Fiat (F) la FIAT di Marchionne

UNA VOLTA CHE DICE UNA COSA GIUSTA, SULLA FIAT IN FUGA, TUTTI CONTRO LO SCARPARO! - 2- IL LANCIO DI SCARPE DELLA VALLE CONTRO KAKY ELKANN E MARPIONNE, LIQUIDATI COME ***8220;DUE FURBETTI COSMOPOLITI CHE SONO RIUSCITI IN POCHE RIGHE A CANCELLARE IMPORTANTI IMPEGNI PRESI NELLE SEDI OPPORTUNE NEI CONFRONTI DI DIPENDENTI, GOVERNO E DEL PAESE***8221;, SCATENA L***8217;IRA PURE DELLO SMONTEZEMOLATO, IN USCITA DALLA FERRARI: ***8220;ESPRESSIONI COME QUELLE USATE DA DIEGO SONO ASSOLUTAMENTE INACCETTABILI E NON DOVREBBERO MAI FAR PARTE DI UNA DIALETTICA TRA IMPRENDITORI***8221; - 3- LA MEJO BATTUTA E***8217; DELL***8217;AGNELLINO LUPO RATTAZZI, CONSIGLIERE DI AMMINISTRAZIONE DI EXOR: ***8220;DELLA VALLE È LA CONTROFIGURA DI SGARBI A LIVELLO INDUSTRIALE CON LO STESSO LIVORE E LA STESSA INCLINAZIONE ALL***8217;INGIURIA GRATUITA***8221; - 4- ROMITONE TROVA CHE ***8220;IL PRINCIPALE COLPEVOLE È IL SINDACATO ASSENTE, FIOM ESCLUSA***8221; -

1- UNA VOLTA CHE DICE UNA COSA GIUSTA, SULLA FIAT IN FUGA, TUTTI CONTRO
 
Fiat: "riprenderemo gli investimenti solo con la ripresa" Scritto da Riccardo Barbuti Domenica 23 Settembre 2012 12:54 Nulla di fatto ieri a Palazzo Chigi, 5 ore di riunioni ma poche novità ed impegni presi.
La Fiat, divenuta da anni un gruppo veramente internazionale, solo 10 dei 60 miliairdi di fatturato provengono infatti dal nostro Paese (America, Brasile, ed Asia i mercati più produttivi per il Lingotto).
Il piano fabbrica Italia non decolla e non viene accantonato allo stesso momento, i vertici Fiat hanno però avvertito il Governo, niente investimenti se prima non riparte la ripresa.

Una domanda sorge spontanea: "ma se uno non investe, non progetta e produce prodotti nuovi come può esserci una ripresa delle vendite di auto Fiat?".
Tutto questo non tranquillizza certo i lavoratori di Milanofiori, Cassino, Melfi, Pomigliano, e per questo i sindacati sono molto cauti.
Il vero settore in attivo ed in grande espansione per gli Agnelli in Italia è la Juventus, primato in classifica, Champions, stadio di proprietà e gadgets venduti a gogò.

Ma come dicono i trader seri Fiat è un titolo da comprare o da vendere

il titolo Juventus anche per motivi di tifo non lo trattiamo...
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Qualche mese fa sul Corriere della Sera Mucchetti intervistò in modo "scomodo" l'AD di FIAT Marpionne
e fu cosa rara visto che le interviste ai capoccia di Mamma FIAT storicamente vengono fatte a pigrecomezzi...
Non a caso una buona fetta dell'Informazione italiana ricade in modo diretto od indiretto sotto le ali del Colosso Torinese (se questo aggettivo ha ancora senso...).

Mucchetti ad un certo punto fece una battuta "malignetta" che avrebbe fatto incaxxare anche il Tanzi dell'epoca d'oro di Parmalat...:-)
ed infatti anche Marchionne s'incaxxò...
Non crede che la Fiat Spa abbia anche un debito troppo grande e troppo costoso?
Nel 2011 ha pagato 1,3 miliardi di oneri finanziari netti, pari al 55% del risultato della gestione ordinaria.
«L'esborso che lei cita comprende pure componenti di natura contabile per 200 milioni quali la valutazione degli equity swap e l'attualizzazione dei fondi pensione. Fiat-Chrysler ha debiti finanziari per 26,8 miliardi di euro. Ma una ventina restano liquidi».
Gli impieghi liquidi, si sa, rendono meno di quanto costi il debito. Quanto meno?

«Quasi 700 milioni».
Non converrebbe ridurre tanta liquidità?
«Ma lei si fida dei mercati finanziari?».
Molto poco.

«E allora dovrà riconoscere che questa liquidità è la nostra polizza contro un credit crunch ; il suo costo è il premio assicurativo».
Vedere tanta liquidità ferma in un Paese che ha avuto la Parmalat...

«Ma come si permette?! ...................


IL GRANDE BLUFF: La mitica "liquidità" di Mamma FIAT


Sarà o non sarà...
ma anche se Marpionne s'incaxxò e s'indignò con un giornalista che casualmente non fece domande a pigrecomezzi
i dubbi su tutta questa iper-liquidità di FIAT da ben 22,7mld (compresa Chrysler) permangono anche oggi, mentre si preferisce emettere junk-BOND con rating BB- (Fiat incassa il downgrade di Standard and Poor's)
ed infatti...
solo ieri qualche pesante rumors è girato nell'aria:
Fiat, il giallo sulla liquidità pesa in Borsa
8 Ottobre 2012
Indiscrezioni di stampa riferiscono di un'indiagine Consob. Ma il Lingotto smentisce.
Giornata nera, l’8 ottobre, per Fiat in Borsa. Il titolo è crollato (-4,16%) sulle indiscrezioni di stampa relative a un’indagine Consob sulla liquidità del gruppo.
Pesante anche Fiat Industrial (-2,26%).
Un tesoretto fatto da 22,7 miliardi fatto da linee di credito e corporate bond che, secondo quanto scrive oggi il quotidiano Il Messaggero è finito sotto la lente della Commissione.

All’indiscrezione, Fiat ha replicato con un comunicato in cui ha affermato di non essere al corrente di alcune “indagine” Consob.
Fiat ha definito falsa qualsiasi insinuazione circa discrepanze tra la liquidità reale e quella dichiarata nella comunicazione finanziaria periodica.

"Qualsiasi insinuazione circa il fatto che Fiat non disporrebbe della liquidita' dichiarata nella propria comunicazione finanziaria periodica e' falsa e come tale sara' trattata da Fiat"
I DUBBI NELLE SALE OPERATIVE.

Gli analisti, nelle sale operative, comunque sono dubbiosi. Il problema potrebbe nascere dalla composizione della liquidità del gruppo.
Dei 22,7 miliardi in cassa, una decina sono da riferire a Chrysler.
Ma la liquidità di Auburn Hills non sarà accessibile a Fiat fino a quando la quota del Lingotto non raggiungerà l’80% della casa costruttrice americana, della quale continua a detenere il58,
5%.
Ecco, allora, che la cassa lorda effettiva di Fiat ammonterebbe a circa 12 miliardi di euro.
La liquidità dichiarata dal Lingotto, come affermato più volte dallo stesso amministratore delegato Marchionne, viene tenuta in cassaforte per tre scopi principali: in primis per rilevare completamente l’americana Chrysler, quindi sostenere la vendita di automobili con i finanziamenti e le varie iniziative rivolte all’Europa.
Quando si guarda al debito netto (5,5 miliardi di euro in questo caso) è necessario verificare da dove scaturisce.

E’ importante che si dica con chiarezza qual è la composizione della liquidità di Fiat, in quanto tempo si può accedere in caso di necessità, l’ammontare depositato sui conti correnti, quanto è stato invece dirottato in titoli pronti contro termine o in obbligazioni con rating a tripla A......


Sono secoli che cerco di nuotare faticosamente controcorrente
rispetto al "casualissimo" muro di omertà dei mass-media italiani su FIAT....
vedi qui i miei umili ma eroici tentativi....
ovvero la Telenovelas "Un po' di verità su FIAT"
- Se dovesse cedere il mercato USA...la Fiat-Poker di Marpionne rischierebbe di saltare per aria...
- Un po' di Verità sulla Poker FIAT: il Caso della Freemont Taroccata
- Prima o poi troverò il tempo di "vedere" IL GRANDE BLUFF della FIAT di Marchionne (purtroppo...)
- Un po' di verità su FIAT (5° puntata)
- La marea di cazzate post-referendum Mirafiori
- Finalmente un po' di VERITA' su Super-Marchionne e sulla sua Poker-FIAT
- FIAT: Vassalli, Valvassori e Valvassini
- Fiat: Marchionne, Nel 2° Trimestre Risultati Eccezionali sopra le Attese....


Sarà o non sarà...
ma anche se Marpionne s'incaxxò e s'indignò con un giornalista che casualmente non fece domande a pigrecomezzi
i dubbi su tutta questa iper-liquidità di FIAT da ben 22,7mld (compresa Chrysler) permangono anche oggi, mentre si preferisce emettere junk-BOND con rating BB- (Fiat incassa il downgrade di Standard and Poor's)
ed infatti...
solo ieri qualche pesante rumors è girato nell'aria:
Fiat, il giallo sulla liquidità pesa in Borsa
8 Ottobre 2012
Indiscrezioni di stampa riferiscono di un'indiagine Consob. Ma il Lingotto smentisce.
Giornata nera, l’8 ottobre, per Fiat in Borsa. Il titolo è crollato (-4,16%) sulle indiscrezioni di stampa relative a un’indagine Consob sulla liquidità del gruppo.
Pesante anche Fiat Industrial (-2,26%).
Un tesoretto fatto da 22,7 miliardi fatto da linee di credito e corporate bond che, secondo quanto scrive oggi il quotidiano Il Messaggero è finito sotto la lente della Commissione.

All’indiscrezione, Fiat ha replicato con un comunicato in cui ha affermato di non essere al corrente di alcune “indagine” Consob.
Fiat ha definito falsa qualsiasi insinuazione circa discrepanze tra la liquidità reale e quella dichiarata nella comunicazione finanziaria periodica.

"Qualsiasi insinuazione circa il fatto che Fiat non disporrebbe della liquidita' dichiarata nella propria comunicazione finanziaria periodica e' falsa e come tale sara' trattata da Fiat"
I DUBBI NELLE SALE OPERATIVE.

Gli analisti, nelle sale operative, comunque sono dubbiosi. Il problema potrebbe nascere dalla composizione della liquidità del gruppo.
Dei 22,7 miliardi in cassa, una decina sono da riferire a Chrysler.
Ma la liquidità di Auburn Hills non sarà accessibile a Fiat fino a quando la quota del Lingotto non raggiungerà l’80% della casa costruttrice americana, della quale continua a detenere il 58,5%.
Ecco, allora, che la cassa lorda effettiva di Fiat ammonterebbe a circa 12 miliardi di euro.
La liquidità dichiarata dal Lingotto, come affermato più volte dallo stesso amministratore delegato Marchionne, viene tenuta in cassaforte per tre scopi principali: in primis per rilevare completamente l’americana Chrysler, quindi sostenere la vendita di automobili con i finanziamenti e le varie iniziative rivolte all’Europa.
Quando si guarda al debito netto (5,5 miliardi di euro in questo caso) è necessario verificare da dove scaturisce.

E’ importante che si dica con chiarezza qual è la composizione della liquidità di Fiat, in quanto tempo si può accedere in caso di necessità, l’ammontare depositato sui conti correnti, quanto è stato invece dirottato in titoli pronti contro termine o in obbligazioni con rating a tripla A......
"Non conosco il bilancio di una società che non sia falso"...
La leggenda metropolitana narra che questa frase sia da attribuirsi nientepopodimeno che ad Enrico Cuccia, il mitico Presidente di Mediobanca, il fulcro per 40 anni della finanza e dell'economia italiane, l'eminenza grigia più potente della Penisola, la "vecchia volpe"...
Diciamo che la maggior parte dei Bilanci NON SONO FALSI (soprattutto i bilanci bancari ovvero i più opachi della Galassia...) fino a quando sussiste UN'AMPIA CONVERGENZA sulla CONVENIENZA di STARE AL GIOCO....
o fino a quando tutta la banda l'ha fatta talmente GROSSA che non si può più reggerle il gioco...ed allora ecco subentrare i tamponi straordinari delle Banche Centrali...
Questa regola è chiaramente applicabile al SISTEMA in GENERALE: la Grande Crisi ce l'ha mostrato in tutta evidenza.
Perchè dunque QUEL che è VERO per il TUTTO non dovrebbe essere VERO a fortiori anche per le PARTI?

Marpionne potrebbe anche rispondere che loro fanno vetture e mica mungono le mucche per fare il latte...
Loro....con un anno dello stanziamento in ricerca di Parmalat...non ci progettano nemmeno mezzo parafango....t'è capì? (se ti sfugge l'allusione, segui il link)
E vabbè...
nessun problema: mal che vada basterà chiedere aiuto alla BCE di Draghi che attiverà la stampante e si metterà a monetizzare anche le obbligazioni FIAT...:-)

Sono secoli che cerco di nuotare faticosamente controcorrente
rispetto al "casualissimo" muro di omertà dei mass-media italiani su FIAT....
vedi qui i miei umili ma eroici tentativi....
ovvero la Telenovelas "Un po' di verità su FIAT"
- Se dovesse cedere il mercato USA...la Fiat-Poker di Marpionne rischierebbe di saltare per aria...
- Un po' di Verità sulla Poker FIAT: il Caso della Freemont Taroccata
- Prima o poi troverò il tempo di "vedere" IL GRANDE BLUFF della FIAT di Marchionne (purtroppo...)
- Un po' di verità su FIAT (5° puntata)
- La marea di cazzate post-referendum Mirafiori
- Finalmente un po' di VERITA' su Super-Marchionne e sulla sua Poker-FIAT
- FIAT: Vassalli, Valvassori e Valvassini
- Fiat: Marchionne, Nel 2° Trimestre Risultati Eccezionali sopra le Attese....
 
Ultima modifica:
Fiat sta pensando di produrre tutti i modelli jeep in Cina


Di Francesca Gerosa

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Fiat starebbe programmando di riportare la produzione della Jeep in Cina e potrebbe finire per produrre tutti i modelli di questo marchio nel Paese asiatico. E' quanto ha fatto sapere il ceo di Fiat e Chrysler per l'Asia, Mike Manley, dal quartier generale di Chrysler ad Auburn Hills.

"Fiat è in colloqui molto dettagliati con il partner cinese Guangzhou Automobile Group sulla possibilità di costruire le jeep in Cina", ha detto Manley. Lì infatti "le opportunità di volumi per noi sono molto significative", ha aggiunto, precisando che si stanno prendendo in esame le opportunità all'interno della capacità esistente. "E dovremmo localizzare tutti i modelli jeep o alcuni di essi".

Ad oggi l'impianto di Fiat e Guangzhou in Changsha ha una capacità di 140mila auto, ma l'obiettivo è di portarlo a 500mila. In Cina nell'ultimo anno le richieste di jeep sono duplicate. Il gruppo è cresciuto in modo più consistente in Asia per compensare le difficoltà in Europa che proseguiranno: "il Vecchio Continente affronterà tempi molto difficili e duri almeno fino a fine 2013", ha previsto Manley.

A settembre in Italia Fiat ha immatricolato 400 jeep per una quota dello 0,4%. Nel progressivo annuo il brand ha registrato poco più di 5 mila auto e la quota è dello 0,5%, in linea rispetto allo stesso periodo del 2011. Il Grand Cherokee si conferma tra le vetture più vendute del segmento, con una quota del 12,8%.

Ben diverso il quadro in America dove lo scorso mese le vendite del marchio jeep di Chrysler sono cresciute del 10% a 39.245, segnando il miglior settembre degli ultimi sei anni e il ventinovesimo mese consecutivo di aumenti grazie ai record raggiunti dal Patriot, dal Wrangler e dal Grand Cherokee.

A Piazza Affari il titolo Fiat segna un progresso dello 0,95% a 4,27 euro. Oggi Goldman Sachs ha confermato l'azione nella sua conviction buy list, pur riducendo il target price da 8,5 a 7,7 euro perché dal 2013 il gruppo dovrà registrare un miliardo di dollari di passivo sui fondi pensione.

Guardando al comparto auto in generale gli analisti della banca Usa hanno tagliato le previsioni sulla produzione di auto in Europa per il periodo 2012-2014 di 0,2/0,4/0,2 milioni di euro, rispettivamente, principalmente per riflettere l'attesa di un de-stocking in Europa. Alla luce della gestione delle scorte di automobili in Europa (oltre 80 giorni), il broker vede la produzione di auto del quarto trimestre in Europa calare del 12,7% anno su anno.

Fiat sta pensando di produrre tutti i modelli jeep in Cina - Milano Finanza Interactive Edition
 
Italia: 116.875 immatricolazioni di nuove auto a ottobre (-12,39%)

La Motorizzazione italiana ha immatricolato nel mese di ottobre 2012 116.875 autovetture, con una variazione di -12,39% rispetto a ottobre 2011, durante il quale ne furono immatricolate 133.411.
Nel mese di settembre 2012 sono state invece immatricolate 109.475 autovetture, con una variazione di -25,54% rispetto ad settembre 2011, durante il quale ne furono immatricolate 147.021.
Nello stesso periodo di ottobre 2012 sono stati registrati 407.005 trasferimenti di proprietà di auto usate, con una variazione di +8,22% rispetto a ottobre 2011, durante il quale ne furono registrati 376.080 (nel mese di settembre 2012 sono stati invece registrati 309.440 trasferimenti di proprietà di auto usate, con una variazione di -17,65% rispetto ad settembre 2011, durante il quale ne furono registrati 375.747).

Nel mese di ottobre 2012 il volume globale delle vendite (523.880 autovetture) ha dunque interessato per il 22,31% auto nuove e per il 77,69% auto usate.
 
Fiat. La Nuova Parmalat? Come Stanno le Cose: Al Massimo 2 Anni poi La Fiat sarà Fallita

5 novembre 2012 Di FunnyKing



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(i bei tempi di Sandro Munari… poi sono arrivate la Arna e la Duna)

Ed eccoci al termine della prima tappa nel magico mondo di Fiat, forse davvero la nuova Parmalat.


Mentre scrivo ho ancora nelle orecchie l’intervista al giornalista Massimo Mucchetti fatta oggi (5 nov 2012) da Oscar Giannino alla versione di Oscar:
“Fiat non può toccare la liquidità di Chrysler, la legge americana proibisce di consolidare realmente ma solo a livello contabile società che non siano controllate al 100% e fiat è al 58% di Chrysler”
Bum.

Ecco la tessera che mi mancava.
Fiat non è Chrysler, quindi Fiat può serenamente fallire (ed è sulla via del fallimento) e Chrysler continuare ad esistere e fare utili.

Ma c’è di più (e di peggio) per l’Italia.

La cassa generata da Chrysler rimane dentro Chrysler, la liquidità di Chrysler rimane dentro Chrysler.


Mentre ascoltavo Airaudo sono volato sulla rete a leggere la trimestrale di Fiat in cui sono specificatii dati al netto di Chrysler e mi è corso un brivido freddo dietro la schiena, guardate qui:



..Fiat senza Chrysler sta aumentando l’indebitamento netto e sta bruciando cassa ad un ritmo di oltre 3,3 mld di euro all’anno.

A questo ritmo la Fiat Europea (e Brasiliana) ha poco più di 2 anni per bruciare interamente la cassa a disposizione.


In realtà però le tensioni finanziare sul gruppo (ovvero la capacità di rifinanziamento sui bond e sulle linee di credito) porteranno la Fiat ad uno stato di insolvenza molto prima di del 2015.


Nella mia personale opinione ci sono al massimo 18 mesi di tempo per trovare una soluzione.

Il dramma è che l’ultimo piano industriale Fiat (non Chrysler) presentato da Marchionne,
NON prevede lanci sostanziali di nuovi modelli blockbuster almeno fino al 2014.

Ciò significa che Fiat dovrà competere sul mercato con l’attuale gamma per tutti i prossimi 12/18 mesi.
L’attuale ritmo di contrazione del mercato europeo e delle quote Fiat a cui andrà ad aggiungersi la fine degli incentivi in Brasile rendono il destino di Fiat segnato:
Fiat è destinata a:
-ad essere pesantemente sussidiata dallo stato,
-ad esser comprata da un competitor
- oppure a fallire


In ogni caso non vedo una singola probabilità che l’attuale assetto produttivo italiano (4 fabbriche) rimanga intatto.

Conclusione:
Si comincia a squarciare un velo sulla VERA liquidità di Fiat, o meglio della Fiat che interessa i destini italiani.

Rimangono 9,77mld in cassa e vengono bruciati al ritmo di 3,3mld ogni 12 mesi.

La velocità con cui la cassa viene utilizzata dipende molto dalle difficoltà di Fiat (ex Chrysler) a rifinanziarsi sul mercato.
Da bieco speculatore, vi suggerirei di stare molto attenti a questo bond (o ad altri simili):





per ora tutto bene, ma se i prezzi dovessero cominciare a precipitare sarebbe il “de profundis”.

Articolo originali:___________________________________________​
Vi avevamo promesso che Fiat sarebbe rimasta nel radar di Rischio Calcolato, dunque non potevamo non dare uno sguardo ai numeri del terzo trimestre usciti ieri (30 – ottobre – 2012).
Ne emerge un quadro a tinte fosche, e crediamo che il -3,97% che si è beccato in borsa il titolo Fiat sia solo l’antipasto di quanto potrebbe avvenire nelle prossime settimane.
Analisi della terza trimestrale 2012 (non assoggettata a revisione contabile).


L’indebitamento totale di Fiat e gli oneri per interessi.
Ecco come si presenta l’indebitamento del gruppo Fiat nello stato patrimoniale consolidato (comunicato stampa ufficiale):

……………………………………………​

Questo indebitamento ovviamente ha un costo che si rileva nel conto economico consolidato del gruppo Fiat (comunicato stampa ufficiale):

Ora facciamo due conti usando un foglio di Excel (quello strano programma che giace inutilizzato su molti desktop dei media sussidiati)



Nei primi 9 mesi dell’anno l’indebitamento totale lordo del gruppo fiat è aumentato di 1,23 miliardi di euro ovvero del 2,4%, fino ad arrivare a 52,955 miliardi di euro.
Ma….. gli oneri finanziari, ovvero il costo del debito, sono aumentati da 911 milioni a 1,237 mld. di euro nei soli primi mesi dell’anno, ovvero 326 milioni in più di soldi finiti fra banche, finanziarie, interessi sulle obbligazioni emesse, e interessi su debiti a fornitori.
Il tasso annuale complessivo che Fiat Group ha pagato sul suo indebitamento totale è passato dal 2,35% dei primi 9 mesi dell’anno 2011 al 3,11% dei primi 9 mesi del 2012.
Parrebbe poco ma è una enormità rapporta ai 52,995 miliardi di euro di debito totale. A livello annuale significa un aggravio di 434 milioni di euro (tendenziali) di soli interessi che peseranno sul bilancio 2012.

E la “mitica” liquidità del Gruppo Fiat?
E ora arriviamo al punto.
Che diavolo ci dovrebbe fare il Gruppo Fiat con la sua mitica liquidità?
O meglio: Esiste questa liquidità?
Eccola qui come si presenta nel bilancio del terzo trimestre 2012 (come da comunicato stampa ufficiale):

Ora sorgono spontanee 3 domande per Marchionne, alcune sono le stesse domande che ci si faceva (tra noi biechi speculatori) ai bei tempi di Parmalat:
Domanda 1: che diavolo ci fa Fiat Group con una liquidità di 17 miliardi di euro sui conti correnti avendo un debito di 52,955?
Come noto, se il tasso complessivo che Fiat Group paga sul suo debitone è solo del 3,11%, andando a spulciare si troverà che alcune obbligazioni pagano interessi reali di oltre il 6%, e immaginiamo che alcune banche chiedano tassi simili. Possiamo pensare che il debito verso i fornitori sia quasi a tasso zero, quindi per media il tasso complessivo scende a 3,11%.
Ci sono 17 mld di soldi liquidi che (almeno in parte) potrebbero essere impiegati per ricomprare debito Fiat ad un tasso reale di oltre il 6% (a volte vicino al 7%):
esempio:

Ma allora, quale sarebbe la convenienza a tenersi 17 miliardi di soldi liquidi sui conti correnti?
In previsione di grandiosi investimenti e/o acquisizioni (….)?
Per i giorni di pioggia?
Perchè fa figo e non impegna?
oppure:
Domanda 2: sig. Marchionne esitono i 17 mld (+3 mld linee di credito)? Potrebbe gentilmente fornirci copia degli estratti conto dove essi sarebbero depositati?
Domanda 3 : sig. Marchionne come mai Fiat Group, 12 mesi fa non ha partecipato all’operazione LTRO messa a disposizione dalla BCE come hanno fatto i suoi concorrenti europei?
Si trattava di liquidità all’1% impiegabile per chiudere altri debiti con oneri maggiori
Non è che per caso, Fiat Group non aveva (ne ha oggi) uno straccio di collaterale VERO da presentare alla BCE?
(… quasi quasi vado in assemblea e glielo chiedo ndfk)
______________________​
Articolo originale : Fiat la nuova Parmalat
Onore al merito a Mauro Bottarelli, giornalista indipendente e colonna portante del settore economia e finanza de il sussidiario.net.
Forse ai più è sfuggita l’inquietante analisi su Fiat apparsa in questo articolo: DIETRO LE QUINTE/ Fiat, ecco cosa ci “nasconde” Marchionne
Ne riportiamo qui le parti salienti, credo che valga la pena leggere con estrema attenzione:
…….che Marchionne e il gruppo che guida siano sempre più in difficoltà lo dimostrano le parole pronunciate dallo stesso manager mercoledì a Bruxelles. Eccole, in sintesi: «Dobbiamo fare i conti con tre milioni di vetture invendute e con una politica di sconti ormai senza più regole. Come presidente dell’Acea – l’Associazione dei costruttori e degli operatori di automotive a livello europeo – non chiedo interventi di sostegno alla domanda, ma una politica comune per fronteggiare la crisi. Non esiste che la Francia decida di sostenere uno dei suoi costruttori e poi gli altri devono pagarne le conseguenze. Serve una forma di protezione a livello europeo che tuteli l’industria continentale dall’aggressiva concorrenza, ad esempio, dei produttori asiatici, giapponesi e coreani». Insomma, protezionismo e aiuti al settore, alla faccia del libero mercato.
E ancora: «Il taglio del rating Fiat da parte di Moody’s è esagerato, ma è riferito soprattutto alla nostra condizione a livello europeo, non certo alla solidità e alla liquidità del gruppo che resta forte grazie soprattutto al buon andamento dei mercati americano e brasiliano».
Buon andamento del mercato americano? Ma quale? Chrysler forse vendendo auto a clienti subprime o ai concessionari che poi le parcheggiano invendute nei piazzali, ma la 500, ad esempio, è stato uno dei più colossali buchi nell’acqua dopo l’acquisto di Quaresma da parte dell’Inter.
Il Brasile, poi, finita la politica di stimolo fiscale del governo, si appresta a diventare un parcheggio di auto invendute a cielo aperto. E ancora Marchionne: «Credo che il mercato valuti la nostra solidità non prendendo in considerazione il numero dei nuovi modelli che presenteremo nei prossimi anni». …….
…..Ora, al netto di tutto questo e delle sgradevoli dispute con il sindaco di Firenze (i cui cittadini dubito, d’ora in poi, acquisteranno con gioia Fiat, di per sé già non simpaticissima a causa della Juventus: forse non proprio un colpo di genio di marketing, in tempi di crisi nera della vendite) e alla luce del grido di dolore protezionistico di Marchionne, viene da avanzare al Lingotto solo due, piccole domandine.
Prima, perché lo scorso febbraio non ha partecipato alla seconda asta Ltro della Bce per finanziarsi, come hanno fatto i suoi principali competitor, salvo poi gridare allo scandalo contro il dumping industriale? Volkswagen, Peugeot e Renault, infatti, attraverso i loro bracci finanziari si sono messi ordinatamente in fila all’Eurotower e hanno ottenuto liquidità all’1% di interesse, la Fiat no, nonostante quella fosse l’unica possibilità di finanziarsi a tassi bassi sul mercato europeo, in pratica come se fosse una società con un rating tripla A, invece che doppia B.
Volkswagen, attraverso la Volkswagen Bank Gmbh, si sarebbe finanziata per circa 1 miliardo di euro. Altrettanto avrebbe fatto la Peugeot attraverso la Banque Psa Finance, mentre Renault avrebbe partecipato all’asta Ltro per 350 milioni di euro attraverso Rci Banque. Fiat, in teoria, avrebbe potuto partecipare all’asta Bce attraverso Fga Capital, la joint venture paritetica con il Credit Agricole.
La mancata richiesta di finanziamento, invece, è stata sempre giustificata dal Lingotto con “motivi tecnici”. Ovvero? Non andavano i telefoni? Si era inceppata la posta elettronica? La macchinetta del caffè erogava solo cioccolata calda? No, in pratica – come sottolineato all’epoca da MF-MilanoFinanza - non avrebbe avuto abbastanza collaterale da offrire a garanzia del credito a tasso agevolato. Ma come, stando ai proclami del suo management, Fiat saltella allegra su un fiume di liquidità e non aveva collaterale sufficiente per partecipare all’asta Ltro? E poi, scusate, non è stato preso proprio un manager moderno e all’americana per penetrare nei gangli della finanziarizzazione, fino ad allora alieni alle strategie di Fiat? E volete dirmi che Marchionne non era in grado di trovare un paio di centinaia di milioni di collaterale eligibile – vi ricordo che la Bce fino all’altro giorno accettava anche carta da parata greca come garanzia – per intascare denaro fresco e a costo quasi zero dalla Bce?
Ora, partendo proprio dal dato della liquidità sbandierata dal gruppo – e ribadita ancora l’altro giorno da Marchionne a Bruxelles -, ecco la seconda domanda. Se Fiat è così liquida, perché dire no a investimenti in Italia e definirli “rischiosi” finanziariamente? E perché una disputa così sottotraccia ma anche così dura con la Consob, la quale sembrerebbe che voglia dare una bella occhiata ai conti correnti torinesi, ma che invece sta agendo soltanto come braccio armato del governo, inviando segnali politici? Stando a quanto dichiarato, la liquidità a disposizione del gruppo torinese sarebbe addirittura di circa 23 miliardi: a cosa servono quei soldi, solo per completare la scalata a Chrysler, forse? Possibile che quella montagna di soldi non possa essere utilizzata in parte per mantenere e migliorare la produzione in Italia? O, forse, si è già fatta la scelta strategia di andarsene ma non si sa come dirlo al governo?
Quattro conti della serva, grazie sempre a una bella tabella compilata sempre da MF. Il gruppo torinese siede su oltre 22,7 miliardi di cassa, contando le disponibilità liquide, i titoli correnti e le linee di credito non utilizzate. E certamente non tutti questi soldi devono essere tenuti da parte per rimborsare i debiti in scadenza, perché entro fine 2013 ci sono soltanto bond per 1,2 miliardi da rimborsare, che diventano 8,7 miliardi, se si contano tutte le scadenze da qui al 2017. Quanto ai prestiti, la semestrale a fine giugno ne contava per 8 miliardi contro i 7,6 miliardi di fine 2011, quando la nota integrativa al bilancio precisava che 2 miliardi di euro di linee erano in scadenza entro l’esercizio successivo e altri 2,7 miliardi entro i successivi 5 anni, cioé entro fine 2017.
Quindi, anche volendo essere particolarmente prudenti e a volersi tenere liquidità in tasca per coprire tutti debiti in scadenza entro fine 2017 (scelta saggia che stanno facendo molte corporations, ma appare irrealistico che Fiat da oggi al 2017 non vada mai più sul mercato dei capitali per finanziarsi con bond), si arriverebbe a una necessità di poco più di 16 miliardi, ovvero 8,7 miliardi di bond più 4,7 miliardi di prestiti e 2,9 miliardi di altri debiti, in particolare legati alle rate di rimborso dei debiti di Chrysler nei confronti del fondo pensione Veba Trust e del fondo sanitario Canadian Health Care. Facendo quindi due conti, ci sarebbero almeno 7 miliardi liberi per essere investiti.
Questa somma, nella realtà dei fatti, potrebbe addirittura essere superiore in caso di necessità, visto che Fiat è un emittente di bond che piace molto agli investitori, basti pensare all’ultima incursione sul mercato dello scorso luglio.
Due domande semplici semplici, dottor Marchionne, senza astio, né doppi fini. Posso sperare in una sua risposta? Anzi, due.
Per ora non aggiungiamo altro all’analisi di Mauro Bottarelli se non il ricordo doloroso di una situazione che parrebbe analoga. Vi ricordate la Parmalat di Tanzi?
Ebbene anche in quel caso nei bilanci avevamo un mare di liquidità che “inspiegabilmente” non veniva utilizzata, anche in quel caso, nonostante il mare di liquidità il giudizio di merito sulla solidità patrimoniale di Parmalat non si schiodava da una tripla B, anche in quel caso Parmalat era costretta a rifinanziare il suo debito a tassi generosi perchè evidentemente non aveva collaterale “vero” da presentare al sistema bancario per ottenere linee di credito a basso interesse.
Con questo non possiamo dire che Fiat sia prossima alla bancarotta come la vecchia Parmalat oppure che il bilancio di Fiat si “falso” quanto quello che fu redatto da Fausto Tonna. E allora ci uniamo a Mauro Bottarelli nel chiedere al management di Fiat di rispondere alle sue due domande. E comunque… da oggi Fiat entra nel Radar di Rischio Calcolato.
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Serbia, Fiat cede sui salari, ma non sui turni
I sindacati: "Si lavora 12 ore al giorno, basta"


La vertenza allo stabilimento di Kraguievac che produce la 500L: ai 2500 operai +13% in busta, tredicesima e incentivi. L'ostacolo principale resta però l'organizzazione produttiva accettata per l'avvio della produzione. I sindacati: "Turni non più sostenibili"

Lo leggo dopo
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John Elkann e Sergio Marchionne, presidente e Ad di Fiat APPROFONDIMENTI
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Serbia, turni 10 ore in Fiat: operai scontenti, azienda non cede



BELGRADO - Fa un passo avanti la vertenza fra i sindacati serbi e la Fiat per i 2500 operai dello stabilimento di Kragujevac, dove si produce la nuova 500L. Nella notte, a quanto riferito dal leader sindacale Zoran Mihajlovic, è stato raggiunto l'accordo per un aumento salariale del 13%. L'intesa, ha precisato Mihajlovic, ha validità a partire da ottobre e prevede anche il pagamento di una 13/a mensilità e di un bonus una tantum in due rate per un ammontare complessivo di di circa 36 mila dinari (intorno a 320 euro).

La vertenza però rischia di infiammarsi sullo scoglio principale, quello sui turni di lavoro. Al momento dell'avvio della produzione, era stato concordato che la fase "sperimentale" sarebbe stata sottoposta a verifica sei mesi dopo: quella fase prevedeva l'introduzione di due turni lavorativi di 10 ore al giorno per quattro giorni settimanali, anziché le 8 ore quotidiane su 5 giorni.

Tale sistema di produzione, a un mese dalla scadenza dei sei mesi, è considerato "insostenibile" dai lavoratori perché le 10 ore quotidiane sono molto spesso diventate 12 a causa degli straordinari richiesti dal processo produttivo, mentre per le stesse ragioni - legate a esigenze di mercato - gli operai sono stati chiamati in fabbrica anche per il quinto giorno, seppure con orari ridotti. Quanto basta per far dire ai sindacati che una simile organizzazione del lavoro non è più accettabile e che bisogna tornare alle 8 ore su 5 giorni.

La prima risposta dell'azienda, per ora, è stata negativa. Secondo fonti aziendali citate dai media servi, il mercato sta infatti apprezzando la nuova 500 L - si parla di 10mila ordini da Francia, Italia, Germania ed altri paesi - e Fiat ha l'esigenza di tenere alti i ritmi produttivi, tanto che per Kragujevac avrebbe in programma l'assunzione di altri 150 addetti, destinati principalmente al montaggio. E l'attuale sistema è considerato dal Lingotto la "chiave per la produttività".

Sui turni "sperimentali", dunque, rischiano di rovinarsi le relazioni aziendali e il sindacato ha già preannunciato che in caso di rottura potrebbero esserci iniziative di protesta. I vertici di Fas (Fiat automobile Srbija), joint venture tra il Lingotto (67%) e il governo serbo (33%), anche per questo hanno aperto senza grandi remore alle richieste di aumento salariale. Del resto, le retribuzioni per gli operai di Kraguievac sono tra le più basse del gruppo: le buste paga erogate finora oscillavano tra i 32 mila e i 34 mila dinari (285-300 euro) al mese, inferiori - per il sindacato - di cinque volte rispetto a quelle dei colleghi italiani e di tre volte a confronto con quelle degli operai Fiat in Polonia. (10 novembre 2012)
 
Marchionne aumenta l'offerta
per la fusione tra Fiat Industrial e Cnh


Il numero uno della società torinese ha informato lo Special Committee della controllata statunitense sulle condizioni per la fusione tra le due società. Agli azionisti americani andranno 3,828 azioni della nuova società e percepiranno un dividendo di 10 dollari per azione prima della fusione. L'opzione "dividendo" permetterà agli Agnelli di mantenere il controllo sul gruppo intorno al 28%. Ultimatum per mercoledì

Marchionne aumenta l'offerta per la fusione tra Fiat Industrial e Cnh - Economia e Finanza con Bloomberg - Repubblica.it
 
la famiglia Agnelli è al VERDE?

Fiat, Natale in cassa integrazione: si ferma lo stabilimento di Melfi. Rischio aumento di capitale: crollo in borsa


Martedì, 20 novembre 2012 - 12:38:00

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Natale in cassa integrazione.

Dopo la sospensione della produzione imposta a Pomigliano, Fiat ordina lo stop di Melfi.
Lo stabilimento si fermerà per più di 20 giorni tra dicembre e gennaio, costringendo 5 mila lavoratori alla cassa integrazione.
Lo chiusura è prevista il 17 dicembre e dal 21 dicembre al 13 gennaio. La decisione, come già in passato, sono legate alla debolezza del mercato europeo dell'auto. La notizia arriva in una giornata pessima per il titolo del Lingotto. Le azioni Fiat sono in forte calo: cedono quasi il 6%.
A generare la flessione è stato un preoccupato report di Ubs, che ha tagliato il giudizio da 'buy' a 'neutral' e il prezzo obiettivo da 5,7 a 3,5 euro.



Sotto esame soprattutto l'importo che Fiat dovrà pagare a Veba per acquisire il 3,3% di Chrysler, su cui è in corso una controversia giudiziaria. Veba pretende che Fiat paghi le azioni al 'fair value'. Ubs nel report sostiene che, in questo caso, se Fiat volesse in futuro continuare a salire nel capitale di Chrysler l'esborso sarebbe decisamente maggiore e potrebbe essere necessario un aumento di capitale.
 
la famiglia Agnelli è al VERDE?

Gran bel 3d. Brava TONTOLINA.

Volevo entrare pesante su fiat a 3.2 ma non lo faccio più.

In fondo che fiat ha fatto qualcosa solo perchè assistita è un fatto storico.
Ora che si trova a competere con le sue forze non ce la fa.

Dunque se anche i dati contabili rivelano questa triste verità perchè puntare su un colosso nei numeri gia fallito.

D'altronde come azzo pensavano MARZAPANE e LAPO(degno rappresentante degli agnelli) di stare sul mercato con la panda. Mi sono bastate la RITMO 60 e la panda 900 degli anni 80 per averci messo una croce da allora.

Ma questi signori sono mai saliti a bordo di una GOLF, di una tedesca insomma, o toyota, o reanult, o lexus, o anche una kia, una seat ibiza sport,etc etc, un opel astra o ford??

Ma probabilmente non ci credono neanche loro più che possono fare macchine che la gente compra.
Con l'esclusione della mia ex suocera capace di girare con una punto color oro !!!!!???? e lei con la nuova panda rosso fiammante
 

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