Creval, da Valtellina segnali di fiducia
Creval, da Valtellina segnali di fiducia
La base di azionisti storica della banca lancia segnali di sostegno per l'aumento di capitale. Non si rischia il flop di Carige sul retail malgrado i rischi generati dalle prossime elezioni
Rosario Murgida
martedì 9 gennaio 2018 14:27
Creval rappresenta l'ultimo fronte caldo della crisi che ha colpito il settore bancario negli ultimi due anni e sul mercato ne ha pagato le conseguenze soprattutto dopo aver annunciato un mega aumento di capitale da 700 milioni di euro. La ricapitalizzazione avrà luogo in un momento probabilmente non propizio a causa della concomitanza con i momenti più caldi della campagna per le elezioni del 4 marzo prossimo.
I rischi sono elevati ed è quindi lecito chiedersi quale possa essere la propensione degli attuali azionisti, in particolare i piccoli soci, verso un'operazione dai contorni storici per una banca della dimensioni non elevate in Italia per quanto importante per un'area come la Valtellina. Sostanzialmente, secondo quanto raccolto da
Finanza Report,
non sembra esserci quel clima di totale sfiducia o rassegnazione riscontrato in altri casi, di portata ovviamente diversa, come Carige o Mps. Tra i piccoli soci o ex dipendenti serpeggia un "sentimento sostanzialmente positivo" nei confronti del Creval che si unisce a un impegno a sostenere il programma di rafforzamento affinchè l'aumento di capitale vada in porto.
Emerge, quindi, una sostanziale fiducia che, tra l'altro, conferma il tradizionale attaccamento dei valtellinesi per le loro banche di riferimento. Il Credito Valtellinese e la sua dirimpettaia Banca Popolare di Sondrio sono da sempre caratterizzate da una forte radicamento in Valtellina e tradizionalmente incarnano due anime ben distinte, una cattolica e l'altra laica, che finora hanno sempre escluso la possibilità di un'unione tale da creare un unico polo bancario.
Sembra dunque che i valtellinesi vogliano esprimere senza remore e con fiducia il loro sostegno ai programmi varati dai vertici della banca anche se a caro prezzo. Si tratta di una buon punto di appoggio per il Creval, che non dovrà probabilmente invitare i piccoli soci o risparmiatori ad aderire all'aumento di capitale come avvenuto recentemente con la ricapitalizzazione di Carige, di successo certo ma penalizzata alla fine dalla scarsa adesione dell'azionariato retail. Del resto non sono mancati segnali di fiducia anche da investitori di peso seppur sconosciuti come l'imprenditore francese
Denis Dumont, già primo azionista e intenzionato a partecipare all'operazione "quanto meno in proporzione alla quota detenuta" del 5,12% del capitale. Un segnale di fiducia dall'estero che potrebbe ora essere accentuato dall'atteggiamento positivo dei valtellinesi verso la loro banca.