Val
Torniamo alla LIRA
Giorni fa l’Ufficio statistico dell’Unione europea (Eurostat);
cioè la direzione generale della Commissione europea che raccoglie ed elabora le informazioni provenienti dagli Stati membri dell’Unione ai fini statistici,
ha pubblicato i seguenti dati relativi alle Regioni più a rischio di povertà o esclusione sociale; in particolare ha prodotto la seguente graduatoria:
E mi sono subito chiesto se questi dati, se questa tabella era stata sottoposta alla attenzione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio;
sì, al ministro che nell’ultimo biennio,
nei vari ruoli rivestiti oltre che da vicepresidente del Consiglio,
da ministro dello Sviluppo economico,
da ministro del Lavoro,
e ultimamente da ministro degli Esteri e del Commercio con l’Estero,
ha più volte ricordato che la grande intuizione strategica del Movimento 5 Stelle,
avviata proprio con la Legge n. 4 del 28 gennaio 2019 istitutiva del “Reddito di cittadinanza”, avrebbe annullato nel nostro Paese “la povertà”.
Sono sicuro che qualora leggesse questi dati e, cosa più difficile,
qualora leggesse le considerazioni che farò dopo, dichiarerebbe: “È troppo presto per leggere dei risultati positivi”.
Prima o poi il ministro Di Maio ed il Movimento 5 Stelle dovranno ammettere che questa norma non solo non ha prodotto nulla,
non solo non ha minimamente inciso su ciò che definiamo “povertà”, ma la cosa più grave
ha ritardato il processo di ritorno alla normalità socio-economica di fasce sociali caratterizzate da forme di irreversibile impoverimento come quelle del Mezzogiorno;
a tal proposito fa paura che le tre Regioni del Mezzogiorno hanno una percentuale di rischio di povertà superiore al 40 per cento,
ricordo che nelle Regioni del Nord non si supera mai il 15 per cento.
Né accetto la sistematica precisazione, sempre di esponenti del Movimento 5 Stelle,
che il provvedimento è stato essenziale in questa fase della pandemia e ha reso possibile la sopravvivenza di vaste realtà socio-economiche del Paese.
Questo approccio, lo voglio ammettere, annullando la mia carica eccessivamente critica nei confronti del Movimento, testimonia in modo particolare la ingenuità del Movimento 5 Stelle;
sì, il Movimento ha impugnato la bandiera del superamento della grave tragedia della povertà ricorrendo allo strumento della “elemosina”,
di uno strumento che nella realtà ha una caratteristica:
“Mantiene inalterata la povertà e, addirittura, la trasforma da fenomeno congiunturale in fenomeno strutturale”.
In realtà la ingenuità ha prodotto una serie davvero inimmaginabile di fallimenti decisionali.
Non voglio in proposito infierire elencando, come più volte ricordato, la serie di decisioni prese e dopo pochi mesi annullate e ribaltate.
In fondo, perché prendersela con uno schieramento che decide e sceglie non a valle di un dibattito interno,
non a valle di un confronto parlamentare ma solo dopo aver acquisito la decisione della “piattaforma Rousseau”.
Senza dubbio tutte queste sono giustificazioni che non sono più accettabili quando sono foriere e artefici della povertà del Paese,
quando denunciano l’innamoramento del Movimento per ciò che mi fa paura solo nominare e cioè “la decrescita felice”.
Voglio invocare un esempio che ripeto spesso:
7,5 miliardi di euro all’anno è il costo medio del “reddito di cittadinanza”,
se tale volume di risorse venisse investito nel comparto delle costruzioni per realizzare infrastrutture essenziali
produrrebbe una crescita del Pil di circa 0,5% ed un contestuale aumento occupazionale;
lo stesso volume di risorse assegnato come rata assistenziale non produce nulla, neppure il ritorno in termini di consumi.
Le crisi sociali non si superano, ripeto, erogando sussidi ma investendo in attività che generano davvero lavoro.
Sempre ingenuità e in questo caso anche grave incapacità quella di aver fatto ricorso ai cosiddetti “navigator”,
cioè essersi illusi che era possibile indirizzare qualcuno al lavoro quando paradossalmente non esistevano le condizioni di lavoro.
Il quadro prodotto da Eurostat e da me riportato all’inizio spero convinca il Movimento a compiere un atto di sana umiltà;
sì, lo stesso atto fatto nei confronti del nuovo tunnel ferroviario Torino-Lione, nei confronti del centro siderurgico ex Ilva di Taranto,
nei confronti della Trans Adriatic Pipeline (Tap), nei confronti del ponte sullo Stretto e annullino il provvedimento che mantiene in vita il “reddito di cittadinanza”;
allora forse capiremmo se davvero nel Movimento c’è davvero buona fede.
cioè la direzione generale della Commissione europea che raccoglie ed elabora le informazioni provenienti dagli Stati membri dell’Unione ai fini statistici,
ha pubblicato i seguenti dati relativi alle Regioni più a rischio di povertà o esclusione sociale; in particolare ha prodotto la seguente graduatoria:
E mi sono subito chiesto se questi dati, se questa tabella era stata sottoposta alla attenzione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio;
sì, al ministro che nell’ultimo biennio,
nei vari ruoli rivestiti oltre che da vicepresidente del Consiglio,
da ministro dello Sviluppo economico,
da ministro del Lavoro,
e ultimamente da ministro degli Esteri e del Commercio con l’Estero,
ha più volte ricordato che la grande intuizione strategica del Movimento 5 Stelle,
avviata proprio con la Legge n. 4 del 28 gennaio 2019 istitutiva del “Reddito di cittadinanza”, avrebbe annullato nel nostro Paese “la povertà”.
Sono sicuro che qualora leggesse questi dati e, cosa più difficile,
qualora leggesse le considerazioni che farò dopo, dichiarerebbe: “È troppo presto per leggere dei risultati positivi”.
Prima o poi il ministro Di Maio ed il Movimento 5 Stelle dovranno ammettere che questa norma non solo non ha prodotto nulla,
non solo non ha minimamente inciso su ciò che definiamo “povertà”, ma la cosa più grave
ha ritardato il processo di ritorno alla normalità socio-economica di fasce sociali caratterizzate da forme di irreversibile impoverimento come quelle del Mezzogiorno;
a tal proposito fa paura che le tre Regioni del Mezzogiorno hanno una percentuale di rischio di povertà superiore al 40 per cento,
ricordo che nelle Regioni del Nord non si supera mai il 15 per cento.
Né accetto la sistematica precisazione, sempre di esponenti del Movimento 5 Stelle,
che il provvedimento è stato essenziale in questa fase della pandemia e ha reso possibile la sopravvivenza di vaste realtà socio-economiche del Paese.
Questo approccio, lo voglio ammettere, annullando la mia carica eccessivamente critica nei confronti del Movimento, testimonia in modo particolare la ingenuità del Movimento 5 Stelle;
sì, il Movimento ha impugnato la bandiera del superamento della grave tragedia della povertà ricorrendo allo strumento della “elemosina”,
di uno strumento che nella realtà ha una caratteristica:
“Mantiene inalterata la povertà e, addirittura, la trasforma da fenomeno congiunturale in fenomeno strutturale”.
In realtà la ingenuità ha prodotto una serie davvero inimmaginabile di fallimenti decisionali.
Non voglio in proposito infierire elencando, come più volte ricordato, la serie di decisioni prese e dopo pochi mesi annullate e ribaltate.
In fondo, perché prendersela con uno schieramento che decide e sceglie non a valle di un dibattito interno,
non a valle di un confronto parlamentare ma solo dopo aver acquisito la decisione della “piattaforma Rousseau”.
Senza dubbio tutte queste sono giustificazioni che non sono più accettabili quando sono foriere e artefici della povertà del Paese,
quando denunciano l’innamoramento del Movimento per ciò che mi fa paura solo nominare e cioè “la decrescita felice”.
Voglio invocare un esempio che ripeto spesso:
7,5 miliardi di euro all’anno è il costo medio del “reddito di cittadinanza”,
se tale volume di risorse venisse investito nel comparto delle costruzioni per realizzare infrastrutture essenziali
produrrebbe una crescita del Pil di circa 0,5% ed un contestuale aumento occupazionale;
lo stesso volume di risorse assegnato come rata assistenziale non produce nulla, neppure il ritorno in termini di consumi.
Le crisi sociali non si superano, ripeto, erogando sussidi ma investendo in attività che generano davvero lavoro.
Sempre ingenuità e in questo caso anche grave incapacità quella di aver fatto ricorso ai cosiddetti “navigator”,
cioè essersi illusi che era possibile indirizzare qualcuno al lavoro quando paradossalmente non esistevano le condizioni di lavoro.
Il quadro prodotto da Eurostat e da me riportato all’inizio spero convinca il Movimento a compiere un atto di sana umiltà;
sì, lo stesso atto fatto nei confronti del nuovo tunnel ferroviario Torino-Lione, nei confronti del centro siderurgico ex Ilva di Taranto,
nei confronti della Trans Adriatic Pipeline (Tap), nei confronti del ponte sullo Stretto e annullino il provvedimento che mantiene in vita il “reddito di cittadinanza”;
allora forse capiremmo se davvero nel Movimento c’è davvero buona fede.