CERCASI CONTROFIGURA... PER TUTTA LA DURATA DELLE FESTE NATALIZIE

Con spirito natalizio riproponiamo quest’articolo che riproponeva, nel 2013, un estratto dell’economista Nicholas Kaldor.

Buona Lettura!

L’articolo che segue ha 42 anni: e’ del 1971.

Questo testo è stato scritto dall’economista e consigliere economico nel Regno Unito Nicholas Kaldor nel 1971
(quando l’Euro era solo un progetto in fase embrionale, che sarebbe divenuto realta’ 3 decenni dopo)
in “Effetti Dinamici del Mercato Comune” pubblicato inizialmente su New Statesman il 12 marzo 1971
e ristampato (come capitolo 12, pp 187 – 220) in “Altri Saggi di Economia Applicata” – volume 6 della Raccolta di saggi economici di Nicholas Kaldor.


Kaldor aveva precisamente previsto le cause della crisi dell’euro: lo squilibrio commerciale e della bilancia dei pagamenti
a causa di un regime di cambi fissi in assenza di armonizzazione del mercato del lavoro e del sistema fiscale e di meccanismi di trasferimento
.


E’ impressionante notare che 42 anni fa, fosse perfettamente chiaro a cosa sarebbero andati incontro i paesi europei
introducendo una moneta unica, prima di un unione politica e fiscale: ad un “disastro della periferia” cui sarebbe seguita una rottura dell’intero sistema.

Il “disastro di mezza zona Euro” lo stiamo vivendo ora, mentre la “rottura del sistema” e’ ancora la’ da venire.






Un giorno le nazioni d’Europa saranno pronte ad unire le loro identità nazionali e a creare una nuova Unione Europea
– gli Stati Uniti d’Europa. Se e quando lo faranno, ci sarà un Governo Europeo che assumerà tutte le funzioni
che fanno capo al Governo Federale degli Stati Uniti d’America, o del Canada o dell’Australia.

Questo implicherà la creazione di una “piena unione economica e monetaria”.

Ma si commette un errore pericoloso nel credere che l’unione politica e monetaria possa precedere l’unione politica

o che opererà
(come si legge nelle parole del rapporto Werner) “un agente di fermentazione per la creazione di una unione politica
della quale nel lungo non sarà in ogni caso in grado di fare a meno”
. Poiché se la creazione di una unione monetaria
e il controllo della Comunità sui bilanci nazionali saranno tali da generare pressioni che conducono ad una rottura dell’intero sistema
,
è chiaro che lo sviluppo dell’unione politica sarà ostacolato e non promosso.

Altri estratti:

pag. 202

Gli eventi degli ultimi anni – in cui si evidenziava la necessità di una rivalutazione del marco tedesco e di una svalutazione del franco francese –
hanno dimostrato l’insufficienza della Comunità stante l’attuale grado di integrazione economica. Il sistema presuppone piena convertibilità delle valute
e cambi fissi tra gli stati membri, lasciando la politica monetaria e fiscale alla discrezione dei singoli stati.
Sotto questo sistema, come gli eventi hanno dimostrato, alcuni paesi tenderanno ad acquisire crescenti (ed indesiderati) surplus commerciali
nei confronti dei loro partner commerciali, mentre altri accumulano crescenti deficit. Ciò porta con sé due effetti indesiderati.
Trasmette pressioni inflazionistiche da alcuni membri ad altri; e mette i paesi in surplus nelle condizioni di fornire finanziamenti in automatico ai paesi in deficit in scala crescente.


Pag. 205

…. Questo è un altro modo per dire che l’obiettivo di una piena unione monetaria ed economica non si può ottenere senza una unione politica;
e la seconda presuppone integrazione fiscale e non mera armonizzazione fiscale. Essa richiede la creazione di un Governo e Parlamento della Comunità
che si assumano la responsabilità almeno della maggior parte della spesa attualmente finanziata dai governi nazionali
e la finanzi attraverso tasse equamente ripartite tra i membri comunitari.
Con un sistema integrato di questo tipo le aree più ricche
finanziano in automatico quelle più povere, e le aree che sperimentano un declino delle esportazioni sono automaticamente alleggerite
pagando meno e ricevendo di più dalla Fisco centrale.
La tendenze cumulative all’aumento e alla diminuzione sono così tenute sotto controllo
da uno stabilizzatore fiscale costruito all’interno del sistema che consente alle aree in surplus di fornire automaticamente aiuto a quelle in deficit.

Pag. 206

…quel che il Rapporto sbaglia nel riconoscere è che l’esistenza di un sistema centrale di tassazione e spesa è uno strumento
per l’erogazione di “aiuti regionali” molto più potente di qualunque cosa che l’“intervento speciale” per lo sviluppo delle regioni sia capace di fornire.
D’altra parte l’attuale piano della Comunità è come quella casa che “divisa contro se stessa non riesce a stare”.
L’Unione monetaria e il controllo della Comunità sui bilanci impedirà ad ogni singolo stato membro di perseguire autonome politiche di piena occupazione

– di intervenire per compensare le cadute del livello della produzione e dell’occupazione – eccetto che non beneficiando dell’appoggio di un forte Governo comunitario
in grado di preservare i suoi cittadini dalle conseguenze peggiori.

Pag. 192

Myrdal coniò la locuzione “causazione circolare e cumulativa” per spiegare perché il tasso di sviluppo economico delle diverse aree del mondo
non tende ad uno stato di equilibrio uniforme ma, al contrario, tende a cristallizzarsi in un numero limitato di aree ad elevata crescita i
l cui successo ha l’effetto di inibire lo sviluppo di altre aree. Questa tendenza non potrebbe operare se le variazioni dei salari monetari
fossero sempre tali da compensare la differenza nei tassi di incremento della produttività. Tuttavia non è questo il caso che si verifica:
per ragioni forse non pienamente comprese, la dispersione nei tassi di aumento dei salari tra le diverse aree tende sempre
ad essere considerevolmente più piccola di quella relativa alle variazioni della produttività. E’ per questa ragione che in un’area valutaria comune,
o in un sistema di valute convertibili con cambi fissi, le aree che crescono di più tendono ad acquisire un vantaggio competitivo cumulativo
rispetto alle aree che crescono a tassi inferiori.
I “salari efficienti” (calcolati come rapporto tra salari monetari e produttività)
tenderanno, nel corso naturale degli eventi, a diminuire nel primo gruppo di paesi rispetto al secondo – anche nella situazione in cui nei due gruppi
i salari monetari tendono contemporaneamente a crescere in termini assoluti. Proprio in ragione degli incrementi dei differenziali di produttività,
i costi comparati di produzione nelle aree a maggior crescita tendono a diminuire nel tempo rispetto a quelli delle aree a minor crescita
ed aumentano di conseguenza il vantaggio competitivo delle prime.


Fonte: Nicholas Kaldor On The Common Market — The Case For Concerted Action

Traduzione by Keynes Blog: I difetti dell’euro spiegati 30 anni prima che nascesse dall’economista keynesiano Nicholas Kaldor
 
Ad esequie avvenute, vorrei ritornare sul discorso dell'incidente.
Non voglio giustificare nessuno, ma .....dobbiamo porci un ma.
Il tasso alcolemico c'è esiste, è giusto, ma non è correlato alla persona.
Mi spiego meglio. Ognuno di noi ha una capacità sua, personale, di "sostenere" l'alcool.
Ho conoscenti, amici, amiche che dopo una birra hanno una alterazione "visibile" del loro comportamento
ed ho conoscenti, amici, amiche che dopo una bottiglia di prosecco sono ancora lì, vigili, in grado di reagire
agli stimoli. Come facciano non lo so. Però esistono queste persone.
Non voglio difendere nessuno, ma dare addosso a quella persona perchè aveva un tasso di 1,2 contro lo 0,5
stabilito per legge - ma sulla base di quali dati è stabilito a 0,5 ? - boh.
Quando si è fermato al semaforo. E' ripartito con il verde. Viaggiava a circa 70 km. orari, ma chi di noi
su di una tangenziale - perchè tale è la strada dove è avvenuto l'incidente - non viaggia a 70 km. orari ?
Andate in Viale Zara e ve ne renderete conto. Nessuno viaggia a 50 km. orari. Impossibile. farlo.
Pioveva che Dio la mandava. Ma se hai davanti un ostacolo non ti fermi neppure a 50 km. orari, ma neanche a 30 km.
Si è accorto di cosa era successo. Si è fermato a soccorrerle.
E queste ragazze - diciamola sino in fondo - hanno saltato il guard-rail. Ed oltretutto quando il semaforo era rosso.
Erano in una posizione dove non dovevano essere. La fretta di ritornare a casa dopo che la madre l'aveva chiamata,
ha fatto commettere loro un'imprudenza. Una grave imprudenza. Ma dare la colpa solo a lui ..........

"Quelle due ragazze sono sbucate all’improvviso, correvano mano nella mano. Mi creda, era impossibile evitarle".

Questa la narrazione fornita da Davide Acampora, che si trovava seduto accanto a Pietro Genovese quando si è verificato l'incidente.

Il ragazzo dice di ricordare perfettamente quanto accaduto: "Ho visto due sagome apparire dal nulla e poi il corpo di una di loro rimbalzare sopra il cofano".

Il testimone ha precisato: "Avevamo bevuto qualche bicchiere di vino, niente di più.
Lui aveva bevuto un paio di bicchieri di vino, ma non era ubriaco o drogato: nessuno quella sera aveva fumato canne".

Un fattore su cui bisognerà fare luce è la velocità a cui si stava viaggiando, il giovane non ha saputo quantificarla:

"Non so, ma anche volendo non avremmo potuto correre. Su Corso Francia era appena scattato il semaforo verde e l’auto era ripartita da poco".
"È vero, ogni tanto andava veloce con la macchina, ma non era un pazzo alla guida. E quello che è successo non si poteva evitare".

Davide ha fatto luce anche per quel che riguarda la dinamica dell'incidente:
"Sono sbucate due sagome. Correvano. Credo volessero scavalcare il guardrail per raggiungere l’altro lato della strada.
Ricordo di aver sentito un botto tremendo. E di aver visto una di loro sopra il cofano dell’auto. É successo tutto in una frazione di secondo".

Il tempo di accostare sulla destra e siamo scesi per tentare di prestare soccorso:
"Non potevamo inchiodare in mezzo alla strada. Dall’incidente al momento in cui ci siamo fermati saranno passati 5-10 secondi".

Lui si è immediatamente assicurato delle condizioni di salute delle vittime, ma non c'è stato nulla da fare:
"Ho visto il corpo di una delle due ragazze per terra, mi sono avvicinato per sentire il battito, non si muoveva.
Poco più avanti mi sono accorto che c’era anche l’altra ragazza sull’asfalto".

Nel frattempo le macchine continuavano a passare sulla strada, ed ecco la testimonianza choc: "Ricordo di aver visto una, forse due macchine investirle di nuovo".

Anche i pedoni devono fare attenzione! Con questa tragedia sta passando un messaggio pericoloso.
 
Personalmente, trovo giusto il ricalcolo delle pensioni di invalidità e reversibilità in presenza di altri redditi.

Ma - se vogliamo che il sistema pesionistico esista anche per il futuro -
andrebbe applicato il meccanismo di ricalcolo delle pensioni secondo il "sistema contributivo".
....quando penso che le baby pensioni furono introdotte in Italia nel 1973 dal governo Rumor con
l'art. 42 del DPR 1092 "Approvazione del testo unico delle norme sul trattamento di quiescenza dei dipendenti civili e militari dello Stato",
che consentiva le baby pensioni nell'impiego pubblico:

14 anni 6 mesi e 1 giorno di contributi per le donne sposate con figli;

20 anni per gli statali;

25 per i dipendenti degli enti locali.

e che questi stanno prendendo la pensione sul "retributivo" da 46 anni .............
 
Ogni tanto qualche giornale italiano fa della vera e propria indagine e ci rivela un po’ di notizie interessanti, basta leggere qualche giornale meno seguito.

Ad esempio Italia Oggi ha pubblicato un interessante articolo sulla genesi del Green New Deal,
chi lo manovra dietro le spalle, chi lo ha ideato, quali gruppi ne traggono interesse.

Perchè quello che il presidente Von Der Leyen ha così grossolanamente presentato il parlamento,
con una documentazione incompleta e basi scientifiche incerte, non è altro che il frutto di un’abile manovra.


Chi sono i personaggi dietro questo ? Citiamo direttamente la fonte:

Come ha rivelato William Engdhal, analista geopolitico americano, gli uomini chiave che hanno tessuto la rete mondiale
per sostenere la rivoluzione verde come nuova fonte di profitti speculativi sono stati
Mark Carney, governatore della Banca d’Inghilterra e capo del Financial stability board della Banca dei regolamenti internazionali, e
Al Gore, ex vicepresidente Usa, ambientalista da sempre, presidente del gruppo Generation Investment, specialista in investimenti a lungo termine per la sostenibilità ambientale.

Se l’inglese Carney, forte dell’incarico alla Bri di Zurigo, è stato lo stratega finanziario,
Al Gore lo è stato per la parte culturale e mediatica, soprattutto per l’affermarsi di Greta come icona mondiale.
Il loro legame si deve a una Ong svedese, «We don’t have time».


Questa ONG è dietro il lancio di Greta Thunberg. Perchè questa mossa ?

Semplice: le norme legate al Green New Deal verranno a creare e distruggere settori economici, spostando interessi per centinaia, se non migliaia, di miliardi di euro.

Qualcuno, probabilmente molti, diventeranno più poveri, qualcuno diventerà più ricco, enormemente più ricco.

Chi è quindi dietro a tutto questo?

Semplicemente le grandi banche d’affari, pronte a maneggiare e distribuire l’enorme quantitò di titoli di stato,
di obbligazioni private, di titoli azionari, che saliranno, scenderanno e dovranno essere intermediati.
Miliardi in speculazioni e diritti di intermediazione che ingrasseranno le casse i questi istituti, abili nelle attività di lobbing,
nel condizionamento di mass media pronti a vendersi al primo che passa ed anche della superficialità dell’informazione, ormai non più scientifica.

Basterebbe un semplice, banale, dato per far capire quanto sia costruito questo dato.

Quanta CO2 c’è nell’atmosfera terrestre?




Meno dello 0,04% è anidride carbonica e di questa meno del 20% è di emissione legata all’attività umana.

Abbiamo idea delle proporzioni?

Dal punto di vista scientifico il Green New Deal ha la stessa potenza logica utilizzata dagli indigeni dell’Isola di Pasqua
che abbatterono gli alberi per spostare i colossi di pietra, non per costruire canoe per pescare e sopravvivere.

Però in questo caso c’è dietro chi ci guadagna e fa guadagnare un ristretto gruppo di potere.

Quindi, anche se senza logica, cercheranno di imporre questi misure, sino a quando non verranno rovesciati per i loro fallimenti.
 
La potenza reazionarie pro élites di Scalfari che con Repubblica finanziata dalle élites economiche (De Benedetti in testa)
da decenni “CATECHIZZA” i residuati bellici del ex Partito Comunista e li ha trasformati progressivamente in docili e spietate TRIVELLE DEL NEOLIBERISMO!

Ma analizziamo la storia di “San Scalfari da élites spa”:

Eugenio Scalfari - Wikipedia

ESTRATTO:

“Esordi giornalistici durante il fascismo:

Tra le prime esperienze giornalistiche di Scalfari c’è Roma Fascista[8], organo ufficiale del GUF (Gruppo Universitario Fascista), mentre era studente di giurisprudenza.
Negli anni successivi Scalfari continua a collaborare con riviste e periodici legati al fascismo, come Nuovo Occidente, diretto dall’ex squadrista e fascista cattolico Giuseppe Attilio Fanelli.
Nel 1942 Scalfari sarà nominato caporedattore di Roma Fascista.[9]

All’inizio del 1943[10] scrisse una serie di corsivi non firmati sulla prima pagina di Roma Fascista in cui lanciava generiche accuse
verso speculazioni da parte di gerarchi del Partito Nazionale Fascista sulla costruzione dell’EUR.
Questi articoli portarono alla sua espulsione dai GUF per opera di Carlo Scorza, allora vicesegretario del PNF.
Di fronte al gerarca intenzionato a perseguire gli speculatori, il giovane Scalfari aveva ammesso come i suoi corsivi fossero basati su voci generiche.

Il gerarca accusò poi il giovane di essere un imboscato, e lo prese materialmente per il bavero strappandogli le mostrine dalla divisa del partito”

Caro Scalfari ti auguro di cuore di avere il “giusto premio” nell’aldilà per quanto hai fatto nella tua lunga vita
intrecciata a quelle delle élite che hai sempre “lisciato” e con cui ti sei unito anche in matrimonio (la moglie ufficiale di cognome faceva De Benedetti!!).

NON SENTIREMO LA TUA MANCANZA! Ma prima di partire guardati questo video che può aiutarti a capire cosa vuol veramente fare una rivoluzione pacifica per il bene della collettività:


Ma tu lo sai benissimo, ma come viceré delle élites ti sei venduto in cambio della bella vita e della fama.

La UE non è un unione di popoli, è un’unione economico finanziaria finalizzata
(dopo il crollo del comunismo sovietico per combattere il quale fu concesso alle masse dell’Europa Occidentale un benessere diffuso)
ad una gigantesca RIVINCITA DELLE ELITES finanziarie per far tornare schiave le masse europee come nei secoli è sempre stato.

LA SINTESI VERA E’CHE L’EUROPA DALLA FINE DELL’IMPERO ROMANO (DI CUI LA GERMANIA NON FACEVA PARTE!)
E’ FATTA DA UNA MIRIADE DI STATI MEDI, PICCOLI O PICCOLISSIMI DIVERSISSINI E IRRIDUCIBILMENTE DIVERSI UNO DALL’ALTRO
CON POPOLI CHE NON HANNO LA MINIMA VOGLIA DI UNIFICARSI E TUTTI COLORO CHE HANNO CERCATO DI UNIFICARLI CON LA FORZA SONO SEMPRE FINITI MALE!

Stai sereno caro Scalfari “il tempo è galantuomo”.
 
Le tattiche possono divergere ma la strategia è la stessa: togli i soldi al giornale che ti critica.

O, se si preferisce: taglia i fondi ai giornalisti che non ti adulano.

Il Fondo per l’editoria – come lo vedono i grillini – doveva servire a questo: separare i buoni dai cattivi.

Ora ci sta un uomo del Partito Democratico e le cose non mutano molto perché i pozzi avvelenati da Vito Crimi da una parte
e la sconcertante propensione al compromesso in perdita da parte della sinistra dall’altra, non cambiano il problema.

Così i fondi per i giornali che non possono vendere in edicola perché l’editore non è abbastanza ricco e potente sullo scenario nazionale
– ma che garantiscono un sano pluralismo di idee e di critiche – sono diventati un finto problema di finanza pubblica
e un vero capro espiatorio a buon mercato da dare in pasto a un’opinione, sempre pubblica, addestrata ormai da anni all’antipolitica e al qualunquismo.

Oltre che assuefatta alla mancanza di una vera libertà di base liberale.

È la improvvisata ideologia forcaiola e paranoica della legalità imposta con la forzamanu militari – che ha sostituito la società e la politica.

Comandano le burocrazie dello Stato
. E i generali di questo esercito sono i magistrati in genere e i pm d’assalto in particolare.

I quali, se i giornali osano non lodarne le res gestae, li esibiscono al pubblico disprezzo.

Tramite altri giornali e giornalisti compiacenti che da buone mosche cocchiere sono anche gli stessi che cavalcano la battaglia del taglio dei fondi di cui sopra.

La nemesi – che colpisce anche i giornalisti considerati “buoni” – è nella crisi dell’Inpgi.

Senza i contributi dei giornalisti e dei giornali un tempo sovvenzionati, e oggi messi sul lastrico, l’istituto è a rischio commissariamento.

Gli aedi del giustizialismo sono come quei mariti che si evirano per fare dispetto alle rispettive mogli.

La differenza è che loro lo fanno per antipatia umana e ideologica.

E per fare dispetto ai concorrenti, fossero pure quelli in sedicesimo.
Per ergersi moralmente su tutti noi che abbiamo preso i fondi pubblici affossano anche se stessi.
 
Riportano gli organi di stampa che il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri,
dopo aver propiziato una colossale operazione contro la mafia calabrese, con numeri sbalorditivi
(arresto di circa 300 persone, 416 indagati, ordinanza di custodia cautelare di circa 13mila pagine, ben 5 milioni di fotocopie)
e pur dopo aver constatato che il giorno dopo tutti i siti e i giornali dedicavano ampio spazio all’operazione,
si è molto lamentato nel corso di una trasmissione televisiva di cui era ospite.

E si è lamentato perché il giorno successivo – vale a dire due giorni dopo l’avvenuta operazione –
i principali quotidiani italiani (Corriere della Sera e Repubblica) dedicavano alla vicenda
spazi solo nelle pagine interne e non nella prima pagina, come invece aveva mostrato Il Fatto Quotidiano.

Insomma, per Gratteri i grandi giornali avrebbero sostanzialmente boicottato questa notizia
e secondo lui bisognerebbe pure chiedersi perché ciò sia accaduto, da parte dei proprietari degli stessi.

Ora, a sollevare molte perplessità non è soltanto il fatto che Gratteri sembra quasi pretendere di dettare
ai quotidiani i criteri di impaginazione, spodestando direttori e redattori, ma soprattutto il fatto
che dietro quella domanda che egli suggerisce di porsi ai proprietari – vale a dire perché ciò sia accaduto –
si sottintende in modo insinuante una idea davvero inaccettabile.

Sembra cioè che Gratteri intenda sottintendere che le direzioni dei quotidiani abbiano appositamente – dolosamente –
quasi nascosto la notizia e non invece che l’abbiano fatto per aver giudicato – forse sbagliando, ma forse no –
che dopo 48 ore fosse opportuno dare la prevalenza ad altre notizie più “fresche” .

Questa tesi, non tanto obliquamente introdotta da Gratteri, va rigettata per almeno due buoni motivi.

Per un verso, Gratteri non può ignorare infatti che per la normale tempistica giornalistica
– soprattutto negli ultimi anni in cui il tempo pare aver preso una corsa rapidissima e inarrestabile –
48 ore costituiscono un lasso temporale ragguardevole e che perciò spesso il trascorrere di un tale periodo
consacra la necessaria preminenza – sui quotidiani – di altre notizie successive alle precedenti:
queste notizie nuove reclamano insomma la prima pagina.

Se Gratteri ignora queste regole non scritte del normale giornalismo, si informi adeguatamente.

Per altro verso, la tesi di Gratteri adombra una sorta di ambigua connivenza delle direzioni dei grandi quotidiani
con le forze che vorrebbero porre sotto silenzio la notizia della grande retata contro la mafia calabrese.

Questa conclusione che Gratteri non esplicita in modo chiaro, ma appunto lascia intendere,
invitando le proprietà a chiedersi la ragione per la quale i giornali abbiano relegato la notizia nelle pagine interne,
non solo è falsa, ma anche indebita: indebita in quanto falsa.

Falsa, perché non è affatto credibile che le direzioni dei più grandi quotidiani italiani – in tutte le loro componenti
costituite dal direttore, dai vicedirettori, dai caporedattori, dai redattori – siano di fatto fiancheggiatrici occulte della mafia calabrese
e risulta perfino offensivo perfino pensarlo, ben prima dal lasciarlo intendere.

Possiamo escludere in modo categorico che tutti costoro abbiano perciò in modo doloso cercato di sminuire
il senso complessivo della retata condotta da Gratteri, trattandosi invece di
una diversa e ponderata valutazione dell’ordine di priorità delle notizie da trattare e diffondere
.

Può darsi che abbiano errato in questa valutazione, ma nulla di più.
E se di errore si trattasse ben diverso avrebbe dovuto essere il tono usato da Gratteri nelle sue lamentazioni.

Proprio in quanto falsa, la conclusione cui giunge Gratteri è perciò anche del tutto indebita,
perché non assistita da quel minimo di giustificazione che deve accompagnare sempre le affermazioni pubbliche di chi
– come Gratteri – svolga una funzione così delicata e importante.

Per tutte queste ragioni, non sarebbe male che Gratteri – da persona sensibile e assennata quale è –
tornasse a riflettere sulle proprie conclusioni che – messe come lui le ha messe – prima di offendere gli altri, offendono lui stesso.
 
Non ci mancherà Lorenzo Fioramonti, come non ci mancherebbe il Governo se fatalmente dovesse cadere,
consentendo agli italiani di potersi finalmente scegliere da chi farsi guidare, visto che è dal 2008 che non succede.

Del resto le dimissioni del ministro sono la conferma della incapacità della maggioranza
a trovare una minima condivisione di indirizzo e di programma per il Paese
,
ecco perché ogni provvedimento è “salvo intese”, dunque privo di certezza e di futuro.

È il motivo per il quale ci chiediamo quale garanzia possa offrire all’Italia una maggioranza
che non è in grado di dare per sicure nemmeno le scelte del Consiglio dei ministri,
tanto è vero che dalla Finanziaria al “mille proroghe”, a tutto il resto, è solo una gran pezza a colori mal cucita.

Tanto mal cucita che a parte le solite tasse e manette classiche di una sinistra forcaiola e pauperista,
è tutto rimandato al dopo, compresa la salvaguardia Iva spacciata per successo.

Alla faccia del successo aver riempito di tasse nuove i cittadini, aumentato il debito e il deficit pubblico,
per ritrovarci punto e a capo nel 2020 con 21 miliardi di clausole da compensare.

Insomma, è la conferma che a dare fiducia a chi non la merita è un azzardo che l’Italia non può permettersi
e che solamente l’ipocrisia politica radical chic insiste a sostenere.

Quale fiducia potevano meritare i grillini dopo aver dimostrato l’esatto contrario, sia nell’esperienza coi leghisti
e peggio in quella delle amministrazioni, a partire dalla Capitale; una scommessa a perdere di sicuro,
per questo è stato uno sbaglio colpevole non tornare al voto.

Qui non si tratta di polemica spicciola, di pregiudizio, ma dell’opposto, di giudizio sui risultati conclamati,
di dati alla mano che avrebbero dovuto suggerire nuove elezioni, piuttosto che fiducia a chi non la meritava affatto.

Eppure anche qui torna in campo l’ipocrisia di una sinistra postcomunista, cattocomunista e radical chic
che, pur di evitare il responso delle urne, inventa salvatori della patria ed eleva al paradiso della scienza e della saggezza
gli sconosciuti che scendono in piazza contro il centrodestra.

Parliamo delle Sardine, che appena nate è bastato che frignassero di tutto contro Matteo Salvini per meritare,
oltre che attenzione, la più alta considerazione; insomma, a sinistra è sufficiente fare casino e urlare quattro sciocchezze
per diventare un fenomeno nuovo da seguire e ascoltare.

Ecco perché non sanno governare, un Paese si guida per e non contro, come sta facendo questa maggioranza
messa su per evitare il successo del centrodestra, ed ecco perché i provvedimenti del Conte bis sono l’opposto di quel che servirebbe all’Italia e agli italiani.

Chiuderemo l’anno bellissimo con un Pil vicino allo zero, con 300mila posti sull’orlo del precipizio,
con aziende in crisi ovunque, con una prospettiva per il 2020 a dir poco tempestosa, con gli investitori in fuga,
con il timore e l’insicurezza nel Paese e con un Governo che procede… “salvo intese”.

Che bel regalo dai grillini, da Renzi, dal Pd e dalla Boldrini.

Insomma, siamo allo sbando, da una parte la magistratura che interviene sempre di più al posto della politica,
dall’altra le Sardine raccattate per strada contro il centrodestra, un’Europa franco-tedesca ancora più padrona
e il segnale negativo di una economia che non perdona.

Di fronte a questo “paradiso”, i salvatori nel 2020 ci torchieranno attraverso persecuzioni fiscali,
impoveriranno di reddito erogato ai brigatisti, ai camorristi e agli imbroglioni, con quota 100 che non darà nuova occupazione,
con più spesa statale assistenziale e improduttiva.

Che brindisi per la maggioranza salvo intese, incapace di tutto tranne che tasse, manette e nuove spese.

Noi non brinderemo a loro, a questa assurda imposizione, ma all’auspicio che vadano via,
brinderemo al bene dell’Italia e della democrazia, alla voglia di votare e così sia.

Buon anno a tutti.
 
La vicenda delle dimissioni del ministro dell’Istruzione ed Università Fioramonti sono state
la ciliegina sulla torta di un governo che ormai sta superando i muri del ridicolo.

IL ministro si dimette perchè non sarebbero state assicurate sufficienti al suo ministero,
ma da un lato lui ha sprecato risorse per inseguire la moda gender, finanziandone i corsi,
dall’altro il suo europeismo estremo dovrebbe apprezzare l’austerità imposta dai vincoli di bilancio.

Come sottolinea bene Matteo Brandi in questo suo video Fioramonti è membro dei più prestigiosi think tank globalisti ed europeisti,
per cui dovrebbe essere contento della costrizione in cui ha dovuto operare per soggiacere alle normative europee:

Naturalmente un governo come quello Conte non poteva fare qualcosa di meglio, ma solo di peggio,
e, per essere sicuro di raggiungere il proprio risultato ha deciso di raddoppiare gli sforzi, dividendo il ministero in due , con due ministri, uno peggio dell’altro.

Il loro curriculum è, oggettivamente, impressionante!

Lucia Azzolina, nuovo Ministro dell’Istruzione (fino alle superiori) nel suo esame da dirigente scolastico
ha preso 0 su 6 in informatica (Zero… ) e 5 su 12 in Inglese , e non parliamo di un esame IELTS.
Siamo un po’ incuriositi su come si possa prendere zero in informatica: all’indicazione “Accenda l’elaboratore” lo ha cosparso di benzina ed incendiato?
Certo che per un governo che, a parole, vuole rilanciarsi con la digitalizzazione è una caratteristica peculiare. Il suo unico pregio è di essere stata pro migranti.

Gaetano Manfredi è sotto processo per essere stato parte della commissione di collaudo delle palazzine post terremoto de L’Aquila,
quelle di Berlusconi soggette a deperimento molto rapido. La cosa divertente è che probabilmente se la caverà grazie alla prescrizione,
quella stessa che i Pentastellati che lo hanno scelto vorrebbero eliminare. Una bella contraddizione.
Presiede la Conferenza dei Rettori (CRUI) il che lo rende la quintessenza del baronato universitario italiano.
Esattamente il contrario di quanto necessario per riformare l’università italiana.
Per completare l’opera è stato Consigliere alla PA sotto Prodi, e visto il risultato di quel governo abbiamo così il sigillo di qualità

Insomma due ministri, con due costosi staff, al posto di uno dimessosi per la scarsità di fondi.

Per riuscire a far peggio di Fioramonti bisogna essere in due e le premessi ci sono tutte.
 
Il governo giallorosso ha messo nel mirino gli evasori fiscali, anche se la possibilità che le nuove regole siano un buco nell'acqua è altissimo.

Già, perché trasformare l'Italia in una sorta di regime di polizia fiscale non aiuta nessuno e non risolve alcun problema.

I dati parlano chiaro: al momento i detenuti per reati fiscali sono 217 e circa 60 sono in attesa di giudizio.

Il carcere preventivo ancora prima di stabilire la colpevolezza del contribuente – ovvero una delle misure previste –
contribuirà ad alimentare questi numeri senza sradicare la piaga dell'evasione.

Con un piccolo particolare: le persone fermate nel 50% dei casi sono innocenti.

Il rischio di finire in carcere (anche se innocenti)
Ma cosa cambia veramente da gennaio?

Intanto sono stati innalzati il minimo della pena (da un anno a sei mesi a due anni) e il massimo (da quattro a cinque anni)
così da poter far scattare il citato carcere preventivo.

Dunque, gli imputati per reati tributari potranno essere sbattuti in carcere fin da subito, in barba alla presunta innocenza e in nome di una rara ferocia inquisitoria.

In altre parole, quando il fisco si ritroverà di fronte a un caso di omessa dichiarazione o del sostituto d'imposta, invierà subito una segnalazione alla Procura.

Quest'ultima valuterà il caso e chiederà al giudice per le indagini preliminari di ordinare l'arresto del contribuente segnalato.
In un secondo momento le banche chiederanno alla persona finita nell'occhio del ciclone l'immediato ritiro dei finanziamenti e vedrà rovinarsi la sua reputazione.

Pazienza se dopo qualche anno la stessa persona uscirà pulita dall'intera procedura, perché a quel punto il danno sarà enorme.

La soglia di punibilità passerà a 50mila euro di imposta evasa.

In mezzo a tutto questo, inoltre, la prescrizione è stata sostanzialmente abolita.

E chi presenta una dichiarazione infedele?
Non finirà in carcere perché la pena prevista per un reato del genere non raggiunge i cinque anni.
Ma dovrà fare i conti con altre misure cautelari: dal divieto di espatrio all'obbligo (o divieto) di dimora fino ai possibili arresti domiciliari.
 

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