Titoli di Stato area Euro GRECIA Operativo titoli di stato - Cap. 2 (8 lettori)

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

Imark

Forumer storico
mi permetto di aggiungere solo come dato che su stoccarda ieri il marzo 2012 a scambiato 3,7 milioni finendo sui 49 e la maggio 2012 1,8 milioni chiudendo sopra i 36. Per essere retail dei bei numeri credo

Complessivamente, sui mercati retail tedeschi, il marzo 2012 ha scambiato circa 6 mln euro di nominale (poco meno della metà il controvalore degli scambi) ... i numeri sono discreti, e qui, se scorri un po' i miei post ultimi (andando indietro credo dovresti trovarlo) c'è quello in cui ho rilevato quasi in tempo reale l'inizio del movimento rialzista su questo titolo.

Per dire che le info sui comportamenti del mercato, quando ci sono, si danno sempre.

Nel merito, sarà interessante vedere come finisce la storia. Resta comunque una scommessa azzardata, se consideri che 50/100 a 3 mesi dalla scadenza sono davvero molti anche per un titolo distressed ...
 

GiveMeLeverage

& I will remove the world

Allegati

  • 25076.jpg
    25076.jpg
    40,2 KB · Visite: 109

russiabond

Il mito, la leggenda.
non ti sembra di aver gia' dato abbastanza ? :-o


...lo sai che per me è molto importante perdere soldi e restare (sarebbe la 3^volta ) senza alcuna attività finanziaria ...possibilmente anche con debiti da ripagare ...

cerco di metterci il massimo impegno e credo che questa volta ho buone possibilità di riuscita di farcela ...:up:

speriamo ...perchè con il Venezuela e PDVSA nonchè Övag e Bank Austria ...per non parlare di Groupama ...22 k in meno di un mese ...

mi stavo comunciando a preoccupare ...avevo fatto troppi soldi in troppo poco tempo ...

...con la Grecia sono più tranquillo ...credo di essermi insabbiato per bene e vedrai se non sono sfigato che riuscirò a ciularmi quasi tutto il capitale ...sono vicino a 0 adesso ...:D

credo che bisognerà pero aspettare il 20 marzo 2012 ...

fino a lì ...sarà un tira e molla e non avrò alcuna certezza di perdita ....speriamo

così troverò finalmente la pace interiore ...;)
 
Ultima modifica:

russiabond

Il mito, la leggenda.
Euro-Titanic sabato 17 dicembre 2011
titanic.jpg
di Giulio Leoni

I riferimenti al Titanic si sprecano nella pubblicistica contemporanea. Sarà per l'avvicinarsi del fatidico centenario dal disastro, oppure il fatto che il dramma marino si presta a una metafora dei tempi nostri così facile da solleticare la tradizionale pigrizia dei mezzi di stampa, certo è che l'assimilazione dell'euro a quella nave sfortunata si ripete ormai ossessivamente.

Però per quanto abusata la metafora in qualche modo funziona: in entrambi i casi, l'euro e il piroscafo, ci troviamo di fronte a due possenti costruzioni dell'ingegno umano, meraviglia dei rispettivi tempi, che colano a picco con una rapidità del tutto imprevedibile precipitando nello sconforto l'intera società che li ha costruiti.
Ma se la metafora è giusta, perché allora non sfruttarla nella sua completezza, evitando di soffermarci sul suo aspetto più superficialmente penoso? Per esempio cominciando a riflettere sul fatto che il primo disastro fu causato non tanto dal destino cinico e baro, quanto da una manovra errata?

Quando in quel tristissimo aprile del 1912 giunse dalla coffa l'allarme delle vedette che avevano avvistato l'iceberg, l'ufficiale di rotta presente in plancia reagì d'istinto, affidandosi al senso comune. Fece insomma quello che ognuno di noi farebbe se alla guida di un'auto si trovasse davanti un ostacolo imprevisto: frenò, ordinando l'indietro tutta, e dette di sterzo imponendo al timoniere di virare il possibile a sinistra.

Se però si fa questo con l'auto ci sono ottime possibilità di trasformare un urto, più o meno violento, in una sbandata dalle conseguenze spesso più tragiche: a parità di velocità è molto più pericoloso un urto laterale che non uno scontro frontale. Cosa che appunto avvenne nel caso del Titanic. Se infatti la nave avesse proseguito nella sua corsa, urtando così l'iceberg frontalmente e non sulla fiancata, il danno si sarebbe circoscritto alla sola sezione prodiera con il conseguente allagamento di soltanto due o al massimo tre dei suoi compartimenti stagni. In queste condizioni la nave sarebbe restata a galla, se non altro il tempo necessario ai soccorsi per raggiungerla. Le vittime si sarebbero ridotte a qualche decina di teste e gambe rotte, e oggi nessuno ricorderebbe l'episodio se non con l'ironia con cui assistiamo a una gag di Paperissima.

Quello che oggi avviene con i tentativi di difesa dell'euro ricorda malauguratamente la manovra del signor McMaster Murdoch, l'ufficiale in questione: invece di puntare decisamente contro la speculazione, l'iceberg che ci minaccia, stiamo cercando di evitare l'urto con successive correzioni di rotta che stanno scoprendo sempre più il nostro fianco. Ripetiamo cioè lo stesso errore di un secolo fa.

Proviamo a ricostruire in termini semplici quello che è successo: dall'inizio degli anni '90 il PIL degli Stati Uniti ha cominciato a non essere più sufficiente per sostenere il tenore di vita della popolazione. Questo fatto è stato nascosto per tutto il decennio grazie alle operazioni di finanza creativa del duo Clinton-Greenspan, per poi esplodere nell'autunno del 2006. A quel punto i grandi gruppi assicurativi che gestiscono le pensioni degli americani non hanno avuto più denaro sufficiente per pagare i mensili e hanno cominciato a vendere quote di titoli del loro portafogli per procurarsi liquidità.

Naturalmente lo hanno fatto in maniera astuta, sapendo benissimo che questa mossa avrebbe dato il via a una spirale ribassista: hanno cominciato vendendo gli asset esteri, in modo da danneggiare il meno possibile le industrie nazionali, che sono quelle che pagano loro i contributi in conto dei lavoratori e scaricare fuori, ossia sull'Europa, i costi dell'operazione.

Questo avrebbe dato loro un doppio vantaggio: da una parte liquidità immediata, dall'altro la possibilità di riacquistare a breve lo stock intanto sceso di prezzo. È questo il motivo che ha portato alla vendita di titoli di paesi indebitati come la Grecia: non come vuole la vulgata il timore di un loro possibile fallimento, ma anzi l'esatto contrario, la certezza che quei paesi sarebbero rimasti solvibili (magari a spese della BCE, da cui i continui solleciti da mr Obama-yes-we-can a fare presto qualcosa) e i titoli sarebbero stati rinnovati alla scadenza a un tasso d'interesse molto più alto, consentendo così un bel guadagno nell'operazione.

Esattamente quello che avviene con i titoli italiani: essi vengono messi sotto pressione non perché ci si crede inaffidabili (in quel caso le aste andrebbero semplicemente deserte) ma proprio perché ci si ritiene ancora in grado di pagare gli interessi da strozzini che ci vengono chiesti. Certo, per farlo dobbiamo impoverirci, ma questo non è un problema della finanza internazionale.

Cercare di difenderci attraverso il pareggio di bilancio equivale a compiere il secondo errore che fu commesso davanti all'iceberg: chiudere i compartimenti stagni della nave. Esattamente l'ordine dato dopo l'urto, un ordine perfettamente in linea con le regole marinaresche, ovvio e di buon senso, quello che avrebbe dato chiunque. Peccato che fosse di nuovo l'ordine sbagliato: poiché la falla aveva interessato ben cinque e forse sei dei compartimenti, se li si fosse lasciati aperti l'acqua si sarebbe distribuita per tutta la lunghezza della nave invece di concentrarsi nella sezione di prua.

Il Titanic sarebbe affondato più lentamente e in orizzontale sulle acque, facilitando la messa a mare delle scialuppe piene e non semivuote come avvenne. Inoltre avrebbe consentito l'utilizzo dei quattro zatteroni collocati sul ponte superiore e il funzionamento continuo delle pompe elettriche di prua, che si arrestarono quasi subito invase dall'acqua. E infine la nave non si sarebbe spezzata in due, come avvenne accelerando ulteriormente l'affondamento.

Vista la situazione un accorto pilota del Titanic-Euro avrebbe potuto parare la mossa con estrema facilità: lasciar crollare liberamente i titoli sul secondo mercato (stimolando nel contempo le banche europee ad acquistarli a prezzo di favore), e invece garantire l'acquisto alla Grecia sul mercato primario delle sue prossime emissioni ad un tasso ragionevole, diciamo con uno spread di 100-150 punti.

Questa semplice mossa avrebbe da un lato salvato la Grecia, e dall'altro finito di disastrare i fondi pensione americani, e insieme con loro il branco di piragna alla Soros che immediatamente si sono accodati al movimento ribassista.
Questa contromossa ovviamente avrebbe avuto un costo, da affrontarsi nella maniera più semplice e antica del mondo: stampando moneta.

L'operazione avrebbe comportato una spaventosa inflazione, simile a quella degli anni '20 tanto paventata dalla signora Merkel? No. L'euro, come le altre valute dopo il 1971, ha alle spalle un istituto che lo emette ma che non ne garantisce in alcuna forma il valore intrinseco. In altri termini il suo valore è puramente convenzionale, legato in via teorica alla somma delle attività economiche dei cittadini europei ma del tutto svincolato dalla massa circolante.

Dal 2007 la FED ha stampato
- ufficialmente - tremila miliardi di dollari. Il dollaro è crollato? In America è esplosa un'inflazione a due cifre? No, e questo per un fatto semplicissimo: nessuno conosce realmente la massa circolante di dollari nel mondo e non è questa che ne determina il valore. Poiché l'euro è nella stessa condizione, l'impatto inflazionistico sarebbe stato del tutto trascurabile.

Ma se la speculazione continuasse
, come continua, ad attaccare altri debiti sovrani? La risposta avrebbe dovuto essere la stessa, soltanto su una scala ancora più vasta. E l'ulteriore emissione di euro, fino ad aumentare la massa circolante del venti, trenta per cento quali conseguenze avrebbe? Diverse, e tutte positive.

Anzitutto si deprezzerebbe l'euro nei confronti del dollaro, arrivando magari fino a un cambio inferiore alla parità, che sarebbe la misura aurea per un'economia esportatrice come quella europea. Poi si sosterrebbero in maniera potente i consumi di prodotti interni, scoraggiando l'acquisto di quelli di provenienza extracomunitaria. E per azzerare gli effetti inflazionistici interni basterebbe abbattere proporzionalmente l'IVA, fino ad azzerarla del tutto sui beni primari se necessario, realizzando così la condizione ideale: una moneta debole sull'estero e forte all'interno. A questo punto, avendo sostenuto lo sviluppo con una forte immissione di liquidità, si potrebbe allora sì tranquillamente compensare il minor gettito causato dall'abbattimento dell'IVA con una attenta politica di rigore, a cominciare dai risparmi fortissimi ricavabili da una ristrutturazione e razionalizzazione della spesa pubblica. In condizione di forte espansione della domanda e dei consumi sarebbero possibili anche manovre molto più incisive sul welfare, senza trascinare nella miseria le popolazioni. Infine, in casi estremi, si potrebbe ricorrere a una sottoscrizione forzosa di titoli del debito pubblico, manovra questa che invece di depredare i risparmi si limiterebbe ad un loro momentaneo immobilizzo, con il vantaggio ulteriore di evitare aste in momenti di difficoltà.

La manovra deflattiva cui ci costringe il nostro pilota va invece nella direzione del tutto opposta: nel tentativo funesto di evitare l'iceberg la politica economica ispirata dalla Germania è tutta concentrata sullo sforzo di mantenere alto il valore dell'Euro sull'estero, senza preoccuparsi delle conseguenze recessive che essa provoca all'interno. È una reazione d'istinto, priva di ogni razionalità. È proprio quello che farebbe chiunque, ahimè. Ostinandosi su una strada errata, come bastano pochi numeri a dimostrare: all'atto della sua introduzione l'euro valeva poco meno di un dollaro e circa duemila lire. Dopo dieci anni esso vale circa un dollaro e trentacinque (ma si è avvicinato anche a un tasso di cambio prossimo al dollaro e mezzo) e solo forse ottocento delle vecchie lire.

Le autorità monetarie europee hanno insomma realizzato il capolavoro di far apprezzare del quaranta per cento la moneta sull'estero, e di lasciarla svalutare del sessanta sul mercato interno, col bel risultato di impoverire i popoli europei e favorire le esportazioni di Usa e Cina che prezzano le loro merci in dollari. Fino al punto di dover subire anche la beffa dei due compari che adesso si offrono di sostenere (a equo interesse naturalmente) i nostri debiti sovrani con i nostri soldi accumulati grazie ai vantaggi del cambio.

Ma verrebbe da chiedersi, passi la tendenza dell'uomo della strada, ma che dire dei grandi tecnici cui abbiamo affidato le nostre sorti? Perché anche loro si comportano come il signor Chiunque?
Se, tornando alla nostra metafora, in quella disgraziata notte sulla plancia del Titanic, invece di quel bravuomo del primo ufficiale, ci fosse stato il capo progettista Thomas Andrews ci si aspetterebbe che questi, conoscendo a fondo le caratteristiche strutturali della sua nave avrebbe dato l'ordine giusto, ossia rallentare il più possibile ma affrontare l'ostacolo di prua, lasciando poi i compartimenti aperti.

E perché allora non si fa? Per un motivo ahimè semplicissimo: perché farlo equivarrebbe a una dichiarazione di guerra agli Stati Uniti e alla Cina. Significherebbe rispondere alle loro sberle con una martellata. E questo né la signora Merkel con la sua ostinazione teutonica, né Sarkozy con la sua boria gallica e tantomeno il nostro Monti con la sua flemma pedemontana si sentono di rischiarlo.

Per cui continuiamo a girare il timone, con il solo risultato finale di incocciare l'iceberg nelle condizioni peggiori: accordarsi sul fatto che i singoli stati raggiungano individualmente il pareggio di bilancio equivale esattamente a chiudere i compartimenti stagni del piroscafo. Riempito dall'acqua della recessione il compartimento-stato si trascina dietro quello vicino. Ottenendo lo stesso risultato di allora: far affondare comunque la nave, e nelle condizioni peggiori. E il bello è che di questo tutti appaiono consapevoli, tanto che si dà tranquillamente per scontato l'inizio della recessione già a partire dall'anno prossimo: con l'aggiunta ancor più curiosa di credere che poi nel prosieguo si tornerà alla crescita, come se qualcuno pensasse che bastava aspettare e il Titanic sarebbe prima o poi riemerso dai flutti più bello e più grande che pria.

Se poi dietro l'operazione si celi, come molti credono, l'arrière-pensée che in caso di naufragio dell'euro comunque la Germania se la caverebbe, forse sarebbe bene che qualcuno informasse la signora Merkel di un ulteriore particolare della sciagura: contrariamente alla vulgata, la classe che ebbe percentualmente il maggior numero di superstiti fu proprio la terza. Composta per lo più di semplici e incolti emigranti, poco a conoscenza di tecnologia marittima e inconsapevoli di essere a bordo di una inaffondabile meraviglia, notando per primi l'acqua nelle loro camerate furono anche i primi a cercare di mettersi in salvo. Lasciando gli Astor e i Guggenheim a godersi tranquillamente i loro sigari nella passeggiata di coperta, finché non fu troppo tardi.


http://www.agenziaradicale.com/index.php?option=com_content&task=view&id=13244&Itemid=50

 
Ultima modifica:

PASTELLETTO

Guest
Euro-Titanic sabato 17 dicembre 2011 di Giulio Leoni


Secondo me in alcuni punti il tipo scrive una marea di cazzate.
Adesso Draghi vuole dare soldi alle banche per far comprare alle stesse i TdS dei paesi in sofferenza.
Una specie di Q€ all'europea, in cui la Merkel sta tranquilla perchè non è la BCE che compra direttamente.
La stessa cosa ha fatto la Fed nel 2009, con la conseguente ripresa di marzo.
Solo questo non basta, ma bisogna far girare in positivo gli indici di bilancio europei.
Intanto, però, sul breve, serve per ridare fiato ai mercati e mettere i TdS al sicuro dalla speculazione, mentre la UE si organizza per fare quello che avrebbe dovuto fare da anni (unione finanziaria, fiscale, ecc.).

Su tutto pesano le gemelle del rating e la recessione mondiale (UE + USA).
 
Ultima modifica di un moderatore:

ferdo

Utente Senior
comandate...che dire.. volevo dirlo io...
Mi chiedo....oltre allo svenamento e la posizione a pecora, sti piigs che dovrebbero fare? Capisco l'austerità e la disciplina, ma subire oltre un certo livello...farsi umiliare....orami è chiaro, la spirale distruttiva è innestata, o cerchiamo di venirci incontro, oppure meglio che il sud d'Europa si unisca su una posizione simile....

Crisi: Berlusconi, in recessione per colpa della Merkel
ROMA (MF-DJ)--"La pretesa, secondo quanto la signora Merkel ha fattodecidere dal Consiglio dei capi di Stato e di Governo, di arrivare a unpareggio di bilancio e poi di diminuire del 5% all'anno il debitosuperiore al 60% del Pil di vari Paesi e' assolutamente assurda che nonpuo' che portare alla recessione". Cosi' il leader del Pdl, SilvioBerlusconi, in un video pubblicato da Repubblica.it.

senza contare che quanto imposto dall'EBA alle banche europee è qualcosa di allucinante in un periodo come questo, soprattutto a discapito dei paesi che sono già in sofferenza
 

ficodindia

Forumer storico
La coerenza implica che il default non è tuttora un'opzione.

Infatti, "Finance Minister Evangelos Venizelos is urging Greeks with overseas bank deposits to bring their money back to Greece."
News | Athens News

Inoltre, Samars dichiara che <<"This is a temporary and transitional government, one created to avoid the country’s default,” >>.
Pasok: there can be only one | Athens News

Evidentemente tali dichiarzioni denotano che il governo greco è deciso ad evitare a tutti i costi il default ed a concludere coerentemente l'accordo per lo swap.
 
Ultima modifica:

GiveMeLeverage

& I will remove the world
Infatti, "Finance Minister Evangelos Venizelos is urging Greeks with overseas bank deposits to bring their money back to Greece."
News | Athens News

Inoltre, Samars dichiara che <<"This is a temporary and transitional government, one created to avoid the country’s default,” >>.
Pasok: there can be only one | Athens News

Evidentemente tali dichiarzioni denotano che il governo greco è deciso ad evitare a tutti i costi il default ed a concludere coerentemente l'accordo per lo swap.

Condivido la tua speranza, ma le dichiarazioni postate mi lasciano piuttosto freddo. Che altro possono dire?

"Finance Minister Evangelos Venizelos is urging Greeks with bank deposits to transfer their money offshore."

Samars dichiara che "This is a temporary and transitional government, one created to quickly default on our debt, and then hold new elections”

;)
 
Ultima modifica:

ferdo

Utente Senior
Dovrebbero darla ai privati, risolveremmo noi forumisti... :D
Prestiti all'1%, rendimento TDS a 3 anni intorno al 5%... netto 4% :cool:.

magari

...nella prossima vita vorrei essere un Big Player a capo di una grossa Banca con liquidità illimitata ...mi divertirei un mondo ...:lol:

o decuplico o faccio un buco alla Lehman brothers ...:cool:

si parlerebe di crateri da asteroidi nel tuo caso ;)
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

Users who are viewing this thread

Alto