilibri fiscali e strutturali portando avanti la ristrutturazione del settore finanziario.
MRO
Oggi, inoltre, la BCE decide di continuare con le operazioni di rifinanziamento (
MRO) come procedure a tasso fisso con piena ripartizione degli importi fino a quando siano necessarie, e almeno fino alla fine del sesto periodo di mantenimento del 2013, fino al 9 luglio 2013. Tale procedura rimarrà attiva anche per le operazioni di rifinanziamento con scadenza speciale dell’Eurosistema con maturazione ad un periodo che potrà essere protratto non oltre la fine del secondo trimestre del 2013.
Il
tasso fissato per queste operazioni speciali di rifinanziamento sarà lo stesso delle MRO in vigore al momento. Il tasso delle operazioni con termine oltre i tre mesi, da assegnarsi entro il giugno del 2013, sarà fissato in base ala media del tasso delle operazioni MRO per la durata delle rispettive operazioni di rifinanziamento a lungo termine.
Crescita economica
Per comprendere le decisioni della BCE in maggiore dettaglio è necessario partire dall’analisi economica. A seguito di una
contrazione dello 0.2% su base trimestrale nel secondo trimestre del 2012, il
PIL della zona Euro ha subito un calo dello 0.1% nel terzo trimestre. I dati e le statistiche disponibili continuano ad indicare ulteriori segni di indebolimento anche per l’ultimo trimestre dell’anno, sebbene ultimamente alcuni indicatori si siano stabilizzati a livelli minimi e la fiducia dei mercati sia ulteriormente migliorata.
Ripresa?
Sul breve termine, la debolezza dell’attività economica potrebbe protrarsi fino al prossimo anno con un impatto avverso alle spese domestiche, al sentiment di consumatori ed investitori e alla domanda di beni dall’estero.
Una
graduale ripresa potrebbe avere inizio successivamente, nel 2013, poiché la politica accomodante della BCE e i significativi miglioramenti della fiducia dei mercati finanziari potrebbero ridare vita al settore delle spese domestiche, mentre una rinvigorita domanda potrebbe supportare la crescita delle esportazioni.
Proiezioni al 2014
Queste considerazioni si riflettono sulle
proiezioni macroeconomiche del Eurosistema per il dicembre 2012, in cui si prevede un PIL reale su base annua compreso tra -0.6% e -0.5% per il 2012 e tra -0.9% e 0.3% per il 2013, e ancora tra lo 0.2% e il 2.2% nel
2014. Nella comparazione con le proiezioni macroeconomiche del settembre 2012, i prospetti di crescita per il 2012 e per il 2013 sono stati rivisti a ribasso.
Minaccia USA
Il Consiglio Direttivo
BCE continua a vedere i
rischi di peggioramento delle condizioni economiche della zona Euro e queste sono principalmente dovute alle incertezze riguardo alla possibilità di risoluzione della questione del debito e della governace dell’Eurozona.
Questioni geopolitiche e fiscali negli Stati Uniti potrebbero raffreddare il sentiment più di quanto non si preveda in questo momento ritardando in questo modo il miglioramento del settore degli investimenti privati, del mercato del lavoro e dei consumi.
Inflazione: tra il 2013 ed il 2014
Secondo la stima flash rilasciata dall’
Eurostat circa l’indice armonizzato dei prezzi al consumo: l’inflazione è scesa al 2.2% nel novembre del 2012, in calo rispetto al 2.5% di ottobre e al 2.6% dei due mesi precedenti. Sulla base dei prezzi attuali del petrolio, il
tasso di inflazione dovrebbe subire un declino al di sotto del 2% il prossimo anno. Sul fronte rilevante per la politica monetaria, l’attività economica permette di prevedere che l’inflazione rimanga ancorata alle aspettative, sottolineando come la pressione dei prezzi possa rimanere moderata.
Tali considerazioni si riflettono anche nelle
proiezioni macroeconomiche dello staff dell’Eurosistema per il dicembre 2012 che prevedono un inflazione HICP al 2.5% per il 2012, tra l’1.1% e il 2.1% per il 2013 e tra lo 0.6% e il 2.2% per il 2014. Rispetto alle proiezioni macroeconomiche del settembre 2013, le stime sono state riviste a ribasso.
Secondo il consiglio direttivo, i rischi relativi allo sviluppo dell’andamento dei prezzi rimangono bilanciati, con uno svantaggio per le economie più deboli.
Espansione monetaria
Passando all’
analisi monetaria, l’espansione monetaria continua a rimanere sottomessa agli sviluppi degli ultimi mesi. Più recentemente, il tasso di crescita M3 è aumentato al 3.9% durante il mese di ottobre e al 2.6% durante il mese di settembre. Mentre la crescita relativa al M1 ha accelerato il passo al 6.4% rispetto al 5.0% dello stesso periodo.
Questi sviluppi sono parzialmente dovuti ad un aumento dei
depositi overnight appartenenti al settore finanziario non-monetario. Allo stesso tempo, sono aumentati durante il mese di ottobre i depositi domestici e delle aziende non finanziarie. Complessivamente, sono necessarie ulteriori delucidazioni per distinguere tra la volatilità a breve termine e fattori più duraturi.
Accesso al credito
Diversamente dalla questione monetaria, pochi cambiamenti riguardano la
crescita del credito. Il tasso annuale di crescita dei prestiti concessi al
settore privato rimane al -0.4% durante il mese di ottobre, invariato rispetto a settembre. Ma questi sviluppi riflettono nuovi e ulteriori rimborsi netti per prestiti alle aziende non finanziarie, che hanno riportato un tasso di declino annuo del -1.5%, a ribasso rispetto il -1,2% di settembre.
Società finanziarie
La crescita annuale dei prestiti alle IFM (Istituzioni Finanziarie e Monetarie) è rimasta invariata allo 0.8% durante il mese di ottobre. In un certo senso, si può dire che le dinamiche sommesse del sistema dei presti riflettano la debolezza della produzione interna, sottolineando l’
avversione al rischio e come gli aggiustamenti finanziari gravino sulla domanda di credito da parte di famiglie e imprese. Inoltre, in un numero di paesi della zona Euro, i problemi nazionali aumentano la percezione del rischio, contribuendo alla segmentazione dei mercati finanziari che ha effetti sulla restrizione dell’accesso al credito.
Società non finanziarie
Ma questo sviluppo riflette ulteriori rimborsi netti dei prestiti alle
società non finanziarie, per le quali si riporta un tasso annuo di concessione prestiti in declino al -1,5%, rispetto al -1,2% di settembre. La crescita annua dei prestiti delle IFM alle
famiglie è rimasto invariato al 0,8% nel mese di ottobre. In larga misura, la dinamica dei prestiti tenui riflette le prospettive deboli per il PIL, per l’avversione al rischio e l’adeguamento in corso nei bilanci per famiglie ed imprese, fattori che pesano sulla
richiesta di credito. Inoltre, in alcuni paesi dell’area dell’euro, i vincoli di capitale, la percezione dei rischi e la segmentazione dei mercati finanziari contribuisce a limitare l’
offerta di credito.
Settore bancario: serve l’unione
Al fine di assicurare una adeguata trasmissione della politica monetaria per finanziare le condizioni dei paesi nella zona Euro è necessario continuare ad insistere, ove necessario, sulla
capacità delle banche. La validità dei bilanci bancari sarà un fattore chiave nel fornire un’appropriata quantità di credito all’economia e per la
normalizzazione dei canali di finanziamento.
Passi decisivi per la stabilizzazione di un
framework finanziario integrato contribuiranno al raggiungimento di questo obiettivo e l’istituzione di un unico meccanismo di supervisore (
SSM) che è uno dei pilastri portanti di questo progetto. E’ fondamentale che si proceda con l’integrazione del sistema bancario.