Vaccino

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Pillole anti-Lorenzin. Antitetanica

1. Il vaccino antitetanico protegge chi si vaccina ma non gli altri. Neanche l’ombra di un effetto gregge (unica eventuale ragione per eventuale obbligo secondo art.32 costituzione).
2. Il tetano è stato sconfitto dall’igiene e non dai vaccini. Un eventuale obbligo per certe categorie lavorative aveva forse una motivazione molti decenni fa a causa della scarsa igiene e diffusa ignoranza della popolazione.
3. Metà degli adulti italiani non hanno più immunità verso il tetano, ma i casi annualmente sono meno di uno per milione, in massima parte ultrasessantaquattrenni.
4. Nei casi rarissimi che colpiscono soggetti suscettibili la malattia diagnosticata in tempo si cura con antibiotici e anticorpi monoclonali.
5. L’ultimo caso di tetano neonatale in Italia è del 1982. Secondo la sentenza 5 del 2018 della corte Costituzionale l’obbligo lorenziniano andrebbe rivisto per TUTTI i 10 vaccini in base all’andamento epidemiologico. Mattarella dove sei?
6. Per un bambino italiano non vaccinato il rischio di contrarre il tetano è inferiore al rischio di reazioni avverse gravi (anafilassi e neurite) causate dal vaccino antitetanico. Se poi si considerasse che le segnalazioni di eventi avversi sono solo passive, lo sbilanciamento tra benefici e rischi sarebbe ancora peggiore.
7. Chi sostiene ancor oggi l’obbligo di vaccinazione antitetanica è un ignorante o è in malafede.
 
Pillole anti-Lorenzin. Antidifterica

1. La vaccinazione antidifterica è fatta con la tossina inattivata (tossoide), per cui l'immunità fornita dalla vaccinazione è contro la tossina, non contro il batterio. Di conseguenza, le persone vaccinate sono protette dalle conseguenze gravi della malattia, se contratta, non dall'infezione. Il vaccino antidifterico protegge chi si vaccina ma non gli altri. Neanche l’ombra di un effetto gregge (unica eventuale ragione per eventuale obbligo secondo art. 32 Costituzione).

2. L’agente microbico, Corynebacterium diphteriae provoca un'infezione orofaringea ma solo alcuni ceppi producono la tossina; in condizioni normali di salute, è probabile che l'agente batterico sia eliminato dai leucociti (anche senza immunità vaccinale, che interessa solo la tossina) e dagli antibiotici. La difterite è rarissima o inesistente (poche migliaia di casi in tutto il mondo, nessun caso in Italia dal 1996).

3. La difterite è stata sconfitta dall’igiene e dagli antibiotici e non dai vaccini. La prima prova è che la vaccinazione universale è stata introdotta nel 1939 quando la curva epidemiologica era già in forte discesa e non è stata alterata dal vaccino. In quegli anni è iniziato anche il largo uso di antibiotici per curare le infezioni delle vie aeree. Anche l’igiene orale e la scolarizzazione hanno avuto certamente la loro importanza.

4. La seconda prova è che nel corso degli ultimi decenni sono diminuite fino a quasi scomparire anche le infezioni causate da Corynebacterium diphteriae che non producono la tossina. Poiché la vaccinazione si fa con la tossina e non con il batterio, la scomparsa di TUTTI i ceppi di Corinebatteri non può essere attribuita alla vaccinazione.

5. La terza prova è che la protezione conferita dal vaccino antidifterico diminuisce negli anni e oggi almeno metà della popolazione non ha alcuna immunità verso la difterite, eppure non vi sono casi di malattia. Per un bambino italiano non vaccinato il rischio di contrarre la difterite è inferiore al rischio di reazioni avverse gravi causate dal vaccino (in realtà non si conosce il rischio del vaccino difterico da solo, perché è sempre fatto assieme ad altri).

6. Un eventuale obbligo di vaccinazione aveva forse una motivazione molti decenni fa a causa della reale presenza della malattia nella popolazione (prima della seconda guerra mondiale e dell’introduzione degli antibiotici), della scarsa igiene e diffusa ignoranza della popolazione. Secondo la sentenza 5 del 2018 della corte Costituzionale l’obbligo lorenziniano andrebbe rivisto per TUTTI i 10 vaccini in base all’andamento epidemiologico. Mattarella dove sei?

7. Chi sostiene ancor oggi l’obbligo di vaccinazione antidifterica è un ignorante o è in malafede.

Nota storica. Alla vaccinazione antidifterica è legata la strage di Gruaro (Veneto orientale) del 1933, che va conosciuta se non altro per rendere memoria alle vittime innocenti. Un nuovo prodotto, sperimentale e male inattivato dal laboratorio, fu inoculato a 253 bambini dai tredici mesi agli otto anni e ben 28 morirono nei giorni seguenti. Non risulta alcuna indagine giudiziaria avviata per accertare le responsabilità.
 
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Incidenza della difterite negli USA al 1920 al 2016

A completare la pillola sulla difterite. Siccome dei sapientoni non volevano assumere la pillola, mi hanno mostrato un grafico da cui sembrava che la vaccinazione avesse diminuito i casi. Peccato che il loro grafico cominciava dal 1940, periodo della guerra.

Se si guarda all'andamento epidemiologico dal 1920 si capisce molto meglio che non c'è alcuna prova che la vaccinazione abbia diminuito i contagi. E’ evidente che l’andamento è stato in progressiva discesa (con un piccolo picco epidemico attorno al 1945, forse dovuto alla guerra) e che l’andamento globale non può certo supportare la conclusione che la vaccinazione antidifterica abbia avuto un effetto determinante.

Tutto qui. E... studiate!
 
Ennesima prova: il "vaccino" non ha modificato la carica virale e quindi la trasmissione

La carica virale SARS-CoV-2 è un parametro importante per il potenziale di trasmissione. Utilizzando i dati dei test PCR degli olandesi (n=409.925 campioni) dall'8 marzo 2021 al 31 dicembre 2022, l'analisi ha valutato l'impatto dell'infezione precedente e dello stato di "vaccinazione" sui valori di carica virale. In chi aveva avuto una infezione precedente hanno riscontrato una carica virale notevolmente diminuita. Invece l’effetto della "vaccinazione" è stato nullo sulla carica virale. Ancora una volta si conferma che la "vaccinazione" non ha avuto alcun effetto sulla trasmissione del virus, o ha fatto peggio se accoppiata al “green-pass”, che ha lasciato circolare i “vaccinati” (ma non immunizzati) e quindi favorito i contagi.

Riferimento: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1201971224004375

Zanza, strazia, s-bor e tutti i sostenitori dell'obbligo di liquame sono i veri untori del covid
 
Pillole anti-Lorenzin. Antipertossica

1. Il vaccino antipertosse (aP) è poco efficace. La Bordetella pertussis, l'agente causale della pertosse, continua a riemergere nei paesi con un'elevata copertura vaccinale. I vaccini aP sono somministrati di solito assieme ad altri 5 vaccini (esavalente) oppure assieme ad antitetanica e antidifterica in due diverse formulazioni: quella pediatrica (DTPa) che si somministra in 5 dosi fino ai 6 anni, e quella da adulti (dTpa) che è “raccomandata” ogni 10 anni. Il primo aspetto che si deve conoscere è che l’immunità per la pertosse conferita dal vaccino svanisce rapidamente, secondo alcuni autori persino in 2-3 anni, secondo altri entro 10 anni. Ciò impedisce di poter raggiungere l’“effetto gregge” (altrimenti detto “immunità di gruppo”), perché vi saranno sempre troppi soggetti non immuni nella popolazione per poter bloccare la trasmissione con quel meccanismo. Molti casi di pertosse si segnalano in bambini vaccinati e in soggetti adulti, in cui i sintomi sono sfumati, la malattia difficile da diagnosticare e più facile quindi da trasmettere.

2. Il vaccino aP è stato concepito utilizzando la tossina della pertosse inattivata e pochissimi fattori di virulenza, non contro il batterio. Pertanto non impedisce la colonizzazione delle vie aeree, né la trasmissione del patogeno. L’iniezione intramuscolare non segue la via dell’infezione naturale e non fa produrre anticorpi IgA (che proteggerebbero le mucose) se non in minima parte. Chi si vaccina riduce il rischio di complicazioni per un certo tempo, ma non protegge gli altri. C’è addirittura chi sostiene che la scarsa efficacia della vaccinazione potrebbe permettere la sopravvivenza del germe nelle vie aeree anche nei colpiti dall’infezione ma non sintomatici, facilitando anziché bloccando i contagi. Anche questa caratteristica rende ingiustificabile un obbligo vaccinale ai sensi dell’art. 32.

3. La mortalità da pertosse in Italia era di circa 6000 bambini all’anno agli inizi del Novecento, di 2500 nel 1930, 110 nel 1960, 5 nel 1990, 1 nel 1995, anno in cui è iniziata la raccomandazione alla vaccinazione di tutti i neonati, poi divenuta obbligatoria con la Lorenzin. I vaccini non hanno avuto effetti sulla mortalità ma hanno contribuito probabilmente alla diminuzione di incidenza della malattia, almeno nei primi decenni della loro distribuzione, ma da qualche anno si nota una ripresa della diffusione di pertosse in tutti Paesi, anche quelli con le coperture vaccinali più alte (95-98%). Ciò è dovuto alla scarsa efficacia del vaccino e alla comparsa di ceppi resistenti a causa della pressione selettiva dei vaccini stessi. Uno studio condotto in Lazio nel 2018 su bambini ricoverati per pertosse ha riportato un’incidenza di 66,8 casi per 100.000 bambini sotto l’anno di vita e un’efficacia del vaccino di solo 36%.

4. In tutte le formulazioni del vaccino ap, il materiale comprende la somministrazione di adiuvante alluminio idrossido, che non è affatto innocuo. Non c’è qui lo spazio di trattare la patologia da alluminio adiuvante (diversa da quella dell’alluminio ambientale, che è assunto per via orale e non iniettato), per cui si rimanda al testo “Vaccini Sì, Obblighi No” (edizioni Libreria Cortina, Verona) e alla bibliografia più recente, tra cui la relazione da me fatta alla Commissione Igiene e Sanità del Senato (https://www.senato.it/application/x...a_commissione/files/000/422/181/Bellavite.pdf) . Basti sapere che la Food and Drug Administration USA ha impostato il limite massimo di alluminio nei vaccini a non più di 850 μg/dose [850 microgrammi dose] ma questo limite è stato scelto empiricamente dai dati che dimostrano che tali quantità migliorano l’antigenicità del vaccino, piuttosto che dai dati di sicurezza esistenti o sulla base di considerazioni tossicologiche riferite all’essere umano ricevente.

Si consideri che un bambino italiano riceve, per obbligo voluto dalla Lorenzin, ben 2400 μg di alluminio nel primo anno di vita. Quando sono iniettate perifericamente, le nanoparticelle di adiuvanti in alluminio vengono inghiottite dai macrofagi e diffuse attivamente in tutto il corpo, oltrepassando la barriera emato-encefalica e il liquido cerebrospinale. La lunga ritenzione corporea degli adiuvanti in alluminio è stata ampiamente studiata nei pazienti con miofascite macrofagica, che comporta mialgia diffusa, artralgia, stanchezza cronica, debolezza muscolare, e disfunzione cognitiva, con sintomi che possono essere simili allo spettro autistico.

5. L’alluminio potrebbe certamente essere sostituito da altri adiuvanti meno tossici come il fosfato di calcio, ma ciò comporterebbe nuove notevoli spese da parte delle case farmaceutiche che attualmente lucrano sulla passiva accettazione delle formulazioni in commercio da parte della popolazione e delle autorità sanitarie, all’ombra della legge Lorenzin. È anche assurdo e ingiusto che non esistano formulazioni di vaccini singole, in modo da evitare i rischi di iperimmunizzazione per i soggetti che sono già immuni ad una o più malattie. In particolare, l’iperimmunizzazione è stata descritta per la ripetizione dell’antitetanica in soggetti già immunizzati.

6. La pertosse è una malattia particolarmente grave nei primi mesi di vita e può insorgere prima che il neonato sia vaccinato. Si pone in questo caso il problema dell’inconsapevole trasmissione del germe da parte di adolescenti e adulti anche se vaccinati, nei confronti di piccoli ancora non vaccinati e a rischio assai maggiore di complicanze da pertosse. Per ovviare almeno in parte a questo problema, qualcuno propone di vaccinare le persone che accudiscono al bambino, nel caso siano sieronegativi. Tale strategia “mirata” potrebbe essere raccomandabile solo in certi casi, dopo approfondito esame della situazione famigliare e ambientale, nonché della reale incidenza della malattia in quel periodo e nel territorio dove vive il neonato. È proprio questo tipo di considerazioni che impongono una “libertà informata” di scelta dei genitori e del pediatra, non certo un obbligo generalizzato. A proposito di pediatra, va ricordato anche che la pertosse va sospettata clinicamente e diagnosticata tempestivamente con PCR sul tampone rinofarigeo, perché è curabile con antibiotici (Azitromicina).

7. L’inclusione del vaccino aP tra gli obbligatori nell’infanzia viola il primo requisito necessario perché l’imposizione di un rischio sia compatibile con l’art. 32 della Costituzione: preservare lo stato di salute della collettività. Infatti il vaccino diminuisce la gravità della malattia in qualche soggetto, ma non arresta la diffusione del microbo, anzi il fatto che i sintomi siano attenuati nei soggetti vaccinati fa sì che essi non si accorgano di diffondere il batterio. La malattia può essere trasmessa nella collettività anche dai soggetti vaccinati e dagli adulti che hanno perso l’immunità o comunque trasportano il microbo. Mentre il vaccino a base di alluminio non è esente da rischi, anche gravi in alcuni casi, esistono mezzi alternativi o aggiuntivi al vaccino (es. trattamenti antibiotici, isolamento dei casi) che possono fortemente diminuire il rischio di eventuale epidemia.
 

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