Val
Torniamo alla LIRA
Non riusciamo ad ottenere giustizia perché non riusciamo a chiederla.
Sappiamo che anche chiedendola riceveremo solo indifferenza nel caso migliore, odio e rappresaglie altrimenti.
E le punizioni arrivano da un regime in apparenza diviso, in realtà omogeneo, solidale, indistinguibile.
Adesso si legge che a fare venire il cancro sono i tatuaggi,
che scatenano veleni destinati a depositarsi nei linfonodi, da cui i linfomi come il mio:
io ho effettivamente molti tatuaggi, concentrati tutti in un periodo breve, quattro anni al massimo,
ma ricordo benissimo che a un certo punto l’Unione Europea ha obbligato tutti gli operatori del settore,
tutti i tatuatori a gettare via le scorte di inchiostri per sostituirle con altre “compatibili col vaccino anticovid”.
E lo avevano fatto in colpevole ritardo, dopo che la campagna era già partita da oltre un anno.
Segno che sapevano dell’interazione letale tra inchiostro e vaccino,
ma era quest’ultimo ad averla scatenata, come per ogni altra patologia.
Altrimenti è come dire che gli atleti cascano stecchiti perché praticano sport, perché sono atleti.
Ma questo ribaltamento dei fatti, delle dinamiche, e della stessa scienza,
non ha più una sola pezza d’appoggio,
non ha più neppure uno straccio di pezza.
Uno studio recente, subito rimosso da Lancet, ma riemerso per altri canali,
conferma che tre morti improvvise su quattro sono susseguenti al vaccino e si debbono al vaccino.
E a dirlo sono epidemiologi e oncologi americani.
Ricordo la lezione del professor Barbaro a Napoli, dov’ero presente, venti giorni fa
e diceva le stesse cose in un mare di rilievi scientifici complicatissimi, ma il senso era quello.
E parliamo solo di morti improvvise, non di patologie improvvise,
“turbo”, per le quali si può benissimo sostenere la stessa tesi.
Quo usque tandem abutere patientia nostra?
Ma la pazienza negli impotenti è infinita per forza di cose, per mancanza di alternative.
Sappiamo che anche chiedendola riceveremo solo indifferenza nel caso migliore, odio e rappresaglie altrimenti.
E le punizioni arrivano da un regime in apparenza diviso, in realtà omogeneo, solidale, indistinguibile.
Adesso si legge che a fare venire il cancro sono i tatuaggi,
che scatenano veleni destinati a depositarsi nei linfonodi, da cui i linfomi come il mio:
io ho effettivamente molti tatuaggi, concentrati tutti in un periodo breve, quattro anni al massimo,
ma ricordo benissimo che a un certo punto l’Unione Europea ha obbligato tutti gli operatori del settore,
tutti i tatuatori a gettare via le scorte di inchiostri per sostituirle con altre “compatibili col vaccino anticovid”.
E lo avevano fatto in colpevole ritardo, dopo che la campagna era già partita da oltre un anno.
Segno che sapevano dell’interazione letale tra inchiostro e vaccino,
ma era quest’ultimo ad averla scatenata, come per ogni altra patologia.
Altrimenti è come dire che gli atleti cascano stecchiti perché praticano sport, perché sono atleti.
Ma questo ribaltamento dei fatti, delle dinamiche, e della stessa scienza,
non ha più una sola pezza d’appoggio,
non ha più neppure uno straccio di pezza.
Uno studio recente, subito rimosso da Lancet, ma riemerso per altri canali,
conferma che tre morti improvvise su quattro sono susseguenti al vaccino e si debbono al vaccino.
E a dirlo sono epidemiologi e oncologi americani.
Ricordo la lezione del professor Barbaro a Napoli, dov’ero presente, venti giorni fa
e diceva le stesse cose in un mare di rilievi scientifici complicatissimi, ma il senso era quello.
E parliamo solo di morti improvvise, non di patologie improvvise,
“turbo”, per le quali si può benissimo sostenere la stessa tesi.
Quo usque tandem abutere patientia nostra?
Ma la pazienza negli impotenti è infinita per forza di cose, per mancanza di alternative.