Stereotipi sessisti tra i giocattoli. Un blog: "Non regalateli a Natale" - Redattore Sociale
Stereotipi sessisti tra i giocattoli. Un blog: "Non regalateli a Natale"
Dopo un'analisi del mercato dei giocattoli italiani, il blog "Un altro genere di comunicazione", ha lanciato la campagna “La discriminazione non è un gioco”, per invitare a denunciare le gabbie dei ruoli di genere che abbondano sugli scaffali e a non comprarle
21 dicembre 2013
ROMA - Dopo che i Paesi dell'Europa del Nord hanno fatto da apri pista ormai decenni fa, anche in Italia si sta diffondendo la consapevolezza di quanto e come i giocattoli per bambini, nella loro rigida divisione tra giochi “per maschietti” e “per femminucce”, agiscano come rinforzo degli stereotipi di genere che vedono le donne angeli del focolare o bambole supersexy, in entrambi i casi in posizione di inferiorità sociale ed economica.
Una consapevolezza che, almeno per ora, è propria soltanto degli ambienti controculturali: nel silenzio e nel disinteresse della cultura mainstream italiana, le donne del blog Un altro genere di comunicazione (
Un altro genere di comunicazione )hanno lanciato la campagna “La discriminazione non è un gioco”. Si tratta di stampare gli adesivi scaricabili dal loro sito e attaccarli sulle scatole dei giocattoli sessisti, ad esempio una cucina giocattolo tutta rosa con foto di bambine. Poi, se si riesce, si scatta una foto che viene pubblicata sul sito e su facebook sia come testimonianza che per incrementare la diffusione virale della campagna; al momento ci sono una quarantina di foto da 7 città. Un gesto di disobbedienza civile che certo non fa la gioia dei negozianti.
Laura, una delle animatrici del blog, ha raccontato: “Abbiamo ripreso la campagna lanciata l'anno scorso dal collettivo cileno Medusa, con cui siamo in contatto, traducendo i loro adesivi. Il periodo natalizio è il più consumista dell'anno, ci è parso il più utile per una campagna simile. Ma – ha proseguito - non l'abbiamo fatta spuntare fuori dal nulla: nei mesi precedenti abbiamo scritto una serie di articoli in cui abbiamo analizzato puntualmente il mercato italiano, dai giochi per l'infanzia ai libri. La realtà - ha affermato la mediattivista Laura - è che il maschile è il neutro, i maschi hanno a disposizione una produzione più ampia, meno rigidamente legata all'azzurro e al ruolo, sono i giocattoli per le femmine a essere connotati come diversi e a veicolare il modello estetico imperante, oltre a essere sempre e solo rosa. Lo stereotipo – ha continuato - è la parte più esteriore della discriminazione, che concretamente avviene a livello socioeconomico. Il problema è che questi giocattoli insegnano alle bambine la subalternità sociale ed economica, a essere relegate in un ruolo subalterno, senza ambizioni oltre i figli e la cura della casa. La campagna – ha concluso - sta andando abbastanza bene, ci piacerebbe poterla ripetere anche all'estero, abbiamo contatti per farla partire in Austria, Francia e Olanda”.
Ma fuori dall'Italia il problema se lo pongono? Senza contare il già citato Nord Europa, da sempre un eone più avanti nel favorire la piena parità tra i generi, qualcosa si sta muovendo sia in Spagna, con campagne simili a questa portate avanti da alcuni collettivi, che nel Regno Unito, dove il gruppo di difesa dei consumatori Let toys be toys (
Statements of support | Let Toys Be Toys ottenendo un grande successo nel chiedere ai rivenditori “di smettere di limitare gli interessi dei bambini promuovendo alcuni giochi come adatti solo alle bambine e altri adatti solo per i bambini”: diverse grandi catene hanno dato loro ascolto e fatto modifiche sia nella produzione che nell'esposizione, eliminando gli steccati. Tra le più note tra quelle che hanno apportato cambiamenti, Boots, Sainsbury's e Tesco hanno rimosso le insegne “boys toys” e “girl toys” dai loro negozi, Sainsbury's e Tesco anche dai loro siti web, mentre Marks and Spencer, oltre ad aver già compiuto queste azioni, ha annunciato che i giocattoli del suo marchio saranno “gender neutral” (neutri rispetto al genere, ndr) a partire dalla prossima primavera.
Un altro segnale arriva dagli Stati Uniti: l'ingegnera meccanica Debbie Sterling ha progettato e messo in commercio Goldie Blox (
Engineering toys for girls), un gioco per bambine a metà tra le costruzioni e il vecchio Meccano, pensato per sviluppare al meglio le loro capacità logiche e di storytelling, dove il rosa è sostituito dal color oro. La Sterling, frustrata dalle statistiche che vedono solo l'11% di ingegnere, ha creato Goldie Blox per spingere le bambine a uscire da quella che definisce “l'isola rosa” per esprimere le loro potenzialità. Dopo essersi finanziata col crowdfunding sulla piattaforma Kickstarter ed essere riuscita a produrre i primi 5000 esemplari, ha trovato una grande catena americana, la Toys'r'us, che le ha messe in catalogo. La stessa catena si è anche impegnata con Let toys be toys a fare marketing “in modo più inclusivo”, generando un notevole interesse mediatico nel Regno Unito.
Resta da capire se queste campagne e questi cambiamenti positivi, dalla nicchia di persone progressiste nella nicchia dei Paesi ricchi del mondo in cui avvengono ora, riusciranno a imporsi sulle anoressiche Barbie et similia che dominano il mercato di massa mondiale. (Elisa Manici)