Davvero un mostro stò tipo.....
Intervista a Valerio Peracchi: perchè il mercato Usa non crollerà
Boris Secciani - 04/01/2008 11.22.00
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Nel suo libro, L'Analisi Tecnica, edito da Hoepli, una casa di altissimo prestigio, tra i tanti argomenti trattati, non ha avuto timori di schierarsi, anche in modo abbastanza dichiarato, contro Robert Prechter, l'analista tecnico statunitense che da anni è il "profeta" del "più grosso bear market della storia". Che cosa davvero l'ha convinta a farlo? L'editore non le ha palesato dubbi?
Posso rispondere dalla fine? È una mia caratteristica, non me ne voglia!
Con la casa editrice si è subito instaurato un rapporto di reciproca fiducia che ha permesso, infine, di realizzare un'opera che abbiamo reputato sufficientemente completa e variegata, fortemente critica, ma al contempo fortemente costruttiva e innovativa: è forse il primo libro di analisi tecnica dove non compaiono solo grafici passati, ma anche futuri che, col passare del tempo - è ovvio - diverranno presente e poi passato. Venendo in particolare ai contenuti, prima di tutto mi piace essere sincero, schietto e, finché posso, indipendente nel mio modo di comunicare e spero che miei i lettori, compresi ovviamente i suoi, apprezzeranno questo fatto!
Prechter è un analista che ammiro moltissimo, per la preparazione e la competenza tecnica. Forse senza di lui e le sue opere editoriali, io stesso non avrei mai potuto apprendere tante cose. Al tempo stesso credo fermamente e sostengo che la qualità prima che deve contraddistinguer un "buon analista tecnico del mercato" non sia quella di "non fallire mai", ma piuttosto quella di sapere tornare sui propri passi e avere l'umiltà di ammettere:
"Ho sbagliato, signori, ricominciamo daccapo!".
Lo stesso Michael Schumacher, per giocare un po'in casa sua, ci ha dimostrato che, osando talvolta, si può sbagliare una curva e andare un po' "lunghi" (mi perdoni l'allusione); resta e resterà però un indiscusso campione. Occorre davvero avere la stessa capacità di un pilota, nel cercare e volere risalire subito sulla propria vettura, anche incidentata!
Prechter sono anni che è "fossilizzato" sull'idea del bear market e ormai sta continuando a guidare un'obsoleta Lotus, John Player Special! Nel 1995, col Dow Jones a circa 5200 punti (poi raddoppiò e anche di più), affermò che dentro di lui era maturata la convinzione che entro pochi anni avremmo rivisto un indice Dow "triple digit", il che, tradotto, voleva semplicemente dire sotto i 1000 punti!Ad agosto scorso, appena la sentinella ha abbassato lo sguardo nella sua garitta, è tornato a "sparare a ventaglio" e non ha tardato a paragonare questa crisi addirittura a quella del 1929 e degli anni seguenti. Ritengo invece che la gente vada correttamente informata e non "traviata" in questo modo, ingenerando così anche paure che possono andare oltre il legittimo dubbio e la più che lecita preoccupazione. Ormai, dietro a Prechter, si muove una macchina di marketing e quant'altro: insomma, si sta deviando da quella che dovrebbe rimanere la pura e semplice Analisi Tecnica.
Poi, certo il mercato, prima o poi, ripeterà qualcosa di simile al 1987 o al 2000/02, ma se io lo affermo per quindici anni ho altissime probabilità di azzeccarci...In definitiva, è stato per cercare chiarezza, soprattutto "onestà mentale"... ma io, ovviamente, la mia "diatriba" con Prechter l'avevo aperta ben prima che si avesse notizia - e pongo l'accento sul "si avesse notizia" - della crisi sub-prime, poiché il libro era pronto a maggio e sarebbe dovuto uscire proprio dopo l'ITF di Rimini, ricorda?... Poi le immagini utilizzate e le didascalie a corredo hanno dato problemi di impaginazione e così si è slittati dopo le ferie, ma questa è un'altra storia...
In ogni caso, quest'anno il mercato azionario americano è stato caratterizzato da una relativa volatilità; pensa che questa situazione proseguirà?
La "ricomparsa volatilità" è la condizione normale nella quale devono muoversi i mercati azionari o, per meglio dire, nella quale solitamente si muovono. Gli investitori dovranno riabituarsi a movimenti di quest'entità, anche se ai più "giovani" di mercato la cosa potrebbe procurare un certo malessere psicologico. Sino a poco tempo fa, la volatilità delle borse era quella tipica di un mercato obbligazionario. Non poteva durare in eterno.
Un consiglio che in passato ho dato molte volte soprattutto a me stesso è quello di non cercare di seguire e soprattutto di "capire" il mercato per tutta la giornata. Un'osservazione talvolta più "distaccata" può rendere molto più lucidi nel momento decisionale. È stata, infatti e proprio, l'indecisione, fino a una esagerata schizofrenia intra-day, a caratterizzare molte sedute. Questa non si dovrebbe più chiamare volatilità. In parte però, la stessa è attribuibile anche ai media che stanno infondendo paure, forse eccessive, nella psiche degli investitori. E qui vale quanto detto sopra! Oggi, non siamo ancora in un mercato bearish, parlando di S&P 500 o di DAX, questo deve essere chiaro. Un mercato davvero bearish scende del 2/3% anche per cinque/sei sedute di fila, rimbalza di un nulla e poi riprende a scendere e difficilmente ti lascia la possibilità di uscire indenne...
Al contrario, in più di vent'anni, non ho mai assistito a un mercato che termina il quinto anno positivo (S&P 500 e Dow), in una situazione di tanto scetticismo, e dico "scetticismo", conscio di usare un eufemismo. Tornando alla pura e semplice volatilità, penso proprio che dovremo riabituarci a un mercato più volatile, dopo anni in cui si era vissuto in un limbo "ovattato e artefatto" di assenza di volatilità. Questa forse sarà maggiormente presente proprio in inizio d'anno, per poi riabbassarsi un poco, ma non raggiungerà ancora i picchi del passato, recente e più lontano. Basti pensare che l'anno conclusosi ha prodotto, in fondo, "solo" 65 sedute con una variazione (non importa qui di che segno) superiore allo 1%; ovviamente buona parte si sono manifestate nella seconda parte dell'anno.
Bisogna comunque riflettere sul fatto che nel 2000 furono 102, 105 nel 2001 e addirittura 125 nel 2002; nell'anno della svolta, il 2003, furono pur sempre 82. Come si può osservare, dunque, la tendenza è inesorabile: la volatilità intorno a questi livelli, se non di più, rimarrà lo scenario nel quale muoveranno i mercati nel 2008, a meno di una ripresa del trend rialzista e con le modalità precedenti, due condizioni che, insieme, difficilmente si realizzeranno.