La Repubblica:
Anno nuovo, vecchi problemi: la prima crisi europea del 2017 è la Grecia
Siamo di nuovo al conto alla rovescia: ad Atene servono altri soldi, paradossalmente per ripagare gli stessi creditori. Il Fmi, che ora ha come primo azionista Trump, potrebbe sfilarsi dalla partita facendo saltare il banco. E su Tsipras piovono sempre le solite richieste di austerity che mettono in ginocchio un Paese già provato
di MAURIZIO RICCI
Grecia,
eurobarometro,
fmi,
debito greco
La prima crisi che il 2017 può regalare all'Europa è una crisi vecchia e incancrenita: la Grecia. Il copione è stranoto:
siamo di nuovo al conto alla rovescia. Entro il 20 febbraio l'Unione europea dovrebbe decidere se sborsare la nuova tranche di aiuti per pagare i debiti di Atene (verso la stessa Ue, paradossalmente), senza i quali il paese va al default prima dell'estate. Bruxelles - anche se sarebbe meglio dire Berlino - condiziona gli aiuti a pesanti interventi di risparmio che il governo Tsipras non vuole attuare e il Fondo monetario minaccia di chiamarsi fuori. Il balletto potrebbe chiudersi nel solito modo: un compromesso che rinvii l'unica scelta decisiva (la ristrutturazione del debito di Atene) un po' più in là, in buona sostanza dopo le elezioni tedesche d'autunno. Ma c'è una novità a incupire le prospettive. Lunedì prossimo, il Fmi comincerà ad esaminare la questione della sua partecipazione o meno agli aiuti (per il momento è sospesa). E il Fondo non è più lo stesso di prima: il suo maggiore azionista, oggi, non è Obama, ma Trump, assai poco solidale con l'Europa. Ecco perché si ricomincia a parlare di Grexit.
Siamo sempre nel perimetro di un teatro dell'assurdo. Il prodotto pro capite di un cittadino greco è ancora del 20 per cento al di sotto di quello
registrato prima della crisi. Gli investimenti, hanno calcolato gli economisti dell'European Economic Snapshot, non arrivano al 30 per cento di quelli del 2008. Praticamente, uno scenario postbellico. Solo che la guerra non c'è stata. Nonostante una buona stagione turistica, la crescita 2016 sarà probabilmente ancora negativa: - 0,3 per cento secondo le stime. In questo sfacelo, lo Stato greco è riuscito comunque a mettere insieme un avanzo primario (prima cioè del pagamento degli interessi sul debito) pari al 2,3 per cento del Pil, largamente superiore alle attese. Ma, invece di sentirsi dire "bravo", il governo di Atene si trova di fronte alla richiesta di puntare ad un avanzo primario del 3,5 per cento nel 2018 e per un bel po' di anni successivi.
Pochi economisti normali pensano sia possibile. Non lo pensano quelli del Fondo, che lo ripetono da mesi. Per arrivare al 3,5 per cento, dicono gli esperti di Washington, Tsipras dovrebbe amputare ancora le pensioni pubbliche e tagliare la soglia di esenzione dalle tasse, già bassa: 5 mila euro, ben più bassa che in Italia. Politicamente, un suicidio. Economicamente, pure, dicono quelli del Fondo, convinti che sia il momento di concentrare gli sforzi sul rilancio della crescita. Per farlo, il bilancio greco deve essere liberato dal cappio dei debiti, con un coraggioso alleggerimento, altrimenti il debito stesso non può che esplodere. Ma, a Berlino, da questo orecchio non ci sentono: in un calcolo puramente ragionieristico, il 3,5 per cento di avanzo primario, subito e a medio-lungo termine, è il parametro che serve per restituire i debiti e fare a meno della ristrutturazione, politicamente indigeribile nella Germania che si avvia alle elezioni politiche.
Il groviglio dovrebbe sciogliersi, non necessariamente per il meglio, nelle prossime settimane. Se il Fmi si chiama definitivamente fuori dal salvataggio, gli aiuti devono tornare davanti al Bundestag ed è facile, nell'attuale clima elettorale, che i deputati li boccino. E le probabilità che il Fmi esca di scena stanno salendo. Lunedì i tecnici consegneranno al vertice del Fondo le loro valutazioni. Il punto chiave è la sostenibilità del debito: secondo gli esperti di Washington non c'è e in queste condizioni, lo statuto del Fondo proibisce interventi. A cinesi, indiani, brasiliani, i paesi esterni all'Occidente, l'intervento greco (il più grosso nella storia del Fmi) non è mai piaciuto. Gli occidentali hanno sempre superato, grazie ai loro pacchetti di voti, questa opposizione. Ma gli europei potrebbero trovarsi, questa volta, soli. Tocca a Trump decidere se gli Usa devono, ancora una volta, lanciare il salvagente all'Europa.
(04 febbraio 2017)