dalla suizzera

Terremoto euroscettico nel Regno Unito

L'Ukip di Farage è primo partito con un 29% senza precedenti e 22 europarlamentari assicurati
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LONDRA - Eccolo il "terremoto". Lo ha proclamato Nigel Farage, leader del partito euroscettico britannico Ukip, primo nelle elezioni europee nel Regno Unito, con una vittoria storica evidente già dai primi risultati nella maratona elettorale proseguita nella notte.
Il trionfo sperato da Farage, temuto da tutti gli altri, è stato preannunciato dalle ammissioni dei contendenti, uno dopo l'altro a concedere la vittoria ancora prima che i risultati fossero ufficialmente noti. "L'Ukip va verso la vittoria". Poi la valanga è discesa sulla politica britannica circoscrizione dopo circoscrizione, regione dopo regione. Quando mancano pochi seggi da confermare, l'Ukip viaggia verso un 29% senza precedenti, il 12% in più rispetto alle elezioni del 2009 e con 22 europarlamentari già assicurati.
La notizia però è doppia, perché se la cavalcata euroscettica di Farage era in qualche modo prevedibile, la lotta all'ultimo voto era attesa con i laburisti. Se invece a risultati ultimati la proporzione non cambierà (all'appello manca ancora l'incognita Londra e la Scozia), il testa a testa è per il secondo posto e tra laburisti e conservatori, entrambi intorno al 24%. Svanite quindi le speranze per Ed Miliband di "prendere fiato" dal voto europeo per ripartire verso le politiche del 2015, tirano un sospiro di sollievo i conservatori per i quali si era paventato un umiliante terzo posto.
I Tory possono così rilanciare verso i partner europei la protesta raccolta in casa. Secondo il presidente del partito Tory Grant Shapps si tratta di un "messaggio chiaro per l'elite europea, la gente vuole cambiamento". William Hague, ministro degli Esteri, sottolinea che la scelta dei britannici alle urne mostra "malcontento, disillusione, profonda insoddisfazione" a cui i conservatori, dice, intendono "rispondere chiaramente", che "il rapporto con l'Europa va modificato" verso "un cambiamento vero" fino al referendum che, ricorda, "ci sarà". Quindi l'appello: "È importante che le istituzioni europee raccolgano il messaggio che il cambiamento è necessario per tutti. E questo è quello che noi vogliamo".
Si materializza invece il tracollo annunciato per i liberaldemocratici di Nick Clegg: scivolano al quinto posto dopo i Verdi che da uno passano a due europarlamentari. Loro invece, il Libdem partito del vicepremier Nick Clegg di fatto unico europeista entusiasta e dichiarato, conquistano solamente uno dei 73 seggi britannici all'europarlamento. Per contro scompare il British National Party di Nick Griffith. Il suo estremismo evidentemente non attrae più e per dire 'nò all'Europa forse adesso basta l'Ukip.
Il "terremoto" quindi: "Mai prima nella politica britannica un partito come il nostro è stato in testa",dice NIgel Farage. Ed è vero. La protesta degli euroscettici ha attecchito nel voto europeo ancora più che per le elezioni amministrative con le quali l'Ukip aveva già segnato la sua avanzata. Il voto britannico è euroscettico.
 
Dagli USA un caccia meno caro

Dopo il "no" ai Gripen, il gruppo Textron propone lo Scorpion alla Confederazione
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BERNA - Scartato il grifone, potrebbe arrivare lo scorpione: dopo il no popolare all'acquisto del Gripen "Tages-Anzeiger" e "Bund" riferiscono di un interessamento del gruppo americano Textron per la vendita di un velivolo alternativo e più a buon mercato: lo Scorpion.
"Lo Scorpion è ideale per la Svizzera", ha spiegato ai quotidiani il capoprogetto Bill Anderson. "È meno caro del Gripen e soddisfa il 90% dei requisiti posti. Potremmo offrire alla Confederazione il jet per meno di 20 milioni di dollari". Anche i costi di esercizio sono molto inferiori a quelli di aerei più grandi.
Il velivolo non è supersonico: è stato sviluppato appositamente per dotare le aeronautiche militari di un apparecchio utile in tempi di tagli ai bilanci di difesa. Lo Scorpion assolve a tutti i compiti della sorveglianza, con l'eccezione del combattimento aereo.



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Frontalieri, sfondata quota 60.000

Il dato di 60.305 lavoratori si riferisce al primo trimestre del 2014: incremento dello 0,8%
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BERNA/BELLINZONA - I frontalieri in Ticino hanno sfondato per la prima volta quota sessantamila e sono attualmente 60.305: è quanto emerge dai dati relativi al primo trimestre forniti dall'Ufficio federale di statistica: nel nostro Cantone vi è stato un incremento dello 0,8% rispetto al trimestre precedente (quando erano 59.807) mentre la variazione è del +6,8% se rapportata allo stesso trimestre dell'anno precedente 2013. In Svizzera i frontalieri stranieri sono complessivamente 282.320, con un incremento dell'1,4% rispetto al trimestre precedente (+4,5% rispetto allo stesso periodo del 2013).
 
Hollande: "Francia da riformare"

Dopo lo tsunami-Le Pen che ha affossato il Partito socialista - Difficile scelta di riorientare l'UE
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PARIGI - Il giorno dopo "il terremoto", "lo shock", il "big bang" - le tre definizioni più gettonate in Francia per descrivere la giornata di ieri - una sola sopravvissuta, Marine Le Pen, si aggira fra le macerie della politica. In briciole il Partito socialista del presidente della Repubblica François Hollande, sull'orlo del baratro la destra Ump. In serata, in un messaggio registrato all'Eliseo e mandato in onda su tutte le reti alle 20, il presidente François Hollande si è ancora una volta rivolto ai francesi che gli hanno votato contro. Per ammettere la "verità dolorosa" dello scrutinio europeo e confermare che non "devierà" dalla strada che si è prefisso: "riformare la Francia e riorientare l'Europa". Verso la "crescita", ha ribadito, e verso un arretramento di Bruxelles laddove l'Europa è meno necessaria. Un discorso fumoso e ripetitivo, insistente sull'"amore per la Francia", dopo il quale la maggior parte dei commentatori negli studi si chiedeva cosa avesse spinto Hollande a prendere la parola già questa sera.
Trionfante ma senza eccessi, la leader del Front National non sbaglia un colpo dal 2011, da quando prese un partito di protestatari e nostalgici senza ambizioni politiche per trasformarlo in una macchina da guerra. "È crollata una diga - ripete alle tv - è finita la demonizzazione. Adesso parliamo di politica, delle grandi scelte per la Francia". Florian Philippot, numero 2 e luogotenente della bionda Marina, alle 7.00 del mattino era già ai microfoni delle radio: "quando si supera il 20% dei suffragi - ha spiegato con voce calma nonostante i festeggiamenti fino a notte fonda - si supera una tappa. Soprattutto quando lo si fa contro tutti i partiti".
Un francese su quattro (i risultati definitivi sono 24,95%) è la quota che ormai vota Le Pen in Francia. Con picchi fra operai e giovani, un incredibile 33,61% nel nord-ovest e un distacco di quasi 5 punti dai primi inseguitori - l'Ump fu fondato nel 2002 per sbarrare la strada alle ambizioni del Front National - e il doppio delle preferenze del partito al potere. Entrambi - PS e Ump - sono a brandelli, Marine Le Pen ha spiegato alle schiere di inviati e davanti a mille telecamere che "per fare un risultato del genere si devono prendere voti a destra, ma anche a sinistra". L'obiettivo ormai non più nascosto di Marine sono le presidenziali 2017, con un panorama dei partiti francesi che sarà forse definitivamente cambiato. E in cui lei, leader di un Front National che catalizza da solo tutto il malcontento dei francesi (l'estrema sinistra è quasi scomparsa) vuole giocarsi le sue carte come e meglio del padre, arrivando al ballottaggio.
In casa socialista si continua a mandare avanti Manuel Valls, che per un sondaggio delle ultime ore viene indicato come un buon candidato per le presidenziali del 2017 dal 49% dei francesi, semplicemente perché il titolare della ditta, Hollande, nello stesso sondaggio viene citato dall'11% degli intervistati. Dopo due anni la sua popolarità si è semplicemente dissolta, non è più neppure comparabile ai peggiori momenti dei suoi predecessori. Dopo una riunione di crisi all'Eliseo stamattina, il discorso senza novità della serata. E domani sarà a Bruxelles in una posizione sempre più scomoda, quella di presidente del paese ormai "pecora nera dell'Europa". In casa le cose non vanno meglio, il PS è lacerato, il fronte dei 40 che si sono astenuti sulla legge di stabilità finanziaria con i suoi 50 miliardi di sacrifici rischia di ampliarsi.
L'Ump è alla resa dei conti. Il presidente Jean-François Copé, che non ha mai convinto ed è apparso determinato soltanto nella lotta per la poltrona contro François Fillon, sta per essere silurato perché pesantemente invischiato nello scandalo Bygmalion, soldi del partito finiti nelle tasche di amici. Il pessimo risultato (20,80%) non fa che accelerare la procedura e l'ufficio politico del partito domani chiederà la sua testa.
 
Elettori con il dito puntato contro l'UE

Radiografia degli euroscettici - Un voto contro i poteri centrali che non tutelano i meno forti
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STRASBURGO - Non è un'Europa spezzata, ma le elezioni per il Parlamento di Strasburgo che si sono concluse domenica notte hanno diviso l'opinione pubblica continentale sul futuro dell'Unione Europea. Rimanere dentro o uscire, sarebbe lo slogan ideale di questo passaggio politico. Ma la posta in gioco è più complessa, perché l'ondata dei movimenti euroscettici (di destra e di sinistra) che da ieri rappresentano un terzo del Parlamento comunitario segnala anche una sfida ai partiti tradizionali. E trasforma il linguaggio e le priorità dell'elettorato, che chiede maggiore protezione sociale e più voce nelle decisioni politiche, anche a costo di bloccare l'integrazione. I nazionalisti-populisti hanno vinto in grandi Paesi come la Francia e la Gran Bretagna, certificando un diffuso sentimento di sfiducia sulla capacità dell'Europa, accusata di essere piegata ai poteri finanziari, di uscire dalla crisi. La ricetta, per la destra di Marine Le Pen e di Nigel Farage che puntano in seconda battuta a cambiare i loro governi nazionali, è il ritorno alle patrie, anche se in paesi come l'Olanda e la Finlandia l'ondata è stata più debole delle previsioni. L'estrema sinistra, che ha invece trovato il suo laboratorio nella Grecia piegata dalle poltiche di austerità, ha unito le sue forze attorno ad Alexis Tsipras per chiedere un New Deal europeo che riduca il solco di povertà aperto dalla crisi e dalla globalizzazione incontrollata, chiedendo alla Germania di fare un passo indietro. Saranno queste forze a cercare di influenzare i grandi partiti, Popolari e Socialdemocratici, destinati a una grande coalizione. Ma ora dovranno formare dei gruppi compatti, a destra e a sinistra, per poter contare davvero. E non sarà facile.
 
"Scambio automatico, la via è segnata"

Il presidente del gruppo di esperti Aymo Brunetti: il segreto bancario rimarrà sul piano interno
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LUGANO - Aymo Brunetti è presidente del gruppo di esperti istituito dal Consiglio federale per l'ulteriore sviluppo della strategia in materia di mercati finanziari. È professore di politica economica all'Università di Berna. In passato ha avuto incarichi dirigenziali all'inetrno della Segreteria di Stato dell'economia (SECO).
Venerdì scorso Aymo Brunetti era al Centro di studi bancari di Lugano-Vezia, in occasione dell'incontro semestrale con i membri di Consigli di amministrazione e di Direzione generale. Gli abbiamo posto alcune domande sulla piazza finanziaria, sul segreto bancario e sullo scambio automatico di informazioni bancarie e fiscali,sulla situazione e sulle prospettive dell'economia elvetica.
Il Consiglio federale subisce critiche in questa fase per aver troppo accelerato nell'accettazione dello scambio automatico di informazioni. In particolare, alcune critiche indicano che la Svizzera prima di aderire ai nuovi standard deve aspettare che le altre piazze finanziarie principali facciano altrettanto. Qual è la sua opinione al riguardo?
«Il Consiglio federale sta seguendo la via giusta. Non è vero che la Svizzera sta procedendo troppo rapidamente per lo scambio automatico. Il G20 e l'OCSE fanno pressione, vogliono procedere, e la Svizzera ha detto a questi organismi che è pronta ad aderire quando tutti i Paesi maggiori, quando tutte le piazze finanziarie maggiori pure aderiranno. La strada è segnata, tutte le principali piazze finanziarie aderiranno».
In Svizzera c'è ora anche il timore che, una volta caduto il segreto bancario per i clienti non residenti, prima o poi cada anche il segreto per i clienti elvetici ed i residenti. Secondo lei è possibile che in futuro rimanga una specie di doppio binario, oppure il segreto cadrà anche in Svizzera?
«Sul piano interno svizzero non è necessario cambiare le cose per quel che riguarda il segreto bancario. Dobbiamo rispondere a forti pressioni esterne per quel che concerne i clienti esteri, ma in Svizzera non abbiamo pressioni particolari. Si potranno mantenere due standard diversi, uno per l'esterno ed uno per l'interno».
La Finma, autorità svizzera di vigilanza, ha ricevuto dal canto suo alcune critiche per una eccessiva regolamentazione del settore bancario e finanziario in questi ultimi anni. Cosa pensa di queste critiche?
«Ci sono istituzioni fuori dalla Svizzera, e tra queste il Fondo monetario, che dicono che la Svizzera non fa abbastanza nella regolamentazione. In Svizzera invece c'è appunto chi dice che la Finma fa troppo. Ci sono punti di vista diversi. Io credo che le nuove regole siano importanti, tutto sta nel definire il modo in cui si attua questo processo, che è necessario».
L'economia svizzera nel suo complesso in questi anni ha tenuto meglio di molte altre. A suo avviso la buona tenuta elvetica sul piano della crescita economica rimarrà anche nei prossimi anni?
«La Svizzera è in una situazione più favorevole rispetto a molti altri Paesi industrializzati. Il quadro fiscale, per fare un esempio, è certamente migliore di quello di tanti altri Paesi. L'economia elvetica, inoltre, è abbastanza equilibrata e stabile, ha un ramo finanziario rilevante ma ha anche molta industria. I prossimi anni saranno ancora difficili per l'Europa. Non sempre la Svizzera riuscirà ad avere una crescita superiore alla media europea, ma penso che nel complesso l'economia elvetica terrà bene. C'è però un punto da sottolineare: dopo il voto del 9 febbraio contro l'immigrazione di massa, bisognerà trovare una soluzione per quel che riguarda gli accordi bilaterali con l'Unione europea. Probabilmente occorrerà una nuova votazione sui bilaterali per trovare una nuova via. Senza i bilaterali, l'economia elvetica potrebbe avere problemi».
La piazza finanziaria ticinese, da sempre orientata soprattutto al private banking, ora sta cercando di superare l'attuale fase di transizione, attraverso una maggiore diversificazione della attività (per esempio sviluppando commodity trading e segmenti di fondi di investimento) e dei mercati (meno Italia). È una linea che condivide?
«È difficile dire quali parti delle attività bancarie e finanziarie saranno più importanti in futuro. È certo però che le banche dovranno attuare una nuova diversificazione delle loro attività. Per tutta la piazza finanziaria svizzera, e quindi anche per la piazza ticinese, sarà però importante l'elemento di un libero e pieno accesso ai mercati finanziari europei. È un elemento oggi non garantito. Anzi, con nuove regolamentazioni, come ad esempio Mifid 2, c'è di fatto il pericolo di nuovi protezionismi europei. Penso che il libero accesso sarà un fattore decisivo».
 
Un computer supera il test di Turing

Il tabù è stato infranto in Inghilterra, dove una macchina è riuscita a fingersi umana
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LONDRA - Può un computer essere paragonato ad un uomo? È la domanda controversa e con ampie implicazioni scientifiche e filosofiche, che aleggia da decenni. Da qualche giorno un tabù è stato infranto: un computer ha superato il test inventato da Alan Turing, uno dei padri dell'intelligenza artificiale i cui meriti non sono stati mai riconosciuti in vita, ed è riuscito a convincere una giuria che ha qualità cognitive paragonabili a quelle di un essere umano.
L'esperimento è avvenuto alla Royal Society di Londra ed è stato organizzato dall'Università di Reading. Il software che ha segnato questa svolta storica si chiama Eugene Goostman ed è riuscito a 'spacciarsi' per un ragazzino di 13 anni, ucraino, per un giudice su tre. È riuscito cioè a superare la soglia del 30% previsto dal test di Alan Turing, convincendo gli esperti di essere a colloquio, via tastiera e schermo, con un uomo e non con una macchina.
"Siamo orgogliosi di dichiarare che il test di Alan Turing è stato superato per la prima volta. Entrerà tra i più eccitanti della storia", ha commentato Kevin Warwick dell'Università di Reading.
Il software protagonista di questo esperimento è stato ideato da Eugene Demchenko, ucraino residente in Russia, e Vladimir Veselov, russo residente negli Stati Uniti. Avevano già concorso altre volte registrando punteggi alti.
Sebbene il superamento del test sia parziale (ha convinto il 33% dei giudici) resta comunque un precedente memorabile in un panorama attuale che, dall'assistente vocale ai dispositivi indossabili e in futuro impiantabili nel corpo umano, rende sempre più sottile la linea che separa le macchine dall'uomo.
Il test si è svolto - non casualmente - sabato 7 giugno proprio il giorno in cui si celebravano i 60 anni dalla morte di Alan Turing, lo scienziato e matematico inglese il cui nome è stato pronunciato per anni sottovoce, per via della sua omosessualità.
 
Quei detriti? Mai arrivati in discarica

Ispettorato delle finanze e USTRA scoprono "fatture indebite" nella costruzione dell'A9 in Vallese
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BERNA - Importi milionari sono stati fatturati indebitamente in relazione alla costruzione della autostrada A9 nell'Alto Vallese: le irregolarità - indica oggi il "SonntagsBlick" - sono state individuate dall'ispettorato vallesano delle finanze e dall'Ufficio federale delle strade (USTRA).
Un rapporto indica che nei lavori per la costruzione della galleria autostradale a sud di Visp sono stati prodotti 191.500 metri cubi di materiale di scavo che avrebbero dovuto finire nelle discariche di Riedertal e Goler.
I relativi costi sono stati fatturati interamente all'ente pubblico, ma è risultato che 60.000 metri cubi di detriti non sono mai stati trasferiti nelle due località perché "utilizzati gratuitamente da terzi" per altri progetti sul posto. Le imprese incaricate del trasporto hanno così incassato 1,5 milioni di troppo.
Una vicenda analoga è venuta a galla anche in merito alla costruzione della galleria di Eyholz: in questo caso la somma in questione è di 830.000 mila franchi. Le imprese di trasporto interessate dovranno restituire gli importi incassati indebitamente, afferma il rapporto. La A9, la cui apertura è prevista nel 2025, è finanziata dalla Confederazione nella misura del 90%.
 
Ticino: transazioni immobiliari giù

Nel corso del primo trimestre dell'anno ne sono state registrate 1.051, in calo del 20.7%
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BELLINZONA - In Ticino nel corso del primo trimestre dell'anno sono state registrate 1.051 transazioni immobiliari, una cifra in calo del -20,7% rispetto a quanto segnato lo stesso periodo del 2013 (ovverosia -274 unità). Questa flessione interessa tutte e tre le tipologie di fondi scambiati. Le proprietà per piani (PPP), che rappresentano tuttora la tipologia più importante in termini assoluti, con 488 transazioni, segnano una diminuzione su base annua del -24,5% (cioè -158 unità). I fondi edificati, con 395 transazioni, registrano una decrescita del -12,0% rispetto a un anno fa (-54 unità), e le i fondi non edificati, con 168 transazioni, un calo del -27,0% (-62 unità). Di pari passo con la diminuzione del numero di transazioni, si riduce pure del -21,7% su base annua il valore delle contrattazioni, che complessivamente ammonta a 815 milioni di franchi (-226 milioni). Anche in questo caso tutte e tre le tipologie di fondi sono in flessione per quanto attiene i valori commercializzati. Il valore degli scambi imputabili alle PPP, pari a 419 milioni, segna un calo
del -19,8% (-105 milioni), quello dei fondi edificati, a quota 344 milioni, registra una diminuzione del -21,9% (-97 milioni), e i fondi non edificati, con 52 milioni, un calo del -33,4% (-26 milioni).
 
La Svizzera firma la resa sui Cantoni paradisi fiscali


COMPETIZIONE LEALE La Confederazione potrà adottare incentivi riconosciuti in area Ocse come i licence box per i diritti di copyright
Nuovo capitolo della pacificazione fiscale tra la Svizzera e l’Unione europea.
La Confederazione, dopo aver accettato due mesi fa di adottare lo scambio automatico di informazioni come standard nelle relazioni con i paesi Ocse (si veda in proposito l’articolo a lato), ieri ha messo fine al contenzioso decennale sulla fiscalità delle imprese basate nei propri cantoni alpini.
Nei prossimi mesi il Consiglio federale adotterà un provvedimento legislativo – quindi vincolante per tutti gli Stati/cantone – che prevede l’abrogazione dei regimi fiscali di favore, in particolare di quelli che prevedono il trattamento differenziato tra redditi nazionali ed esteri (il cosiddetto ring fencing). In cambio la Svizzera otterrà l’abbandono delle procedure di contestazione e delle contromisure minacciate dall’Unione europea per "bilanciare" le grandi agevolazioni che nell’ultimo decennio hanno reso la Confederazione il paradiso, in particolare, delle holding delle multinazionali.

L’incontro di ieri ha prodotto una dichiarazione di intenti comune tra il segretario di Stato svizzero, Jacques de Watteville, e il direttore generale della Direzione fiscalità e unione doganale della Commissione europea, Heinz Zourek. Il 20 giugno 2014 il Consiglio federale e il Consiglio dei ministri delle finanze e dell’economia dell’Ue (Ecofin) avevano annunciato di aver trovato un’intesa sulla questione della fiscalità delle imprese. Il testo parafato ieri a Berna corrisponde all’intesa trovata in quell’ambito e pone fine a una controversia bilaterale che, dal 2005, ha generato frizioni e minacce di pesanti contromisure da parte dell’Ue.
Il Consiglio federale ha ribadito l’impegno di proporre, nel quadro della riforma dell’imposizione delle imprese – si legge nel comunicato ufficiale – «l’abrogazione di determinati regimi fiscali, in particolare di quelli che prevedono il trattamento differenziato tra redditi nazionali e redditi esteri. Le nuove misure fiscali devono essere orientate agli standard internazionali». L’Ue dal canto suo ha confermato l’intenzione di abbandonare le previste contromisure «non appena i regimi in questione saranno soppressi».
Per evitare che le società straniere ora lascino la Svizzera, il governo elvetico nella imminente riforma fiscale intende esaminare l’introduzione di nuovi strumenti, quali ad esempio i licence box. Ampiamente diffusi in altri Stati dell’Ue e anche dell’area Ocse, ma applicati in Svizzera solo dal Canton Nidvaldo, consentono un’imposizione privilegiata per i redditi generati dalla proprietà intellettuale (brevetti, marchi, fino ai procedimenti produttivi segreti).
 

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