HO LETTO CHE BERE FA MALE. HO SMESSO DI LEGGERE

Tre nuovi smartphone e un telefono cellulare ‘classico‘, senza schermo touch, sono i protagonisti
del ritorno sul mercato mobile del marchio Nokia, grazie alla casa finlandese HMD Global.

Grigio, con uno schermo a cristalli liquidi bicolore, il Nokia 3310 ha fatto la storia della telefonia mobile ed e’ stato alla base del successo del 2000
che ha permesso alla casa finlandese di dominare il mercato dei cellulari per anni.

A Barcellona il nuovo Nokia 3310 si e’ ‘mostrato’ pieno di colore (giallo, rosso, blu e grigio) e con una batteria che dovrebbe durare più di 20 giorni in stand-by.
Ma le forme arrotondate sono le stesse di 17 anni fa e lo schermo, da 2,4 pollici, e’ a colori ma non ‘touch’.
E’ evidentemente pensato per chi usa il cellulare principalmente per telefonare e per questo è anche dotato di dual sim
 
Scusa Dany, io ero rimasto al thread precedente, sei svelta a cambiare le cose, come anche le foto: tra quella precedente e questa non saprei quale scegliere, però quest'ultima mi sembra già d'averla vista. Propongo la pubblicazione di qualcosa di nuovo... :lol:
 
Scusa Dany, io ero rimasto al thread precedente, sei svelta a cambiare le cose, come anche le foto: tra quella precedente e questa non saprei quale scegliere, però quest'ultima mi sembra già d'averla vista. Propongo la pubblicazione di qualcosa di nuovo... :lol:

Ogni domenica sera apro un nuovo 3d :up:

Ebbene sì... la foto è un riciclone :-o
 
Buongiorno a tutti:)

:d::d:
IMG-20160512-WA0006.jpg
 
Quante volte ce la prendiamo con questo o quel ministro....ma il marcio è sotto.
Sono i dirigenti burocrati pagati fior di centinaia di migliaia di euro.
Sono i dipendenti che qui non possono non timbrare il cartellino, ma sono ugualmente "assenti".

Governo nuovo ? Almeno i dirigenti....nuovi. E la possibilità di licenziare quelli ........menefreghisti.

Il 27 febbraio 2014 l’Italia diceva addio al finanziamento pubblico ai partiti.
A tre anni esatti dall’entrata in vigore della legge si scopre però che tre decreti attuativi degli otto previsti non hanno mai visto la luce:
1157 giorni
non sono bastati per emanare le disposizioni che limitavano il contributo dei privati oltre il tetto dei 100mila euro,
così come quelle sui controlli dei mezzi di pagamento diversi dal contante.

La Presidenza del Consiglio aveva 60 giorni di tempo per emanarle, ma ancora oggi nessuno le ha viste.
Risultato: buona parte di quella “riforma epocale” rischia di rimanere lettera morta, a beneficio dei partiti
che potranno abbondantemente rifarsi del finanziamento pubblico abolito con quello privato.
E senza troppa cura della trasparenza.

E’ uno dei dati sorprendenti del nuovo dossier di Openpolis (scarica) sulla legislazione di secondo livello dal 2011 in poi,
quando la palla passa dai governi e dai parlamenti agli uffici ministeriali competenti che devono normare gli aspetti pratici,
burocratici e tecnici necessari ad applicare le disposizioni di legge.

Un’attività che procede con grandissimo ritardo da sempre, non sempre imputabile al ceto politico
se non nel disinteresse che manifesta sull’effettiva attuazione dei provvedimenti e sul rischio che decadano per inerzia.

E sono tanti: dei 154 provvedimenti ancora in sospeso dei governi Monti e Letta, il 48,05% ha termini scaduti.
Spesso si tratta di provvedimenti essenziali per la vita del Paese, per i conti dello Stato, per le tasse dei cittadini.

Non di rado sono tra i più strombazzati. Come il Destinazione Italia, approvato a febbraio del 2014,
che dopo 1099 giorni non è arrivato a destinazione perché mancano 7 decreti attuativi dei 28 previsti (il 25%).
 
“Niente più pasti gratis: per ottenere rendimenti accettabili bisogna iniziare a correre dei rischi”.

In questi anni caratterizzati da tassi d’interesse prossimi allo zero o addirittura negativi
è questo il mantra pronunciato a ogni piè sospinto dagli esperti.

Come far fruttare i propri risparmi? Quali strumenti offrono un rapporto rischio-rendimento accettabile?
Come pianificare gli investimenti in funzione dei bisogni nostri e dei nostri cari?

Mai come in questi anni il livello di cultura finanziaria dei risparmiatori italiani è apparso tanto inadeguato.
Fioriscono così numerose iniziative istituzionali volte a promuovere l’educazione finanziaria e da anni
la Banca d’Italia è in prima linea con i corsi nelle scuole (nell’anno scolastico 2014-2015 sono state coinvolte 2.800 classi per un totale di circa 60.000 studenti).

La cosa curiosa è che i super esperti della Banca d’Italia non hanno però alcuna necessità di mettere in pratica ciò che predicano:
in questi anni loro e i loro famigliari non hanno dovuto infatti correre particolari rischi per far fruttare i risparmi.

Anzi, fino a tutto il 2015, lasciandoli sul conto corrente incassavano l’1,9% (1,65% i famigliari) e nel 2016 il tasso è stato poi ridotto all’1,5% (1% i familiari).
Niente male, considerata la remunerazione media dei conti correnti bancari che è pari a zero.
Si tratta di una delle molte condizioni particolari praticate dalla Csr (Cassa di Sovvenzioni e Risparmio),
la banca popolare di cui sono soci esclusivi i dipendenti della Banca d’Italia.

Un mondo a parte davvero.
 
“Lei ha svenduto il patrimonio economico italiano a società private, e non si è battuto per cambiare i criteri scellerati di Maastricht. Questa Europa non è un’Europa che lei può definire non sua”.

L’accusa arriva da una studentessa appartenente alla rete Rethinking Economics Italia che,
nel corso di un incontro organizzato il 23 febbraio all’Università di Bologna, si è rivolta all’ex premier Romano Prodi (ospite dell’evento) usando parole durissime.

La ragazza ha preso il microfono e il suo intervento si è trasformato presto in una vera e propria accusa all’ex presidente della Commissione europea.

“Siamo una generazione abbandonata dalle istituzioni, una generazione di disoccupati e di lavoratori poveri.
Adesso non le chiedo, come fa qualcuno, di formare un nuovo partito o ricandidarsi per riparare alla situazione.
Però le chiedo, come minimo, che riconosca i suoi errori e che condanni le politiche neoliberiste che ci hanno portato a questa situazione”.
 
La rottamazione delle cartelle di Equitalia lanciata dal governo Renzi, evidentemente, non basta
per rimpinguare le casse dello Stato in maniera adeguata.

Così l’esecutivo Gentiloni, che non riesce a trovare la quadra sulla manovra correttiva
da 3,4 miliardi chiesta dalla Commissione europea
, pensa ora a una “rottamazione delle liti“.

Lo ha annunciato il viceministro all’Economia, Luigi Casero, che all’inaugurazione dell’anno giudiziario tributario
ha spiegato come ci sia allo studio, “per l’abbattimento dell’arretrato“, la “definizione delle liti pendenti sulla base dei principi della rottamazione delle cartelle esattoriali”.

Il bottino è potenzialmente assai ricco, visto che le liti che vedono i contribuenti contrapposti all’erario,
stando ai dati presentati dal presidente della giustizia tributaria Mario Cavallaro, valevano a fine 2016 32 miliardi,
pur in leggero calo rispetto ai 34 miliardi del 2015.

Le nuove cause sono infatti diminuite, ma il valore medio dei giudizi è salito a 112.363 euro per quelli delle corti provinciali
e 194.104 euro per quelle regionali. La stragrande maggioranza dei ricorsi è per quelle che sono definite piccole liti:
davanti alle commissioni provinciali, ad esempio, 118.265 istanze su 164.101 (il 72%) è per importi entro i 20mila euro, 70mila delle quali sotto i 2.582 euro.
 
“Lei ha svenduto il patrimonio economico italiano a società private, e non si è battuto per cambiare i criteri scellerati di Maastricht. Questa Europa non è un’Europa che lei può definire non sua”.

L’accusa arriva da una studentessa appartenente alla rete Rethinking Economics Italia che,
nel corso di un incontro organizzato il 23 febbraio all’Università di Bologna, si è rivolta all’ex premier Romano Prodi (ospite dell’evento) usando parole durissime.

La ragazza ha preso il microfono e il suo intervento si è trasformato presto in una vera e propria accusa all’ex presidente della Commissione europea.

“Siamo una generazione abbandonata dalle istituzioni, una generazione di disoccupati e di lavoratori poveri.
Adesso non le chiedo, come fa qualcuno, di formare un nuovo partito o ricandidarsi per riparare alla situazione.
Però le chiedo, come minimo, che riconosca i suoi errori e che condanni le politiche neoliberiste che ci hanno portato a questa situazione”.
Però mi piacerebbe conoscere la - forse scontata - risposta di Prodi, insomma, com'è andata a finire. :)
 

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