Negli anni 60 del secolo scorso venivano recapitate, nelle buche delle lettere, riviste come Postal Market o il catalogo Vestro,
pubblicazioni made in Italy pioniere della vendita per corrispondenza di prodotti per la casa, per l’ufficio e per la vita quotidiana.
Annualmente venivano arruolate persone qualunque, normalmente inserite nella vita familiare,
che diventavano per un anno modelli e testimoni (precursori dei moderni “influencer”)
per indossare capi di abbigliamento o provare oggetti, con lo scopo di incrementare gli acquisti che avvenivano via Poste italiane!
Oggi, Internet sostituisce buona parte delle realtà commerciali a tre dimensioni, attraverso le vetrine autogestite sui siti web ma anche sui social:
Facebook, Instagram e Youtube, dove pullula una tribù competitiva di giovani emergenti, gli Influencers.
C’è di tutto e di più in questa tribù: da quelli affermati e titolati, come Fedez e la Ferragni, fino ai tantissimi improvvisati, emergenti, esibizionisti, veri e propri candidati alla sindrome narcisista.
I loro sono tentativi di cercare forme di affermazione della propria immagine, del proprio esibizionismo comportamentale, sognando ovviamente di diventare Influencer ben retribuiti!
Da molti anni la psicologia cognitivo-comportamentale ha evidenziato come, nella nostra mente, il potere dell’Imago vinca sempre nettamente sull’inflazionato potere del Logos!
Infatti, le aree della memoria visiva (neocorteccia carcarina) si dimostrano molte più potenti a influenzare i pensieri e i comportamenti delle persone
rispetto alle varie forme di comunicazione basate su procedure neurolinguistiche unicamente verbali.
Di questo si capisce che, potenziare i comportamenti per immagine, come fa l’Influencers attraverso i social network,
diventa un potente strumento di potere istrionico, narcisistico ed economico, in grado di suggestionare chi lo esercita e di condizionare in modo virale chi ne recepisce i messaggi!
Paradigmatica delle modaltià comunicative degli Influencer è
Emma Chamberlain, “Youtuber” tra le più famose della Generazione Z, nata post 2000.
Il suo modo di presentarsi rasenta la banalità e la sciatteria, sempre però modulata astutamente da sguardi e pose che lanciano chiari messaggi allusivi!
Non ha avuto bisogno di fare scuole di dizione, neanche di recitazione e, tanto meno, corsi di formazione in psicologia della comunicazione… Eppure è vincente!
Ovvio, quindi che sempre più giovanissimi (quasi mai con il consenso dei genitori) si lancino nel tentativo di giocarsi l’esibizione comportamentale più bizzarra,
stravagante oppure – purtroppo – in alcuni casi, addirittura più pericolosa o immorale, pur di guadagnare qualche like o follower in più!
Cosa accade, però, nella mente di un giovane Influencer?
Il ragazzo o la ragazza che continuamente studia, progetta e verifica i livelli di audience e followers, inizia ad autocompiacersi delle risposte
che il cervello rilascia durante le performance di esibizione comportamentale, sotto forma di endorfine e dopammina.
Sensazioni destinate a crescere in modo esponenziale con l’aumentare dei like e dei followers.
Si apre così la via a una situazione emotiva per cui si sta bene solo se si è visti e seguiti!
Poi, per il principio di mantenimento e aumento del desiderio di piacere provato, la mente si focalizza,
ossessionandosi in modo compulsivo a produrre foto e storie da postare all’infinto!
Il giovane, a questo punto, è diventato un “narcisista patologico” che si sveglia anche di notte per controllare se ha ricevuto un follower in più!
Infatti, se invece di investire quasi totalmente le normali capacità affettivo-relazionali emergenti all’esterno, verso gli altri,
l’adolescente le canalizza a specchio su se stesso, riflettendosi nei social alla esclusiva ricerca di consenso, si apre così la via del narcisismo disturbato, dunque psicopatologico!
È proprio la fascia di età adolescenziale quella a maggiore rischio, l’età dove il carattere si apre grazie all’impulso ormonale e si forma la personalità.
Non a caso è questa la fascia in cui agisce il social oggi di maggior successo: TikTok.
Attenzione, perché, poi, il principio di piacere agli altri – quando si è contaminati dalla sindrome narcisistica patologica –
si distorce e il traguardo ambito dal narciso non rimane più “piacere a tutti”!
Il narciso patologico, infatti, è felice, in preda alle encefaline droganti, quando riesce nell’esibizione a “dividere gli altri”,
quando ombreggia o schernisce, inventa fake news, semina zizzania o, meglio, affossa i suoi competitors con la propria immagine “scomportamentata” che riesce a ottenere un follower in più!
Per questi narcisi
overgame non è mai importante ciò che avviene intorno, nel mondo, nella società;
ciò che conta è essere presenti nella rete come l’essere supremo: il più figo!
Infine, il narciso ormai in orbita, immagina, nella sua accresciuta follia, che tutto il mondo, virtuale e reale, giri come vuole Lui e, possibilmente, sempre attorno a Lui!
I dati parlano chiaro: con 1,4 milioni gli utenti sono altresì 80 milioni le storie postate su Instagram!
Ma il dato che inquieta maggiormente e la quantità di giovani che non si limitano più a “esibirsi”
ma ormai vivono
full time dentro i social network… fino al punto di aver bisogno di aiuto psichiatrico per poterne uscire.