Una cosa che mi sorprende, non che mi stupisca, è che ad oltre un secolo dalla loro stampa le opere di Lunois si possano trovare con facilità. Non ci trovo nulla di losco, però mi sarei aspettato o tirature più alte di quelle che hai indicato tu.
Con "facilità" si trovano solo le opere a centinaia o migliaia di copie, non quelle a 100 esemplari (nel catalogo ce ne sono circa 300, e senza contare le illustrazioni, per esempio per Fortunio ce n'è millanta, e le vendono a 20/30 euro. Ma sono edizioni ampie, con molte litografie ciascuna.
Io compravo le migliori negli anni 90, ormai sono rare le cose importanti in vendita a prezzi tollerabili (e comunque su Amorosart si va da 500 a 1000 euro, però 2-3000 per le più importanti).
Dietro c'è anche un curioso inghippo: Tutta l'eredità dell'editore Perret era finita nelle mani dei fratelli Michel, editori anch'essi, ma soprattutto eredi e proprietari di un favoloso negozietto vicino a Notre Dame, carico di storia. Da questo negozio escono anche molte tirature tarde di lastre di Renoir, Goya, Sisley, Matisse, Bonnard, Vuillard ecc., che io stesso presi da loro e che ogni tanto girano per le aste e per i cataloghi Salamon. Più volte cercai di farli tradire esprimendo l'idea che ne avessero fatte tirare migliaia, ed ogni volta ricevevo la stessa identica risposta: no, solo centinaia, quelques centaines.
Nell'eredità Perret acquisita dai Michel c'erano, tra le molte altre cose, tutte le copie di Lunois non ancora vendute. Solo che i Michel non avevano alcuna intenzione di privarsi della roba migliore, e preferivano vendere ai turisti, certo abbondanti nei dintorni di Notre Dame, robetta rifatta, cartoline o anche le tirature tarde di cui più sopra. Soprattutto, pur senza darlo a vedere, non spingevano affatto le mille grafiche buone o eccezionali di cui disponevano e che, presumibilmente, non avrebbero più potuto ricomprare se non a prezzi moltiplicati, e le lasciavano nei magazzini, ovvero nella saletta del retro, dove si entrava con il loro permesso e solo se ben conosciuti. Nel loro tranquillo tran tran (ma conobbero tutti i grandi, Matisse, Vuillard ecc.) spacciavano roba normale o robaccia, senza propriamente imbrogliare, comunque profittando della curiosità ingenua dei turisti che portavano via a pochi franchi una riproduzione di litografia del Daumier su carta perfetta, ettecredo, immaginando di aver fatto l'affarone, ai danni di quei due personaggi in grisaglia dall'aria dimessa e discretamente impacciata.
Bene, dicevo che si tenevano la roba buona un po' come "pensione", o eredità per la figlia di uno di loro, che poi subentrò, però di tanto in tanto qualche Lunois lo esponevano, facevan fare bella figura alle confuse pareti e comunque nessuno li comprava: chi conosceva più Lunois?
Perché qui c'è l'altro pilone della storia: la Grande Guerra fu ovviamente un periodo diciamo poco adatto per mettersi litografie allegre alle pareti; con essa, poi, il gusto del pubblico cambiò, e così pure l'abbigliamento femminile, cosicché i lavori "esotici"o "passati" di Lunois non si cercavano più. Fu l'epoca (anni 20) delle grandi acquetinte colorate di paesaggio che sostituivano i quadri, troppo cari. Un paesaggio non racconta molto, non ti impegna. Montagne di grafiche e libri restavano nei depositi, si vendeva altro, più alla moda. Poi venne il '29 e tutto ciò andò in crisi di nuovo, e appena si rialzò la testa, Lunois era ancor più dimenticato, e un'altra cupa guerra oscurava l'orizzonte. I galleristi poterono cominciare solo negli anni Novanta a tirar fuori grafiche primo Novecento dai magazzini senza doverle svendere. (ma ancora spesso a prezzi interessantissimi)
Finale della storia: un giorno, anni 90, telefonai dall'Italia ai Michel che mi preparassero tutti i Lunois che avevano in magazzino, li avrei comprati senza batter ciglio. Quando arrivai i due compassati compari avevano pronta per me una cartella con un certo numero di grafiche, compresa qualcuna su sola velina, delicatissima e poco commerciale per loro. Raccolsi e pagai senza batter ciglio, sperando che così quella fonte per il mercato si fosse finalmente inaridita. Ma gli oramai rimpianti fratelli erano due volpi e io solo un gatto trovatello. Ad ogni volta che negli anni a seguire ripassai per il loro bugigattolo, altre fresche e splendide lito del nostro mi aspettavano beffarde nelle loro cartelle, talora peraltro anche a prezzi rimasti buoni come prima. Io le compravo senza far cenno alla vicenda passata, e loro incassavano con discrezione tutta parigina in rispettoso e reciproco silenzio.
Evidentemente il loro "criterio pensionistico" della gradualità aveva prevalso, rendendo nel contempo chiaro come non avessero alcun bisogno di "realizzare".
Fu una lezione di cui cercai di far tesoro, l'arrabbiatura durò davvero pochissimo. E si trasformò in ammirazione.