Diverse indiscrezioni riferiscono che il ministro Padoan, avvalendosi del supporto degli Advisor Deloitte per gli aspetti finanziari e Orrick per gli aspetti legali - evidentemente il MEF sconta gravi carenze di professionalità - avrebbe firmato i decreti di attuazione del DL 237/16, convertito con modificazioni in L. 15/2017.
Si apprende ancora che i decreti sarebbero al vaglio della Corte dei Conti per la registrazione, passaggio necessario per la successiva pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale ed entrata in vigore.
Questi decreti dovrebbero prevedere in buona sostanza:
1) Le modalità tecniche per l'aumento di capitale (ADC) di 8,1 miliardi circa (in pratica si dispone un ADC in deroga al codice civile, senza cioè la delibera di aumento di capitale da parte dell'assemblea straordinaria degli azionisti)
2) La sottoscrizione in denaro da parte del MEF di 3,9 circa miliardi dell'ADC;
3) La sottoscrizione, mediante conversione delle obbligazioni, da parte degli obbligazionisti subordinati di un ADC per 4,159 miliardi (Le obbligazioni sono 4,283 miliardi circa, ma va considerato che le T1 non vengono convertite, come avviene per le T2, al nominale, ma al 18% per il prestito Fresh 2003 e al 75% per tutte le altre. Le medesime indiscrezioni riferiscono di un probabile rinvio del CdA di MPS, già convocato per il 28 luglio 2017 per l'approvazione della relazione semestrale.
Il motivo dello slittamento è facilmente intuibile tenendo a mente che Banca Mps ha già comunicato al mercato la volontà, in realtà l'obbligo dato che le perdite recepiscono rettifiche emerse in seguito all'ispezione BCE, di contabilizzare in questa semestrale le perdite derivanti dalla minore valutazione delle sofferenze. La valutazione al 21% circa delle sofferenze fa emergere perdite per 3,9 miliardi, sofferenze che saranno successivamente cartolarizzate e cedute a terzi, ai fini del deconsolidamento dal bilancio Mps.
Ed è leggendo la pagina 12 della presentazione del Piano di ristrutturazione MPS che si capisce il perché la ricapitalizzazione debba essere constestuale all'approvazione della semestrale.
Infatti MPS, nell'illustrare gli effetti delle varie operazioni (ricapitalizzazione e perdite) sul CET1 della BANCA evidenzia che, in assenza di ricapitalizzazione, avrebbe un CET1 ratio pari allo 0,4%, dato che lo stesso, che attualmente si attesta al 6,5%, dovrebbe scontare una riduzione del 6,1% per effetto delle perdite sulle sofferenze.
In pratica il CET1 Ratio scenderebbe largamente al di sotto dei requisiti minimi di primo pilastro, ponendo un problema di non poco conto. Pertanto lo slittamento del CdA pare opportuno, per evitare queste problematiche, sia pure di carattere formale.
Ma soffermiamoci sull'aspetto che più interessa gli stakeholder di Mps coinvolti nell'operazione, vale a dire azionisti ed obbligazionisti. Si tratta della fissazione del prezzo delle vecchie azioni, che servirà successivamente a stabilire il prezzo di emissione delle azioni per gli obbligazionisti e per lo Stato in base alle seguenti formule:
PAZN= PAZV *50%
PAZMEF = PAZN * 75%.
Dove:
PAZV= Prezzo delle vecchie azioni
PAZN= Prezzo emissione azioni per gli obbligazionisti
PAZMEF = Prezzo di emissione azioni per il Ministero dell'Economia
Ma perché è importante la definizione del PAZV?
Perché quanto più basso sarà tanto maggiore sarà la diluizione per i vecchi azionisti e conseguentemente le perdite che subiranno, oltre a quelle che hano già dovuto sopportare in seguito al crollo del titolo nel corso degli ultimi anni.
Di converso, ovviamente, gli ex obbligazionisti trarrebbero vantaggio dalla fissazione di un prezzo quanto più basso possibile.
Come noto PAZV sarà il minore tra il prezzo medio di borsa degli ultimi trenta giorni, e pari a circa € 21,00, e il valore stimato da un esperto nominato dalla stessa banca.
Non sono trapelate indiscrezioni circa la stima, ma avvalendoci delle indicazioni contenute nella presentazione del piano industriale MPS, possiamo ipotizzare quello che sarà il range di questo prezzo.
Mps, a pagina 8 della citata presentazione, ipotizza che agli azionisti correnti resterà, dopo le operazioni di ricapitalizzazione, una quota compresa tra il 2% e il 4% circa.
Pertanto nell'ipotesi peggiore per i vecchi azionisti la stima dell'esperto fisserà in € 13,00 il valore delle vecchie azioni. In questo caso avremo la situazione riflessa nella tabella che segue.
L'altra ipotesi è quella che l'esperto stimi un valore superiore a € 21,00, ipotesi che viene riflessa nella tabella successiva.
Come noto lo Stato, poi, riacquisterà, per un massimo di 1,5 miliardi, le azioni rivenienti dal burden sharing dei possessori di obbligazioni Mps UT2 scadenza 2018 e Mps attribuirà in scambio delle obbligazioni senior di pari durata.
Le
condizioni per accedere allo scambio sono le seguenti:
1) L'investitore deve essere classificabile al dettaglio in base alla MIFID;
2) L'acquisto delle obbligazioni deve essere stato effettuato tramite MPS o società del gruppo MPS;
3) L'acquisto deve essere intervenuto entro il 31.12.2015.
Da indiscrezioni di stampa si apprende che non saranno poste ulteriori limitazioni rispetto a quelle sopra elencate e che, quindi, lo scambio dovrebbe essere massivo e coprire tutto il miliardo e mezzo stanziato.
In questa ipotesi, posto un prezzo medio di carico di 95 delle obbligazioni UT2 oggetto di scambio, lo Stato salirebbe al 70,99%, mentre nella seconda ipotesi, quella di un PAZV pari a 21, lo Stato salirebbe al 70,13%, come si può verificare nelle tabelle sopra, alla colonna "dopo il ristoro".
Sarà, infine, opportuno precisare che lo Stato è già azionista di Mps con una quota del 4,024% cui corrispondono circa 1,180 milioni di azioni. Nelle tabelle abbiamo ricompreso lo Stato tra i Vecchi azionisti, ma è chiaro che queste azioni, già in possesso del MEF, andranno a sommarsi alle nuove, accrescendo ulteriormente la presenza dello Stato nel capitale sociale della banca.
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