La soluzione del problema sta tutta nel nome: Gold-in, cioè oro dentro
Lui è fatto così.
Gli scopritori dell'acqua calda fanno sempre successo e denaro, chi invece fa cose serie e nuove muore povero e abbandonato da tutti.
Purtroppo gli esempi sono tanti.
Mi piacerebbe che Goldin presentasse anche qualche artista da riscoprire, ogni tanto, perchè il popolo va anche educato .
Questa mostra invece va nella giusta direzione.
Intervista con l’artista Urs Lüthi, uno dei tre protagonisti della mostra “Il mio corpo nel tempo. Lüthi, Ontani, Opalka”
Durante l’allestimento della grande mostra, evento collaterale della 13^ edizione di ArtVerona, curata da Adriana Polveroni e Patrizia Nuzzo, che mette al centro il concetto del tempo disvelato attraverso il corpo (
Il mio corpo nel tempo. Lüthi, Ontani, Opalka, Galleria d’Arte Moderna A. Forti – Palazzo della Ragione, 13 ottobre-28 gennaio 2018), si è prestato ad un dialogo con noi l’artista Urs
Lüthi.
Un gigante della storia dell’arte che di quell’efebico ragazzo che si autoritraeva negli anni Settanta con pellicce, copricapi e make up si riconosce lo sguardo e quella carica di ironia che solo ai grandi appartiene.
Dal lirismo del “tempo delle rose” al nichilismo dell’”uomo in grigio”: in mostra a Verona gli autoritratti in bianco e nero degli anni Settanta e le sculture “goffe” che lo ritraggono a mani vuote dei tempi più recenti: com’è cambiato il concetto di fragilità umana per Urs Lüthi?
E’ cambiato come è cambiata la mia vita. Io sono l’attore della mia vita perché non esiste l’oggettività. Non esiste una sola verità. Quando ero giovane ho deciso di interpretare la storia della condizione umana. Tutto il resto è gioco.
Lo humour, evidente in molti suoi lavori, può essere una sorta di antidoto alla caducità della vita?
Sicuramente. Ma è l’ambiguità uno dei principali mezzi del mio lavoro, oltre ad essere il più grande segno di creatività. L’ambiguità è la complessità, è non sapere dove si trovi la verità. E’ accettare di non riuscire a definire le cose. La mia vita non è ambigua, è il mio pensiero ambiguo. Per colpa di un grande fraintendimento si è sempre pensato che io fossi gay o transessuale, mentre io volevo solo indagare la parte femminile e maschile di ogni essere umano e in un certo periodo della mia vita ho voluto indagare proprio questa parte femminile.
Fare l’artista è un modo per capire il mondo:
Art is the better life, che è un sottotitolo della mia arte, una sorta di firma, vuol dire che solo nell’arte posso vivere come io penso.
Direction East – che sarà presente in mostra- è una sorta di opera omnia che presenta enigmi quasi insolubili. Da cosa nasce questo titolo e cosa rappresenta quest’opera?
Direction East è un capitolo di un libro che si intitola “Urs
Lüthi”. E’ costituito da una serie di pannelli,c he io vedo come autoritratti, pensati come fossero un’opera unica. Sono collage di object trouvè che poi vengono rielaborati al computer e stampati in formato gigante. E’ un gioco fatto con i resti della mia esistenza, infatti ci sono mie vecchie fotografie, pezzi di un giornale, immagini di lavori passati e di quelli più recenti. Il titolo deriva da una tendenza del mondo politico, sociale ed economico a muoversi verso Est, in un momento in cui l’Europa ha perso la sua centralità.
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