Il Kompagno di Arkore

Il capo della sezione per la libertà di stampa avvisa:
"Berlusconi controlla il 95 % dell'opinione pubblica"
L'Osce contro la legge Gasparri
"Pessimo esempio per l'Europa"


Una manifestazione contro
la legge Gasparri in Italia

VIENNA -La legge Gasparri può essere un pessimo esempio per l'Europa. L'Osce, l'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, attacca per bocca di Freimut Duve, il capo della sezione per la libertà di stampa, la legge sull'informazione e sottolinea che quello dell'Italia "stabilisce un precedente molto pericoloso".

E' diretto e inequivocabile il giudizio del più importante organismo europeo per la tutela della sicurezza e dei diritti umani: "Quando nel 1997 fu creata questa sezione all'interno dell'Osce - afferma Duve - nessuno avrebbe previsto che un primo ministro di uno dei paesi membri dell'Unione avrebbe organizzato la legislazione sulle telecomunicazioni in modo da favorire il suo progetto politico e gli interessi economici suoi e della sua famiglia".

Nel discorso che Duve ha pronunciato di fronte al consiglio permanente dell'Osce ha anche ribadito che la legge Gasparri consentirà a Silvio Berlusconi di influenzare direttamente oltre il 95 per cento delle televisioni italiane, Inoltre, dal 2009, il premier o la sua famiglia potranno entrare come azionisti praticamente in tutte le radio e giornali italiani.

Il rappresentante italiano all'Osce, Guido Lenzi, ha respinto l'interpretazione di Duve, sostenendo che si tratta di un commento prevenuto e privo di argomentazioni fondate. "L'Italia è una delle grandi democrazie europee - ha ribattuto Lenzi - un paese con una tradizione consolidata di libertà e pluralismo, dove esistono garanzie tecniche, legali, istituzionali e costituzionali in grado di tutelare la libertà di informazione".


Durante una conferenza stampa seguita alla riunione Freimut Duve ha però rilanciato la sua interpretazione: "La mia preoccupazione non riguarda tanto l'Italia, ma l'esempio che essa può dare. In Russia lo stretto controllo che il Cremlino esercita sui media ha messo in dubbio il risultato delle elezioni". Secondo l'Osce infatti le elezioni di domenica scorsa in Russia hanno rappresentato una regressione nella democrazia del paese, poiché non si sono svolte in un'atmosfera di indipendenza di informazione adeguata agli standard internazionali. Il giudizio dell'Osce sulle elezioni della Duma è stato condiviso dagli Stati uniti.


(11 dicembre 2003)

www.larepubblica.it
 
Il leader radicale: "Dieci, venti consultazioni
contro la restaurazione di questi anni"

"È una legge illiberale
torniamo ai referendum"

Pannella: fermeremo la controriforma del regime

di ALESSANDRA LONGO


Marco Pannella

ROMA - Un Potere "fradicio" che agisce spesso all'ombra del Vaticano, un fiorire di azioni sempre più da "Controriforma" in cui Polo e Ulivo si distinguono come facce della stessa medaglia. Marco Pannella assiste alla performance italiana sulla fecondazione assistita e rovescia addosso all'attuale classe politica la sua rabbia. Fa una previsione e un annuncio: "Questi arriveranno a proibire anche le masturbazioni perché fanno male". Il rimedio è pronto: "Ci vogliono dieci, venti referendum, da contrapporre ad un corpo di leggi fascisto-democratiche e illiberali". Dunque: via alla battaglia referendaria, non per una legge ma per tutte quelle che si sono accumulate negli anni... E via anche ad un "Partito" radicale da far "sorgere subito in Parlamento".

Pannella, l'Italia avrà la sua legge sulla fecondazione assistita. Chi approva sostiene che così finisce il Far West.
"Il mondo pare essere rotondo, malgrado il dogma tolemaico. Direi che si sta tornando - quindi speriamo per poco - dal Far West alla Roma del potere e della "diplomazia" cattolico-romana, pre-Riforma e contro-Riforma".

Quali sono i punti che lei giudica più inaccettabili della legge?
"Prima di tutto penso alla ricerca scientifica. Sono vietati sia l'uso degli embrioni soprannumerati, sia la clonazione terapeutica, cioè la produzione degli embrioni a scopo di ricerca. Con Claudio Giorlandino diciamo che, in caso di approvazione della legge, avremo 15 mila bambini in meno ogni anno, e le donne sopra i 35 anni, con il tetto di soli tre embrioni autorizzati, non riusciranno ad averne. Non solo: si rischia un aumento delle gravidanze triple, che hanno una percentuale di handicap cerebrale dal 20 al 30 per cento".



Voi radicali avete fatto tutto il possibile per affermare le vostre posizioni?
"Su un migliaio di parlamentari italiani, non uno solo è ancora radicale! Noi radicali siamo stati nelle istituzioni e siamo rimasti travolti dalla confluenza degli affluenti fascisti, papisti, comunisti, con le loro Vandee e le loro fronde. Questa è la verità. La nostra ultima campagna elettorale la impostammo su Luca Coscioni, sul tema delle staminali, sugli argomenti oggi all'attenzione dell'opinione pubblica italiana e internazionale. 50 Nobel e più di mille scienziati invitarono ufficialmente gli italiani, che non lo seppero, a votare per Luca, a votare per noi. Emma Bonino fece lo sciopero della sete, ricordate? Avemmo come risposta la riuscita convocazione al Colosseo del popolo italiano: con Celentano, dieci milioni di elettori ebbero serate anti radicali su eutanasia, embrioni, libertà scientifica, Ogm, pace e quant'altro. Questo bisogna ricordare adesso. Rutelli e Berlusconi, Rutesconi e Berluschelli, emanarono congiuntamente lo stesso editto: la politica non si occupi delle questioni di coscienza. E, infatti, gli elettori, non hanno trovato nei programmi del PolUlivo nulla che trattasse di questa legge".

Mancano i laici in questo Paese?
"Mancano semplicemente credenti in altro che nel potere per il potere, nell'oro e negli stucchi".

Un nuovo, prossimo governo, potrebbe ritrovarsi nella situazione di dover rimettere le mani su molte delle leggi oggi approvate...
"Lo prendo come un augurio... 70 italiani su 100 speravano in Emma come presidente, 25 in Ciampi. Su embrioni, eutanasia, privatizzazioni varie, riscuoteremmo le stesse maggioranze, quasi plebiscitarie, che sul maggioritario secco, la responsabilità civile dei magistrati... Come sull'abolizione del Concordato (impedita anticostituzionalmente dalla Corte), e ancor di più che sull'antiproibizionismo in tema di ricerca scientifica, sesso, droghe. Altrimenti lo vede lei, un qualsiasi governo Fini Rutelli, o Bossi Bertinotti, mettersi a cambiare le leggi "fondamentali" di questi ultimi 15 anni? Solo un governo Bonino-Veronesi potrebbe farlo!".

Di questo passo vede il rischio di una revisione anche per l'aborto?
"Certo. E anche di una revisione del divorzio! Con la proibizione delle fornicazioni extra coniugali o delle masturbazioni-che-fanno-male... Guardi, fuori di scherzo, il potere e i poteri italiani sono fradici. Di fronte a tutto ciò noi radicali non siamo affatto fuori gioco. Attendo i primi 5, 10 parlamentari radicali in Parlamento, in queste settimane o al massimo mesi...".

Rutelli è a favore della legge e si oppone al "Tribunale delle coscienze politicamente corrette". Lo riconosce ancora come una sua costola?
"Lascio di me, quotidianamente, quello che tutti noi, io, lei, Rutelli, lasciamo. Non altro. Non costole, insomma. E in genere non ci voltiamo indietro a guardarle".

Questa è una legge prendere o lasciare. La maggioranza trasversale l'ha presa...
"Sia chiaro che Rutelli non ha votato solamente la legge, ma la sua blindatura contro qualsiasi, pur doveroso, miglioramento. Il resto è menzogna. Le rapine, d'altra parte, hanno i loro tempi obbligati. Anche per i "liberali" di destra o di sinistra che hanno ubbidito".

E' l'ora del referendum?
"Se si vuole affrontare una battaglia che valga la pena di essere combattuta e, come tale, riconosciuta e vissuta, occorre cogliere questa occasione per una risposta alta ad un ventennio di regime. Occorre, insomma, un "corpo referendario"che si contrapponga al corpo di leggi che caratterizza l'involuzione fascisto-democratica, illiberale, anticostituzionale, antirepubblicana dello Stato e della società italiani. Se si va ad un nuovo ricorso referendario lo si deve blindare, e rispondere a tutte le altre provocazioni, ruberie di legalità e di "beni" pubblici. Quindi non: referendum!, ma una risposta duplice: in Parlamento, da subito, il "Partito" radicale; e via immediatamente a dieci, venti referendum".


(11 dicembre 2003)

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Josè Arcadio Buèndia ha scritto:
Il leader radicale: "Dieci, venti consultazioni
contro la restaurazione di questi anni"

"È una legge illiberale
torniamo ai referendum"

Pannella: fermeremo la controriforma del regime

di ALESSANDRA LONGO


Marco Pannella

ROMA - Un Potere "fradicio" che agisce spesso all'ombra del Vaticano, un fiorire di azioni sempre più da "Controriforma" in cui Polo e Ulivo si distinguono come facce della stessa medaglia. Marco Pannella assiste alla performance italiana sulla fecondazione assistita e rovescia addosso all'attuale classe politica la sua rabbia. Fa una previsione e un annuncio: "Questi arriveranno a proibire anche le masturbazioni perché fanno male". Il rimedio è pronto: "Ci vogliono dieci, venti referendum, da contrapporre ad un corpo di leggi fascisto-democratiche e illiberali". Dunque: via alla battaglia referendaria, non per una legge ma per tutte quelle che si sono accumulate negli anni... E via anche ad un "Partito" radicale da far "sorgere subito in Parlamento".

Pannella, l'Italia avrà la sua legge sulla fecondazione assistita. Chi approva sostiene che così finisce il Far West.
"Il mondo pare essere rotondo, malgrado il dogma tolemaico. Direi che si sta tornando - quindi speriamo per poco - dal Far West alla Roma del potere e della "diplomazia" cattolico-romana, pre-Riforma e contro-Riforma".

Quali sono i punti che lei giudica più inaccettabili della legge?
"Prima di tutto penso alla ricerca scientifica. Sono vietati sia l'uso degli embrioni soprannumerati, sia la clonazione terapeutica, cioè la produzione degli embrioni a scopo di ricerca. Con Claudio Giorlandino diciamo che, in caso di approvazione della legge, avremo 15 mila bambini in meno ogni anno, e le donne sopra i 35 anni, con il tetto di soli tre embrioni autorizzati, non riusciranno ad averne. Non solo: si rischia un aumento delle gravidanze triple, che hanno una percentuale di handicap cerebrale dal 20 al 30 per cento".



Voi radicali avete fatto tutto il possibile per affermare le vostre posizioni?
"Su un migliaio di parlamentari italiani, non uno solo è ancora radicale! Noi radicali siamo stati nelle istituzioni e siamo rimasti travolti dalla confluenza degli affluenti fascisti, papisti, comunisti, con le loro Vandee e le loro fronde. Questa è la verità. La nostra ultima campagna elettorale la impostammo su Luca Coscioni, sul tema delle staminali, sugli argomenti oggi all'attenzione dell'opinione pubblica italiana e internazionale. 50 Nobel e più di mille scienziati invitarono ufficialmente gli italiani, che non lo seppero, a votare per Luca, a votare per noi. Emma Bonino fece lo sciopero della sete, ricordate? Avemmo come risposta la riuscita convocazione al Colosseo del popolo italiano: con Celentano, dieci milioni di elettori ebbero serate anti radicali su eutanasia, embrioni, libertà scientifica, Ogm, pace e quant'altro. Questo bisogna ricordare adesso. Rutelli e Berlusconi, Rutesconi e Berluschelli, emanarono congiuntamente lo stesso editto: la politica non si occupi delle questioni di coscienza. E, infatti, gli elettori, non hanno trovato nei programmi del PolUlivo nulla che trattasse di questa legge".

Mancano i laici in questo Paese?
"Mancano semplicemente credenti in altro che nel potere per il potere, nell'oro e negli stucchi".

Un nuovo, prossimo governo, potrebbe ritrovarsi nella situazione di dover rimettere le mani su molte delle leggi oggi approvate...
"Lo prendo come un augurio... 70 italiani su 100 speravano in Emma come presidente, 25 in Ciampi. Su embrioni, eutanasia, privatizzazioni varie, riscuoteremmo le stesse maggioranze, quasi plebiscitarie, che sul maggioritario secco, la responsabilità civile dei magistrati... Come sull'abolizione del Concordato (impedita anticostituzionalmente dalla Corte), e ancor di più che sull'antiproibizionismo in tema di ricerca scientifica, sesso, droghe. Altrimenti lo vede lei, un qualsiasi governo Fini Rutelli, o Bossi Bertinotti, mettersi a cambiare le leggi "fondamentali" di questi ultimi 15 anni? Solo un governo Bonino-Veronesi potrebbe farlo!".

Di questo passo vede il rischio di una revisione anche per l'aborto?
"Certo. E anche di una revisione del divorzio! Con la proibizione delle fornicazioni extra coniugali o delle masturbazioni-che-fanno-male... Guardi, fuori di scherzo, il potere e i poteri italiani sono fradici. Di fronte a tutto ciò noi radicali non siamo affatto fuori gioco. Attendo i primi 5, 10 parlamentari radicali in Parlamento, in queste settimane o al massimo mesi...".

Rutelli è a favore della legge e si oppone al "Tribunale delle coscienze politicamente corrette". Lo riconosce ancora come una sua costola?
"Lascio di me, quotidianamente, quello che tutti noi, io, lei, Rutelli, lasciamo. Non altro. Non costole, insomma. E in genere non ci voltiamo indietro a guardarle".

Questa è una legge prendere o lasciare. La maggioranza trasversale l'ha presa...
"Sia chiaro che Rutelli non ha votato solamente la legge, ma la sua blindatura contro qualsiasi, pur doveroso, miglioramento. Il resto è menzogna. Le rapine, d'altra parte, hanno i loro tempi obbligati. Anche per i "liberali" di destra o di sinistra che hanno ubbidito".

E' l'ora del referendum?
"Se si vuole affrontare una battaglia che valga la pena di essere combattuta e, come tale, riconosciuta e vissuta, occorre cogliere questa occasione per una risposta alta ad un ventennio di regime. Occorre, insomma, un "corpo referendario"che si contrapponga al corpo di leggi che caratterizza l'involuzione fascisto-democratica, illiberale, anticostituzionale, antirepubblicana dello Stato e della società italiani. Se si va ad un nuovo ricorso referendario lo si deve blindare, e rispondere a tutte le altre provocazioni, ruberie di legalità e di "beni" pubblici. Quindi non: referendum!, ma una risposta duplice: in Parlamento, da subito, il "Partito" radicale; e via immediatamente a dieci, venti referendum".


(11 dicembre 2003)

www.larepubblica.it

Riecco Pannella :rolleyes: lunedì di ritorno dal weekend ho beccato per caso la vecchiacara radioradicale riunione fiume di 17 ore :eek: io me ne son sentite 4 durante il viaggio , lo slogan era Stati uniti d'america e d'europa , i vecchi cavalli di battaglia son sempre ottimi e sarebbero la base per una buona alternativa a tutti i partiti attuali, ma certi personalismi son proprio insopportabili, solita storia
 
Io penso che Marco Pannella sia uno dei + grandi politici della storia italiana.
In quanto ha vissuto da protagonista e vincitore, gli anni di svolta + importanti della nostra storia repubblicana.
Non a caso i referendum sull'aborto ed il divorzio portano la sua firma.
Purtroppo essendo a capo di una forza politica numericamente risibile,
ha cercato di usare il "muscolo" referendario x cambiare questo paese,
snervando i cittadini e portandoli a boicottare il medesimo strumento su problematiche poco sentite.
In quanto è ora di smetterla di ritenere gli italiani "brava gente".
Siamo un popolo di falsi e ipocriti, portati a voltare le spalle quando un problema non ci tocca direttamente.
E questo fattore lo si vede bene nei referendum.
E lo si vede meglio nella classe politica che viene costantemente eletta ad ogni tornata elettorale. Evidentemente l'albero da i frutti che può dare....
Non a caso una persona eccelsa e stimata a livello sia europeo che internazionale, qual'è Emma Bonino ( ha lavorato molto bene sia nell'UE che nell'Onu ), ha un valore pressoche insignificante sulla scena politica nostrana.
Ma si sa "le massaie non leggono i quotidiani", come dice il kompagno di Arkore.

Bastava vedere il numero di sciocchi stupidini, che il giorno dell'attentato a Nassjiria, in cui sono morti 19 italiani e 11 iracheni,
continuavano a ridere e scherzare, come se niente fosse accaduto,
mentre estraevano i nostri ragazzi dalle macerie.
Quello è stato un buon termometro delle persone che frequentiamo giornalmente.
Non a caso nessuno delle persone che reputo amiche e che stimo,
ha avuto questo vomitevole comportamento.
E non credo sia un caso.
 
Siamo in piena formazione di regime.

Vedrete che tra un pò ricomincerà l'epoca delle brigate rosse, appositamente ricreate per poi combatterle, così da ... infinocchiare i gonzi ( che sono tanti )!

Ciao José, Sempre in gamba! :)
 
Ho sempre apprezzato ai tempi che furono le battaglie sulle libertà individuali e antiproibizioniste di Pannella ( anche se non era il solo a farle) ma non mi son mai piaciuti i suoi soliloqui logorroici, la sua dialettica, il suo modo di esprimersi, ho sempre avuto dei dubbi sulla sua vocazione al confronto con le idee degi altri.
Ha ucciso il partito radicale più volte, a volte uscendosene con patetiche listette personali pronte a vendersi al miglior offerente.
Eppure con Emma Bonino si era avuto un grande risultato alle Europee si poteva proseguire su quella strada , invece no ha messo come segretario un tipo sì preparato ma grigio e irritante come Capezzoni
 
Josè Arcadio Buèndia ha scritto:
Il capo della sezione per la libertà di stampa avvisa:
"Berlusconi controlla il 95 % dell'opinione pubblica"
L'Osce contro la legge Gasparri
"Pessimo esempio per l'Europa"
...

Rinvio alle Camere della legge Gasparri
Il testo del messaggio di Ciampi

«In data 5 dicembre 2003, mi è stata inviata per la promulgazione la legge "Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della Rai-Radiotelevisione italiana Spa, nonché delega al Governo per l’emanazione del testo unico della radiotelevisione", approvata dalla Camera dei Deputati il 2 ottobre 2003 e approvata in via definitiva dal Senato il 2 dicembre 2003.

Il relativo disegno di legge era stato presentato dal Governo alla Camera dei Deputati il 25 settembre 2002. Successivamente, il 20 novembre 2002, era sopraggiunta la sentenza della Corte Costituzionale n.446, che dichiarava "la illegittimità costituzionale dell’articolo 3, comma 7, della legge 31 luglio 1997, n.249 (Istituzione della Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e norme sui sistemi delle telecomunicazioni radiotelevisivo), nella parte in cui non prevede la fissazione di un termine finale certo, e non prorogabile, che comunque non oltrepassi il 31 dicembre 2003, entro il quale i programmi irradiati dalle emittenti eccedenti i limiti di cui al comma 6 dello stesso articolo 3, devono essere trasmessi esclusivamente via satellite o via cavo.

La data del 31 dicembre era già stata indicata, come termine per la cessazione del regime transitorio di cui all’articolo 3, settimo comma, della legge 249 del 1997, dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (deliberazione numero 346 del 7 agosto 2001). Detto articolo 3 rinvia ai limiti fissati dal sesto comma dell’articolo 2 della stessa legge n.249, la dove si stabilisce che ad uno stesso soggetto o a soggetti controllati o collegati "non possono essere rilasciate concessioni né autorizzazioni che consentano di irradiare più del 20% rispettivamente delle reti televisivi o radiofoniche analogiche e dei programmi televisivi o radiofonici numerici, in ambito nazionale, trasmessi su frequenze terrestri, sulla base del piano delle frequenze".

Tutto ciò detto in relazione alla compatibilità delle succitate disposizioni della legge in esame con la sentenza 466 del 20 novembre 2002, non posso esimermi dal richiamare l’attenzione del Parlamento su altre parti della legge che - per quanto attiene al rispetto del pluralismo dell’informazione - appaiono non in linea con la giurisprudenza della Corte Costituzionale.

Si consideri, a tale proposito, che la sentenza della Corte Costituzionale n.826 del 1988 poneva come un imperativo la necessità di garantire "il massimo di pluralismo esterno, onde soddisfare, attraverso una pluralità di voci concorrenti, il diritto del cittadino all’informazione". E ancora, nella sentenza 420 del 1994, la stessa Corte sottolineava l’indispensabilità di "un’idonea disciplina che prevenga la formazione di posizioni domninanti".

Nell’ambito dei principi fissati dalla richiamata giurisprudenza della Corte Costituzionale, si è mosso il messaggio da me inviato alle Camere il 23 luglio 2002". "Per quanto riguarda la concentrazione dei mezzi finanziari, il sistema integrato delle comunicazioni (Sic) - assunto dalla legge in esame come base di riferimento per il calcolo dei ricavi dei singoli operatori di comunicazione - potrebbe consentire, a causa della sua dimensione, a chi ne detenga il 20% (articolo 15, secondo comma, della legge) di disporre di strumenti di comunicazione in misura tale da dar luogo alla formazione di posizioni dominanti".

"Quanto al problema della raccolta pubblicitaria, si richiama la sentenza della Corte Costituzionale n. 231 del 1985 che, riprendendo i principi affermati in precedenti decisioni, richiede che sia evitato il pericolo ’che la radiotelevisione, inaridendo una tradizionale fonte di finanziamento della libera stampa, rechi grave pregiudizio ad una libertà che la Costituzione fa oggetto di energica tutela’". "Si rende infine indispensabile espungere dal testo della legge il comma 14 dell’articolo 23, che rende applicabili alla realizzazione di reti digitali terrestri le disposizioni del decreto legislativo 4 settembre 2002, numero 198, del quale la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale con la sentenza 303 del 25 settembre/1 ottobre 2003.

Per la stessa ragione, va soppresso il riferimento al predetto decreto legislativo dichiarato incostituzionale, contenuto nell’articolo 5, primo comma lettera L e nell’artico,o 24, terzo comma". "Per i motivi innanzi illustrati - conclude Ciampi - chiedo alle Camere, a norma dell’articolo 74, primo comma, della Costituzione, una nuova deliberazione in ordine alla legge a me trasmessa il 5 dicembre 2003".

"La sentenza della corte numero 466 del 20 novembre 2002 muove dalla considerazione della situazione di fatto allora esistente, che, a suo giudizio, non garantisce... l’attuazione del principio del pluralismo informativo esterno, che rappresenta uno degli imperativi ineludibili emergenti dalla giurisprudenza costituzionale in materia. Nell’ultima delle considerazioni in diritto, la Corte precisa che "la presente decisione, concernente le trasmissioni televisive in ambito nazionale su frequenze terrestri analogiche, non pregiudica il diverso futuro assetto che potrebbe derivare dallo sviluppo della tecnica di trasmissione digitale terrestre, con conseguente aumento delle risorse tecniche disponibili’".

"Dalla sentenza - i cui contenuti essenziali sono stati richiamati dai presidenti dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dell’Autorità garante della concorrenze e del mercato, nelle audizioni rese alle commissioni riunite VII e IX della Camera dei Deputati il 10 settembre 2003 - discende, pertanto, che, per poter considerare maturate le condizioni del diverso futuro assetto derivante dall’espansione della tecnica di trasmissione digitale terrestre e, quindi, per poter giudicare separabile il limite temporale fissato nel dispositivo, deve necessariamente ricorrere la condizione che sia intervenuto un effettivo arricchimento del pluralismo derivante da tale espansione".

"La legge a me inviata si fa carico di questo problema. Le norme che disciplinano l’assetto sopraconsiderato sono contenute nell’articolo 25, il cui primo comma stabilisce che, entro il 31 dicembre 2003, dovranno essere rese attive reti televisive digitali terrestri, ponendo in particolare, a carico della società concessionaria del servizio pubblico (secondo comma) l’obbligo di predisporre impianti (blocchi di diffusione) che consentano il raggiungimento del 50% della popolazione entro il primo gennaio 2004 e del 60% entro il primo gennaio 2005. L’articolo 25, terzo comma, stabilisce inoltre che ’l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, entro i dodici mesi successivi al 31 dicembre 2003, svolge un esame della complessiva offerta dei programmi televisivi digitali terrestri allo scopo di accertare: a) la quota di popolazione raggiunta dalle nuove reti digitali terrestri; b) la presenza sul mercato di decoder a prezzi accessibili; c) l’effettiva offerta al pubblico su tali reti anche di programmi diversi da quelli diffusi dalle reti analogiche’"

"Ciò premesso, ritengo di dover formulare alcune osservazioni in merito alla compatibilità di talune disposizioni della legge in esame con la sentenza 466/2002 della Corte Costituzionale. Una prima osservazioni riguarda il termine massimo assegnato all’Autorità per effettuare detto esame: ’Entro i 12 mesi successivi al 31 dicembre 2003’ (articolo 25, terzo comma). Questo lasso di tempo - molto ampio rispetto alle presumibili occorrenze della verifica - si traduce, di fatto, in una proroga del termine finale indicato dalla Corte Costituzionale".

"Una seconda osservazione concerne i poteri riconosciuti all’Autorità: questa, entro i 30 giorni successivi al completamento dell’accertamento, invia una relazione al governo e alle competenti Commissioni parlamentari, ’nella quale verifica se sia intervenuto un effettivo ampliamento delle offerte disponibili e del pluralismo nel settore televisivo ed eventualmente formula proposte di interventi diretti a favorire l’ulteriore incremento dell’offerta di programmi televisivi digitali terrestri e dell’accesso ai medesimi’ (articolo 25, terzo comma).

Ne deriva che, se l’Autorità dovesse accertare, entro il termine assegnatole, che le suesposte condizioni (raggiungimento della prestabilita quota di popolazione da parte delle nuove reti digitali terrestri; presenza sul mercato di decoder a prezzi accessibili; effettiva offerta al pubblico su tali reti anche di programmi diversi da quelli diffusi dalle reti analogiche) non si sono verificate, non si avrebbe alcuna conseguenza certa. La legge, infatti, non fornisce indicazioni in ordine al tipo e agli effetti dei provvedimenti che dovrebbero seguire all’eventuale esito negativo dell’accertamento".

"Si consideri inoltre che il paragrafo 11, penultimo capoverso, delle considerazioni in diritto della sentenza numero 466, recita: ’d’altro canto, la data del 31 dicembre 2003 offre margini temporali all’intervento del legislatore per determinare le modalità della definitiva cessazione del regime transitorio di cui al comma 7 dell’articolo 3 della legge 249 del 1997’. Ne consegue che il primo gennaio 2004 può essere considerato come il dies a quo non di un nuovo regime transitorio, ma dell’attuazione delle predette modalità di cessazione del regime medesimo, che devono essere determinate dal Parlamento entro il 31 dicembre 2003. Si rende inoltre necessario indicare il dies ad quam, e cioè il termine di tale fase di attuazione".

15 dicembre 2003
 

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