Indici Italia Corto di medio periodo........

e adesso come faremo senza tortellini?


[FONT=arial,elvetica]Tortellini Fini a rischio crac [/FONT]


[FONT=arial,helvetica](ANSA) - MILANO, 7 OTT - Tortellini Fini a rischio fallimento a quasi cento anni dalla fondazione (1912). E' iniziata una corsa contro il tempo per trovare un accordo con la Banca Popolare dell'Emilia Romagna (Milano: BPE.MI - notizie) ,principale creditrice per oltre 40 mln, volto a mettere a punto un piano di salvataggio. L'obiettivo sarebbe di trovare la quadra con la Bper entro fine ottobre e cercare di varare un progetto industriale che comprenda anche un nuovo stabilimento a Modena.

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Peracchi Vs Prechter : i mercati si salveranno o sarà la fine del mondo?

Nella giornata di ieri è stato diffuso da diverse testate online un articolo in cui sono state presentate le previsioni di Robert Prechter, il quale si aspetta un forte declino dei mercati azionari. L'elliottiano più famoso al mondo si attende che l'indice americano S&P500 possa scendere al di sotto dei minimi già toccati a marzo scorso.

Abbiamo sentito telefonicamente l'analista tecnico Valerio Peracchi, che sappiamo essere notoriamente un grande studioso della teoria di Elliott, per conoscere il suo pensiero in merito.
Vi riportiamo integralmente il testo della nostra interessante chiacchierata.

Ricordiamo che Valerio Peracchi, oltre a essere autore del libro "L'Analisi Tecnica", incentrato appunto sulla Elliott Wave Theory, è titolare del sito personale. e co-fondatore di Fibonacci&Elliott I.C..


Cosa pensa del pensiero espresso da Robert Precther sulle prospettive del mercato azionario e in particolare di quello americano? Dobbiamo davvero prepararci ad una nuova ecatombe o si tratta di una previsione in qualche modo troppo pessimistica?


Ieri già molti amici mi avevano chiamato per chiedermi lumi e pareri sulle dichiarazioni di Robert Prechter Jr., autore del famoso (nonché illuminante) testo Elliott Wave Principle.
È stata una giornata un po' di fuoco, lo devo ammettere e sono rimasto al telefono fino a molto tardi, nel tentativo di tranquillizzarne alcuni.

A questo punto – se ci si mette anche Lei (e lo affermo molto simpaticamente) – devo intervenire, sebbene avessi scelto una certa riservatezza, come via per affrontare meglio questo mercato, “lontano” da corvi che predicano distruzione, povertà e morte ovunque.
Può anche darsi che “quelle” verranno, ma non adesso e, se uno sbaglia il timing in questi mercati, rischia di scontrarsi contro un TIR, al pari di quando si cercavano disperatamente i minimi nella fase ribassista.

Robert Prechter è soltanto un discepolo (anche un poco maldestro) della Elliott Wave Theory, non vi ha aggiunto nulla di concreto e costruttivo, se non una buona dose di “pepe commerciale” che per il vero fa comodo anche a noi italiani – cultori della stessa teoria – e magari “inascoltati” solamente perché non abbiamo sangue a stelle e strisce nelle vene.
Tuttavia il mio intervento di oggi – da Lei “solleticato” (ho proprio detto solleticato e non sollecitato!) – è ora reputato necessario dallo stesso sottoscritto.

La motivazione?

Il dr. Robert Prechter Jr., il più “gettonato” elliottiano degli USA e non solo, è di nuovo uscito allo scoperto proprio ieri.
Traduco velocemente dall'inglese, per chi non avesse ancora avuto il piacere di leggere una delle non rare perle del nostro:

«La borsa americana potrebbe soffrire un “pesantissimo declino”, dopo la salita ai massimi livelli dell'anno, di due settimane fa.
Lo S&P500 probabilmente scenderà “consistentemente sotto” i 676,53 punti, minimo degli ultimi dodici mesi, raggiunto il 9 di marzo.
L'indice da lì era poi salito della bellezza di un 58% nei seguenti sette mesi, scontando il fatto che la recessione fosse finita.
Le azioni ora sono decisamente sopravalutate e perciò il mercato subirà una discesa di ben oltre un 34% dall'ultima chiusura di settimana (ndr 1.025,21).
Il mercato ha registrato un massimo a settembre e ora è destinato a rientrare in pieno bear market.»

Ebbene, al momento, se uno utilizza davvero la Teoria di Elliott, e non le tazzine di caffè dei bar, non c'è alcuna evidenza grafica di quanto sta affermando il dr. Prechter.

Questi sono soltanto “sogni schizoidi” di una persona che dimostra interessi sottesi, diversi comunque dall'analisi tecnica pura e semplice, a meno che non giri i grafici o addirittura il computer al contrario (funzione “Capovolgi Verticale”!).

Anzi, Le dirò di più, come già le avevo anticipato in una intervista di un mesetto fa: le evidenze grafiche sull'indice S&P500 mostrano una chiara dinamica rialzista che potrebbe subire interruzioni solo al di sotto della fascia 1.016/1.036 punti.

Per gli esperti di Elliott, siamo (per essere ancora conservativi) almeno in una struttura di onde di grado Intermediate A-B-C di cui stiamo vivendo la prima (A) che dovrebbe condurre (per gli interessati al “sodo”) almeno a circa 1.230/1.260 punti di S&P500, entro gennaio/febbraio (potrei presumere).
Qui – e solo qui – subentrerà un meccanismo correttivo più complesso, alla soglia del ribasso/movimento lateral-discendente, che sarà etichettabile come Onda (B) e che potrebbe durare anche parecchi mesi (fin verso agosto/settembre 2010?).

A quel punto, dipendendo anche dal come e per quanto tempo si svilupperà questa Onda (B) semi-correttiva, inizierà la terminale Onda (C) che potrebbe portare nei pressi dei massimi del 2007 a 1.560 punti o addirittura sopra gli stessi, entro maggio del 2011 (1.750 circa?).

Attenzione però.
Per il momento, con dati altrettanto oggettivi alla mano, non si può ancora affermare che la correzione in atto dal 2000 sarebbe così finita!

Il problema vero (distruzione, povertà e morte di cui sopra) si avrà con più probabilità proprio se andassimo a fare segnare i nuovi massimi di sempre.
Lì potrebbe essere pericoloso e innescarsi un meccanismo inverso e se davvero la correzione non fosse finita…

Beh, non Le dico ovviamente tutto.
Strada da fare ce n'è molta; abbiamo un anno e mezzo davanti.
Possono succedere tanti di quegli accadimenti che né il sottoscritto, né lei, né mr. Hannibal, ne sia informato.
Tuttavia Elliott oggi “parla” così… quasi al pari di Zarathustra!

Chi vuole vedere diversamente o lo fa per “ideali” (rispettabilissimi, d'altro canto) o per converso per suoi tornaconti economici e “commerciali”.
Poi certo, nell'arrivare fin dove le ho detto, saranno mille i dubbi che mi/ci attanaglieranno giacché sempre cercheranno di farci vedere le cose diversamente.
E non importa neppure se ora il mercato sia “drogato”, se salga su dati palesemente taroccati, su reporting season altrettanto manipolate e se il sistema poggi ancora o meno su Goldman Sachs (piuttosto che sulle ceneri di Lehman) o altro. Nulla conta alla fine, ma solo il risultato.
È spietato, quasi avvilente dirlo, ma è così…

… Se poi dovesse avere ragione Prechter (ne dubito fortemente), da queste stesse pagine non farò fatica alcuna ad ammetterlo; anzi quando e se vi capiterà di leggere:
«Ho sbagliato! Ho bevuto un caffè di troppo io!»
sarà il segno che qualcosa, da quanto stiamo vivendo adesso, è profondamente cambiato...

And take it easy.

Davvero un mostro stò tipo.....:D:D:D:D:D:D:D

Intervista a Valerio Peracchi: perchè il mercato Usa non crollerà

Boris Secciani - 04/01/2008 11.22.00
pagina 1
Nel suo libro, L'Analisi Tecnica, edito da Hoepli, una casa di altissimo prestigio, tra i tanti argomenti trattati, non ha avuto timori di schierarsi, anche in modo abbastanza dichiarato, contro Robert Prechter, l'analista tecnico statunitense che da anni è il "profeta" del "più grosso bear market della storia". Che cosa davvero l'ha convinta a farlo? L'editore non le ha palesato dubbi?
Posso rispondere dalla fine? È una mia caratteristica, non me ne voglia!
Con la casa editrice si è subito instaurato un rapporto di reciproca fiducia che ha permesso, infine, di realizzare un'opera che abbiamo reputato sufficientemente completa e variegata, fortemente critica, ma al contempo fortemente costruttiva e innovativa: è forse il primo libro di analisi tecnica dove non compaiono solo grafici passati, ma anche futuri che, col passare del tempo - è ovvio - diverranno presente e poi passato. Venendo in particolare ai contenuti, prima di tutto mi piace essere sincero, schietto e, finché posso, indipendente nel mio modo di comunicare e spero che miei i lettori, compresi ovviamente i suoi, apprezzeranno questo fatto!
Prechter è un analista che ammiro moltissimo, per la preparazione e la competenza tecnica. Forse senza di lui e le sue opere editoriali, io stesso non avrei mai potuto apprendere tante cose. Al tempo stesso credo fermamente e sostengo che la qualità prima che deve contraddistinguer un "buon analista tecnico del mercato" non sia quella di "non fallire mai", ma piuttosto quella di sapere tornare sui propri passi e avere l'umiltà di ammettere:
"Ho sbagliato, signori, ricominciamo daccapo!".
Lo stesso Michael Schumacher, per giocare un po'in casa sua, ci ha dimostrato che, osando talvolta, si può sbagliare una curva e andare un po' "lunghi" (mi perdoni l'allusione); resta e resterà però un indiscusso campione. Occorre davvero avere la stessa capacità di un pilota, nel cercare e volere risalire subito sulla propria vettura, anche incidentata!
Prechter sono anni che è "fossilizzato" sull'idea del bear market e ormai sta continuando a guidare un'obsoleta Lotus, John Player Special! Nel 1995, col Dow Jones a circa 5200 punti (poi raddoppiò e anche di più), affermò che dentro di lui era maturata la convinzione che entro pochi anni avremmo rivisto un indice Dow "triple digit", il che, tradotto, voleva semplicemente dire sotto i 1000 punti!Ad agosto scorso, appena la sentinella ha abbassato lo sguardo nella sua garitta, è tornato a "sparare a ventaglio" e non ha tardato a paragonare questa crisi addirittura a quella del 1929 e degli anni seguenti. Ritengo invece che la gente vada correttamente informata e non "traviata" in questo modo, ingenerando così anche paure che possono andare oltre il legittimo dubbio e la più che lecita preoccupazione. Ormai, dietro a Prechter, si muove una macchina di marketing e quant'altro: insomma, si sta deviando da quella che dovrebbe rimanere la pura e semplice Analisi Tecnica.
Poi, certo il mercato, prima o poi, ripeterà qualcosa di simile al 1987 o al 2000/02, ma se io lo affermo per quindici anni ho altissime probabilità di azzeccarci...In definitiva, è stato per cercare chiarezza, soprattutto "onestà mentale"... ma io, ovviamente, la mia "diatriba" con Prechter l'avevo aperta ben prima che si avesse notizia - e pongo l'accento sul "si avesse notizia" - della crisi sub-prime, poiché il libro era pronto a maggio e sarebbe dovuto uscire proprio dopo l'ITF di Rimini, ricorda?... Poi le immagini utilizzate e le didascalie a corredo hanno dato problemi di impaginazione e così si è slittati dopo le ferie, ma questa è un'altra storia...

In ogni caso, quest'anno il mercato azionario americano è stato caratterizzato da una relativa volatilità; pensa che questa situazione proseguirà?
La "ricomparsa volatilità" è la condizione normale nella quale devono muoversi i mercati azionari o, per meglio dire, nella quale solitamente si muovono. Gli investitori dovranno riabituarsi a movimenti di quest'entità, anche se ai più "giovani" di mercato la cosa potrebbe procurare un certo malessere psicologico. Sino a poco tempo fa, la volatilità delle borse era quella tipica di un mercato obbligazionario. Non poteva durare in eterno.
Un consiglio che in passato ho dato molte volte soprattutto a me stesso è quello di non cercare di seguire e soprattutto di "capire" il mercato per tutta la giornata. Un'osservazione talvolta più "distaccata" può rendere molto più lucidi nel momento decisionale. È stata, infatti e proprio, l'indecisione, fino a una esagerata schizofrenia intra-day, a caratterizzare molte sedute. Questa non si dovrebbe più chiamare volatilità. In parte però, la stessa è attribuibile anche ai media che stanno infondendo paure, forse eccessive, nella psiche degli investitori. E qui vale quanto detto sopra! Oggi, non siamo ancora in un mercato bearish, parlando di S&P 500 o di DAX, questo deve essere chiaro. Un mercato davvero bearish scende del 2/3% anche per cinque/sei sedute di fila, rimbalza di un nulla e poi riprende a scendere e difficilmente ti lascia la possibilità di uscire indenne...
Al contrario, in più di vent'anni, non ho mai assistito a un mercato che termina il quinto anno positivo (S&P 500 e Dow), in una situazione di tanto scetticismo, e dico "scetticismo", conscio di usare un eufemismo. Tornando alla pura e semplice volatilità, penso proprio che dovremo riabituarci a un mercato più volatile, dopo anni in cui si era vissuto in un limbo "ovattato e artefatto" di assenza di volatilità. Questa forse sarà maggiormente presente proprio in inizio d'anno, per poi riabbassarsi un poco, ma non raggiungerà ancora i picchi del passato, recente e più lontano. Basti pensare che l'anno conclusosi ha prodotto, in fondo, "solo" 65 sedute con una variazione (non importa qui di che segno) superiore allo 1%; ovviamente buona parte si sono manifestate nella seconda parte dell'anno.
Bisogna comunque riflettere sul fatto che nel 2000 furono 102, 105 nel 2001 e addirittura 125 nel 2002; nell'anno della svolta, il 2003, furono pur sempre 82. Come si può osservare, dunque, la tendenza è inesorabile: la volatilità intorno a questi livelli, se non di più, rimarrà lo scenario nel quale muoveranno i mercati nel 2008, a meno di una ripresa del trend rialzista e con le modalità precedenti, due condizioni che, insieme, difficilmente si realizzeranno.
 
Peracchi, come Prechter, è totalmente inaffidabile, non dico che la teoria elliottiana non sia valida, probabilmente costoro ne fanno un uso distorto e si lanciano in previsioni a lungo termine che non sono assumibili sulla base delle strutture dei prezzi già in essere. Forse dovrebbero comprimere i loro orizzonti temporali, ne varrebbe della loro credibilità.
 
Davvero un mostro stò tipo.....:D:D:D:D:D:D:D

Intervista a Valerio Peracchi: perchè il mercato Usa non crollerà

Boris Secciani - 04/01/2008 11.22.00
pagina 1
Nel suo libro, L'Analisi Tecnica, edito da Hoepli, una casa di altissimo prestigio, tra i tanti argomenti trattati, non ha avuto timori di schierarsi, anche in modo abbastanza dichiarato, contro Robert Prechter, l'analista tecnico statunitense che da anni è il "profeta" del "più grosso bear market della storia". Che cosa davvero l'ha convinta a farlo? L'editore non le ha palesato dubbi?
Posso rispondere dalla fine? È una mia caratteristica, non me ne voglia!
Con la casa editrice si è subito instaurato un rapporto di reciproca fiducia che ha permesso, infine, di realizzare un'opera che abbiamo reputato sufficientemente completa e variegata, fortemente critica, ma al contempo fortemente costruttiva e innovativa: è forse il primo libro di analisi tecnica dove non compaiono solo grafici passati, ma anche futuri che, col passare del tempo - è ovvio - diverranno presente e poi passato. Venendo in particolare ai contenuti, prima di tutto mi piace essere sincero, schietto e, finché posso, indipendente nel mio modo di comunicare e spero che miei i lettori, compresi ovviamente i suoi, apprezzeranno questo fatto!
Prechter è un analista che ammiro moltissimo, per la preparazione e la competenza tecnica. Forse senza di lui e le sue opere editoriali, io stesso non avrei mai potuto apprendere tante cose. Al tempo stesso credo fermamente e sostengo che la qualità prima che deve contraddistinguer un "buon analista tecnico del mercato" non sia quella di "non fallire mai", ma piuttosto quella di sapere tornare sui propri passi e avere l'umiltà di ammettere:
"Ho sbagliato, signori, ricominciamo daccapo!".
Lo stesso Michael Schumacher, per giocare un po'in casa sua, ci ha dimostrato che, osando talvolta, si può sbagliare una curva e andare un po' "lunghi" (mi perdoni l'allusione); resta e resterà però un indiscusso campione. Occorre davvero avere la stessa capacità di un pilota, nel cercare e volere risalire subito sulla propria vettura, anche incidentata!
Prechter sono anni che è "fossilizzato" sull'idea del bear market e ormai sta continuando a guidare un'obsoleta Lotus, John Player Special! Nel 1995, col Dow Jones a circa 5200 punti (poi raddoppiò e anche di più), affermò che dentro di lui era maturata la convinzione che entro pochi anni avremmo rivisto un indice Dow "triple digit", il che, tradotto, voleva semplicemente dire sotto i 1000 punti!Ad agosto scorso, appena la sentinella ha abbassato lo sguardo nella sua garitta, è tornato a "sparare a ventaglio" e non ha tardato a paragonare questa crisi addirittura a quella del 1929 e degli anni seguenti. Ritengo invece che la gente vada correttamente informata e non "traviata" in questo modo, ingenerando così anche paure che possono andare oltre il legittimo dubbio e la più che lecita preoccupazione. Ormai, dietro a Prechter, si muove una macchina di marketing e quant'altro: insomma, si sta deviando da quella che dovrebbe rimanere la pura e semplice Analisi Tecnica.
Poi, certo il mercato, prima o poi, ripeterà qualcosa di simile al 1987 o al 2000/02, ma se io lo affermo per quindici anni ho altissime probabilità di azzeccarci...In definitiva, è stato per cercare chiarezza, soprattutto "onestà mentale"... ma io, ovviamente, la mia "diatriba" con Prechter l'avevo aperta ben prima che si avesse notizia - e pongo l'accento sul "si avesse notizia" - della crisi sub-prime, poiché il libro era pronto a maggio e sarebbe dovuto uscire proprio dopo l'ITF di Rimini, ricorda?... Poi le immagini utilizzate e le didascalie a corredo hanno dato problemi di impaginazione e così si è slittati dopo le ferie, ma questa è un'altra storia...

In ogni caso, quest'anno il mercato azionario americano è stato caratterizzato da una relativa volatilità; pensa che questa situazione proseguirà?
La "ricomparsa volatilità" è la condizione normale nella quale devono muoversi i mercati azionari o, per meglio dire, nella quale solitamente si muovono. Gli investitori dovranno riabituarsi a movimenti di quest'entità, anche se ai più "giovani" di mercato la cosa potrebbe procurare un certo malessere psicologico. Sino a poco tempo fa, la volatilità delle borse era quella tipica di un mercato obbligazionario. Non poteva durare in eterno.
Un consiglio che in passato ho dato molte volte soprattutto a me stesso è quello di non cercare di seguire e soprattutto di "capire" il mercato per tutta la giornata. Un'osservazione talvolta più "distaccata" può rendere molto più lucidi nel momento decisionale. È stata, infatti e proprio, l'indecisione, fino a una esagerata schizofrenia intra-day, a caratterizzare molte sedute. Questa non si dovrebbe più chiamare volatilità. In parte però, la stessa è attribuibile anche ai media che stanno infondendo paure, forse eccessive, nella psiche degli investitori. E qui vale quanto detto sopra! Oggi, non siamo ancora in un mercato bearish, parlando di S&P 500 o di DAX, questo deve essere chiaro. Un mercato davvero bearish scende del 2/3% anche per cinque/sei sedute di fila, rimbalza di un nulla e poi riprende a scendere e difficilmente ti lascia la possibilità di uscire indenne...
Al contrario, in più di vent'anni, non ho mai assistito a un mercato che termina il quinto anno positivo (S&P 500 e Dow), in una situazione di tanto scetticismo, e dico "scetticismo", conscio di usare un eufemismo. Tornando alla pura e semplice volatilità, penso proprio che dovremo riabituarci a un mercato più volatile, dopo anni in cui si era vissuto in un limbo "ovattato e artefatto" di assenza di volatilità. Questa forse sarà maggiormente presente proprio in inizio d'anno, per poi riabbassarsi un poco, ma non raggiungerà ancora i picchi del passato, recente e più lontano. Basti pensare che l'anno conclusosi ha prodotto, in fondo, "solo" 65 sedute con una variazione (non importa qui di che segno) superiore allo 1%; ovviamente buona parte si sono manifestate nella seconda parte dell'anno.
Bisogna comunque riflettere sul fatto che nel 2000 furono 102, 105 nel 2001 e addirittura 125 nel 2002; nell'anno della svolta, il 2003, furono pur sempre 82. Come si può osservare, dunque, la tendenza è inesorabile: la volatilità intorno a questi livelli, se non di più, rimarrà lo scenario nel quale muoveranno i mercati nel 2008, a meno di una ripresa del trend rialzista e con le modalità precedenti, due condizioni che, insieme, difficilmente si realizzeranno.








Cosa ci dobbiamo aspettare allora in termini di possibili massimi e minimi e prospettive di crescita per il 2008?

Teoricamente e tecnicamente parlando, vi sarebbero ancora spazi di crescita, sebbene l'ultima parte di correzione "non ci sia stata molto bene", nel senso che dopo il minimo di fine novembre, poco sopra i 1400 punti di indice, il mercato sarebbe dovuto rimbalzare almeno con un po' di convinzione in più, stante la tenuta dei minimi di agosto. Ora lo spartiacque è proprio quello: tra 1400/410 punti di Standard&Poor's500. Finché l'indice tiene quel livello possiamo davvero affermare "molto rumore per nulla", e allora ci saranno spazi per andare sopra 1520, prima, e 1560, poi, ma con un'ascesa più rapida e nervosa questa volta.
Un ragionevole obiettivo di crescita si situa circa a 1640 punti, dove transitano alcune proiezioni puntuali intermedie di Fibonacci. Vi sono poi altri target un poco più ambiziosi... ma un passo per volta: per converso, se quota 1400 non dovesse reggere, l'obiettivo sarà intorno ai 1320 punti. Oggi, in ogni caso, nella valutazione globale del sentiment, quest'ultima mi sembra ancora l'ipotesi meno credibile. Non posso scartarla a priori, ma mi stupirebbe molto, anche perché, negli USA, il negativo andamento del settore dei Financials (circa -20% nel 2007) è stato ampiamente controbilanciato per adesso dalle brillanti performance dei comparti della tecnologia, degli energetici e, per esempio, in questo momento, del settore agro-alimentare, con titoli interessantissimi. E i Materials? Nell'ultimo periodo un po' incerti, però terrei molto "sotto tiro" Freeport McMoRan (FCX), un mining puro che può essere un po' la cartina di tornasole "macroeconomica".

la migliore mai letta...:D:D:D:D:D


Cosa voglio dire con tutto ciò? Finché ci sarà questo supporto al listino, fornito dai "temi che vanno!" il collasso difficilmente potrà manifestarsi, anzi... E poi, mi lasci dire... ormai se n'è parlato troppo. Un crollo annunciato lei lo ricorda? Io, personalmente, no.:D:D:D:D:D:D:D:D:D

C'è chi sostiene che in realtà con i massimi degli scorsi mesi sull'S&P 500 abbiamo compiuto un doppio massimo e che in realtà in questi anni abbiamo vissuto un ritracciamento di un bear market secolare iniziato nel 2000, vede possibile un simile scenario?
Un doppio massimo così... storico... a livello di singolo indice è assai difficile da realizzarsi, anche perché presupporrebbe la violazione dei minimi del 2002 a 765 punti di S&P 500, altrimenti non potrà mai essere un doppio massimo completato, secondo i canoni più puri dell'analisi tecnica. Inoltre, se paragonassimo questa correzione a quella avvenuta negli anni '70, troveremo moltissime analogie, davvero moltissime. All'epoca anche il Dow Jones sembrò volere formare addirittura un "triplo massimo", tra l'inizio del 1973 e il 1980/81... guarda caso proprio sette/otto anni... 2000/2007?
Poi scese di circa un 20% e infine dal 1982 cominciò soltanto a salire, passando da quota 1000 a 11700 del 2000 e a 14200, fatto segnare proprio a ottobre dunque già dopo la crisi. Se vogliamo discutere dell'atipicità di questo bull market, sono pienamente d'accordo, ma il discorso si fa troppo complesso. Per cercare di rendere le cose il più semplice possibile, posso dirle che Elliott distinse tre tipi di onde: le "progressive", le "regressive" e le "proregressive". In effetti, questo movimento, dal 2003 a oggi, tendo più a etichettarlo come un'onda "proregressive", piuttosto che una vera e propria "progressive", penso che almeno qualcosa si possa intuire.

Il Nasdaq è stato la nota più positiva dell'azionario americano nel 2007, come vede impostato il Composite per il 2008 ?
Attualmente l'indice è intorno ai 2600/700 punti, con una serie di minimi ravvicinati, per ora crescenti, quindi ottimamente orientati. Vi è un grossissimo supporto in area 2540-2490 e una resistenza un po' meno forte all'altezza dei 2730 punti, ma questo lo possono vedere tutti. La battaglia vera si giocherà già proprio sui 2650 punti. Se gli altri mercati non subiranno i tracolli di cui parlavamo prima, superata e abbandonata definitivamente questa quota, non dovremo stupirci di vederlo, nel corso del 2008, anche sul livello dei 3000/3100 punti.

Adesso sembra tutto bloccato in un trading range; secondo lei quali livelli sull'S&P dovremmo toccare per avere un'idea un po' più chiara della direzione che il mercato sta intraprendendo? Quelli di cui parlava prima sono sufficienti?
Ha detto benissimo lei. In fondo, si è fatto tutto questo chiasso per un puro movimento in trading range che, se per assurdo non si fosse saputo nulla di bolla immobiliare, crisi finanziaria ecc. avrebbe intimorito ben pochi. Teoricamente un ritoccare area 1405 (minimi di agosto e novembre) non sarebbe da vedere con negatività. Anzi, si avrebbe modo di verificare ulteriormente la tenuta di questo mercato. Se quest'evento non si verificasse, nel breve i livelli chiave sono 1490/95 e 1520/25. Se il mercato si avvicinasse di nuovo a essi e fallisse un'altra volta, ecco allora che il trading range potrebbe continuare.
Mi attendo un movimento molto più direzionale dalla seconda metà di febbraio in poi., ammesso che il mercato, fino ad allora, rimanga invischiato in queste acque torbide che non fanno certo meritare la "bandiera blu", ma neppure portare a "bandire la balneazione"
 
Per onestà comunico che le tre posizioni short aperte tra ieri mattina e oggi sono aperte. Vediamo che succede. Io penso che la giornata sia lunga.
 
:rolleyes:
 

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La sbarellata finale post-chiusura credo sia solo legata al fatto che stasera Alcoa apre il giro delle trimestrali e qualcuno ha preferito chiudere a tutti i costi. Stasera sapremo se era qualcuno bene informato...
 

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