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Il referendum britannico non è stato indetto solo per sondare l'opinione dei sudditi di sua maestà, ma per dare al governo precise istruzioni su Exit o Remain dall'UE. Il governo ha assunto un solenne impegno a dare un seguito alla volontà dei cittadini.
Va osservato che in quanto Stato membro dell'UE, il Regno Unito non dispone comunque di uno strumento che possa rendere immediatamente esecutivo il verdetto di un referendum come questo. Se un tale strumento fosse esistito, lo avrebbero utilizzato.
Queste cose non le dico io: basta sprecare qualche minuto su internet, e se ne trova immediatamente conferma. Per risparmiare fatica ai soliti pigri, ho postato, più indietro, alcuni links. Ne ho citato uno che fa capo al governo britannico, il quale fornisce informazioni interessanti. Al primo capoverso del documento si legge:
The result of the referendum on the UK’s membership of the European Union will
be final. The Government would have a democratic duty to give effect to the electorate’s
decision. The Prime Minister made clear to the House of Commons that “if the British people
vote to leave, there is only one way to bring that about, namely to trigger Article 50 of the
Treaties and begin the process of exit, and the British people would rightly expect that to start
straight away”.
Ognuno è libero di postare i propri pregiudizi a proposito di chiunque e di chicchessia, ma sarebbe opportuno evitare polveroni quando si citano procedure importanti come questa.
Giusto perchè è domenica, e qui il tempo non è un gran che, indugio ancora OT su questo tema sul quale sono diventato involontariamente ferrato perchè mi capita di leggere giornali UK, più che quelli italiani.
Il tema delle mani libere anche dopo un voto per l'uscita è stato effettivamente evocato nel dibattito pubblico UK dal campo "Leave" (anche se probabilmente non esplicitamente affermato), per cercare di sdrammatizzare il voto: votate per l'uscita, si suggeriva, non tanto perchè vogliamo veramente uscire dall'Unione, ma perchè, armati di un voto popolare, potremo andare a Bruxelles e trattare con maggior forza un accordo più vantaggioso di quello misero che è stato portato a casa da Cameron.
Il governo, d'altra parte, ribadisce che se vince il Leave non potrà che "triggerare" il famoso art. 50 della Costituzione UE ed iniziare il processo di exit, per il quale le norme prevedono due anni che secondo molti non saranno sufficienti a decidere su tutte le materie interessate dall'uscita della GB. Cameron ha anche un interesse politico a stressare l'importanza del voto perchè ad un esame razionale le ragioni del Remain sono sicuramente più forti.
Secondo me l'argomento è interessante perchè mette in luce la scommessa sulla quale si basa la scelta dell'uscita, cioè che un voto popolare per il Leave conferirebbe al governo UK un potere di trattativa straordinario nei confronti dell'Unione, che terrorizzata dalla prospettiva di perdere un membro dovrebbe cedere su tutti i fronti e concedere un accordo di accesso al libero mercato (che comunque in ogni caso sarà essenziale per UK) senza chiedere in cambio la libera circolazione, i pagamenti, e tutte le condizioni che vincolano gli stati membri. Sostanzialmente c'è l'idea che uscendo, o minacciando di uscire, si possano conservare tutti i benefici dell'accesso al libero mercato senza gli obblighi che non piacciono. In effetti una forma di cherry picking all'ennesima potenza.
Schaeuble si è incaricato ieri con la consueta efficacia di chiarire che le cose non stanno così. Per una volta tanto, mi diverto a vederlo in azione.