il Fatto Quotidiano 24/07/19
L' inchiesta. Nairobi - Per la costruzione di 3 dighe (mai avvenuta) costi lievitati di 200 milioni di dollari. Coinvolto, secondo le accuse, anche il gruppo di Ravenna
Lo scandalo della coop Cmc Il Kenya: "Arrestare l' Ad" - di Massimo A. Alberizzi e Michael Backbone
Il 14 luglio 2015 l' allora presidente del Consiglio Renzi arrivò tardi, alla residenza dell' ambasciatore italiano a Nairobi. Ad aspettarlo, una nutrita delegazione di connazionali, tra cui Claudio Descalzi, presidente Eni, Francesco Venturini, ad di Enel Green Power, e Francesco Macri, ad di CMC .
Quella sera, Renzi annunciò la firma di un contratto di circa 300 milioni di euro tra la Cmc di Ravenna e il governo del Kenya per la costruzione di tre dighe: a Itare, Kimwarer e Arror. Tre impianti che avrebbero dovuto migliorare la distribuzione di risorse idriche di una regione che ospita il 40% della popolazione keniota.
Dopo quattro anni, e lunghe indagini, sono stati arrestati il ministro delle Finanze keniota Henri Rotich e il suo braccio destro Kamau Thugge, con l' accusa di tentata frode e abuso d' ufficio. Emesso anche un mandato di arresto per corruzione - secondo i media locali e Reuters - per il nuovo ad di Cmc Paolo Porcelli, al tempo direttore costruzioni Estero e direttore per l' Africa australe per il colosso delle cooperative. Nonché per i responsabili italiano e keniota della joint venture Itinera, siglata da Cmc con il gruppo Gavio. La Cmc in una nota precisa di "non essere stata informata né di aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dalle autorità keniane sulle decisioni assunte e riportate dalla stampa". E aggiunge: "Cmc è certa della correttezza dell' operato dell' azienda e dei suoi rappresentati".
Secondo le accuse, il progetto delle dighe, sostenuto dal vice presidente William Ruto, avrebbe visto sostanziosi movimenti di fondi dal Kenya verso l' Italia, per il versamento della garanzia di Stato sottoscritta tramite la Sace, la quale poi, tramite Banca Intesa e Bnp Paribas Fortis, avrebbe fatto transitare verso il Kenya i fondi necessari per l' inizio dei lavori. Ma finora nemmeno un piccone ha scalfito il terreno. Mentre l' ammontare della commessa - all' origine di 304 milioni di euro - è lievitata sino a circa 600 milioni.
Parte dei fondi - secondo i media locali - pare sarebbe servita in parte per l' acquisto di circa 50 veicoli, in maggioranza Suv d' alta gamma, e di generi alimentari, dal vino agli alcolici. Circa 20 milioni di euro sarebbero quindi rimasti nelle tasche di numerosi esponenti politici kenioti e, secondo la pubblica accusa rappresentata da Noordin Haji, anche nelle mani di italiani rappresentanti la Cmc in Kenya, Sudafrica e altrove.
Dal momento in cui i fondi erano stati approvati nel 2015 verso Sace, Cmc ha stanziato parte dei fondi necessari secondo il piano di finanziamento (e di fatturazione) stabilito: fondi che sarebbero solo "transitati" dal Kenya verso un percorso tracciato dalle autorità italiane e inglesi verso il Regno Unito, e poi di nuovo in Italia. Si parla di circa 200 milioni di euro che avrebbero preso questo tortuoso e inspiegabile cammino.
La costellazione di imprese affiliate a Cmc che hanno avuto un ruolo nell' esecuzione del contratto è anche interessante: Cmc South Africa Ltd. risponde alla gara d' appalto, il consorzio Cmc-Itinera firma il contratto, Cmc Itinera JV Kenya Branch emette le fatture, e Cmc Ravanna incassa gli anticipi versati dal Tesoro kenyota.
In parallelo, in Italia, nel 2018 Cmc avviava in Italia la procedura di concordato preventivo. I torbidi movimenti finanziari venuti alla luce dall' inchiesta potrebbero lasciar presagire lo spettro di una bancarotta fraudolenta, laddove mediatori inglesi e altri presenti sul territorio africano, operanti per conto della Cmc, potrebbero aver "unto" molti ingranaggi dell' amministrazione keniota per trarre un vantaggio personale, senza muovere un solo camion di terra. Il capo della polizia keniota George Kinoti, intanto, ha affermato che i pubblici ministeri hanno chiesto aiuto alle autorità britanniche e italiane. Proprio a margine dell' incontro che si è svolto a Roma il 12 luglio scorso - il vertice tra autorità italiane e keniote sul rapimento della giovane Silvia Romano - si sarebbe discusso dell' inchiesta per corruzione a Nairobi.