Il ruolo della Bce, la Germania deve cedere qualcosa
08/12/2011 tgcom
Con quali acrobazie il Consiglio europeo di domani riuscirà a conciliare i tabù tedeschi con la necessità di offrire ai mercati una prospettiva credibile? Una nota di Goldman Sachs sintetizza bene i tre passi per la salvezza dell’euro, ovvero la sistemazione dei bilanci nazionali, il patto paneuropeo di convergenza fiscale e l’intervento della Bce.
"A nostro parere l’area su cui si è fatto di più è la prima. Italia e Spagna (ma anche Portogallo e perfino Grecia) si sono davvero rimboccate le maniche", osserva Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos. Si potrà discutere all’infinito sulla qualità e la sostenibilità degli aggiustamenti fiscali, ma questi sono al momento sufficienti a condizione che gli altri due passi, il patto fiscale e l’intervento della Bce, siano davvero compiuti.
Sul patto fiscale, molto sbandierato nelle scorse settimane, c’è da prepararsi a una delusione. "Sarkozy è riuscito ad annacquare notevolmente il progetto tedesco, che andava effettivamente nella direzione di un bilancio unificato. In pratica non ci saranno più sanzioni automatiche per chi non rispetta gli obiettivi concordati e la Corte di giustizia si limiterà a indicare le inadempienze, senza sanzionarle", sostiene lo strategist.
Si prefigura un’Eurolandia con due regimi diversi. Il primo per Italia e Spagna, che saranno comunque vigilate in modo asfissiante e costrette al rispetto assoluto del pareggio di bilancio. Il secondo per la Francia, che con il meccanismo di voto sulle sanzioni si è assicurata la possibilità di continuare a fare quello che vuole. "Questo doppio regime nell’immediato non irriterà i mercati, che sono concentrati sull’Italia, ma indebolirà la prospettiva dell’unificazione di bilancio e quella degli eurobond", prevede Fugnoli.
Sul terzo punto, il ruolo della Bce, "la Germania dovrà cedere qualcosa. O accetterà una triangolazione Bce-Fondo Monetario-Italia o una Bce-Efsf-Italia. In alternativa estrema, il Consiglio ribadirà l’autonomia della Bce, lasciandola in pratica libera di intervenire sul mercato", prosegue l’esperto di Kairos.
La Bce, dal canto suo, mostra di preferire la strada tradizionale degli interventi sulla liquidità, allungando a due anni le operazioni di rifinanziamento delle banche e facendo meno storie sulla qualità dei titoli conferiti in garanzia. E’ un omaggio a un altro tabù tedesco (ribadito ieri da Issing) per cui una banca centrale deve occuparsi delle banche, non dello stato. Di fatto, dando ossigeno alle banche la Bce permetterà loro di sottoscrivere più titoli di stato sul primario e portarli un minuto dopo alla Bce, salvando le forme.
In un modo o nell’altro la Bce entrerà in gioco. La Germania cercherà in tutti i modi di predefinirne l’impegno, ma sarà costretta a farlo ufficiosamente, per non irritare troppo i mercati. "Volendo sognare si può ipotizzare un rilancio all'ultimo minuto del fondo di ammortamento paneuropeo, un’idea ambiziosa concepita in terra tedesca dagli insospettabili Cinque Saggi degli istituti di ricerca", ricorda Fugnoli. Si tratterebbe di mettere in pool tutto il debito europeo eccedente il 60 per cento, garantirlo in solido e smontarlo in un paio di decenni con una quota costante dei ricavi fiscali nazionali.
Come reagiranno i mercati ai risultati del vertice, probabilmente non esaltanti? "Verosimilmente si reagirà inizialmente con il dubbio, stando pronti a buttarsi da una parte o dall'altra ma aspettando che altri facciano la prima mossa. Questi altri saranno i governi europei, gli Stati Uniti, il Fondo Monetario e la Bce. Anche nel caso peggiore questi soggetti faranno buon viso a cattivo gioco e si mostreranno soddisfatti, anche perché l'alternativa sarebbe catastrofica", sostiene lo strategist di Kairos.
I mercati, pressati dalla fine dell'anno che si avvicina e timorosi di perdere l'ultimo rialzo, per Fugnoli seguiranno docilmente l’interpretazione proposta soprattutto se condivisa dalla Bce. Quanto agli interventi pratici, la Bce non quantificherà ex ante le sue azioni, ma proprio per questo riuscirà a conseguire risultati apprezzabili. "Diamo un 95 per cento di probabilità all’ipotesi che l'euro venga salvato. I Btp, in questo caso, hanno ancora strada da recuperare. Per l’Italia, a questo punto, il problema non è più immediato, ma si sposta sul medio termine", conclude l'esperto.