Vaccino

Poi si dice che in questo paese non c'è libertà. Liberi di intasare le terapie intensive, e io pago.

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Dicevi?…


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Inghilterra: in verde le morti non covid, in blu le morti covid, i puntini sono la media di tutte le morti degli ultimi 5 anni. (Lo scrivo per evitare fantasiose traduzioni English 2.0).
Ora, senza essere troppo precisi (non posso esserlo perché lo ha detto Ciccio), si vede chiaramente che nelle ultime settimane il verde è molto oltre i puntini, e la stessa cosa si vede nella seconda parte del 2021. Le prime 8 settimane del 2022 sono influenzate dall'ondata di covid del 2021.
Purtroppo in England non hanno ISTAT che provvede a rassicurare i creduloni.
Secondo me è colpa della BREXIT. :d:
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Lo riporto bello chiaro, così non si fa la fatica di cercarlo.

Qui non si tratta di essere a favore o contro, si tratta di far funzionare il neurone
e capire che non c'è alcuna valida ragione per punturarti un vaccino veccchio, basato su di una spike
che non esiste più.
Cosa immunizzi ? Il tuo cervello ?




Quarta dose sì o quarta dose no: ora è questo il dilemma.

Se sul primo booster anti-Covid gli scienziati non avevano dubbi,
non si può dire altrettanto sull’ipotesi di un secondo richiamo.


Troppe le incertezze sull’efficacia e sui possibili rischi.

Prima di tutto perché i vaccini attualmente in uso sono stati sviluppati sulla versione originale del virus Sars-CoV-2
e non sulle attuali varianti in circolazione.

«Effettuare una quarta dose con un vaccino sviluppato per un virus diverso da quello attualmente in circolazione

potrebbe non essere la migliore strategia contro la pandemia»,


conferma Mario Galgani, immunologo e ricercatore presso l’Università di Napoli Federico II.


«Non ha molto senso ripetere una quarta dose a 2-3 mesi dalla terza con un preparato non aggiornato»,

concorda Sergio Abrignani, immunologo dell’università Statale di Milano.



In Israele deludono i primi dati sull’efficacia della quarta dose

In effetti, i primissimi dati che ci arrivano da Israele sulla quarta dose sono molto deludenti.

La ricerca lanciata circa un mese fa presso lo Sheba Medical Center,

mostra che i vaccini Pfizer e Moderna,

anche dopo la quarta dose,

sono solo parzialmente efficaci nella difesa contro la variante omicron.



Il numero di volontari non è elevato ma è la prima ricerca sulla quarta dose.

I soggetti coinvolti sono in totale 154, cioè medici dello Sheba Medical Center,
sottoposti alla quarta dose del vaccino Pfizer
ed altri 120 che si sono offerti volontari per il vaccino Moderna.

I risultati mostrano che una settimana dopo che le persone hanno ricevuto il vaccino Moderna
(dopo che in precedenza avevano ricevuto tre dosi di Pfizer),
l’aumento dei livelli di anticorpi è stato simile a quelli che hanno ricevuto la quarta dose del vaccino Pfizer
(dopo che in precedenza avevano ricevuto sempre tre dosi di Pfizer).

«Malgrado la crescita del livello di anticorpi, la quarta dose offre soltanto una difesa parziale contro il virus», spiegano i ricercatori israeliani.

«Abbiamo visto molte persone infettate con omicron dopo la quarta dose», aggiunge.
 
Il nostro sistema immunitario potrebbe non reagire bene a un secondo richiamo

Non è soltanto questione di scarsa efficacia.

«Le immunizzazioni ripetute in tempi ravvicinati a volte producono lo spegnimento della risposta immunitaria», dice Abrignani.


Approfondisce Francesco Broccolo, virologo all’Università Bicocca di Milano:

«In Italia, notiamo, che con la terza dose gli anticorpi non salgono come dovrebbero,

anzi conducono ad una ipoanergia,

ovvero una scarsa reattività da parte dei linfociti B e T di memoria,

che di conseguenza producono pochi anticorpi».



Una quarta dose potrebbe quindi addirittura essere controproducente.

«La quarta dose – continua Broccolo – aumenta di sole quattro volte gli anticorpi,

mentre la terza aumenta di cento volte la riposta immunitaria, secondo i dati che vediamo da Israele.


Per non parlare – continua – di eventuali effetti collaterali:

maggiore è il titolo anticorpale e, probabilmente, è più alta la reattogenicità.


La quarta dose quindi, discorso a parte per i fragili,

non è mai stata fatta nella storia dei vaccini

e senza dati non è opportuno farla.


E comunque fare la terza dose è come giocarsi il jolly, dopo questa somministrazione abbiamo finito le fiches».
 
Vaccinazioni troppo ravvicinate possono scatenare una «paralisi immunitaria»

Che il nostro sistema immunitario possa non reagire bene a una quarta dose lo sostiene anche Antonio Cassone, professore all’American Academy Microbiology.


«La nostra macchina immunologica ci protegge da tante cose

ma può andare in corto circuito se troppo stimolata,

ad esempio da stimoli antigenici anche vaccinali.


Abbiamo una piccola dimostrazione che se ripeti le dosi a poco tempo di distanza

tu rischi di non avere un miglioramento della risposta.


Rischi addirittura di annullare la risposta precedente».


Si chiama «paralisi immunitaria»,

che può avvenire quando il dosaggio o la scheda di vaccinazione non vengono rispettate correttamente.


Il vaccino anti-influenzale, ad esempio, viene ripetuto più volte nel corso della vita, ma una volta all’anno.


«Più passa il tempo, più dosi devi ripetere, più devi distanziarle:

altrimenti la risposta rischia di essere più bassa o addirittura nulla»
, sottolinea Cassone.



Strategie future: vaccini aggiornati e immunizzazioni annuali

Secondo gli scienziati, quindi, bisognerebbe cambiare strategia.

«Come immunologo – dice Galgani – credo che il modo migliore per proteggere la popolazione

sarebbe quello di sviluppare un vaccino in grado di rispondere alle esigenze della situazione emergenziale.


I vaccini attualmente in distribuzione sono stati realizzati e ingegnerizzati sul ceppo di Wuhan, che ormai non è più in circolazione.


Si dovrebbe implementare il processo di sequenziamento delle nuove varianti,

e progettare nuove piattaforme di immunizzazione sulla base delle caratteristiche dei ceppi dominanti».


L’idea è quindi quella di affrontare la situazione emergenziale come un’epidemia influenzale,
con richiami annuali per i soggetti più fragili progettati in base alle esigenze.


«Credo che una strategia del genere sia fattibile – conclude Galgani –

la capacità di adattare il vaccino alle varianti dipende dalle aziende farmaceutiche,

ma in generale, una volta messi a punto i meccanismi di base, non dovrebbero sorgere particolari ostacoli».
 
Toc toc, permesso. Disturbo ? Posso entrare ?


Questa ondata di contagi Covid è guidata dalla variante Omicron 5.

La prossima potrebbe essere invece trainata dalla variante BA.2.75, ribattezzata Centaurus,
che si sta diffondendo rapidamente in India e che ha da poco iniziato a diffondersi anche nel Regno Unito.

Identificata per la prima volta a maggio, dai primi dati che abbiamo sembra essere più contagiosa e più elusiva
rispetto all’immunità acquisita tramite vaccinazione e infezione.


Ma non ci sono evidenze che possa causare forme di malattia più gravi.

Almeno secondo Paul Hunter, un esperto di malattie infettive dell’Università dell’East Anglia (UEA),
convinto che una nuova ondata di Centaurus sarà meno mortale delle precedenti.


«È sempre difficile dire con certezza cosa succederà», dice Hunter.

«Potrebbe diffondersi di più se colpirà la Gran Bretagna in autunno.
Ma al momento non sembra che sarà più letale di BA.5
e potrebbe anche essere in generale meno letale perché con ogni ondata c’è più protezione
.
La ricerca attuale suggerisce che la combinazione di un’infezione recente

e la vaccinazione offre la migliore protezione
,

quindi l’ondata attuale potrebbe aiutare a proteggere le persone da un’ondata autunnale causata da BA.2.75».



Secondo David Livermore, un microbiologo in pensione presso l’UEA,
la variante Centaurus è solo l’ultima di una linea infinita di sottovarianti Omicron.

Il virus Sars-CoV-2 si evolve costantemente mentre cerca di diffondersi.

La maggior parte delle mutazioni sono innocue.

Tuttavia, alcune di queste possono dargli un vantaggio nel tempo, rendendolo ad esempio più contagioso.

Poiché Sars-CoV-2 muta nel tempo, possono spuntare varianti o ceppi geneticamente distinti.


Ad esempio, l’ondata di gennaio 2021 è stata causata da Alpha,
poi c’è stata la Delta e il ceppo Omicron originale è stato responsabile del picco dello scorso inverno.

L’ondata di aprile in Gran Bretagna è stato innescata dalla sottovariante BA.2,
un sottotipo di Omicron considerato contagioso quasi quanto il morbillo.


L’attuale «rinascita» del virus è guidata da BA.5, che sembra essere ancora più contagiosa di BA.2.

BA.2.75, la variante Centaurus, è in realtà una propaggine della variante BA.2 di aprile,
ma in teoria si pensa che sia la più contagiosa di tutte.


«L’esperienza mostra che nuove varianti continueranno a diffondersi nella popolazione umana, probabilmente per diversi anni», dice Livermore.

«Omicron BA2.75 è un ulteriore esempio. È molto trasmissibile, ma non c’è motivo di credere che causi un’infezione più grave della classica Omicron», aggiunge.

A proposito dell’attuale riacutizzazione dell’India, lo scienziato ritiene che «non ci sono prove di un aumento della mortalità».


I dati suggeriscono che il numero di casi in India è quadruplicato in un mese.

«Gli ultimi due anni di lockdown e restrizioni

hanno causato enormi danni collaterali alla società,

all’istruzione, all’assistenza sanitaria e all’economia.

Dobbiamo lavorare per riparare a questo,

non estenderli con il panico su ogni nuova variante».



Finora BA.2.75 è stato avvistato così poco in Gran Bretagna che i dati ufficiali sui casi non sono ancora disponibili.

È stata rilevata anche in 10 altri paesi, tra cui Australia, Germania, Regno Unito e Canada.


Matthew Binnicker, virologo della Mayo Clinic di Rochester, Minnesota, afferma:

«È ancora molto presto per trarre troppe conclusioni.

Ma sembra che, soprattutto in India, le velocità di trasmissione stia mostrando una sorta di aumento esponenziale».


Se supererà BA.5 è ancora da capire, secondo gli studiosi.
 

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