Gramellescion

i voti sulla jurnata del 1 ottobre



Napolitano 8
Alchimista

In pochi mesi è riuscito nell’impresa di estrarre una maggioranza europea da un Parlamento ingovernabile, tenendo fuori dai giochi Grillo e adesso persino Berlusconi. Ieri è rimasto in silenzio, come la sua posizione richiedeva, ma si è concesso il lusso di un comunicato dal sapore autoironico sul ruolo sempre più importante dei nonni.




Berlusconi 3
Di lotta

Ha tentato di sfasciare una maggioranza di cui era l’azionista decisivo e si ritrova aggrappato come una cozza a un governo più solido di prima, nei panni per lui insoliti del socio di minoranza. Intanto le scadenze processuali incombono, togliendogli l’antica lucidità. A memoria, è la prima volta che rimane fregato in un affare. Patisce l’assenza di D’Alema.




Berlusconi 5
Di governo

Concedendo la fiducia a chi voleva sfiduciare, ricompatta il partito ma perde la partita. Come se Cesare avesse abbracciato il suo pugnalatore dicendogli “A’ Bru’, che te serve?” (copyright Alberto Infelise). Le parole con cui in aula Letta commenta stupefatto la sua giravolta (“E’ un grande!”) sembrano l’onore delle armi. Ormai Berlusconi è solo un diversamente alfaniano.


Alfano 7+
Bruto

Figlioccio di democristiana crudeltà, ha compiuto il parricidio perfetto senza neanche macchiare il pugnale. Ha fondato il club dei dissidenti alfaniani, ma come Groucho Marx ha preferito non farvi parte. Almeno per ora: lo userà come arma di ricatto nei confronti del suo sempre più piccolo Cesare. Merita un 7 pieno. Il + è per il “quid” che secondo il Capo non aveva.






Cicchitto 7,5
Epico

Il ruggito del Cicchitto. Dopo avere domato a “Ballarò” il feroce Sallusti, pianta la bandiera della rivolta sopra le macerie del Pdl. Quand’era ancora un giovane socialista, fondò una corrente tutta sua dichiarando «devo pur vivere anch’io». Montanelli, in un Controcorrente rimasto celebre, commentò: «Non ne vediamo il motivo». Caro Indro, ora lo abbiamo capito.




Santanchè 2
Appitonata

Una débâcle simile non si vedeva da quando i dalmati azzannarono la pelliccia di Crudelia De Mon. Con l’eleganza e la schiettezza che la contraddistinguono, la caricabatterie di Sallusti ha dichiarato al nostro giornale di avere inghiottito un cucchiaino di m. Tra le tante posate a disposizione, per una volta ha scelto il basso profilo.





Scilipoti 7
Masochista

Nel mondo all’incontrario della politica italiana può succedere anche questo: che il simbolo del tuffo carpiato con avvitamento alla poltrona esploda in aula nell’urlo: “Dobbiamo bastonare i traditori!” Ma forse sapeva di non rischiare nulla. Era l’unico a conoscere la strategia di Berlusconi, avendo trascorso l’intera mattinata acquattato in una tasca della sua giacca.








Brunetta 6
Scoordinato

Una sufficienza d’affetto per questo borbottone tenuto all’oscuro di tutto, che un quarto d’ora prima della giravolta di Berlusconi inneggiava ancora alla coerenza del voto contrario «deciso all’u-na-ni-mi-tà» e dichiarava risoluto alle televisioni del mondo intero: «Nessun voto dal Pdl per la fiducia». Invece uno c’era: quello del suo Capo. A saperlo.



D’Alema s.v.
Cassandra

Quando in estate l’uomo più intelligente del mondo dichiarò che Letta sarebbe stato un leader di transizione, il premier tirò un sospiro di sollievo: all’improvviso il governo aveva ottime probabilità di durare. Ma ieri D’Alema ha detto che Berlusconi non è più indispensabile, anzi, che è come se non ci fosse più. E adesso Letta, giustamente, trema.
 
Ultima modifica:
Crimi e misfatti



massimo gramellini



Una battuta da terza elementare del cittadino Vito Crimi sulla tenuta intestinale e prostatica del Cavaliere, digitata con ilari polpastrelli sul telefonino durante i lavori della Giunta impegnata a sancirne la decadenza da senatore, ha offerto il destro a don Schifani per chiedere (invano) il rinvio della votazione. Se applicassimo agli strateghi Cinquestelle la dietrologia che essi riservano al resto del mondo, dovremmo dedurre che Crimi l’abbia fatto apposta. Qualora al voto della Giunta seguisse quello dell’aula, sarebbe più difficile per Grillo continuare a predicare l’omogeneità fra Pidielle e Pidimenoelle. Qualsiasi mossa di disturbo, anche la più becera (Berlusconi, alla prostata, ha avuto un cancro), può dunque servire a ritardare quel passaggio politico fondamentale.
 
Non video più



massimo gramellini



La prima volta che lo sentii gridare Forza Italia al riparo di una siepe di finti libri rilegati in pelle, ero preoccupato ma incuriosito. Ancora non sapevo che il set era stato montato in un cantiere: se la telecamera avesse allargato l’inquadratura, avremmo scoperto che la scrivania si affacciava su un cumulo profetico di macerie. Quell’uomo d’affari uscito da un telefilm degli Anni Ottanta rappresentava la novità, la sorpresa, per molti la speranza. Ma quando di lì a qualche mese lo rividi arringare il popolo da una videocassetta, lo stupore aveva già ceduto alla delusione. Il terzo filmato produsse sconforto, il quarto fastidio. Non ricordo quando il fastidio si sia trasformato in noia. Io e i suoi video siamo invecchiati insieme: a me cadevano i capelli che crescevano a lui, nella mia libreria i volumi cambiavano mentre nella sua erano sempre gli stessi, miracolosamente intonsi. Logore, invece, le parole: promesse e minacce, sempre più vaghe. Sempre meno riusciva a farmi sorridere e spaventare, alternando la maschera tragica con quella comica sullo sfondo di arredamenti barocchi e bandieroni pomposi.

Ora è tornato a Forza Italia, ma i suoi proclami mi rimbalzano addosso come palline di pongo scagliate da una fionda sfibrata. Vedo le rughe infittirsi, le labbra spezzarsi al pari della voce. Sento parole d’amore che sprizzano livore. Dovrebbe farmi paura e invece non mi fa neanche pena. Solo tanta tristezza: per lui, per me, per noi che da vent’anni scandiamo il tempo delle nostre vite con i videomessaggi di un tizio che ha sostituito la politica con l’epica dei fatti suoi.

questo vacuo giocoliere di parole celebra l'epica dei fatti dei suoi padroni

l'unico dei tanti giornalai che mi dà l'impulso di afferrare la mazza da baseball
 
questo vacuo giocoliere di parole celebra l'epica dei fatti dei suoi padroni

l'unico dei tanti giornalai che mi dà l'impulso di afferrare la mazza da baseball


una bella opinione moderata :)
stranamente :fiu: viene come commento ad un articolo un pò (poco) denigratorio su B
ma non si può aver tutto, neh :)
 
una bella opinione moderata :)
stranamente :fiu: viene come commento ad un articolo un pò (poco) denigratorio su B
ma non si può aver tutto, neh :)

questo pallone gonfiato con l'espressione da maestrino davvero non lo sopporto
ma pure quando parla d'altro
manco quell'altro presuntuoso di travaglio mi irrita come lui
è un viscido come pochi
 
belpietro già è meglio, meno ipocrita di certo
sallusti è un giornalaio come tanti, con l'aggravante di fare il direttore

intendevo, specificatamente, su questo aspetto:
vacuo giocoliere di parole celebra l'epica dei fatti dei suoi padroni


ci sono degli articoli c'ho letto ... :rolleyes:
ma sentiamo la tua opinione :)
 
Dopo-voto in Germania: e ora?

La trionfante Merkel cerca una "grosse Koalition". Ma l'Spd vende cara la pelle
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BERLINO - Angela Merkel assapora il trionfo dopo la strepitosa vittoria conseguita ieri dalla sua Cdu-Csu alle urne e si è messa subito alla ricerca di un alleato per formare il nuovo governo del suo terzo mandato.


Steinbrück lascia tutte le cariche

Dopo la netta sconfitta nelle politiche contro Angela Merkel e la CDU-CSU
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BERLINO - Peer Steinbrueck (Spd) ha annunciato oggi al Congresso ristretto del partito a Berlino, le dimissioni da tutti gli incarichi politici. L'ex candidato socialdemocratico, uscito sconfitto nella sfida per la cancelleria, ha detto di non ambire più a nessun incarico nè nel partito nè nel gruppo parlamentare. "La mia carriera (politica) avrà una fine ordinata", ha detto stando all'agenzia Dpa che cita fonti del congresso.
 
Gli inoccupabili





uno studio dell’Ocse colloca i nostri giovani all’ultimo posto in Europa per alfabetismo e al penultimo per conoscenze matematiche.
Poiché a nessuno risulta che negli ultimi vent’anni in Italia ci sia stata un’epidemia di cretinismo nei reparti d’ostetricia, si deve supporre che l’impreparazione dei ragazzi non derivi da tare mentali o caratteriali, e nemmeno soltanto dal lassismo complice dei genitori, ma da scelte strategiche incompatibili con la parola futuro. Quella classe dirigente uscita dalle assemblee del Sessantotto, che oggi irride e disprezza i suoi figli, è la stessa che ha tolto risorse all’istruzione, alla ricerca e alla formazione. Che si è rifiutata di indirizzare le scelte di politica economica verso la cultura, il turismo e l’innovazione tecnologica. Che ha ammazzato il merito, praticando in prima persona l’appartenenza a qualche cordata: per quale ragione i ragazzi dovrebbero credere in un sistema che non privilegia i più bravi, ma i più ammanicati? Gli investitori stranieri si tengono alla larga dall’Italia non perché considerano i nostri figli dei caproni, ma perché si rifiutano di allungare una bustarella ai loro padri o, in alternativa, di aspettare tre anni per avere un bollo che altrove ottengono in tre ore. Altro che poco occupabili: il problema italiano è che in questi anni qualcuno si è occupato, e ha occupato, fin troppo.
 

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