"Blocher negozi a Bruxelles"
Il PLR: "Sia l'ex ministro a fare le trattative". Il PS: "Urgono nuove misure"
BERNA - Dopo il sì popolare all'iniziativa contro l'immigrazione di massa, i commenti di partiti e organizzazioni che si erano alleati per combattere il testo guardano sopratutto al futuro. Gli ambienti economici chiedono garanzie affinché l'applicazione dei contingenti avvenga senza aumentare il carico burocratico per le imprese. Sinistra e i sindacati accusano il Consiglio federale e la maggioranza borghese di non aver adottato misure di accompagnamento efficaci e puntano sull'introduzione di un salario minimo.
Il popolo svizzero ha deciso a favore di un sistema di controllo indipendente dell'immigrazione, malgrado una campagna denigratoria costata oltre 10 milioni di franchi e le pressioni dell'Ue, esulta l'UDC. Per i promotori dell'iniziativa, il principio della priorità ai lavoratori residenti sul mercato del lavoro dovrà essere applicato immediatamente come misure di autoregolazione dell'immigrazione. È inoltre necessario formare al più presto un gruppo di lavoro per limitare e gestire l'immigrazione. Il partito ha anche lanciato un monito agli ambienti economici: l'economia non deve più concentrarsi sul profitto a breve termine, ma tener conto delle conseguenze delle sue azioni per tutta la Svizzera, ha detto.
La vittoria del "sì" è un segnale contro l'esplosione del numero dei frontalieri, sostiene il
Mouvement citoyens genevois (MCG). Secondo il movimento ginevrino, spesso paragonato alla Lega dei ticinesi, la sinistra è uscita sconfitta dalla votazione perché non ha capito che migliaia di persone vivono una situazione difficile per l'impiego dovuto alla concorrenza della manodopera estera.
Per il PPD ora bisogna trovare una soluzione per attuare la nuova disposizione costituzionale e limitare l'immigrazione, ma senza metter in pericolo la via bilaterale.
Il PLR auspica che il Consiglio federale abbandoni la sua politica dello struzzo e si impegni per una politica migratoria rigorosa ma equa e lancia una provocazione:
vada Christoph Blocher a negoziare ora con Bruxelles, afferma un comunicato.
Per il presidente del
PBD Martin Landolt il sì odierno all'iniziativa USC ha creato una situazione di forte insicurezza, perché nessuno può sapere come reagirà l'UE. L'abbandono della via bilaterale sarebbe fatale per la Confederazione, ha detto il consigliere nazionale glaronese.
Anche i
Verdi liberali si dicono delusi e auspicano misure concrete per far fronte ai problemi nei settori dell'ambiente, dei trasporti e della pianificazione del territorio. Problemi reali come la cementificazione del territorio, la pressione sui salari e il rincaro delle pigioni hanno sconvolto la fiducia nel rapporto con l'Europa, secondo i Verdi che chiedono anch'essi di limitare i danni con l'UE.
Il
Partito socialista (PS) designa come responsabili del risultato odierno i partiti di destra, il Consiglio federale e l'economia, che hanno regolarmente rifiutato l'introduzione di misure accompagnatorie della libera circolazione. Occorre ora avviare rapidamente riforme interne in materia di mercato del lavoro, alloggio, formazione e pianificazione del territorio, per fare in modo che tutti possano godere dei frutti della crescita. "
Oggi più che mai, la Svizzera ha bisogno di nuove misure di accompagnamento. Senza di esse, non si potrà vincere votazioni sulla politica europea nei prossimi anni", sostiene il PS in una nota.
Dello stesso tenore le reazioni dei sindacati.
L'USS si batterà per la propria iniziativa per un salario minimo di 4000 franchi, in votazione il 18 maggio. Una tale paga impedirà a imprenditori "senza scrupoli", di reclutare forze lavoro estere pagandole con "salari da fame", afferma la centrale sindacale. Per evitare anche in futuro il dumping salariale e sociale, vanno mantenute e ampliate le possibilità di controllo delle commissioni paritetiche e tripartite e semplificata la procedura per conferire l'obbligatorietà generale ai contratti collettivi di lavoro, aggiunge Unia.
Travail.Suisse auspica che le organizzazioni che rappresentano i lavoratori partecipino fin dall'inizio all'attuazione dell'iniziativa "contro l'immigrazione di massa" per evitare effetti negativi sul mondo del lavoro.
Per le associazioni economiche, l'importante è evitare che la reintroduzione dei contingenti comporti un carico burocratico per le imprese. La
Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC), che impiega circa il 50% di personale straniero, chiede anche che la clausola priorità degli indigeni non penalizzi i cittadini stranieri domiciliati in Svizzera.
Swissmem, l'organizzazione padronale che rappresenta l'industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica (MEM), teme che il voto produca "un riorientamento della politica estera elvetica" e spera che non vengano disdetti anche gli altri accordi bilaterali. L'Unione svizzera delle arti e dei mestieri (USAM) afferma invece che occorre sospendere il mandato negoziale del Consiglio federale relativo alle questioni istituzionali con l'UE.
Economiesuisse infine assicura che gli ambienti economici "hanno compreso che è necessario utilizzare meglio il potenziale dei lavoratori in Svizzera, in particolare i giovani, le donne e le persone di una certa età". Si impegneranno anche nella ricerca di soluzioni alla scarsità di alloggi e al sovraffollamento delle infrastrutture di trasporto. L'organizzazione mantello delle imprese svizzere intende spalleggiare il Consiglio federale nei suoi sforzi per spiegare ai partner europei che la decisione odierna "non è un rifiuto di principio degli accordi bilaterali, ma comporta nuovi negoziati sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l'Europa".