A mio parere le trattative tra Fca e Peugeot per creare un nuovo gigante dell’auto, che si posizionerebbe al quarto posto tra i big del settore, hanno alcuni punti a favore e altri a sfavore. Vediamoli.
L’operazione, secopndo quanto è possibile analizzare, sarebbe positiva per:
-le sinergie di costo ottenibili: gli analisti di Equita, ad esempio, stimano oggi in un report risparmi lordi di circa 3,5-5,5 miliardi, pari cioè a circa il 2-3%% delle vendite combinate. Per fare un confronto nel deal, saltato, con Renault erano 5 i miliardi dichiarati.
-esiste poi una complementarietà geografica: FCA forte in nord America e Peugeot più forte in Asia e nel resto del mondo.
-track record positivo di Tavares nell`integrare Opel.
In ogni caso il deal con Renault, poi saltato, era più positivo per:
-dimensioni: i volumi 2018 combinati di 8.7 milioni (n.4 al mondo) sono lontani dai 15 raggiungibili con Renault-Nissan-Mitsubishi
-concentrazione in zona Emea (acronimo di Europe, Middle East, and Africa): post fusione con PSA 43% vs Renault 35%. Ciò significa che potrebbero esserci tagli.
-esposizione all`elettrico: PSA è più avanti di FCA, ma Renault-Nissan è leader (nel 2018 volumi oltre le 10 volte più grandi di PSA).
Ci sono poi alcuni nodi politici all’operazione:
-governo francese (azionista di PSA col 12.2%), indicato da Exor quale responsabile del fallimento del tentato merger con Renault (di cui è azionista col 15%);
-Trump che 2 estati fa si era opposto all`ipotesi che un cinese potesse rilevare il marchio Jeep. Ora i cinesi di DongFeng detengono il 12% di PSA ante fusione e ad agosto circolavano rumour di uscita
-governo italiano; il precedente Lega-5 Stelle non era risultato ostile all`ipotesi Renault. Probabile ci possa comunque essere una reazione negativa dei sindacati ai possibili tagli.
Gli aspetti finanziari. Una fusione alla pari porterebbe Exor+Peugeot+stato francese al 26% (i cinesi di Dongfend più o meno 6%); il concambio sulla media dei 6 mesi è di 1,75 volte.
Il Sole 24 ore/Festa