CreVal, la prima prova è il quorum
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CreVal, la prima prova è il quorum
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CreVal, la prima prova è il quorum
- –Luca Davi
- Domenica 17 Dicembre 2017
Si giocherà tutta sul quorum, la partita assembleare del Creval fissata per dopodomani. A Morbegno, sede del Credito Valtellinese in provincia di Sondrio, gli azionisti dell’istituto bancario sono convocati in via straordinaria per dare il via libera all’aumento di capitale da 700 milioni deciso dal management lo scorso 7 novembre.
Affinché la manovra passi serve la presenza del 20% del capitale e il favore di due terzi dei votanti. Non proprio una passeggiata. Soprattutto se si considera che alla precedente assemblea da Spa, quella di aprile scorso (che ha dato l’ok al bilancio), si è presentato circa il 16% del capitale azionario.
Questa volta la posta in gioco è ben diversa, è vero. Ma il rischio (analogo) è che l’adesione degli istituzionali sia bassa.
Diversamente delle altre principali società quotate - dove la partecipazione delle minoranze in media si aggira attorno al 24-25% -, a Morbegno lo scorso aprile la presenza dei fondi si è fermata attorno al 10 percento. Cifra che, secondo alcune stime di mercato, appare non facilmente replicabile all’assise di martedì. Il road show avviato nel corso delle ultime settimane dal direttore generale Mauro Selvetti è servito a presentare il piano industriale ai principali investitori globali, da cui sarebbero arrivati riscontri positivi. Tuttavia è possibile che in questa fase, anche alla luce della dimensione rilevante dell’aumento, alcuni fondi
long-only decidano di rimanere alla finestra, in attesa di rientrare in una seconda fase. A maggior ragione dopo che il titolo ha subìto una pesante débacle (-55%) legata all’annuncio del maxi-rafforzamento e alle revisioni subite in queste settimane dalle agenzie di rating.
Ecco perché, ai fini della riuscita dell’assemblea, potrebbe rivelarsi decisiva la componente retail dell’azionariato, oggi pari al 65% circa del capitale, e in particolare il “nocciolino” duro degli azionisti formato da alcuni imprenditori e famiglie locali. Un fronte, quello del retail, con cui la banca ha storicamente dialogato. E che, nonostante la convocazione in un giorno feriale, potrebbe essere in grado di portare una quota superiore al 10-12%. Una componente che – insieme a quella degli istituzionali e al 5,12% del primo azionista, il francese Denis Dumont - metterebbe al sicuro il quorum. Al lavoro sul dossier c’è Morrow Sodali, società di proxy advisor che ha il compito di raccogliere le deleghe di voto tra i soci. I feedback registrati al momento sono positivi.
E all’interno dell’istituto presieduto da Miro Fiordi c’è fiducia sulla possibilità di raggiungere il risultato voluto. Tuttavia l’esito dell’assemblea, a cui guarda con attenzione anche Banca d’Italia, non è scontato. Per questo è ovvio che martedì a Morbegno, insomma, servirà uno sforzo in più da parte degli azionisti.
Va detto che una spinta positiva, in questo senso, potrebbe essere arrivata proprio dallo stesso Dumont. Attraverso la società lussemburghese Dgfd, l’imprenditore francese attivo nel settore del fresco (anche se ha venduto recentemente gran parte delle sue quote al fondo di private equity Ardian) ha fatto sapere che sottoscriverà l’aumento di capitale «quantomeno in proporzione alla quota detenuta», pari al 5,12 percento. Il voto favorevole di fatto ci sarà, sebbene l’aumento risulti «molto significativo» per i soci. Uomo schivo e lontano dai salotti finanziari francesi, Dumont difficilmente sarà a Morbegno ma potrebbe esserci un suo rappresentante, da cui si attende un intervento in assemblea. In una nota inviata in settimana, Dumont dà pieno supporto a un aumento che, permettendo di ripulire il portafoglio dai crediti deteriorati, «risulta essere risolutivo al fine della positiva ristrutturazione dell’istituto». Con l’operazione di ricapitalizzazione – che nelle intenzioni del management scatterebbe a febbraio, dopo un road show che si terrà a inizio del 2018 – la banca lombarda punta a ridurre i crediti deteriorati sotto il 10% degli impieghi entro il 2020 e a generare un utile di 150 milioni.