Pillole anti-Lorenzin. Antipertossica
1. Il vaccino antipertosse (aP) è poco efficace. La Bordetella pertussis, l'agente causale della pertosse, continua a riemergere nei paesi con un'elevata copertura vaccinale. I vaccini aP sono somministrati di solito assieme ad altri 5 vaccini (esavalente) oppure assieme ad antitetanica e antidifterica in due diverse formulazioni: quella pediatrica (DTPa) che si somministra in 5 dosi fino ai 6 anni, e quella da adulti (dTpa) che è “raccomandata” ogni 10 anni. Il primo aspetto che si deve conoscere è che l’immunità per la pertosse conferita dal vaccino svanisce rapidamente, secondo alcuni autori persino in 2-3 anni, secondo altri entro 10 anni. Ciò impedisce di poter raggiungere l’“effetto gregge” (altrimenti detto “immunità di gruppo”), perché vi saranno sempre troppi soggetti non immuni nella popolazione per poter bloccare la trasmissione con quel meccanismo. Molti casi di pertosse si segnalano in bambini vaccinati e in soggetti adulti, in cui i sintomi sono sfumati, la malattia difficile da diagnosticare e più facile quindi da trasmettere.
2. Il vaccino aP è stato concepito utilizzando la tossina della pertosse inattivata e pochissimi fattori di virulenza, non contro il batterio. Pertanto non impedisce la colonizzazione delle vie aeree, né la trasmissione del patogeno. L’iniezione intramuscolare non segue la via dell’infezione naturale e non fa produrre anticorpi IgA (che proteggerebbero le mucose) se non in minima parte. Chi si vaccina riduce il rischio di complicazioni per un certo tempo, ma non protegge gli altri. C’è addirittura chi sostiene che la scarsa efficacia della vaccinazione potrebbe permettere la sopravvivenza del germe nelle vie aeree anche nei colpiti dall’infezione ma non sintomatici, facilitando anziché bloccando i contagi. Anche questa caratteristica rende ingiustificabile un obbligo vaccinale ai sensi dell’art. 32.
3. La mortalità da pertosse in Italia era di circa 6000 bambini all’anno agli inizi del Novecento, di 2500 nel 1930, 110 nel 1960, 5 nel 1990, 1 nel 1995, anno in cui è iniziata la raccomandazione alla vaccinazione di tutti i neonati, poi divenuta obbligatoria con la Lorenzin. I vaccini non hanno avuto effetti sulla mortalità ma hanno contribuito probabilmente alla diminuzione di incidenza della malattia, almeno nei primi decenni della loro distribuzione, ma da qualche anno si nota una ripresa della diffusione di pertosse in tutti Paesi, anche quelli con le coperture vaccinali più alte (95-98%). Ciò è dovuto alla scarsa efficacia del vaccino e alla comparsa di ceppi resistenti a causa della pressione selettiva dei vaccini stessi. Uno studio condotto in Lazio nel 2018 su bambini ricoverati per pertosse ha riportato un’incidenza di 66,8 casi per 100.000 bambini sotto l’anno di vita e un’efficacia del vaccino di solo 36%.
4. In tutte le formulazioni del vaccino ap, il materiale comprende la somministrazione di adiuvante alluminio idrossido, che non è affatto innocuo. Non c’è qui lo spazio di trattare la patologia da alluminio adiuvante (diversa da quella dell’alluminio ambientale, che è assunto per via orale e non iniettato), per cui si rimanda al testo “Vaccini Sì, Obblighi No” (edizioni Libreria Cortina, Verona) e alla bibliografia più recente, tra cui la relazione da me fatta alla Commissione Igiene e Sanità del Senato (
https://www.senato.it/application/x...a_commissione/files/000/422/181/Bellavite.pdf) . Basti sapere che la Food and Drug Administration USA ha impostato il limite massimo di alluminio nei vaccini a non più di 850 μg/dose [850 microgrammi dose] ma questo limite è stato scelto empiricamente dai dati che dimostrano che tali quantità migliorano l’antigenicità del vaccino, piuttosto che dai dati di sicurezza esistenti o sulla base di considerazioni tossicologiche riferite all’essere umano ricevente.
Si consideri che un bambino italiano riceve, per obbligo voluto dalla Lorenzin, ben 2400 μg di alluminio nel primo anno di vita. Quando sono iniettate perifericamente, le nanoparticelle di adiuvanti in alluminio vengono inghiottite dai macrofagi e diffuse attivamente in tutto il corpo, oltrepassando la barriera emato-encefalica e il liquido cerebrospinale. La lunga ritenzione corporea degli adiuvanti in alluminio è stata ampiamente studiata nei pazienti con miofascite macrofagica, che comporta mialgia diffusa, artralgia, stanchezza cronica, debolezza muscolare, e disfunzione cognitiva, con sintomi che possono essere simili allo spettro autistico.
5. L’alluminio potrebbe certamente essere sostituito da altri adiuvanti meno tossici come il fosfato di calcio, ma ciò comporterebbe nuove notevoli spese da parte delle case farmaceutiche che attualmente lucrano sulla passiva accettazione delle formulazioni in commercio da parte della popolazione e delle autorità sanitarie, all’ombra della legge Lorenzin. È anche assurdo e ingiusto che non esistano formulazioni di vaccini singole, in modo da evitare i rischi di iperimmunizzazione per i soggetti che sono già immuni ad una o più malattie. In particolare, l’iperimmunizzazione è stata descritta per la ripetizione dell’antitetanica in soggetti già immunizzati.
6. La pertosse è una malattia particolarmente grave nei primi mesi di vita e può insorgere prima che il neonato sia vaccinato. Si pone in questo caso il problema dell’inconsapevole trasmissione del germe da parte di adolescenti e adulti anche se vaccinati, nei confronti di piccoli ancora non vaccinati e a rischio assai maggiore di complicanze da pertosse. Per ovviare almeno in parte a questo problema, qualcuno propone di vaccinare le persone che accudiscono al bambino, nel caso siano sieronegativi. Tale strategia “mirata” potrebbe essere raccomandabile solo in certi casi, dopo approfondito esame della situazione famigliare e ambientale, nonché della reale incidenza della malattia in quel periodo e nel territorio dove vive il neonato. È proprio questo tipo di considerazioni che impongono una “libertà informata” di scelta dei genitori e del pediatra, non certo un obbligo generalizzato. A proposito di pediatra, va ricordato anche che la pertosse va sospettata clinicamente e diagnosticata tempestivamente con PCR sul tampone rinofarigeo, perché è curabile con antibiotici (Azitromicina).
7. L’inclusione del vaccino aP tra gli obbligatori nell’infanzia viola il primo requisito necessario perché l’imposizione di un rischio sia compatibile con l’art. 32 della Costituzione: preservare lo stato di salute della collettività. Infatti il vaccino diminuisce la gravità della malattia in qualche soggetto, ma non arresta la diffusione del microbo, anzi il fatto che i sintomi siano attenuati nei soggetti vaccinati fa sì che essi non si accorgano di diffondere il batterio. La malattia può essere trasmessa nella collettività anche dai soggetti vaccinati e dagli adulti che hanno perso l’immunità o comunque trasportano il microbo. Mentre il vaccino a base di alluminio non è esente da rischi, anche gravi in alcuni casi, esistono mezzi alternativi o aggiuntivi al vaccino (es. trattamenti antibiotici, isolamento dei casi) che possono fortemente diminuire il rischio di eventuale epidemia.