ragazzi non per dire, ma ho cancellato l'iscrizione al thread del venezuela su finanzaonline appositamente perchè c'è più spazzatura che post utili, mi sembra irreale che sul forum di una testata diversa si continui a parlare del FOL
a parte questo, io vedo che maduro è dibattuto, si fa un passo avanti ed uno indietro... ci sono rumors contrastanti in tante cose.
butto li un po' di cose su cui riflettere... gli ultimi 4 anni di petrolio a elevati costi hanno fatto conoscere al paese delle entrate alte, si parla di import per 55 miliardi di dollari nel 2012 (!). ora la situazione è profondamente cambiata... lo shale, il boom dei pozzi islamici, le sands oil canadesi, la nigeria con il condensato. le vacche grasse son finite, infatti le importazioni si stanno contraendo, si legge che quest'anno saranno dai 30 ai 35 miliardi a fine 2014, a fronte dei 37 miliardi di dollari del 2013 (numeri di grisanti da report barclays).
ramirez quest'estate aveva tracciato la linea, ma l'ala pragmatica che un po' sfidava i dogmi della rivoluzione sociale bolivariana non ha riscosso molto successo... l'uomo di maggior spicco per i mercati è stato sistemato agli esteri. adesso le riforme proposte sono necessarie. la distorsione dovuta al cambio è paurosa: dal cambio ufficiale al cambio di strada c'è un dislivello del 2300% (!!). una svalutazione, anche progressiva, unita all'aumento della benzina coprirebbe i soldi regalati dal cencoex e sicad I (che ringraziato il cielo da oltre un mese non scambia). i rumors dicono abolizione cencoex, abolizione sicad I o fusione nelle sicad II e introduzione del cambio di strada nelle case di cambio. la giustificazione potrebbe esser fornita dalle numerose aziende che non hanno fornito la documentazione di prova regolare, necessaria da quest'estate, per le spese degli import finanziati coi dollari regalati (oltre 30 aziende delle partecipanti al cencoex - !!!).
cosa c'è che non mi torna... c'è che il BCV sta continuando a stampare, è una cosa paurosa, perchè in un anno elettorale maduro ha già detto che staglia la spesa pubblica del 20%. tagli e elezioni mica van tanto d'accordo. il mio dubbio è che l'obiettivo possa non esser quello di sistemare la situazione del paese, ma procedere alla vendita di asset - CITGO -, alla ricerca di nuovi finanziamenti cinesi, alla svendita del credito di petrocaribe ad istituti (su questo potrei esser d'accordo, anche se il costo politico potrebbe esser alto nel golfo, secondo me è difficile altrimenti rivedere qualche soldo... i rumors sulla deuda della rep.dominicana sono insistenti, con tanto di cifre, da un po' iniziano a girare anche i nomi di jamaica e cuba...), a concedere fin troppe esplorazioni in JV in cui PDVSA partecipa per una fetta troppo bassa... tutto questo per guadagnare tempo in attesa di un bounce del greggio.
cmq torres è contento del viaggio in cina. vediamo cosa succede, fra un po' di cifre e voci di un altro rimpasto dei ministri...
lo shale... ci sono tanti ragionamenti. la cosa più curiosa è che bloomberg sta veramente scoppiando di articoli di analisti, commenti di CEO, opinionisti TV da tutte le parti... tutto a proposito di breakeven. ognuno dice la sua, si legge davvero di tutto, da 5.50 usd (si, il minimo che ho trovato è questo - !!!!) a 80 usd. diciamo che il discorso è lungo. l'85% dello shale viene da 3 regioni: north dakota, texas e colorado. il meccanismo di vendita dello shale rispetto ai benchmark (WTI e BRENT) è analogo a quello fra questi e la cesta venezolana... c'è uno spread, molto marcato perchè quel che viene su dalle rocce è piuttosto contaminato. lo spread dipende dalla regione di estrazione e diciamo che se il WTI è a 65, lo shale gironzola intorno ai 50 usd per barile. un pozzo viene utilizzato per alcune settimane, in base alla tecnologia usata e all'attrezzatura a disposizione si arriva a mesi, prima di cambiare location ed esaurirlo possono passare 12 mesi. in queste condizioni, col pozzo funzionante, estrarre un barile costa dai 5 ai 10 usd. finchè ce n'è, si estrae "no matter what does saudi", conviene. i prezzi bassi dipendono dalla qualità e dalla zona. infatti in base alla zona, sorge un altro problema, non da poco. il trasporto... eagle ford, in texas, è la zona più favorita, perchè parecchie raffinerie sono sulla costa e con pochi dollari si porta lo shale alla postazione di elaborazione o cmq vicino ad una pipeline che lo spinge dove vuole. se invece lo scisto è estratto in dakota o in colorado, serve trasportarlo su autobotti per strada. il costo può arrivare anche a 15 usd per barile per arrivare ad una raffineria... allora se il WTI è a 65 e lo shale deve esser venduto a 50 usd, ogni barile frutta dai 40 ai 45 usd al produttore, senza considerare gli ammortamenti dell'attrezzatura e il costo del progetto, ormai costi affondati. nuovi progetti costano, nuovi fluidi da mandare in pressione sotto terra costano. qual è il livello per cui non conviene più scavare?
un produttore di petrolio tradizionale ha il deposito sotto terra, con riserve da miliardi di barili e la cannuccia già infilata. quando si bilancerà tutto questo? la mia idea è non molto più giù di adesso.
questo alla luce del fatto che il mercato è dominato dai futures. dalle banche, dalla speculazione, da movimento del prezzo dell'energia del mondo in alcuni momenti regolato dalla chiusura delle posizioni della carta straccia piuttosto che su un inverno caldo o freddo. un controsenso. prima o poi, visto che si tratta del petrolio, del gas... della fonte di energia principale del pianeta, ci sarà una regolazione di produzione ed immissione sul mercato. non a breve, la mia impressione è che si parli di decadi...