Io lavorerei su queste guidelines:
1) le banche sono entità strettamente vigilate per cui se saltano è assurdo che non ne risponda il vigilatore
Innanzitutto mi sembra assurdo tutto addebitare al “vigilatore”, a prescindere. Anche le colpe di una grave crisi economica? Anche le malversazioni dei banchieri? Certamente il “vigilatore” dovrà rispondere dei propri errori, ma mi sembra avventato costruire un sistema nel quale la spazzatura gli viene scaricata addosso.
In ogni caso, il “vigilatore” o è lo Stato o è la sua banca centrale. Nessuno dei due vive su marte. Entrambi, in ultima istanza, rispondono usando i soldi dei cittadini.
2) Se facciamo comprare la banca che salta dallo stato poi ti saluto concorrenza
Lo Stato non acquista mai una banca per tenersela, ma per rimetterla in condizione di galleggiare. Una volta usava i soldi dei cittadini; domani userà anche (=non solo) quelli di altri soggetti direttamente coinvolti.
3) la garanzia implicita su tutto il debito bancario c'è sempre stata quindi non vedo perché rinunciarci ora.
Ho una cugina che molti anni fa è andata in pensione a meno di 40 anni: ricordate i baby-pensionati? Cos’era quello? Un diritto acquisito? Forse Landini sarebbe d’accordo…
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il management finisca in galera ...............
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La prigione o, meglio ancora, la gogna riesce sempre a scatenare l’applauso della folla assetata di sangue. E io mi unisco all'applauso. Ma è un vero deterrente? Quali problemi risolveremo? E, soprattutto, farà recuperare un centesimo?
Se affrontiamo questo argomento guardando al nostro interesse personale (peccato tipicamente italiano), siamo destinati a conclusioni con il fiato cortissimo.
Dobbiamo pertanto decidere se vogliamo ragionare vestendo i panni dell’avvocato di noi stessi (investitori, correntisti, etc.) oppure dell’intera comunità sociale nella quale la realtà bancaria si trova immersa.
A maggior ragione dovremmo evitare di affrontare un argomento di questo tipo pensando a perdite personalmente subite in vicende più o meno recenti.
A mio avviso sono due i punti fondamentali, e vanno affrontati separatamente:
a)una banca che, per qualsiasi motivo, viene a trovarsi al PONV, va lasciata fallire oppure va sottoposta ad una qualche forma di salvataggio?
Non si tratta di un dilemma che stiamo scoprendo oggi, visto che sull’argomento si scontrano da tempo le opinioni di esperti di ogni genere. Semplificando, a favore del fallimento si sono da sempre schierati i sostenitori delle posizioni liberiste più estreme: per essi solo il mercato è autorizzato ad intervenire. Tutti gli altri sono favorevoli ad una qualche forma di intervento da parte di un ente superiore, riconducibile comunque allo Stato.
Diciamo che queste sono posizioni suggerite da una convinzione ideologica, e che pertanto riesce a presentarsi con un connotato “alto”.
Personalmente sono d’accordo con chi sostiene che la banca, soprattutto se sistemica, non deve essere lasciata fallire per le ricadute pesantissime che l’evento avrebbe sulla finanza, sull’economia e, in ultima analisi, sulla società intera alla quale la banca è legata.
Eccezioni? Banche locali e di modestissima importanza: penso a certe piccole banche USA e danesi che sono state abbandonate al loro destino, ma anche qui la prudenza è d’obbligo.
Lo Stato, o comunque un soggetto superiore, farà dunque bene a intervenire quando la banca giunga al PONV, e non più tardi. Qualcuno riesce veramente dimostrare, dati alla mano, che il fallimento sarebbe preferibile?
b)chi deve farsi carico dei costi del salvataggio?
La risposta non può essere data da Alice nel paese delle meraviglie, ma da chi ha ben presente la situazione odierna.
Abbiamo già dimenticato quanto la finanza mondiale sia andata vicino al big bang planetario? Abbiamo già dimenticato che gli Stati non hanno più le risorse per salvare le loro banche importanti? Vogliamo continuare a tenere legati indissolubilmente debito sovrano e debito bancario?
La risposta, temo, è dunque obbligata: pagheranno i cittadini
e i creditori della banca, in funzione di parametri quali:
*la gravità del “buco”
*la disponibilità finanziaria degli organismi nazionali e sovranazionali chiamati a metterci una pezza.
Non credo sia possibile stabilire a priori come gli oneri saranno ripartiti. Nessuno deciderà a priori se si utilizzerà il metro cipriota (che poi, non dimentichiamolo, è simile al metro danese) oppure olandese o di un altro Paese.
La decisione sarà in parte finanziaria e in parte politica.
Ecco perché, fissate le regole di base, sarà importante capire quale percorso decisionale l’Europa si darà: è questo il nodo, non ancora sciolto, che determinerà praticamente le modalità dei prossimi bail-in/out.
Sarà un sistema perfetto? Certamente no. Ma solo Alice riesce a vivere lontano dal mondo reale..
Comunque, alla fine, le nostre opinioni, giuste o sbagliate che siano, saranno servite solo a versare un po’ di inchiostro o, nella migliore delle ipotesi, a sollecitare un ragionamento sul mondo nel quale viviamo.
Come investitori è più importante capire verso quale sistema siamo avviati, per riuscire a far fruttare meglio i nostri soldini. Non credo che finire al verde, ma forti di chissà quali (discutibili) ragioni superiori, sia veramente auspicabile…