Rispondo alla tua giusta sollecitazione
senza alcuna pretesa di avere la vista lunga:
*siamo appesi al filo della Grecia (governanti greci, Germania, Europa, BCE, etc.). Se il filo si spezza si salvi chi può.
Se tiene, i perpetuals continueranno il loro recupero, più per il ritrovato clima di fiducia che per l’attesa di nuove tenders. Immaginiamo che il filo tenga.
*un approccio “prudentemente aggressivo” (un altro ossimoro, del tipo “cassettista dinamico”…
) potrebbe essere quello di suddividere il portafoglio perpetuals in due parti: una a privilegiare la qualità degli emittente; l’altra a selezionare la (presunta) maggior probabilità di capital gain.
*la parte da “cassettare” ha la possibilità (speriamo irripetibile…) di accumulare titoli di emittenti solidi (salvo sorprese…) a tassi molto elevati: addirittura vicini o superiori al 10% per T1 emessi da nomi come Intesa, Credit Agricole, Unicredit, SocGen, BPCE… Se il mercato ritrovasse un po’ di pace sarebbe una situazione da sogno…
*la parte “aggressiva” potrebbe prendere in considerazione i titoli rimasti più indietro nelle quotazioni: le austriache, qualche TV, qualche olandese di seconda fascia, le belghe…
*un settore che non ho mai (consapevolmente) affrontato è quello delle distressed. Questa tipologia la prendo ancor meno in considerazione in questa fase, vista l’abbondanza di opportunità.
Si tenga presente che nella situazione attuale il capital gain non è affatto precluso nemmeno ai titoli da “cassetto”. Anzi.
Anche per tale motivo sarebbe secondo me saggio suddividere le due parti del portafoglio in modo fortemente asimmetrico.