dalla suizzera

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Il gufo è "uccello dell'anno 2014"



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ZURIGO - Il gufo comune è stato scelto come "uccello dell'anno 2014" dall'Associazione svizzera per la protezione degli uccelli ASPU/Birdlife Svizzera.
Con questa scelta - indica un suo comunicato - si vuole attirare l'attenzione sulla forte riduzione dell'habitat prediletto da questo uccello, le "zone di transizione dolce" tra foresta e le terre agricole, con piccoli boschi sparsi, prati magri, siepi e pascoli utilizzati in modo estensivo.

Il gufo comune è uno dei rapaci notturni più diffusi in Svizzera. Lo si trova sull'Altipiano, nel Giura e nelle valli alpine fino a 1500 metri di quota. L'uccello passa la giornata a dormire su un albero e diviene attivo al cader della notte, quando parte alla caccia di roditori. I caratteristici ciuffi che sembrano "orecchie di penne" non sono strumenti d'udito, il gufo li usa per le sue mimiche: pochi uccelli possono comunicare il loro umore come lui con il suo disco facciale e le sue aigrette, scrive l'ASPU.


Nella nota pubblicata sul suo sito web (www.birdlife.ch), l'associazione fornisce molte altre informazioni sul suo uccello dell'anno.
 
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L'iniziativa UDC recupera consenso

Il maggior balzo in avanti in Ticino e Grigioni: +12% in soli 25 giorni
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BERNA - L'esito della votazione sull'iniziativa "Contro l'immigrazione di massa" è incerto, sostiene oggi l'istituto gfs.bern. La quota di sostenitori tra il 27 dicembre 2013 e il 21 gennaio è aumentata di 6 punti raggiungendo il 43%, indica il secondo sondaggio realizzato per conto di SRG SSR. Gfs.bern sottolinea l'"atipicità" del fenomeno: in genere, all'avvicinarsi della consultazione popolare, il consenso per la posizione difesa dalle autorità aumenta.
La proposta di modifica della Costituzione dell'UDC alla fine della seconda decade di gennaio veniva bocciata dal 50% degli interrogati, mentre il 7% era indeciso. Per gli altri due oggetti in votazione, il decreto federale concernente il Finanziamento e l'ampliamento dell'infrastruttura ferroviaria (FAIF) e l'iniziativa "Il finanziamento dell'aborto è una questione privata", gli elettori avrebbero decretato rispettivamente un "sì" nella misura del 56% e un "no" al 58%, quote immutate rispetto a 25 giorni prima.
Il sondaggio è stato realizzato su un campione di 1420 elettori di tutte le regioni del Paese tra il 20 e il 25 gennaio (data di riferimento: 21 gennaio). Il margine di errore è di 2,7 punti percentuali per i dati che riguardano l'insieme del campione, ma aumenta quando il campione si rimpicciolisce, spiega un rapporto di gfs.bern e SRG SSR. Nella Svizzera italiana gli interrogati sono stati 302.


Immigrazione
Il 21 gennaio l'iniziativa sull'immigrazione sarebbe stata osteggiata "certamente" dal 38% degli interrogati e "tendenzialmente" dal 12%; sarebbe invece stata accolta "certamente" dal 30% e "tendenzialmente" dal 13%. Questi dati si riferiscono agli interrogati che andranno "certamente" a votare il 9 febbraio, pari al 47%. Senza questa precauzione, considerando tutto il campione di 1420 persone, i fautori dell'iniziativa sarebbero al 45% e i contrari al 46%.
La Svizzera italiana è la regione in cui il testo dell'UDC gode dei maggiori consensi (il 54% voterà "certamente" o "tendenzialmente" "sì"; il 34% "certamente" o "tendenzialmente" "no"). Seguono la Svizzera tedesca (46% di "sì", 49% di "no") e la Romandia (35% di "sì", 54% di "no"). Ticino e Grigioni italiano sono anche le regioni in cui i sostenitori dell'iniziativa hanno fatto segnare il maggiore balzo in avanti in 25 giorni (+12 punti percentuali).


Il testo è più apprezzato nelle regioni rurali e tra le fasce socioeconomiche più basse.
Secondo gli intervistati, i principali argomenti a favore dell'iniziativa sono l'auspicio che lo Stato possa determinare autonomamente l'immigrazione e il desiderio di limitare il dumping sui salari, nonché i problemi sul mercato dell'alloggio e nei trasporti. Contro il testo dell'UDC gli argomenti più gettonati sono la burocrazia e i costi generati dai contingenti.
Il rischio che gli accordi bilaterali tra Svizzera e Unione europea siano messi in discussione è tenuto in considerazione da una quota di elettori analoga a quella che invece non teme un deterioramento delle relazioni tra Berna e Bruxelles.
 
Bolla immobiliare, Locarno a rischio

È tra i sei distretti svizzeri in cui è segnalato un debole pericolo
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BERNA - Sei distretti svizzeri, fra cui quello di Locarno, presentano segnali di bolla immobiliare: è quanto emerge dall'ultimo rapporto sul tema pubblicato oggi dal Politecnico federale di Zurigo (PFZ) e dal servizio di confronti internet Comparis.ch.
Rispetto all'ultimo rilevamento (agosto 2013) è diminuito da tre a uno il numero di distretti a forte rischio, ora rappresentati solo da Bülach (ZH). È invece in progressione (da due a cinque) il drappello delle regioni in cui il rischio c'è ma è debole: si tratta di Dielsdorf (ZH), Pfäffikon (ZH), Hochdorf (LU), See-Gaster (SG) e Locarno. Sulle rive del Verbano una casa medio-grande (vale a dire di 5-6 1/2 locali) costa in media 1,5 milioni di franchi.
 
Maroni all'UDC: "Non siamo topi"

Il presidente leghista: "La Svizzera? Non so cosa farebbe senza gli stranieri"
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MILANO - "Ognuno è padrone in casa propria, però siamo determinati a far valere le nostre ragioni, sia con gli amici ticinesi sia con il governo di Roma". Così il presidente leghista della Lombardia, Roberto Maroni, ha parlato dei rischi che vede per i lavoratori frontalieri italiani dall'iniziativa UDC "Contro l'immigrazione di massa", in votazione il prossimo 9 febbraio per porre un tetto all'immigrazione e ai lavoratori stranieri.
"Noi abbiamo ottimi rapporti con il Canton Ticino - ha spiegato il governatore leghista di fronte alla platea dell'Alleanza delle Cooperative italiane - ma sia chiaro che non possono considerare i nostri lavoratori come dei topi (riferimento alla campagna di manifesti "balairatt.ch" promossa nel settembre 2010 dall'UDC ticinese, ndr) perché hanno una dignità che va rispettata". Del resto, ha sottolineato Maroni, gli svizzeri "non so come farebbero senza i lavoratori italiani".
 
"È integrato, merita il passaporto"

Il TRAM dà ragione al kosovaro di Claro la cui richiesta è stata negata 3 volte
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BELLINZONA - Lavora, parla l’italiano, è custode del palazzo in cui abita, non ha debiti, si è messo a disposizione come volontario di un evento musicale ed è attivo anche a livello sindacale. Insomma, il 40.enne kosovaro di Claro a cui il Consiglio comunale a tre riprese ha negato il passaporto «ha sufficientemente dimostrato di essere integrato nella comunità locale». Con queste motivazioni il Tribunale cantonale amministrativo ha accolto il 23 gennaio il ricorso dell’uomo - patrocinato dal’avvocato Mario Branda - ribaltando la sentenza del Consiglio di Stato e rispedendo gli atti al Legislativo del paese rivierasco affinché gli conceda l’attinenza comunale, ciò che spalancherà le porte all’ottimento dell’agognato passaporto rossocrociato. Poco importa, quindi, se l’uomo ha alle spalle due divorzi e se non è abbonato a un quotidiano ticinese, fatti che avevano pesato nella decisione della maggioranza del Consiglio comunale, dove più in generale era stata evidenziata la mancata partecipazione alla vita sociale del paese. A mente dei giudici la sua situazione famigliare non è infatti estranea a quella di molti altri elvetici; e al giorno d’oggi ci si può informare anche con mezzi informatici. Dopo sei anni di attesa e tre rifiuti il kosovaro potrà quindi diventare svizzero.
 
La Svizzera dice sì all'iniziativa UDC

Il popolo approva di stretta misura: 50,3% con sole 19.516 schede di differenza!
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BERNA - Così non si può andare avanti, l'afflusso di stranieri va limitato: sconfessando governo, parlamento, organizzazioni economiche, sindacati e la stragrande maggioranza dei partiti, il popolo svizzero ha oggi dato una brusca sterzata alla politica economica del paese, approvando una proposta UDC che chiede la reintroduzione dei contingenti.
Per conoscere il risultato finale è stato necessario attendere quasi fino all'ultimo, ma alle 17 tutto era ormai deciso: il sì è passato con il 50,3%, prevalendo per meno di 20.000 schede.
Complessivamente hanno approvato l'iniziativa contro l'immigrazione di massa 1.463.954 persone, mentre i contrari sono stati 1.444.428. Dalle urne esce un paese spaccato in due, con un classico Röstigraben che in una forma così chiara non si vedeva da tempo: Romandia e grandi città favorevoli all'apertura, resto del paese contrario.
È la fotocopia del voto sullo spazio economico europeo (SEE) del 1992, ha commentato alla televisione SRF il politologo Claude Longchamp dell'istituto demoscopico Gfs.berna. Anche il dato finale è identico: allora il SEE venne infatti respinto dal 50,3% del popolo. L'esperienza pratica della libera circolazione non ha quindi riavvicinato il paese all'Europa, tutt'altro.
Questo fine settimana gli argomenti dei referendisti hanno ampiamente sfondato in Ticino (68,2% di sì), che confrontato alla frontiera meridionale con l'enorme pressione di un'Italia pesantemente a corto d'ossigeno si conferma campione del rifiuto dell'Europa. La quota degli euroscettici è anzi ulteriormente aumentata rispetto a votazioni precedenti: era ancora al 61,5% contro il SEE. Seguono intorno al 63% Appenzello Interno e Svitto, mentre la gran parte degli altri cantoni svizzero tedeschi si inserisce fra il 51 e il 59%. Fra questi figurano i Grigioni (50,6%), che un po' a sorpresa ha approvato l'oggetto.
Sul fronte dei contrari l'opposizione maggiore è giunta da Basilea Città (solo il 39,0% di "sì"), cantone molto legato alla Germania e ai suoi lavoratori, nonché dalla Romanda, che si è schierata compatta nel suo rifiuto, anche se con percentuali via via più sfumate con più ci si avvicina alla Svizzera tedesca. A Ginevra, Vaud e Neuchâtel il consenso si è fermato al 39%, nel Giura al 44%, mentre Friburgo e Vallese -regioni bilingui - è arrivato al 48%. Molto tirato è stato il voto a Zugo, dove a fare la differenza alla fine sono state solo 50 schede (49,94% di sì).
L'affluenza alle urne è stata molto elevata: ha infatti votato il 56,5% degli iscritti in catalogo. Ticino (57,1%) e Grigioni (52,7%, hanno contribuito al buon risultato. La partecipazione è assai lontana dallo stratosferico 78,3% del SEE nel 1992, ma è chiaramente superiore alle media del 43% dall'introduzione del suffragio femminile nel 1971, risultando in linea con quella di altri temi molto dibattuti, quali i bilaterali II (57%), l'allargamento libera circolazione (54%) o l'iniziativa sui minareti (54%).
Contrariamente a quanto accade di solito con le iniziative, quella contro l'iniziativa contro l'immigrazione di massa è partita con consensi bassi nei sondaggi, per poi guadagnare sempre più favore. Hanno probabilmente contribuito a questo trend aspetti poco noti o su cui finora si era riflettuto poco: immigrazione netta di 80.000 persone all'anno, aumento dei disoccupati UE, dumping salariale (con i fenomeni dei falsi indipendenti e dei distaccati), possibilità in pratica per i lavoratori esteri di approfittare dello stato sociale elvetico senza essere veramente stati attivi in Svizzera.
Gli argomenti erano noti. Da una parte le élite economiche, politiche e sindacali erano contrarie a un sistema di contingentamenti che - così si teme - rischia di provocare eccessivi oneri burocratici e mettere il paese in difficoltà con l'Ue, con conseguenze per l'intera architettura dei bilaterali. Dall'altra UDC e pochi altri, che hanno fatto leva sul timore di un paese sempre più affollato e cementato, con pigioni e prezzi dei terreni alle stelle.
Paventando una sorta di "effetto minareti" il Consiglio federale - dopo aver troppo a lungo minimizzato i problemi, secondo i critici - aveva tentato di correre ai ripari, decidendo anche misure concrete, per esempio sul fronte dell'alloggio. L'immigrazione in Svizzera si indebolirà da sola, aveva detto ministro dell'economia Johann Schneider-Ammann. Ma il popolo, che in passato in questo campo ha visto non avverarsi le previsioni dell'esecutivo, ha preferito pigiare sul pedale del freno.
 
Le reazioni di politici e imprenditori

Il PLR: "Ora Blocher vada a negoziare a Bruxelles". Il PS: "Scelta l'incertezza"
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BERNA - Sono state veloci e variegate le reazioni del mondo politico, non solo svizzero, e del mondo del lavoro, all'approvazione dell'iniziativa UDC contro l'immigrazione di massa.
Il Partito socialista (PS) deplora fortemente l'accettazione dell'iniziativa "contro l'immigrazione di massa". Per il PS, i responsabili sono i partiti di destra, il Consiglio federale e l'economia che hanno regolarmente rifiutato l'introduzione di misure accompagnatorie della libera circolazione. Occorre ora avviare rapidamente riforme interne in materia di mercato del lavoro, alloggio, formazione e pianificazione del territorio, per fare in modo che tutti possano godere dei frutti della crescita. "Oggi più che mai, la Svizzera ha bisogno di nuove misure di accompagnamento. Senza di esse, non si potrà vincere votazioni sulla politica europea nei prossimi anni", sostiene il PS in una nota. "Con la decisione odierna, la Svizzera ha scelto una via piena d'incertezze", afferma il partito. La strada dell'apertura, che ha condotto la Svizzera al successo negli ultimi 10 anni, viene così bruscamente interrotta.
Il PLR, poi, vuole ora Christoph Blocher a Bruxelles: il Partito liberale radicale propone che sia l'ex ministro di giustizia a negoziare con l'UE l'applicazione dell'iniziativa sull'immigrazione di massa. Nominato segretario di stato straordinario, dovrà trovare - insieme agli altri partiti - una buona soluzione per il paese, si legge in un comunicato odierno. Il PLR auspica anche che il Consiglio federale abbandoni la sua politica dello struzzo, impegnandosi per una politica migratoria rigorosa ma equa. L'accordo sui frontalieri con l'Italia è da revocare. Per contrastare la minaccia di un isolamento del paese occorre inoltre avviare una vasta riforma economica, che rafforzi la concorrenzialità del paese.
Occorre mettere in atto "in maniera moderata e non burocratica" l'iniziativa UDC contro l'immigrazione di massa, in modo da limitare le conseguenze negative per la piazza economica svizzera. Lo afferma economiesuisse esprimendo delusione per il risultato delle urne. Le organizzazioni economiche si aspettano ora dall’UDC proposte concrete, che tengano debitamente conto degli interessi globali dell'economia. Gli ambienti economici - precisa un comunicato - "hanno compreso che è necessario utilizzare meglio il potenziale dei lavoratori in Svizzera, in particolare i giovani, le donne e le persone di una certa età". Si impegneranno anche nella ricerca di soluzioni alla scarsità di alloggi e al sovraffollamento delle infrastrutture di trasporto. Economiesuisse appoggerà anche il Consiglio federale nei suoi sforzi per spiegare ai partner europei che la decisione odierna "non è un rifiuto di principio degli accordi bilaterali, ma comporta nuovi negoziati sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’Europa".
Le organizzazioni che rappresentano i lavoratori devono partecipare fin dall'inizio all'attuazione dell'iniziativa "contro l'immigrazione di massa", secondo Travail.Suisse. Il ritorno al sistema dei contingenti rischia di penalizzare una larga fetta di lavoratori. L'economia continuerà a far venire in Svizzera la manodopera di cui ha bisogno che non potrà proteggersi contro il dumping salariale, per questo i sindacati devono essere associati all'elaborazione della legge di applicazione. Il risultato odierno - continua Travail.Suisse - ha dimostrato lo scetticismo della popolazione verso la libera circolazione. La pressione sui salari e gli altri effetti negativi non sono stati presi in debita considerazione e la politica e l'economia non sono riuscite a ripartire equamente vantaggi e svantaggi della libera circolazione.
L'Unione sindacale svizzera (USS) si dice invece "preoccupata" per l'accettazione dell'iniziativa "Contro l'immigrazione di massa". Il risultato è dovuto a una diffusa paura per i salari, i posti e le condizioni di lavoro, analizza la centrale sindacale in un comunicato diffuso nel pomeriggio. L'USS si batterà affinché il testo possa essere applicato senza denunciare gli accordi bilaterali I tra Svizzera e Unione europea (Ue). Se questi trattati dovessero cadere, le conseguenze sarebbero "fatali" per l'economia di esportazione elvetica: migliaia di posti sarebbero in pericolo, avverte l'USS. Una applicazione letterale del testo potrebbe ulteriormente aggravare gli attuali problemi dei lavoratori. In primo luogo è necessario difendere il livello degli stipendi. L'USS si batterà dunque a fondo per la propria iniziativa per un salario minimo di 4000 franchi, in votazione il 18 maggio. Una tale paga impedirà a imprenditori "senza scrupoli", di reclutare forze lavoro estere pagandole con "salari da fame". La centrale sindacale si batterà inoltre per un rafforzamento delle misure di accompagnamento.
 
E ora? Tre anni per rinegoziare

L'iniziativa approvata oggi in Svizzera chiede un contingente all'immigrazione
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LUGANO - Cosa accadrà ora dopo il voto svizzero con il "sì" all'iniziativa contro l'immigrazione di massa? Nessuna chiusura di frontiere o quant'altro, come potrebbe temere qualcuno che immagina (a torto) una Svizzera chiusa a riccio e pronta a sventare la "minaccia straniera". No, l'iniziativa che è stata approvata dal popolo di strettissima misura, impone entro tre anni di negoziare, in particolare con l'Unione europea (il principale partner commerciale della Confederazione) - delle restrizioni possibili in materia di libera circolazione delle persone. L'iniziativa oggi approvata ha come obiettivo la reintroduzione di un sistema di contingenti che diano la priorità dell'impiego ai cittadini svizzeri o domiciliati. Le inquietudini dei cittadini che si sentono minacciati dall’esterno hanno dunque avuto la meglio su governo, parlamento, organizzazioni economiche e sindacati, tutti sconfessati e che raccomandavano un secco "no"
 
Merkel: "Voto che crea problemi"

Spetta ora alla Svizzera presentarsi all'Ue e spiegare che misure vuole attuare
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BERLINO - La cancelliera tedesca Angela Merkel prevede che il voto svizzero sull'immigrazione creerà grossi problemi. Il governo tedesco "prende atto del risultato del voto popolare e lo rispetta". Dal nostro punto di vista tale risultato costituisce tuttavia un problema considerevole", ha detto il portavoce governativo Steffen Seibert.
Spetta ora alla Svizzera presentarsi all'Unione europea e spiegare come vuole attuare il voto popolare. Ci saranno discussioni molto difficili, ma il nostro interesse "deve rimanere quello di mantenere le relazioni UE-Svizzera quanto più strette possibile".
 
Voto: il "de profundis" degli esperti

Grande pessimismo tra gli economisti - L'impatto negativo sarà a medio termine
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BERNA - L'approvazione ieri dell'iniziativa dell'UDC "Contro l'immigrazione di massa" potrebbe avere pesanti conseguenze per l'economia e un impatto negativo sul mercato del lavoro in Svizzera, ma gli effetti non si faranno vedere subito. Lo affermano stamani alcuni esperti svizzeri.
Il professore di economia dell'Università di Ginevra e direttore dell'Osservatorio universitario dell'impiego Yves Flückiger, contattato dall'ats, ritiene che il risultato della votazione creerà un "clima nefasto" alle relazioni economiche. L'incognita principale è come reagirà l'Unione europea.
A breve termine, per motivi stagionali, il numero dei disoccupati in Svizzera dovrebbe ancora crescere in febbraio, soprattutto per il rallentamento dell'attività legata all'inverno nel settore edilizio. Un calo dovrebbe poi apparire da marzo per prolungarsi sino all'estate, precisa Flückiger.
Per l'economista dell'UBS Sibille Duss, l'impatto a breve termine, soprattutto sull'impiego, dovrebbe essere limitato perché "l'accordo attuale tra Berna e Bruxelles resta in vigore". A termine, il previsto ritorno ai contingenti dovrebbe invece rafforzare le difficoltà nel reclutare personale qualificato, soprattutto nel settore medico-sociale, ha indicato l'esperta all'agenzia economica AWP.
Gli specialisti del Credit Suisse (CS) sono più precisi sull'impatto economico del voto di ieri. Ritengono infatti che il Prodotto interno lordo (PIL) della Svizzera potrebbe calare di 1,2 miliardi di franchi o dello 0,3% durante il periodo di transizione di tre anni.
L'incertezza legata al risultato del voto potrebbe spingere le imprese ad essere più prudenti nell'assunzione di dipendenti svizzeri e stranieri, precisano gli economisti del CS in una nota. Per quanto riguarda l'impiego, ritengono che durante il periodo di transizione potrebbero essere creati 80.000 posti in meno.
Più prudente Boris Zürcher. Il capo della direzione del lavoro presso la SECO (Segreteria di Stato dell'economia) ritiene infatti che sia troppo presto per esprimersi sugli effetti dell'approvazione dell'iniziativa. L'impatto non sarà immediato, ma aumenterà l'insicurezza sul mercato dell'occupazione perché non c'è chiarezza sull'applicazione della decisione, ha rilevato.
 

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