Obbligazioni perpetue e subordinate Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle obbligazioni perpetue... - Cap. 2 (1 Viewer)

Stato
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nik.sala

Money Never Sleeps
quella che ho citato io di unicredit è una lower tier2 e la definizione su borsa italiana è questa:

" le obbligazioni Lower Tier II rappresentano la categoria più privilegiata all’interno dei subordinati. Le cedole infatti sono bloccate solamente nel caso in cui si manifesti un grave caso di insolvenza. Il rimborso anticipato può avvenire solo su iniziativa dell’emittente previa autorizzazione della Banca d’Italia. La durata del rapporto deve essere pari o superiore ai 5 anni e se indeterminata deve contemplare per il rimborso un preavviso di almeno 5 anni."
Mi sembra che il rischio sia ben ben inferiore rispetto alle perpetue, ma le cedole che pagano in questo momento sono molto interessanti.

In ogni caso ci sono anche delle senior : fiat 2014 con cedola al 6.125 si paga 89 rende il 10% annuo.

E' chiaro che se la situazione migliorasse le perpetue comprate tra 30 e60 darebbero un gran gain sul nominale non indifferente... però i rischi tipo BOI sono dietro l'angolo :titanic:...nonostante tutto, visto che son comprate bene, tengo tutte le mie in attesa di opa o richiami :D, ma non incremento e compro altro :up:
attenzione.
Io e Top intendiamo dire che potrebbe succedere come in Irlanda : rasate anche le lt2, nonostante boi & aib non siano defaultate. A quella stregua, lt2 o p. poco cambia. Il suo ragionamento è posto in questi termini, presumo :)
 

mago gambamerlo

Xx Phuket xX
Mi sembra che oltre a Nik & Top la stessa cosa la dicono i mercati e relative quotazioni .... Seprendi una Barclays LT2 XS0525912449 che quota tra 78/80 boh !

attenzione.
Io e Top intendiamo dire che potrebbe succedere come in Irlanda : rasate anche le lt2, nonostante boi & aib non siano defaultate. A quella stregua, lt2 o p. poco cambia. Il suo ragionamento è posto in questi termini, presumo :)
 

camaleonte

Forumer storico
Il clima economico sempre più preoccupante e i problemi sul debito sovrano europeo suggeriscono, a mio parere, che sarebbe opportuna una riflessione sui possibili andamenti futuri dei perpetuals.

Provo a formulare due ipotesi, fermo restando che non se ne possono escludere infinite altre, intermedie o più estreme.

1)le economie americana ed europea confermano il rallentamento senza andare in recessione; la mina vagante greca viene disinnescata (niente default, partecipazione dei privati al taglio, ampliamento del fondo ESFS, i dati macro greci cessano di peggiorare…).
Se si materializzasse questo scenario “ottimista” a mio parere i mercati finanziari ripartirebbero con la stessa, se non con una maggiore, rapidità vista nella discesa. Ovviamente i perpetuals seguirebbero a ruota. In un attimo riavremmo le quotazioni della primavera, ci si concentrerebbe sull’attuazione di Basilea 3 e tutti vivremmo felici e contenti. Non voglio sbilanciarmi e attribuire una percentuale di probabilità ad uno scenario di questo tipo, né spiegare perché non si tratta di un’ipotesi fantasmagorica. Personalmente trovo più interessante sforzarmi di ragionare su possibili scenari negativi, come ipotizzato al punto seguente.

2)le economie mondiali scivolano in recessione; gli europei danno prova di incapacità oltre ogni dabbenaggine, lasciando fallire la Grecia e, a catena, altri paesi deboli dell’euro.
Cosa succederebbe, nell’ambito di questo scenario “pessimista” ai nostri perpetuals? Qui non mi avventuro ad esporre una mia ipotesi: mi limito a porre una serie di domande sulle quali vi invito a rispondere motivando. Le “convinzioni” e le “sensazioni” senza motivazioni non valgono più di un oroscopo: servono a convincere le menti deboli, mentre qui abbiamo bisogno di ragionare…
*cosa succederà delle banche e delle assicurazioni europee? Ci saranno defaults, in particolare tra le italiane? E tra le francesi? E tra le olandesi? Quanto peserà l’appartenenza a paesi più o meno forti? Quanto peserà la forza intrinseca della banca?
*come verrà trattato il debito subordinato? Avrà un peso la presenza di leggi sul burden sharing? Quante e quali tipi di banche (vedi bullet precedente) sospenderanno le cedole? E’ possibile/probabile che le clausole di loss absorption, seppure nell’attuale versione “soft”, siano applicate? Se sì, questo accadrà a tappeto e stabilirà un nuovo “standard” sul mercato? Oppure gli investitori, salvo casi tragici, saranno risparmiati, anche perché poi dovrà ripartire il processo di ricapitalizzazione?
Considerate le proprie convinzioni, è prudente uscire da alcuni/tutti i perpetuals già oggi a prescindere dalle perdite?

Da ultimo, sarebbe interessante dicessimo quale tra questi, o eventualmente altri scenari, riteniamo, sulla base dell’attuale situazione, più probabili.
Chi vuol dire la sua?[/QUOTE



Buongiorno.

Vorrei porre l'accento sul 2° scenario per me più probabile che, se si materializzasse avrebbe effetti ben maggiori:
la risposta è tutta qui Indice ECRI | Rischio Calcolato

tale indicatore è segnalato anche a pag. 47 del Sole di ieri.
E' in fase di ultimazione il mosaico che ha un solo verdetto: recessione, i cui effetti dovrebbero iniziare a vedersi tra tre mesi circa e, se Mais non compra ( fa bene a mio avviso ), per quanto mi riguarda inizierò a vendere, confidando in un recupero dei corsi, sulla scia di buone notizie che si spera
giungano dalla Grecia e,dal probabile window dressing di fine anno.
 
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wartburg_12

forumer storico
Proporrei di mandare anche la seguente in inglese a:

[email protected]

Dear Mr Stromenger,
I am an owner of the Tier 1 bond DE000A0DD4K8.
This is a Bank of Austria perpetual with the option for the issuer to redeem from 28 October 2011. Any notice in relation to the eventual option's execrcise would be communicated to the bonholder between 30 and 60 days before the relevant period.
We are now within the 30th day period therefore I presume that the call will not be exercised.

Unicredit has always redeemed Tier 1 paper at the first call date and the fact it has not done so for the above issue is worrying me a lot. It is a small issue and I do not understand the reasons for this non exercise. Is it the lack of capital that has influenced such decision ?

Some issuers, Montepaschi and UBI Banca among others, that have not called thier Tier 1 paper have at least increased the coupon of the issue itself to make it more similar to the current market conditions. Is it the intention of Unicredit to do so for the issue in question ?

Thanks in advance for your help.

best regards,

WOW :up::up::up::up:

Ultimamente passo un pò meno di qui, però, grazie ad una 'mina vagante' che stavo cercando in giro per il forum (e i moderators sanno di chi sto parlando :D) ho letto di questa proposta !!!

Thanks !!!!! Ho appena spedito anch'io !!! :up::up::up:
 

russiabond

Il mito, la leggenda.
Groupama ...minus plus valenze sui titoli in portafoglio

Facendo una ricerca sul web ho trovato questo articolo di aprile 2011 ...

calcolando il prezzo di mercato delle azioni detenute in portafoglio da Groupama in quella data è facile poi vedere il prezzo di carico ...

alcuni giorni fà se ne discuteva ...

**Mediobanca: Groupama, 205 mln minusvalenza latente quota nel 2010



VENERDI' 15 APRILE 2011

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 15 apr - Ammonta a 205 milioni la minusvalenza latente di Groupama sulla quota detenuta in Mediobanca a fine 2010. Come emerge dal rapporto annuale della compagnia assicurativa, consultato da Radiocor, il costo di acquisizione al netto degli accantonamenti del 4,93% detenuto in Mediobanca e' di 493 milioni contro un 'fair value' al 31 dicembre 2010 di 288 milioni, con uno squilibrio di 205 milioni. Da inizio 2011 comunque il titolo Mediobanca ha guadagnato il 15,6% rispetto all'ultima quotazione del 2010. Nel 2009 la minusvalenza latente era peraltro inferiore a quella del 2010, situandosi di 143 milioni. Le principali partecipazioni non consolidate detenute da Groupama sono in Bollore' (4,31% per un valore di 130 milioni e una plusvalenza di 42 milioni), Societe' Generale (4,22% per un valore di 1,75 miliardi e una minusvalenza di 453 milioni), in Lagardere (1,97% del valore di 97 milioni), in Veolia Environnement (5,63%, per un valore di 788 milioni), in Saint Gobain (1,91%) e in Eiffage (6,71%). All'estero, oltre a Mediobanca, c'e' la quota dell'8,28% di Otp Bank (per un valore di 629 milioni, con una minusvalenza latente di 164 milioni). Complessivamente le quote in societa' francesi sono in bilancio per 3,4 miliardi contro un fair value di 2,76 miliardi. Nel 2010 l'a.d Jean Azema ha percepito emolumenti per 1,54 milioni contro 1,31 milioni nel 2009. Sul fronte Premafin-Fondiaria, il bilancio 2010 di Groupama si limita a riportare l'accordo siglato nello scorso autunno con la famiglia Ligresti per l'entrata in Premafin con il 17%, intesa poi 'decaduta' per l'obbligo di doppia Opa indicato da Consob. La scorsa settimana il gruppo assicurativo francese ha peraltro reso noto di avere chiesto all'Isvap l'autorizzazione per superare la soglia del 10% di Fondiaria Sai "al fine di preservare tutta la flessibilita'", precisando di "non avere intenzioni ostili" e che "non c'e' alcuna certezza che procedera' all'acquisto dei titoli". Gli- (RADIOCOR) 15-04-11 16:03:35 (0273)news 3 NNNN
 
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russiabond

Il mito, la leggenda.
L' accordo parasociale Scaduti i termini per le disdette, escono Commerzbank, Sal Oppenheim e Botin

Per Mediobanca patto più leggero

Sale la quota del flottante, allentate le partecipazioni incrociate Il capitale Il totale vincolato cala dal 57% del 2003 all' attuale 44,4%



MILANO - Per il patto di Mediobanca si è chiusa ieri a mezzanotte la finestra per le eventuali disdette. La nuova composizione dell' accordo parasociale verrà comunicata entro cinque giorni, ma le novità più significative sono già note: dal gruppo A di azionisti (banche) escono Sal Oppenheim (1,7%), Commerz (1,7%); dal gruppo C (i soci francesi) si compensano l' uscita di Emilio Botin (1,8%) e l' ingresso nel patto della quota ora detenuta fuori da Groupama, che sale così a circa il 5%; dal gruppo B, quello degli industriali, potrebbe aver indicato la disdetta un componente che detiene un pacchetto molto esiguo. Risultato: la quota di capitale complessivamente vincolata di Piazzetta Cuccia sembra destinata a ridursi anche se di poco: dall' attuale 44,4% potrebbe scendere più o meno al 41-42%, senza calcolare oggi le facoltà attribuite a vari soci di arrotondare le quote (in particolare Gavio potrà salire dallo 0,08 all' 1%) e che potranno essere esercitate con il tempo, e senza considerare il rafforzamento potenziale di Diego Della Valle, che dispone di un' opzione per portare la partecipazione dallo 0,48% a circa il 2% entro fine 2012. Il dato più significativo dunque è che anche questa volta il patto di Piazzetta Cuccia ha camminato verso la direzione presa da tempo, e in particolare da quando alla guida dell' istituto c' è la terza generazione dei banchieri guidata da Alberto Nagel: la quota «blindata» si è ulteriormente, anche se leggermente, ridotta: basti pensare che nel 2004 era pari al 55,4%. Ciò significa che parallelamente è cresciuto il flottante, cioè la quota di capitale sul mercato, ed è cresciuto il peso dei fondi italiani ed esteri, che oggi oscilla intorno al 30%. Ma soprattutto il patto, che storicamente disegnava una rete fitta di partecipazioni incrociate (tanto è vero che per molti partecipanti esiste il tetto del 2%) sta gradualmente alleggerendo questo tipo di nodi. Tanto è vero che l' istituto a sua volta negli ultimi cinque anni ha ceduto partecipazioni per 3,3 miliardi e ristretto a un piccolo nucleo di titoli (Generali, Rcs, Telco-Telecom) il portafoglio di quote «strategiche». Incroci sono stati sciolti o resi più «light» cedendo le quote detenute in Fiat, Ciment Francaise, Commerzbank (che ora, come si è detto, esce dal patto), Fonsai, Mediolanum, Pininfarina, Intesa Sanpaolo, Ferrari (Fiat) e Finmeccanica. Da un lato quindi è stato ridotto il portafoglio partecipazioni o modificato nella sua natura, collocando quote fra i titoli disponibili alla vendita, dall' altro il capitale che partecipa al patto è sceso come si è detto al 41-42%, con una significativa riduzione della porzione detenuta da banche. Prendiamo per esempio la geografia dei grandi soci nel 2003, dopo l' ingresso dei francesi guidati da Vincent Bolloré: il totale vincolato pari al 57% e il gruppo A degli istituti di credito pesava quasi per il 20%. Oggi, dopo le disdette tedesche, siamo al 12%. Sergio Bocconi RIPRODUZIONE RISERVATA




http://archiviostorico.corriere.it/...obanca_patto_piu_leggero_co_9_111001076.shtml
 

marketa

Forumer attivo
Scusa ma sono news ormai vecchie e superate purtroppo su Groupama. Quale è lo scopo?

PS: grazie per la risposta di prima. Puoi riportare anche la risposta dell'IR di groupama sulla tua richiesta di info sul pagamento cedola? Di quando era?

L' accordo parasociale Scaduti i termini per le disdette, escono Commerzbank, Sal Oppenheim e Botin

Per Mediobanca patto più leggero

Sale la quota del flottante, allentate le partecipazioni incrociate Il capitale Il totale vincolato cala dal 57% del 2003 all' attuale 44,4%



MILANO - Per il patto di Mediobanca si è chiusa ieri a mezzanotte la finestra per le eventuali disdette. La nuova composizione dell' accordo parasociale verrà comunicata entro cinque giorni, ma le novità più significative sono già note: dal gruppo A di azionisti (banche) escono Sal Oppenheim (1,7%), Commerz (1,7%); dal gruppo C (i soci francesi) si compensano l' uscita di Emilio Botin (1,8%) e l' ingresso nel patto della quota ora detenuta fuori da Groupama, che sale così a circa il 5%; dal gruppo B, quello degli industriali, potrebbe aver indicato la disdetta un componente che detiene un pacchetto molto esiguo. Risultato: la quota di capitale complessivamente vincolata di Piazzetta Cuccia sembra destinata a ridursi anche se di poco: dall' attuale 44,4% potrebbe scendere più o meno al 41-42%, senza calcolare oggi le facoltà attribuite a vari soci di arrotondare le quote (in particolare Gavio potrà salire dallo 0,08 all' 1%) e che potranno essere esercitate con il tempo, e senza considerare il rafforzamento potenziale di Diego Della Valle, che dispone di un' opzione per portare la partecipazione dallo 0,48% a circa il 2% entro fine 2012. Il dato più significativo dunque è che anche questa volta il patto di Piazzetta Cuccia ha camminato verso la direzione presa da tempo, e in particolare da quando alla guida dell' istituto c' è la terza generazione dei banchieri guidata da Alberto Nagel: la quota «blindata» si è ulteriormente, anche se leggermente, ridotta: basti pensare che nel 2004 era pari al 55,4%. Ciò significa che parallelamente è cresciuto il flottante, cioè la quota di capitale sul mercato, ed è cresciuto il peso dei fondi italiani ed esteri, che oggi oscilla intorno al 30%. Ma soprattutto il patto, che storicamente disegnava una rete fitta di partecipazioni incrociate (tanto è vero che per molti partecipanti esiste il tetto del 2%) sta gradualmente alleggerendo questo tipo di nodi. Tanto è vero che l' istituto a sua volta negli ultimi cinque anni ha ceduto partecipazioni per 3,3 miliardi e ristretto a un piccolo nucleo di titoli (Generali, Rcs, Telco-Telecom) il portafoglio di quote «strategiche». Incroci sono stati sciolti o resi più «light» cedendo le quote detenute in Fiat, Ciment Francaise, Commerzbank (che ora, come si è detto, esce dal patto), Fonsai, Mediolanum, Pininfarina, Intesa Sanpaolo, Ferrari (Fiat) e Finmeccanica. Da un lato quindi è stato ridotto il portafoglio partecipazioni o modificato nella sua natura, collocando quote fra i titoli disponibili alla vendita, dall' altro il capitale che partecipa al patto è sceso come si è detto al 41-42%, con una significativa riduzione della porzione detenuta da banche. Prendiamo per esempio la geografia dei grandi soci nel 2003, dopo l' ingresso dei francesi guidati da Vincent Bolloré: il totale vincolato pari al 57% e il gruppo A degli istituti di credito pesava quasi per il 20%. Oggi, dopo le disdette tedesche, siamo al 12%. Sergio Bocconi RIPRODUZIONE RISERVATA




http://archiviostorico.corriere.it/...obanca_patto_piu_leggero_co_9_111001076.shtml
 

Wallygo

Forumer storico

:up::up::up:

Burden Sharing

Interessante articolo a pag. 10 del sole24ore di oggi sul sistema bancario danese. A seguito dell'introduzione di norme che scaricano le perdite delle banche insolventi sui creditori, il sistema non riesce più a fare raccolta (tanto le banche in difficoltà quanto gli istituti "sani"). Come conseguenza lo stato dovrà intervenire con 54 mld di euro per ricapitalizzare.
L'effetto indiretto di norme che penalizzino i creditori va, a mio modo di vedere, tenuto presente. Il sistema bancario si tiene in piedi sulla fiducia (se investo in T1 devo valutare a priori la serietà e la solvibilità della banca in quanto se fa default non rivedo neanche la infinitesima parte dei miei soldi) e se, in una situazione di incertezza come quella attuale, impongo perdite ai creditori, nessuno vorrà più investire in carta bancaria o vincolare somme o effettuare depositi.
In definitiva, una normativa anche d'urgenza, che imponesse perdite a intere classi di creditori, finirebbe con il condurre ad una nazionalizzazione non di un singolo istituto ma probabilmente dell'intero sistema bancario.

Reputo molto importante capire come si sia evoluta la situazione bancaria in Danimarca dove, come in un maldestro esperimento di laboratorio, si è voluto forzare la mano sui debiti subordinati imponendo perdite cospicue agli holders con l obbiettivo di far risparmiare soldi al contribuente ...
Il risultato ??? :D
Le banche non ottengono più liquidità dal mercato :-o :help:...(e chi si fida più???)
La conseguenza di ciò??? :help:
Lo stato deve nuovamente intervenire con un enormità di soldi contribuente !

Quanto è successo in Danimarca spero serva da monito per i nostri illuminatissimi leader europei

:ciao:
 
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Stato
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