Sono anch'io d'accordo che il mercato dei cambi sia tra quelli più difficili (e più pericolosi) da maneggiare.
Visto che in tanti, almeno nelle ultime settimane, scommettono su una rivalutazione del dollaro, mi piacerebbe capire cosa li induca a questa convinzione.
Se è vero che la maggior parte degli analisti prevede variazioni del cambio tra 1.30 e 1.40 per il 2011 (dimentichiamo quelli che prevedono scenari estremi), per puntare oggi su strumenti in dollari mi piacerebbe intravedere nel futuro non lontano un possibile evento che funga da catalizzatore a questo movimento.
In realtà, riesco solo ad anticipare, nel breve termine, eventi che portano ad un ulteriore rafforzamento dell'euro.
Esempio: la raffica di aumenti di capitale delle banche europee, gli stress tests di giugno sulle banche (non credo che mirino a indebolirne l'immagine, per quanto severi possano essere), la formalizzazione del meccanismo europeo di aiuto ESM (sempre a giugno), l'attesa per ulteriori rialzi da parte di Trichet (luglio).
Ovviamente il quadro muterebbe radicalmente se Bernanke, dopo un primo accenno già fatto, continuasse a sottolineare il pericolo dell'inflazione, arrivando poi alle magiche parole "strong vigilance" che segnalerebbero un'inversione nella strategia Fed. Ma di questo sinora abbiamo visto solo una traccia molto tenue.
Ripeto la domanda: chi punta sul dollaro lo fa perchè guidato da una sorta di "fede" che il rimbalzo sia inevitabile oppure perchè ha colto dei segnali specifici?