E poi ci si lamenta di contratti atipici...........
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"Farai sesso con me una volta a settimana". Il contratto shock tra assessore e segretaria
Abruzzo, trovato in una perquisizione. De Fanis, responsabile per la cultura alla Regione, è agli arresti per tangenti. "Lui era ossessionato da me, mi ha costretto, non ho potuto rifiutare". Le prestazioni venivano pagate con un forfait di tremila euro al mese
di GIUSEPPE CAPORALE
complice dell'assessore nel chiedere tangenti ai piccoli operatori culturali), gli agenti del Corpo Forestale dello Stato hanno notato subito quei foglietti strappati e buttati nel cestino.
Ci sono poi volute alcune settimane per rimettere insieme i pezzi e valutare con attenzione il contenuto di quella "prova" e il suo reale significato. E la scoperta è stata sorprendente.
La conferma è poi arrivata, pochi giorni fa, dalla stessa segretaria, durante il suo ultimo interrogatorio. Incalzata dalle domande del pm Giuseppe Bellelli ha chiarito la natura di quel contratto. "L'assessore era ossessionato da me... - ha messo a verbale - mi ha costretto a firmarlo. Io non ho potuto rifiutare. Ho avuto paura..." questa è stata la sua difesa. La sua spiegazione.
"Voglio uscire da questa storia, sono additata da tutti come "quella lì" e io non ha fatto nulla: però non ho preso un centesimo di quelle tangenti e ignoro cosa sia successo..." ha detto al pm. "Io avevo un lavoro nella sanità a tempo indeterminato ma, in quel periodo mi trovavo in una situazione particolare perché mia madre stava male. È stato De Fanis a propormi di fare la sua segretaria. Mi misi in aspettativa e accettai il lavoro perché avrei potuto gestire meglio i miei problemi perché dovevo lavorare per 3 giorni. De Fanis mi propose il lavoro, anche se non ho mai partecipato alle sue campagne elettorali, anzi io ho la tessera del Pd... ". Il secondo contratto è stato poi un passaggio obbligato, ha spiegato.
La segretaria ha ammesso di aver avuto una relazione con l'assessore e di essere stata costretta a onorare quel contratto.
"Vai a timbrare, poi esci e vai a farti bella.... " le diceva De Fanis al telefono senza sapere di essere intercettato "poi ritorni e timbri. Basta che fai quattr'ore... Chi ti conta la jurnata... capit?".
"In Regione è una consuetudine timbrare e uscire per faccende personali - si è difesa la segretaria - Quando sono entrata lì nell'ottobre 2012 in molti facevano così. Io partecipavo a missioni, a riunioni esterne. Una volta sola sono andata dall'estetista. Anche i miei colleghi si comportavano così e non credevo di fare nulla di male...".
"Ora la mia vita è un incubo. Non vado più in giro per il mio paese. Ricevo telefonate anonime, gente che mi vuole incontrare, che mi insulta. L'impatto dell'arresto sulla mia vita è stato devastante, perché sono mamma di una bambina piccola".
Certo è che dal verbale del suo interrogatorio è emersa con tutta evidenza la storia di un ufficio pubblico regionale - deputato a programmare i soldi da destinare al settore della cultura - trasformato in un'alcova. E asservito alle volontà dell'assessore.
De Fanis ora dovrà rispondere anche di peculato perché come è scritto nelle carte dell'inchiesta avrebbe "utilizzato con la segretaria la macchina della Regione per viaggi privati a Roma e a Bologna dissimulando le finalità esclusivamente personali dietro la finalità istituzionale".</SPAN>