dalla suizzera

Maxi-truffa da 2,6 miliardi: impiccato

Il finanziere iraniano aveva messo le mani su 40 società del Paese con documenti falsi e complici
dot.png
TEHERAN - Un finanziere iraniano condannato a morte per una maxi truffa bancaria da 2,6 miliardi di dollari è stato impiccato oggi a Teheran. Lo riferiscono i media locali.
Mah Afarid Amir Khosravi era stato condannato alla pena capitale per "corruzione", insieme ad altre tre persone, per aver fatto tremare il sistema economico nazionale, spiegano. Nel settembre 2011 venne alla luce una truffa di grandi proporzioni nel mondo bancario iraniano, ad opera del gruppo privato Amir Mansour Aria, creato da Khosravi e dai suoi fratelli. Con un complesso scherma di false lettere di credito e una rete di complicità, il gruppo aveva messo le mani su una quarantina di società, tra cui uno dei principali produttori d'acciaio del Paese. Lo scandalo aveva lambito anche l'ex presidente Mahmud Ahmadinejad, quando alcuni giornali a lui ostili avevano pubblicato una lettera attribuita al suo capo di gabinetto Rahim Esfandiar Machaie nella quale si chiedeva all'allora ministro delle finanze di facilitare le operazioni Amir Mansour Aria. Il leader aveva respinto con forza queste accuse.
 
Turchia, blitz e 38 arresti all'università di Smirne

dot.png
ANKARA - Le forze anti-sommossa hanno dato l'assalto la notte scorsa ai locali della facoltà di lingue straniere dell'Università di Smirne occupata dagli studenti da alcuni giorni ed hanno arrestato 38 persone, riferisce la stampa turca. Gli studenti avevano occupato la facoltà per protestare contro la presenza della polizia nel campus
In base ad un recente decreto del governo del premier Recep Tayyip Erdogan la polizia ha sostituito le guardie private all'interno dei campus universitari turchi dall'inizio dell'anno accademico. Le forze antisommossa hanno investito l'edificio nel cuore della notte, con l'appoggio anche di elicotteri, riferisce l'agenzia Dogan, ed hanno arrestato i 38 studenti presenti


Scontri a Istanbul, la polizia spara: due morti

È morto l’uomo rimasto gravemente ferito durante gli scontri tra manifestanti e polizia durante una manifestazione a Istanbul contro il governo dopo la tragedia in una miniera dove sono morti oltre 300 operai. Un’altra vittima durante gli scontri. Le immagini del ferimento del trentenne, padre di un bimbo di un anno, colpito alla testa da un proiettile esploso con ogni probabilità da un agente, sono diventate virali sui social network. Il giovane non era uno dei manifestanti, ma stava partecipando a un funerale (LaPresse)
 
Thailandia, colpo di stato dei militari

L'esercito ha preso il potere "per ripristinare l'ordine e spingere per ottenere riforme politiche"
dot.png
BANGKOK - L'esercito thailandese ha appena annunciato un colpo di stato, in un discorso televisivo alla nazione tenuto dal capo di stato maggiore Prayuth Chan-ocha. L'esercito ha preso il potere "per ripristinare l'ordine e spingere per il raggiungimento di riforme politiche", ha detto Prayuth annunciando il golpe, il 12. dal 1932 a oggi nel Paese.
L'annuncio è arrivato al termine del secondo incontro con le principali parti politiche in un complesso militare della capitale, che è stato circondato dai soldati pochi minuti prima del proclama di Prayuth.
Le altre trasmissioni tv sono state oscurate. Due giorni fa l'esercito aveva proclamato la legge marziale (negando che si trattasse dell'ennesimo golpe nel Paese) dopo sei mesi di crisi politica e scontri di piazza che hanno causato 28 morti e oltre 800 feriti.
Sempre l'esercito ha poi imposto il coprifuoco nel Paese dalle 22 di oggi alle 5 di domattina. "Nessuno sarà autorizzato a lasciare il proprio domicilio tra le 22 e le 5", ha detto un portavoce delle forze armate poco dopo la proclamazione del colpo di stato.







Thailandia, arrestato l'ex premier Shinawatra

dot.png
BANGKOK - La nuova giunta militare thailandese ha arrestato l'ex primo ministro Yingluck Shinawatra dopo il colpo di stato giovedì scorso. La conferma arriva da una fonte del suo partito Puea Thai, che era presente quando l'ex capo del governo si è presentato alla convocazione della giunta.
 
Il Giappone è un po' meno pacifista

Tokyo rimuove il divieto auto-imposto sull'esercizio dell'autodifesa collettiva: un passo storico
dot.png
TOKYO - Il Giappone rimuoverà il divieto auto-imposto sull'esercizio del diritto di autodifesa collettiva con una riforma interpretativa della costituzione pacifista. Lo ha affermato il premier Shinzo Abe in una conferenza stampa dopo aver ricevuto il rapporto di un gruppo di esperti sulla sicurezza.
L'abolizione del divieto sarebbe per Tokyo la maggiore modifica delle politiche di difesa dalla fine nel dopoguerra consentendo, tra l'altro, di "soccorrere" gli alleati, Usa su tutti, se sotto attacco.
L'iniziativa, peraltro nota, è di fatto ufficializzata e diventata da oggi oggetto di discussione tra le forze politiche, a partire dal negoziato col New Komeito, il piccolo alleato dei Liberaldemocratici del premier, poco disposto ad accettare cambi sostanziali della costituzione e a rinunciare al divieto "dell'uso della forza" per la risoluzione delle controversie internazionali (art. 9 della Carta).
Abe, in conferenza stampa, ha spiegato che il Giappone punta a contribuire maggiormente alla pace globale e alla stabilità, così come a rispondere alla necessità di salvare la vita dei propri cittadini all'estero in situazioni di emergenza.
 
Il centrodestra ha la maggioranza

India: torna al potere dopo dieci anni confermando le previsioni degli exit poll: vince Modi
dot.png
NEW DELHI - Confermando sostanzialmente le previsioni degli exit poll, la coalizione di centrodestra guidata dall'aspirante premier Narendra Modi ha conquistato (mentre mancano da assegnare 60 seggi) la maggioranza assoluta nella Camera bassa (Lok Sabha) del Parlamento indiano: 329 seggi su 543. Si tratta della più grande vittoria per la destra indiana, che torna al potere dopo dieci anni. I festeggiamenti sono iniziati davanti alla sede del partito indù nazionalista del Bharatya janata party (Bjp) a New Delhi. Migliaia di persone si sono radunate in Ashoka road con tamburi, bandiere arancioni e effigi con il fiore di loto, il simbolo del partito. Il leader Narendra Modi, che arriva dal Gujarat, è atteso in mattinata e sarà accolto da una mega cerimonia di benvenuto. Intanto, nella sede dello sconfitto partito del Congresso è prevista nel pomeriggio una conferenza stampa della leader italo indiana Sonia Gandhi e del figlio Rahul.




India, il 34% dei nuovi eletti ha pendenze

dot.png
NEW DELHI - Il nuovo Lok Sabha (Camera bassa) uscito dalle elezioni parlamentari indiane vinte dal Bjp di Narendra Modi ha una particolarità: un record storico di ben il 34% dei suoi membri che hanno conti da regolare con la giustizia. È quanto emerge da uno studio realizzato dalla ong Associazione per le riforme democratiche (Adr).
La stessa Adr sottolinea che questo significa un incremento del quattro per cento rispetto alla composizione del Lok Sabha uscito dalle votazioni del 2009.
Dall'analisi, realizzata utilizzando le dichiarazioni giurate presentate dai candidati alla Commissione elettorale risulta che su 541 eletti (di altri due non erano disponibili le schede), 186 hanno ammesso di avere conti aperti con la giustizia. Di questi, 112 (21%) sono alle prese con denunce penali gravi riguardanti i reati di omicidio, tentato omicidio, disordini inter-etnici, sequestro di persona, reati contro le donne.




Al giuramento di Modi ci sarà Sharif

Si tratta di un passo avanti: le relazioni fra India e Pakistan sono segnate da profonde tensioni
dot.png
NEW DELHI - Alla cerimonia di giuramento lunedì del premier incaricato indiano Narendra Modi parteciperà anche il premier pachistano Nawaz Sharif. Lo riferiscono le tv indiane. Secondo Ndtv Sharif sarà accompagnato dal ministro degli Esteri, Sartaj Aziz.
Due giorni fa il governo indiano aveva inviato un invito di partecipazione alla cerimonia, che si svolgerà nel Rashtrapathi Bhavan presidenziale di New Delhi, a tutti i Paesi membri della Associazione sud-asiatica di cooperazione regionale (Saarc). Dopo la risposta positiva dei governi di Bangladesh, Bhutan, Maldive, Nepal, Sri Lanka e Afghanistan, è giunta ora anche quella del Pakistan, che ha un importante significato politico-diplomatico.
Le relazioni fra India e Pakistan infatti sono segnate da profonde tensioni fin dalla partizione avvenuta nel 1947, in particolare per la questione del Kashmir, ma anche per gli sviluppi del conflitto in Afghanistan.
 
Tsunami di Renzi, amarezza 5 stelle

Europee: Pd al 40,8%, raccoglie il doppio dei voti dei grillini. Berlusconi fermo al palo, Lega su
dot.png
ROMA - Il Pd di Matteo Renzi stravince le elezioni europee, con una forbice su M5s non immaginabile prima delle urne, specie dopo le aspettative di vittoria create da Beppe Grillo; Forza Italia non raggiunge la soglia del 20%.
L'altro dato è che nonostante l'avanzata dei movimenti euroscettici (M5s, Fdi e Lega), la maggior parte degli elettori hanno sostenuto partiti a favore dell'Ue, seppur con impostazioni di politica economica contrapposte.
Stando i risultati definitivi, il Pd ottiene il 40,8%, M5S il 21,2% e Fi il 16,8%. Sotto le due cifre tutte gli altri partiti: Lega Nord al 6,3%, la Lista Tsipras al 4%, Ncd al 4,4% e FdI sotto il 4% che non manderà quindi deputati a Strasburgo.
I risultati hanno innanzitutto un valore in sede europea ma anche un significato sulla politica nazionale. Sul primo versante il Pd sarà la prima delegazione all'interno del Pse, potendo così spingere sull'abbandono del rigore per puntare a politiche di sviluppo, per altro ampiamente condivise tra i socialisti. Viceversa Fi si vedrà assai ridimensionata dentro il Ppe.
Grillo poi, che potrebbe mandare in Europa una ventina di deputati, dovrà finalmente dire quello che non ha finora detto: in quale gruppo si collocherà e per quale candidato alla presidenza della Commissione voterà. Per quanto riguarda i riflessi sulla politica interna, l'aspettativa creata da Grillo di una vittoria di M5s è andata delusa. Avendo posto l'asticella molto in alto Grillo perde nonostante un buon 22% circa.
Il risultato invece consegna una vittoria del Pd del premier Renzi che ricorda non tanto i numeri della sinistra (il Pci nel 1976 giunse al 34,4) bensì quelli della Dc degli anni '80 (appunto oltre il 40%), o comunque da grande partito europeo, come quelli di Forza Italia nel 2001 o nel 2008.
"Abbiamo vinto noi. Un risultato straordinario - ha detto il vicesegretario Lorenzo Guerrini - Viene premiato il lavoro del governo, e i risultati ci danno un'ulteriore spinta a fare le riforme".
Ma non sono andati bene gli altri partiti di governo, con Ncd che "balla" sulla soglia del 4% (Scelta civica addirittura all'1,3%). Ciò potrebbe significare che il profilo non di sinistra di Renzi sarà in grado di rubare elettori anche ai partiti moderati alleati del Pd, creando una "competition" pericolosa all'interno della maggioranza.
Questo potrebbe creare fibrillazioni dentro la stessa maggioranza sulle riforme, tanto costituzionali che economiche; i contrasti sul decreto lavoro visti prima delle urne si moltiplicherebbero su altri provvedimenti, come ha fatto capire Fabrizio Cicchitto (Ncd). Con un Pd che da solo va oltre il 40%, poi, l'Italicum sembra essere destinato a non avere più i voti degli altri partiti.
Infine Forza Italia, inchiodata al suo minimo storico: Berlusconi nelle ultime settimane ha addirittura ipotizzato uno suo ritorno al governo. Ma con le riforme si è visto che c'è una componente favorevole alla rottura e a una politica di forte opposizione a Renzi. Tutto dipenderà dalla capacità di Berlusconi di reimporre la propria leadership e di lanciare un nuovo progetto per il centrodestra, che inevitabilmente guarda a recuperare il rapporto con Ncd.
 
Ultima modifica:
La Merkel tiene, ma senza trionfi

Germania: gli antieuro di Alternative für Deutschland raccolgono quasi il 7%, Csu in calo in Baviera
dot.png
BERLINO - Angela Merkel resta in testa in Germania ma non tira aria da trionfo nell'Unione, che rispetto alle federali perde a causa della disfatta in Baviera. I socialdemocratici, invece, esultano per i sette punti riconquistati dopo il disastro di 9 anni fa, e incoronano Martin Schulz, dedicandogli il recupero più straordinario della loro storia. Veri vincitori della tornata elettorale delle europee 2014 sono però gli antieuro di Alternative für Deutschland: non si è verificata l'esplosione che si temeva, fa notare qualcuno, ma con quasi il 7% gli economisti di Bernd Lucke ritengono di essere il nuovo partito popolare tedesco, "sbocciato" a Bruxelles.
La partita era già chiara ai primi exit poll. Le ultime proiezioni hanno poi confermato che la Cdu ha ottenuto tra il 35,5 e il 35,7% (nel 2009 presero il 37,9) e si tratta comunque del peggior risultato dal 1979 in Europa. L'Spd ha ottenuto un 27,2% (20,8% cinque anni fa), i Verdi il 10,7 (12,1), Die Linke 7,5 e Afd fra il 6,8 e il 7.
Immediatamente si sono profilati due sconfitti, i populisti di Horst Seehofer, con la Csu che ha perso ben 8 punti in Baviera, e i liberali del giovane Christian Lindner che, precipitando al 3%, non sono riusciti a invertire la tendenza negativa per il partito, che li aveva buttati fuori dal Bundestag a settembre. Con le nuove regole - la corte costituzionale ha recentemente abolito la soglia al 3 - entrano anche sei piccoli partiti, con un seggio ai nazionalisti di estrema destra dell'NPD, uno per i Pirati e per i Freie Waehler.
"Oggi abbiamo vissuto il più grande incremento nella storia dell'Spd in Germania. Il risultato ha un nome e si chiama Martin Schulz", ha detto il vicecancelliere Sigmar Gabriel, portando in trionfo il candidato alla presidenza della Commissione europea. Una candidatura su cui i socialdemocratici, in polemica con Angela Merkel, hanno puntato subito i piedi: "Ho il vento in poppa per la presidenza", ha affermato Schulz.
Nel merito si è pronunciato anche il candidato tedesco dei cristiano-democratici, che ha rivendicato nel risultato ottenuto "un tassello importante per fare dei popolari europei la forza maggiore nell'Europarlamento, e portare alla presidenza Jean-Claude Juncker".
Lo strappo sulla Commissione è avvenuto quando Merkel ha fatto capire che intendesse bypassare le candidature portando a un nome che fosse esito di un accordo fra governi. Una posizione che ha indignato gli oppositori in Germania, come a Bruxelles.
"Viene confermata la linea tedesca in Europa", ha detto ancora MacAllister a proposito del risultato di oggi, che avrebbe comunque visto un successo contenuto degli antieuro. "Siamo un nuovo partito popolare, cui i tedeschi danno fiducia", ha detto invece Lucke, ribadendo di non volersi alleare con i radicali di destra né di sinistra.
Il leader di Afd esclude per ora anche ogni alleanza con Beppe Grillo, un "burlone" che poco ha a che fare col piglio severo degli economisti che invitano il sud dell'Ue a lasciare la valuta unica. Il vento degli eurocritici è però effettivamente una brezza, in Germania, se si fa il confronto con il trionfo di Marine Le Pen in Francia e lo slancio del FPÖ di Stacher in Austria, riuscito a superare il 20% (gli euroscettici saranno comunque meno di prima, grazie alla scomparsa di altri partiti che cinque anni fa si affermarono con tesi antieuropeiste).
Alla cancelliera non sarà però troppo piaciuto il recupero - seppure limitato - dei socialdemocratici, con i quali governa da settembre. Fino ad ora li aveva lasciati fare - anche troppo secondo molti conservatori - cedendo su salario minimo e riforma delle pensioni. Il voto di oggi potrebbe smorzare lo spirito di collaborazione nella grande coalizione tedesca, inducendo la cancelliera a cambiare registro.
 
Le Pen stravince, choc in Francia

Trionfo del Front National, tracollo di Hollande: verso nuove elezioni?
dot.png
PARIGI - "Terremoto": la Francia trema, per la prima volta il primo partito nel Paese è il Front National, l'estrema destra di Marine Le Pen, che straccia gli avversari della destra UMP e distacca in modo clamoroso i socialisti. Crollo storico per il PS, che si ferma appena sotto il 14%, allo sbando la gauche di governo, guidata dal premier Manuel Valls.
Il presidente Francois Hollande, alla seconda disfatta consecutiva dopo le amministrative di marzo, ha convocato per domani mattina all'Eliseo una riunione di crisi. C'è da rispondere alla Le Pen, che chiede "solennemente" di sciogliere il Parlamento e di convocare nuove elezioni. Valls, scuro in volto come mai prima, ha ammesso il "terremoto" e il momento "molto grave". Ma è determinato ad andare avanti e, come ha detto per l'ennesima volta, ad "accelerare con le riforme".
Festa a Nanterre, la roccaforte del Front alla periferia di Parigi, sconcerto nel Paese, che pure da mesi era preparato all'inedita situazione con l'estrema destra in testa ai sondaggi. La realtà ha però superato ogni fantasia della vigilia: più di un francese su 4, il 26%, ha votato per il Fronte nazionale, e non c'è stato neppure il record di astensioni, più numerose nel 2009. Sono andati a votare il 43% ma non è servito ad arginare lo tsunami-Le Pen che ha spazzato via con oltre cinque punti di distacco l'UMP, partito della destra parlamentare al quale non ha evidentemente giovato l'improvvisato ritorno in scena dell'ex presidente Nicolas Sarkozy, che tre giorni fa ha invocato un'Europa franco-tedesca che sospenda immediatamente Schengen.
L'UMP finisce al 20,88% e sembra pronto l'addio di Jean-Francois Copé, il presidente che non ha mai convinto ma che adesso viene trascinato via dalla corrente degli scandali interni sui fondi neri, arrivata ancor prima dell'ondata di piena del Front National. Il Partito socialista tocca il fondo della sua storia, al 14%17%, che sarebbe già stata una disfatta, come lo era stato cinque anni fa per le europee seguite alla guerra intestina fra Segolene Royal e Martine Aubry.
Unico neo nella serata trionfale del partito della Le Pen, il fatto che sarà molto difficile costituire un blocco di almeno sette paesi a Strasburgo per costituire un gruppo nazionalista euroscettico in grado di pesare sulla politica europea. "Terremoto", titola in prima pagina Le Figaro di domani, "La France FN" risponde Liberation. Il "dopo 25 maggio" francese è già cominciato
 
In Spagna l'exploit degli indignados

Perdono voti il Partido Popular e l'opposizione. La Catalogna sempre più indipendentista
dot.png
MADRID - Cinque anni di crisi e politiche di austerità in Spagna hanno portato a un dura sconfitta alle Europee per il Partido Popular (PP) al governo e per il principale partito dell'opposizione, il Psoe, e l'exploit del nuovo partito Podemos, che coagula il voto di protesta degli indignados. In Catalogna, il partito indipendentista repubblicano Erc per la prima volta dal ritorna della democrazia è il partito più votato nella regione, avanti ai partner di governo di Convergencia i Union (CiU) del premier catalano Artur Mas.
Nonostante l'euroscetticismo crescente, il test europeo non è stato marcato dall'astensionismo record previsto dai sondaggi: l'affluenza del 45,6% è stata lievemente superiore a quella del 2009. I dati definitivi ratificano il PP come il partito più votato, con il 26% dei voti e 16 scanni, tre punti avanti sul Psoe, col 23% e 14 seggi, rispettivamente con 8 e 9 seggi meno che nel 2009. Ma segnano una sostanziale fine del bipartitismo, dal momento che i due principali partiti, che assieme nel 2009 catalizzarono l'80,9% voti, non arrivano al 50% dei suffragi.
I grandi beneficiari della debacle delle due principali forze politiche sono Izquierda Unida, la Sinistra Unita, che si converte nella terza forza politica, triplicando da 2 a 6 il numero di eurodeputati con il 9,9% dei voti. Ma, soprattutto, Podemos, la nuova formazione guidata da Pablo Iglesias, 35.enne professore di Scienze Politiche, che irrompe nel Parlamento Europeo con 5 scanni e il 6,46% dei voti.
Il centrista Union Progreso y Democracia (UPyD), di Rosa Diez, conquista parte del voto di protesta dei Popolari e dei socialisti e passa da 1 a 4 seggi, con il 6,47% dei voti, a fronte del 2,8% del 2009. Ciudadans, il suo omologo in Catalogna, conquista 2 seggi con il 3,16% dei voti. Coalicion por Europa, che unisce i partiti nazionalisti democristiani, basco e catalano, CiU e Pnv, fino a ieri la terza forza politica, scivola al sesto posto, con il 5,45% dei voti e mantiene i 3 seggi che aveva finora.
In Catalogna, la Izquierda para el diritto a decidir (Erc) segna un sorpasso storico come partito più votato rispetto a CiU e registra due seggi a livello nazionale, al pari di Movimiento Ciudadano. La coalizione Los Pueblos decide, degli indipendentisti baschi di EH Bildu e del Blocco Nazionalista galiziano BNG, entra nell'Europarlamento con 1 seggio, come la coalizione Primavera Europea, costituita dai gruppi ecologisti e per la nuova cittadinanza europea, Equo, Compromis e Cha.
Il voto di protesta contro la corruzione politica, la lunga crisi economica che ha impoverito la classe media, aumentato la povertà e infoltito l'esercito di cinque milioni di disoccupati, castiga Popolari e socialisti e premia complessivamente le formazioni di sinistra. Restano fuori dall'Europarlamento, la Red ciudadana Partido X, con il capolista Hervé Falciani e Vox, costola del PP, alla destra del partito conservatore.
Il messaggio della ripresa economica sul quale il PP aveva costruito la campagna elettorale ha provocato il voto di protesta dell'elettorato anche conservatore evidentemente deluso. La campagna incentrata sulla gaffe 'machista' del capolista Miguel Angel Cañete, a proposito della "superiorità intellettuale" nei confronti della capolista socialista, Elena Valenciano, non è servita a salvare il Psoe dalla debacle.
Il voto, secondo gli analisti, ha comportato una frammentazione di tipo ideologico. Dopo il crollo superiore al 30% del partito di governo, le opposizioni esigeranno un cambio nelle politiche di austerity finora imposte da Bruxelles. Ma, a partire dal terremoto nelle urne, anche i socialisti del Psoe metteranno in discussione la leadership di Alfredo Perez Rubalcaba.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto