Derivati, futures e certificati, sugli indici e commodities - Cap. 1

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euro rimbalzello da 88-90 ? :mumble:
 

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mi verrebbe voglia di entrare short... ma aspetto le 12.00 non vorrei che partisse il long
 

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Neanche io, ma un utente aveva chiesto gli etc e io ho supposto long.

Secondo te siamo arrivati? Io penso che sotto 40 non vada.


Anche secondo me ... leggi un po' qui'.



Petrolio a nuovi minimi dal 2009. E finalmente negli Usa crollano le trivellazioni

di Sissi Bellomo

Il petrolio sembrava intento a cercare un equilibrio intorno a 50 dollari al barile. Ma all’improvviso le vendite sono ricominciate, spingendolo a livelli che non si vedevano da aprile 2009: 48,90 $ per il Brent e 47,16 $ per il Wti.
A riaccendere il nervosismo sul mercato potrebbe aver contribuito un rapporto di WoodMackenzie, basato sull’analisi di oltre 2.200 giacimenti:  se il valore del greggio scendesse a 40 $ - afferma la società di consulenza, considerata molto autorevole nel settore - solo l’1,6% della produzione mondiale, ossia 1,5 milioni di barili al giorno, subirebbe perdite operative. Non solo. «Se la produzione è cash negative non significa necessariamente che sarà fermata», rincara la dose WoodMackenzie.

Un’analisi dettagliata appena resa nota dal governo del North Dakota - cuore delle estrazioni di shale oil negli Usa, con Bakken - stima d’altra parte che per mantenere stabile l’attuale output di 1,2 mbg gli operatori lo Stato hanno bisogno di un prezzo di 55 $, mentre il greggio estratto nell’area vale ormai poco più di 30 $: troppo poco anche per i pozzi più ricchi ed efficienti del North Dakota, che prevede che il numero delle trivelle crollerà, riducendo l’output di circa 200mila bg entro luglio.

Gli impianti di trivellazione attivi negli Usa sono ormai il faro principale dei mercati petroliferi, che infatti si sono rianimati sul finire della seduta, grazie alla pubblicazione delle statistiche di Backer Hughes: oltre Oceano i “drilling rigs” sono scesi di 61 unità questa settimana, la frenata più netta dal 1991, riducendosi a 1.421 contro un record di 1.609 a metà ottobre.
Il petrolio ha comunque concluso in ribasso anche questa settimana, la settima consecutiva, perdendo oltre il 10 per cento. Un ulteriore scrollone che sta riportando il mercato nelle condizioni ideali per ricominciare un accumulo di scorte a fini speculativi, simile a quello che si verificò nel 2009. Il contango, ossia lo sconto del greggio per consegna immediata rispetto a quello a futuri, si è infatti ampliato a livelli sufficienti a garantire un profitto sicuro semplicemente “conservando” i barili per qualche mese: il Brent per agosto costa oltre 6,5 $ in più rispetto a quello per febbraio, abbastanza da coprire i costi di stoccaggio secondo gli analisti.
Per la prima volta dal 2009, inoltre, non è solo il greggio ad essere in contango, ma tutto il comparto petrolifero, compresi i carburanti: una situazione che potrebbe accrescere ulteriormente le scorte di benzina, diesel e altri prodotti raffinati, che nel maggior terminal europeo, quello di Amsterdam-Rotterdam-Anversa (Ara), sono già ai massimi da tre anni e mezzo, per effetto dei consumi bassi e dei margini di raffinazione finalmente appetibili.
Gli armatori stanno già assistendo ad una corsa per accaparrarsi petroliere da traformare in stoccaggi galleggianti. Secondo la società greca Dynacom Tankers sul mercato attualmente ci sono richieste per almeno 20 milioni di barili di capacità, mentre fonti Reuters rivelano che proprio in questi giorni diverse società, tra cui Vitol, Trafigura e Shell, hanno sottoscritto contratti di 12 mesi, con opzione di stoccaggio per petroliere di grandi o addirittura grandissime dimensioni, come le Ultra Large Crude Carriers, capaci di trasportare oltre 3 milioni di barili di greggio. Accontentandosi di navi vecchie avrebbero strappato noli di favore: meno di 40mila $ al giorno per una Vlcc (Very Large Crude Carrier) contro i circa 100mila tuttora richiesti sul mercato spot.
La speculazione nel 2009 venne praticata in modo tanto diffuso che a un certo punto arrivarono ad esserci oltre 100 milioni di barili di greggio “parcheggiati” in mare, più di quanto il mondo intero ne consumi in un giorno. Si rivelò anche molto redditizia: le 5 maggiori società di trading di petrolio fecero profitti record quell’anno e per alcune major, come Bp, l’attività fornì un sostegno non indifferente al bilancio.
Stavolta il piatto potrebbe essere meno ricco, considerato che i noli non sono crollati come allora e che il contango non ha (ancora) assunto dimensioni altrettanto grandi. L’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) un mese fa ha comunque avvertito che nel primo semestre 2015 le scorte petrolifere potrebbero aumentare di 300 mb, mettendo a dura prova la capacità di stoccaggio a terra. Gli analisti di Jbc Energy ritengono d’altra parte che solo gli “stoccaggi galleggianti” saranno tra 30 e 60 milioni di barili entro luglio. Attualmente circolano stime intorno a 12-15 mb.
 
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