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Wall Street galleggia in attesa delle trimestrali. Occhio ai livelli-chiave
Di Massimo Brambilla
27/06/2009 6.04
Basta poco in questi giorni per muovere i mercati azionari, a dimostrazione che l’indecisione sulla strada da seguire è ai massimi livelli. E’ quindi palese l’azione di galleggiamento approntata dai listini in attesa di appurare i conti delle società relativi al secondo trimestre e le prospettive per il 2009, che a Wall Street inizieranno ad essere snocciolati a partire dalla seconda settimana di luglio: l’apprensione è forte, perché solo da questi numeri si potrà avere la prima conferma o la prima smentita che il culmine della recessione sia alle spalle.
L’insidia dei supporti. Nel frattempo i principali indici azionari si sono pericolosamente avvicinati nella prima parte dell’ottava al bordo inferiore del range di oscillazione in cui si trovano praticamente bloccati da inizio maggio, che passa a quota 880 per l’S&P500, a 8.200 punti per il Dow Jones, a 4.650 punti per il Dax e a quota 216 punti per l’indice Eurostoxx, livelli che per tutti coincidono con il minimo più profondo segnato a metà maggio. Questa importante quota è stata invece violata a inizio settimana dal Cac di Parigi, dall’Ftse100 di Londra e dall’Ftse Mib di Milano (penalizzato nel frattempo dallo stacco cedola di lunedì 22), mentre all’opposto lo stesso livello si trova ancora a una certa distanza per il Nasdaq e per il Nikkei. Il cedimento di tale supporto da parte dei principali indici americani ed europei, la cui significatività è apparsa lampante nel corso della settimana appena conclusa, porterebbe ad estendere senza mezzi termini la correzione fino a un obiettivo stimabile tra 840 e 810-800 punti dell’S&P500, dove quest’ultimo livello corrisponde a un ritracciamento del 50% del recupero primaverile.
A un target simile si arriva anche proiettando lo sviluppo di un ipotetico testa e spalle ribassista che si verrebbe a formare sull’S&P500 (e sul Dow Jones) nel caso in cui a un nuovo test con il supporto vitale a quota 880 segua un nuovo rimbalzo fino alla principale resistenza intermedia posta a 930 punti; se questa respingesse ancora una volta l’indice, come accadde l’8 maggio, allora inizierebbe a profilarsi la seconda spalla della figura ribassista, che troverebbe conferma solo con il successivo cedimento dell’importante sostegno a 880 punti (la “neck-line”), aprendo uno spazio di discesa pari alla distanza presente tra la “testa” (il picco segnato a quota 950) e la neck-line stessa, identificando un obiettivo a 810 punti (880-70).
A sostegno di un simile sviluppo si schiera sia il Vix, dove la discesa fino a quota 26,5% potrebbe procurare un ripensamento sull’eccessivo ottimismo com’è accaduto nel culmine dei rimbalzi di Wall Street del 20 maggio e dell’11 giugno, e sia l’Macd, che ora si colloca in una posizione delicata: a livello giornaliero il diffusissimo indicatore di analisi tecnica si appresta infatti a tagliare dall’alto verso il basso la linea dello zero, ribadendo l’attuale debolezza, mentre a livello settimanale sta tentando di tagliare dal basso verso l’alto la stessa linea dello zero per generare un segnale di forza di più ampio respiro; a patto che ciò non venga negato da un’estensione della correzione come accadde nella falsa partenza del marzo 2002, visto che la linea dello zero rappresenta tradizionalmente per l’Macd una forte resistenza o un forte supporto.
L’operatività. In pratica si dovrà quindi continuare ad attendere uno dei due eventi opposti: quello ribassista, che arriverebbe con il cedimento di quota 880 da parte dell’S&P500; in questo caso si tratta di attendere la discesa per incrementare le posizioni in azioni tra 840 e 810 punti dell’S&P500. E quello rialzista, che si scompone prima nel guadagno dell’importante resistenza intermedia a 930 punti dell’S&P500 e poi nell’inaugurazione di nuovi massimi dell’anno con il passaggio al di sopra del picco di giugno segnato a 950-956 punti; ciò farebbe scattare un nuovo segnale di acquisto, tanto più che l’Macd su base settimanale si porterebbe al di sopra dello zero, aprendo la strada per un allungo fino a quota 1.000 o perfino 1.050 punti, a patto che il Dow Jones non venga fermato dal rilevante ostacolo ben visibile a quota 9.000.
All’interno di queste soglie, come al solito, è terreno di trading più veloce: acquisto su tenuta (o in prossimità) dei supporti e vendita su tenuta (o in prossimità) delle resistenze con stop poco oltre questi livelli. (riproduzione riservata)