Zorba
Bos 4 Mod
Super Mario...
Draghi: avremo banche più solide
dal nostro inviato Adriano Cerretelli
Domenica 18 Aprile 2010
MADRID - Dovrà decisamente cambiare abitudini il sistema bancario non appena atterrerà sul pianeta delle nuove riforme europee e globali: cure dimagranti negli utili e meno azzardi per garantire più stabilità finanziaria. Per il momento, comunque, nessuna extra-tassazione in vista: ci vorrà ancora tempo per riuscire a trovare un accordo.
Tutto questo è però quello per cui si battono tutti oggi, dal Financial Stability Board all'Ecofin fino al G-20. E di questo hanno discusso ieri a Madrid i ministri finanziari europei, presenti il presidente del Fsb Mario Draghi e quello della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet.
Presentando all'Ecofin il rapporto sulle riforme necessarie, elaborato in vista della prossima riunione del G-20, Draghi non ha usato giri di parole: alla fine del percorso «le banche faranno meno profitti e si esporranno a minori rischi, saranno più sicure e meno speculative». Ma proprio perché il treno di "Basilea 3" sta arrivando al capolinea (si spera entro la fine dell'anno) con l'obiettivo di dotare le banche di più capitali e meno debiti, le resistenze dei diretti interessati aumentano insieme al loro contrattacco: eccessivi i parametri sui nuovi requisiti di capitale, accusano, regole troppo esigenti metterebbero a rischio la ripresa.
«Ascoltate ma non desistete» ha detto il presidente del Fsb ai ministri, perché «è naturale che quanto più ci si avvicina alla conclusione del lavoro, tanto più l'industria finanziaria cerchi di bloccare i progressi». Senza dimenticare comunque che il patto del G-20 a Pittsburgh prevede che le nuove regole saranno introdotte solo quando la ripresa economica si sarà consolidata e che l'adozione dei maggiori requisiti quantitativi di capitale insieme ai nuovi parametri per la liquidità avverrà in modo graduale.
Il rapporto Draghi è stato discusso ieri insieme alle proposte presentate da Michel Barnier. Il commissario Ue a Mercato interno e Servizi finanziari, che a sua volta ha affrontato anche il problema del che fare con le grandi banche a rischio sistemico, ha insistito in particolare sulla creazione di un fondo di "preveggenza" e gestione delle crisi, da alimentare con una tassa sulle banche «perché è inaccettabile che i contribuenti siano chiamati a pagare per errori e comportamenti insensati di certi banchieri».
Alla fine delle discussioni l'Ecofin ha dato appoggio unanime alla linea riformista. Nel segno però dell'estremo gradualismo, dicendo quindi no a un eccesso di iniziative che potrebbero destabilizzare una ripresa economica già molto fragile in Europa. Per questo non c'è stato accordo ieri sulla tassa come sull'ipotesi della creazione di un fondo europeo anti-crisi.
«Ci vogliono regole a livello globale prima di pensare di imporre una simile imposta. Non dobbiamo sovraccaricare il sistema finanziario, per non mettere in pericolo la ripresa economica» ha dichiarato al termini della riunione il presidente di turno, la spagnola Elena Salgado. Che ha espresso riserve anche sull'idea di creare un fondo europeo per prevenire e risolvere le crisi «perchè questo potrebbe incoraggiare le banche a prendere rischi eccessivi». Dobbiamo invece, ha aggiunto, «fare in modo da scoraggiarle dal farlo nella consapevolezza che i Governi poi non pagheranno i loro conti».
Jean-Claude Trichet ha invitato alla «prudenza» sull'adozione della nuova tassazione bancaria di cui non sarebbe comunque facile definire «il livello appropriato». Secondo il presidente della Bce è importante trovare «la giusta sequenza delle riforme tra il completamento della riforma di Basilea 3 e l'organizzazione della transizione per non compromettere la ripresa economica». Bisogna «ben calibrare» ha concluso «Basilea 3 e tassa per riuscire a ottimizzare l'insieme». Alla vigilia delle riunioni del Fmi e del G-20 Trichet non ha mancato di invitare l'Europa ad avere un ruolo molto attivo nella riforma della regolamentazione globale, esortandola anche a «evitare i nazionalismi e a difendere l'integrità del suo mercato interno».
UP!UP!
Draghi: avremo banche più solide
dal nostro inviato Adriano Cerretelli
Domenica 18 Aprile 2010

MADRID - Dovrà decisamente cambiare abitudini il sistema bancario non appena atterrerà sul pianeta delle nuove riforme europee e globali: cure dimagranti negli utili e meno azzardi per garantire più stabilità finanziaria. Per il momento, comunque, nessuna extra-tassazione in vista: ci vorrà ancora tempo per riuscire a trovare un accordo.
Tutto questo è però quello per cui si battono tutti oggi, dal Financial Stability Board all'Ecofin fino al G-20. E di questo hanno discusso ieri a Madrid i ministri finanziari europei, presenti il presidente del Fsb Mario Draghi e quello della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet.
Presentando all'Ecofin il rapporto sulle riforme necessarie, elaborato in vista della prossima riunione del G-20, Draghi non ha usato giri di parole: alla fine del percorso «le banche faranno meno profitti e si esporranno a minori rischi, saranno più sicure e meno speculative». Ma proprio perché il treno di "Basilea 3" sta arrivando al capolinea (si spera entro la fine dell'anno) con l'obiettivo di dotare le banche di più capitali e meno debiti, le resistenze dei diretti interessati aumentano insieme al loro contrattacco: eccessivi i parametri sui nuovi requisiti di capitale, accusano, regole troppo esigenti metterebbero a rischio la ripresa.
«Ascoltate ma non desistete» ha detto il presidente del Fsb ai ministri, perché «è naturale che quanto più ci si avvicina alla conclusione del lavoro, tanto più l'industria finanziaria cerchi di bloccare i progressi». Senza dimenticare comunque che il patto del G-20 a Pittsburgh prevede che le nuove regole saranno introdotte solo quando la ripresa economica si sarà consolidata e che l'adozione dei maggiori requisiti quantitativi di capitale insieme ai nuovi parametri per la liquidità avverrà in modo graduale.
Il rapporto Draghi è stato discusso ieri insieme alle proposte presentate da Michel Barnier. Il commissario Ue a Mercato interno e Servizi finanziari, che a sua volta ha affrontato anche il problema del che fare con le grandi banche a rischio sistemico, ha insistito in particolare sulla creazione di un fondo di "preveggenza" e gestione delle crisi, da alimentare con una tassa sulle banche «perché è inaccettabile che i contribuenti siano chiamati a pagare per errori e comportamenti insensati di certi banchieri».
Alla fine delle discussioni l'Ecofin ha dato appoggio unanime alla linea riformista. Nel segno però dell'estremo gradualismo, dicendo quindi no a un eccesso di iniziative che potrebbero destabilizzare una ripresa economica già molto fragile in Europa. Per questo non c'è stato accordo ieri sulla tassa come sull'ipotesi della creazione di un fondo europeo anti-crisi.
«Ci vogliono regole a livello globale prima di pensare di imporre una simile imposta. Non dobbiamo sovraccaricare il sistema finanziario, per non mettere in pericolo la ripresa economica» ha dichiarato al termini della riunione il presidente di turno, la spagnola Elena Salgado. Che ha espresso riserve anche sull'idea di creare un fondo europeo per prevenire e risolvere le crisi «perchè questo potrebbe incoraggiare le banche a prendere rischi eccessivi». Dobbiamo invece, ha aggiunto, «fare in modo da scoraggiarle dal farlo nella consapevolezza che i Governi poi non pagheranno i loro conti».
Jean-Claude Trichet ha invitato alla «prudenza» sull'adozione della nuova tassazione bancaria di cui non sarebbe comunque facile definire «il livello appropriato». Secondo il presidente della Bce è importante trovare «la giusta sequenza delle riforme tra il completamento della riforma di Basilea 3 e l'organizzazione della transizione per non compromettere la ripresa economica». Bisogna «ben calibrare» ha concluso «Basilea 3 e tassa per riuscire a ottimizzare l'insieme». Alla vigilia delle riunioni del Fmi e del G-20 Trichet non ha mancato di invitare l'Europa ad avere un ruolo molto attivo nella riforma della regolamentazione globale, esortandola anche a «evitare i nazionalismi e a difendere l'integrità del suo mercato interno».
UP!UP!