Pillole anti-Lorenzin: Varicella
La varicella è una malattia esantematica contagiosa causata dal virus Varicella-Zoster, un virus a DNA della famiglia Herpes. Inizia con rash cutaneo vescicolare, principalmente esteso al corpo e alla testa o anche alle estremità. Le vescicole normalmente guariscono poi senza lasciare cicatrici. L’inserimento del vaccino tra gli obbligatori è stato criticato con argomenti pubblicati su riviste internazionali, di cui qui è una sintesi.
1. Il vaccino è efficace ma non troppo. La durata della protezione è stimata da 13 a 20 anni, inferiore a quella della malattia naturale. Con l’aumento delle vaccinazioni, la minor circolazione del virus (senza averlo eradicato) offre sempre meno occasioni di rinforzi naturali, con declino della protezione destinato a manifestarsi in molti soggetti nella seconda parte della vita. Il trattamento dell’intera popolazione pediatrica rischia quindi di spostare l’insorgenza dei casi ad età più adulte, un problema già evidenziato per il morbillo e la parotite, ma nel caso della varicella ancora più serio. Infatti, la varicella è raramente fatale nel bambino (1 decesso ogni 100.000 casi) ma è più grave negli adulti. Il rischio di morte da varicella cresce con l’età: nell’adolescenza è già 5-7 volte maggiore rispetto all’età infantile, tra gli adulti è 10-15 volte maggiore, nell’età anziana 100 volte maggiore. Un’aggravante è che la varicella non è inserita in un impegno internazionale di eradicazione, per cui l’Italia sarebbe esposta a lungo termine anche a rischio non trascurabile di casi di malattia da importazione. Inoltre, c’è il rischio che un vaccino fatto in età pediatrica e che abbia perso l’efficacia col tempo possa lasciare le madri immunologicamente scoperte e quindi incapaci di trasferire l’immunità al neonato.
2. Con l’antivaricella si introduce un virus vivo attenuato destinato a restare indovato in cellule nervose, con possibilità di riattivazione, nella forma di Herpes Zoster, sia per immunodepressioni temporanee, sia per declino delle difese legato all’invecchiamento. È vero che ciò succede anche con la malattia e che esiste un vaccino anche per l’Herpes Zoster ma, a parte l’incerta durata di tale protezione, si potrebbe dubitare della strategia di utilizzare un secondo vaccino in età adulta per prevenire i danni da un primo vaccino “imperfetto”, fatto in età pediatrica! I possibili effetti si manifesterebbero decenni dopo la vaccinazione. La proclamata necessità di vaccinare contro la varicella per ridurre futuri casi di Herpes Zoster non è affatto supportata dai dati. Ciò è stato associato anche ad aumento di ricoveri per casi gravi di Herpes Zoster.
3. Quanto agli effetti avversi, l'Osservatorio epidemiologico della Regione Puglia ha condotto una sorveglianza attiva del vaccino morbillo-parotite-rosolia-varicella (MPRV), riscontrando 38 eventi GRAVI (iperpiressia, sintomi neurologici e malattie gastrointestinali) ogni 1000 dosi somministrate. Una proiezione dei dati in una coorte di nascita italiana (circa 380.000 nuove nascite) darebbe decine di migliaia di eventi avversi gravi. Inoltre, è documentato un rischio di porpora trombocitopenica autoimmune (1 caso su 15.000 vaccinati con 2 dosi), che in 1 caso su 4 persiste più di un mese e in 1 su 10 più di 6 mesi. Infine, l’aggiunta del vaccino antivaricella al morbillo-parotite-rosolia nella formulazione “tetravalente” (quella che per la Lorenzin è divenuta obbligatoria), ha RADDOPPIATO il rischio di convulsioni febbrili a 7-10 giorni dall’inoculo.
4. È incredibile che, nonostante i forti dubbi espressi da epidemiologi sulla validità della strategia vaccinale e nonostante la notevole reattogenicità del vaccino, nota da anni, la Lorenzin abbia voluto inserire anche l’anti-varicella tra gli obbligatori. L’unica spiegazione è quella che i "complottisti" hanno già denunciato da tempo: l’accordo stipulato nel 2014 negli USA, in cui l’Italia divenne capofila delle strategie vaccinali mondiali e delle vendite di vaccini. Alle spese dei bimbi e degli adulti italiani.