PREFERIREI MORIRE DI PASSIONE CHE DI NOIA.

Qui siamo messi male. Ma male male.
Questo ha la contabilità semplificata. I ricavi sono congrui con i versamenti.
Incassa in contanti. Cosa deve fare dei soldi? .........versarli, no ?
E gli danno pure torto. Persone sconnesse dalla realtà dei fatti.
La prossima volta tieni tutti gli scontrini fiscali. Furbo.
E poi semplice caro mio. Paghi i fornitori in contanti e te ne freghi delle banche. Impara.


L’accertamento bancario a carico degli imprenditori e sulla documentazione necessaria a giustificare
i versamenti in contanti effettuati sul conto corrente sono legittimi.
Lo stabilisce la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 15538/2020.


La sentenza
Il caso preso in esame dai giudici della Corte riguardava un avviso di accertamento,
con cui l'Agenzia delle Entrate aveva contestato a un esercente l’omessa dichiarazione di ricavi derivanti dalla vendita di prodotti di monopolio e da bar
per via di versamenti in contante per 500mila euro non giustificati, riscontrati dopo l’attivazione delle indagini bancarie.

L’imprenditore aveva impugnato l’atto impositivo e i giudici di prima istanza gli avevano dato ragione,
ritenendo valida la giustificazione avanzata dal contribuente che dimostrava come l’importo dei contanti versati fosse congruo ai ricavi dichiarati nel periodo d’imposta
come frutto delle vendite dei prodotti di monopolio e dagli incassi del bar.

Decisione che era poi stata confermata anche in appello dalla Commissione Tributaria Regionale.


Il Fisco era quindi ricorso in Cassazione contestando la violazione dell’articolo 32 del Dpr n. 600/1973
non avendo la Ctr tenuto conto del principio secondo cui i dati e gli elementi tratti dalle indagini bancarie
sono posti a base delle rettifiche e degli accertamenti se il contribuente non dimostra che ne ha tenuto conto
per la determinazione del reddito soggetto a imposta o che non hanno rilevanza allo stesso fine.



La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato tale motivo di ricorso,
visto che l’imprenditore non era stato in grado di produrre documentazione contabile idonea a giustificare in maniera analitica
la natura reddituale dei versamenti in contante riscontrati dalla Guardia di finanza e contestati sul conto corrente.
Ai fini probatori, inoltre, non rileva in alcun modo l’adozione di un regime di contabilità semplificata – che secondo l’imprenditore rendeva possibile tali riscontri –
e la generica corrispondenza tra i ricavi contabilizzati e i versamenti.


Il giudice di merito deve obbligatoriamente operare una verifica rigorosa dell’efficacia dimostrativa delle prove
fornite dal contribuente a giustificazione di ogni singola movimentazione accertata (in tal senso Cassazione n. 21800/2017),
valutando il dato oggettivo, costituito in questo caso dall’entità di versamenti in conto corrente superiore a quella giustificata,
posto a fondamento della motivazione dell’atto impositivo dell’Amministrazione finanziaria (cfr Cassazione nn. 7371/2020 e 30786/2018).


I giudici di merito del caso esaminato, invece, si erano limitati a constatare una potenziale corrispondenza tra l’importo dei versamenti e quello dichiarato,
omettendo qualsiasi valutazione del dato oggettivo, costituito dall’entità di versamenti in conto corrente di ammontare superiore rispetto alla massa giustificata,
violando l’articolo 32 del Dpr n. 600/1973, come sostenuto legittimamente dal Fisco.
 
Questo l'art. 32.......molto chiaro..........????????

Dispositivo dell'art. 32 Disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi

Disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi Titolo IV - Accertamento e controlli

Per l'adempimento dei loro compiti gli uffici delle imposte possono:
  1. 1) procedere all'esecuzione di accessi, ispezioni e verifiche a norma del successivo art. 33;
  2. 2) invitare i contribuenti, indicandone il motivo, a comparire di persona o per mezzo di rappresentanti per fornire dati e notizie rilevanti ai fini dell'accertamento nei loro confronti, anche relativamente ai rapporti ed alle operazioni, i cui dati, notizie e documenti siano stati acquisiti a norma del numero 7), ovvero rilevati a norma dell'articolo 33, secondo e terzo comma, o acquisiti ai sensi dell'articolo 18, comma 3, lettera b), del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504. I dati ed elementi attinenti ai rapporti ed alle operazioni acquisiti e rilevati rispettivamente a norma del numero 7) e dell'articolo 33, secondo e terzo comma, o acquisiti ai sensi dell'articolo 18, comma 3, lettera b), del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, sono posti a base delle rettifiche e degli accertamenti previsti dagli articoli 38, 39, 40 e 41 se il contribuente non dimostra che ne ha tenuto conto per la determinazione del reddito soggetto ad imposta o che non hanno rilevanza allo stesso fine; alle stesse condizioni sono altresì posti come ricavi a base delle stesse rettifiche ed accertamenti, se il contribuente non ne indica il soggetto beneficiario e sempreché non risultino dalle scritture contabili, i prelevamenti o gli importi riscossi nell'ambito dei predetti rapporti od operazioni per importi superiori a euro 1.000 giornalieri e, comunque, a euro 5.000 mensili. Le richieste fatte e le risposte ricevute devono risultare da verbale sottoscritto anche dal contribuente o dal suo rappresentante; in mancanza deve essere indicato il motivo della mancata sottoscrizione. Il contribuente ha diritto ad avere copia del verbale; (1)
  3. 3) invitare i contribuenti, indicandone il motivo, a esibire o trasmettere atti e documenti rilevanti ai fini dell'accertamento nei loro confronti, compresi i documenti di cui al successivo art. 34. Ai soggetti obbligati alla tenuta di scritture contabili secondo le disposizioni del titolo III può essere richiesta anche l'esibizione dei bilanci o rendiconti e dei libri o registri previsti dalle disposizioni tributarie. L'ufficio può estrarne copia ovvero trattenerli, rilasciandone ricevuta, per un periodo non superiore a sessanta giorni dalla ricezione. Non possono essere trattenute le scritture cronologiche in uso;
  4. 4) inviare ai contribuenti questionari relativi a dati e notizie di carattere specifico rilevanti ai fini dell'accertamento nei loro confronti nonché nei confronti di altri contribuenti con i quali abbiano intrattenuto rapporti, con invito a restituirli compilati e firmati;
  5. 5) richiedere agli organi e alle Amministrazioni dello Stato, agli enti pubblici non economici, alle società ed enti di assicurazione ed alle società ed enti che effettuano istituzionalmente riscossioni e pagamenti per conto di terzi, la comunicazione, anche in deroga a contrarie disposizioni legislative, statutarie o regolamentari, di dati e notizie relativi a soggetti indicati singolarmente o per categorie. Alle società ed enti di assicurazione, per quanto riguarda i rapporti con gli assicurati del ramo vita, possono essere richiesti dati e notizie attinenti esclusivamente alla durata del contratto di assicurazione, all'ammontare del premio e alla individuazione del soggetto tenuto a corrisponderlo. Le informazioni sulla categoria devono essere fornite, a seconda della richiesta, cumulativamente o specificamente per ogni soggetto che ne fa parte. Questa disposizione non si applica all'Istituto centrale di statistica, agli ispettorati del lavoro per quanto riguarda le rilevazioni loro commesse dalla legge, e, salvo il disposto del numero 7), alle banche, alla società Poste italiane Spa, per le attività finanziarie e creditizie, alle società ed enti di assicurazione per le attività finanziarie agli intermediari finanziari, alle imprese di investimento, agli organismi di investimento collettivo del risparmio, alle società di gestione del risparmio e alle società fiduciarie;
  6. 6) richiedere copie o estratti degli atti e dei documenti depositati presso i notai, i procuratori del registro, i conservatori dei registri immobiliari e gli altri pubblici ufficiali. Le copie e gli estratti, con l'attestazione di conformità all'originale, devono essere rilasciate gratuitamente;
  7. 6-bis) richiedere, previa autorizzazione del direttore centrale dell'accertamento dell'Agenzia delle entrate o del direttore regionale della stessa, ovvero, per il Corpo della guardia di finanza, del comandante regionale, ai soggetti sottoposti ad accertamento, ispezione o verifica il rilascio di una dichiarazione contenente l'indicazione della natura, del numero e degli estremi identificativi dei rapporti intrattenuti con le banche, la società Poste italiane Spa, gli intermediari finanziari, le imprese di investimento, gli organismi di investimento collettivo del risparmio, le società di gestione del risparmio e le società fiduciarie, nazionali o stranieri, in corso ovvero estinti da non più di cinque anni dalla data della richiesta. Il richiedente e coloro che vengono in possesso dei dati raccolti devono assumere direttamente le cautele necessarie alla riservatezza dei dati acquisiti;
  8. 7) richiedere, previa autorizzazione del direttore centrale dell'accertamento dell'Agenzia delle entrate o del direttore regionale della stessa, ovvero, per il Corpo della guardia di finanza, del comandante regionale, alle banche, alla società Poste italiane Spa, per le attività finanziarie e creditizie, alle società ed enti di assicurazione per le attività finanziarie, agli intermediari finanziari, alle imprese di investimento, agli organismi di investimento collettivo del risparmio, alle società di gestione del risparmio e alle società fiduciarie, dati, notizie e documenti relativi a qualsiasi rapporto intrattenuto od operazione effettuata, ivi compresi i servizi prestati, con i loro clienti, nonché alle garanzie prestate da terzi o dagli operatori finanziari sopra indicati e le generalità dei soggetti per i quali gli stessi operatori finanziari abbiano effettuato le suddette operazioni e servizi o con i quali abbiano intrattenuto rapporti di natura finanziaria. Alle società fiduciarie di cui alla legge 23 novembre 1939, n. 1966, e a quelle iscritte nella sezione speciale dell'albo di cui all'articolo 20 del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, può essere richiesto, tra l'altro, specificando i periodi temporali di interesse, di comunicare le generalità dei soggetti per conto dei quali esse hanno detenuto o amministrato o gestito beni, strumenti finanziari e partecipazioni in imprese, inequivocamente individuati. La richiesta deve essere indirizzata al responsabile della struttura accentrata, ovvero al responsabile della sede o dell'ufficio destinatario che ne dà notizia immediata al soggetto interessato; la relativa risposta deve essere inviata al titolare dell'ufficio procedente;
  9. 7-bis) richiedere, con modalità stabilite con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare d'intesa con l'Autorità di vigilanza in coerenza con le regole europee e internazionali in materia di vigilanza e, comunque, previa autorizzazione del direttore centrale dell'accertamento dell'Agenzia delle entrate o del direttore regionale della stessa, ovvero, per il Corpo della guardia di finanza, del comandante regionale, ad autorità ed enti, notizie, dati, documenti e informazioni di natura creditizia, finanziaria e assicurativa, relativi alle attività di controllo e di vigilanza svolte dagli stessi, anche in deroga a specifiche disposizioni di legge;
  10. 8) richiedere ai soggetti indicati nell'articolo 13 dati, notizie e documenti relativi ad attività svolte in un determinato periodo d'imposta, rilevanti ai fini dell'accertamento, nei confronti di loro clienti, fornitori e prestatori di lavoro autonomo;
  11. 8-bis) invitare ogni altro soggetto ad esibire o trasmettere, anche in copia fotostatica, atti o documenti fiscalmente rilevanti concernenti specifici rapporti intrattenuti con il contribuente e a fornire i chiarimenti relativi;
  12. 8-ter) richiedere agli amministratori di condominio negli edifici dati, notizie e documenti relativi alla gestione condominiale.
Gli inviti e le richieste di cui al presente articolo devono essere notificati ai sensi dell'art. 60. Dalla data di notifica decorre il termine fissato dall'ufficio per l'adempimento, che non può essere inferiore a quindici giorni ovvero per il caso di cui al n. 7) a trenta giorni. Il termine può essere prorogato per un periodo di venti giorni su istanza dell'operatore finanziario, per giustificati motivi, dal competente direttore centrale o direttore regionale per l'Agenzia delle entrate, ovvero, per il Corpo della guardia di finanza, dal comandante regionale.

Le richieste di cui al primo comma, numero 7), nonché le relative risposte, anche se negative, devono essere effettuate esclusivamente in via telematica. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate sono stabilite le disposizioni attuative e le modalità di trasmissione delle richieste, delle risposte, nonché dei dati e delle notizie riguardanti i rapporti e le operazioni indicati nel citato numero 7).
Le notizie ed i dati non addotti e gli atti, i documenti, i libri ed i registri non esibiti o non trasmessi in risposta agli inviti dell'ufficio non possono essere presi in considerazione a favore del contribuente, ai fini dell'accertamento in sede amministrativa e contenziosa. Di ciò l'ufficio deve informare il contribuente contestualmente alla richiesta.
Le cause di inutilizzabilità previste dal terzo comma non operano nei confronti del contribuente che depositi in allegato all'atto introduttivo del giudizio di primo grado in sede contenziosa le notizie, i dati, i documenti, i libri e i registri, dichiarando comunque contestualmente di non aver potuto adempiere alle richieste degli uffici per causa a lui non imputabile.
 
Chissà se qualcuno al nostro ministero è in grado di capire cosa sta scritto - in maniera semplice semplice -
nell'articolo......, io qualche dubbio, ce l'ho. E Voi ?


Il fallimento della Fed nel raggiungere il suo obiettivo di inflazione è evidente.

Ora la banca centrale degli Stati Uniti ha rivisto radicalmente il suo dogma monetario il mese scorso
e svelato il Flexible Average Inflation Targeting (o FAIT) in base al quale la Fed permetterà all’inflazione di crescere senza aumentare i tassi.

Però appare che più la FED combatte l’inflazione con una politica monetaria espansiva,
più l’inflazione vera e propria si rifiuti di salire convertendosi invece in bolle speculative sui beni di investimento ,
come possiamo vedere nel seguente grafico:






Oltre a questo problema di politica monetaria vi è un grosso problema legato proprio alla gestione della politica fiscale.

Gli aiuti governativi del PPP negli USA sono riusciti a far arrivare una certa quantità di denaro direttamente ai consumatori ed alle aziende,
ma il meccanismo è stato comunque complesso e, soprattutto, lento, perchè si è appoggiato all’intermediazione del sistema creditizio.

Comunque la politica fiscale resta legata a questioni di carattere politico che la possono far variare e rendere questo strumento instabile e poco efficace.


Ecco la soluzione, presentata da due ex funzionari della Fed:

Simon Potter, che ha guidato il gruppo dei mercati della Federal Reserve Bank di New York, ovvero è stato a capo del Plunge Protection Team della Fed per anni,

e Julia Coronado, che ha trascorso otto anni come economista per il consiglio dei governatori della Fed.

Questi esperti hanno affrontato il problema per la Fed di far giungere soldi in modo rapido alla gente nei momenti di crisi.



La risposta è stata sorprendente:

i due propongono di creare uno strumento monetario che chiamano "obbligazioni assicurative contro la recessione", che saranno trasferiti immediatamente agli americani.


Con questo strumento il Congresso concederebbe alla Federal Reserve uno strumento aggiuntivo per fornire sostegno
– misurato sotto forma di una percentuale del PIL -da trasferire direttamente alle famiglie in caso di recessione.

Le obbligazioni di assicurazione contro la recessione sarebbero titoli zero coupon e distribuite direttamente
nel caso in cui alcuni indicatori economici facessero scattare un allarme.

Gli elementi indice potrebbe essere il raggiungimento del limite inferiore zero sui tassi di interesse
o, come ha proposto l’economista Claudia Sahm, un aumento di 0,5 punti percentuali del tasso di disoccupazione.


Se scattassero questi allarmi la Fed attiverebbe l’uso di questi titoli e li depositerebbe immediatamente in una App a disposizione delle famiglie per spenderli.


Potter ci spiega “il Congresso ha impiegato troppo tempo per portare denaro alla gente, ed in modo confuso.
Abbiamo bisogno di un’infrastruttura separata per far giungere gli aiuti alla gente”.


In sostanza, la Fed propone di creare una moneta a corso legale digitale ibrida
che non viene bloccata nelle banche statunitensi, ma va direttamente alla gente.

In breve, come abbiamo sintetizzato “La Fed ha in programma di inviare denaro direttamente agli americani nella prossima crisi”.



Si tratta di una situazione simile a quella prevista dalla CBDC, le monete digitali delle banche centrali,
con il vantaggio di essere regolata, nella dimensioni generali, da una norma di legge e di bilancio concordata con il potere politico.

Un paracadute automatico che si apre quando inizia una crisi e che, in modo immediato, avrebbe un effetto anticiclico.

Vedremo se il prossimo Congresso USA approverà questa mossa.


Ci sarà una discussione simile nella BCE ?
 
Ormai archiviata la prova elettorale, si rileva come l’evoluzione della politica italiana, se appare rassicurante sui valori dell’Unità Nazionale,
oggi vissuti come tali da tutti, a cominciare dalla Lega di Matteo Salvini, desti invece motivi di profonda preoccupazione in termini di difesa della libertà e della democrazia,
a partire dal ruolo e prestigio del Parlamento, fino al modello di sviluppo economico.


La tentazione del Governo di proporre l’ubbidienza cieca, pronta e assoluta come prima virtù civica,

insieme alla pratica illegittima di strumenti amministrativi in luogo di leggi e decreti legge,

rivelatesi entrambe drammaticamente durante la pandemia, stanno limitando pesantemente le nostre libertà individuali,

che sono di tutti e per tutti, oltre che garantite dalla nostra Costituzione.


Il proliferare di continue aggressioni verso le iniziative pubbliche del centrodestra, sembra poi voler ricreare artificiosamente

un clima di tensione che tende a limitare i diritti di espressione politica e i grandi organi di informazione

non si mostrano sensibili a questo che sta diventando, o tornando, un reale problema.


Il ricorso massiccio a nuovo debito pubblico, per fronteggiare una crisi economica gravissima, dovuta all’emergenza sanitaria,
ma anche alle misure sbagliate per fronteggiarla, appare orientato esclusivamente verso l’assistenzialismo,
senza nessuna misura per rimettere in moto l’economia reale, l’unica che possa creare sviluppo e posti di lavoro veri.


L’Europa che potrebbe essere una vera opportunità per tutti i suoi cittadini, continuerà a non esserlo se affidata ai neoconvertiti di sinistra

che non ne hanno mai capito l’essenza prima, che è la libertà.



Già la libertà, quella libertà che il Governo, per la prima volta nella storia della nostra democrazia, pare disposto a mettere a rischio,

libertà che rischiamo di perdere, per dar vita ad uno Stato oppressivo in cui tutto è vietato, tranne ciò che è obbligatorio.
 
MERCATO ITALIANO - BCE propone di rendere il Recovery Fund permanente 24/09/2020 11:40 - WS

FATTO
In un articolo, ieri la Commissione ha descritto il funzionamento del Recovery Fund, soprattutto in merito alla distribuzione dei fondi nel corso degli anni.
Ricordiamo che tramite lo strumento NGEU, la Commissione è autorizzata a raccogliere sul mercato 750 miliardi di euro (di cui 360 miliardi in prestiti e 390 in sovvenzioni).
Questi fondi saranno erogati entro il 2026 e ripagati entro il 2058. Secondo la BCE, il supporto finanziario ammonterà al 5% circa del prodotto interno lordo (GDP) dell’eurozona.
Le allocation key per il Recovery and Resilience Facility andranno a favore dei paesi più vulnerabili. Per il 2021-22 i fondi saranno distribuiti sulla base del reddito pro-capite e dei passati livelli di disoccupazione, per il 2023 si terrà conto del calo del prodotto interno lordo nel 2020-21.
I maggiori beneficiari saranno: Grecia (9% del GDP), Portogallo (5,4% del GDP), Spagna (3,4% del GDP).
L’Italia pur essendo la maggiore beneficiaria di NGEU, con 209 miliardi di fondi previsti, avrà un beneficio netto in termini di GDP solo dell’1,9%. La svolta per il nostro paese è che passerà dall’essere contribuente ad essere beneficiario netto del bilancio europeo.
L’articolo si conclude sottolineando l’importanza dell’NGEU come strumento di sostegno alla politica fiscale. L’auspicio è che il Recovery Fund diventi uno strumento permanente per l’Europa, che ancora è priva di una capacità fiscale a livello sovranazionale per fronteggiare profonde crisi macroeconomiche.

EFFETTO
Qualora il Recovery Fund diventasse uno strumento permanente di sostegno alla politica fiscale, si aprirebbe per l’Europa il capitolo del debito condiviso tra gli Stati Membri.
In Italia proseguono le discussioni circa l’accettazione dei 36 miliardi del MES,
e c’è attesa per la bozza contenente i progetti del Recovery Plan Nazionale, che dovrà essere presentata a Bruxelles il 15 ottobre per un’interlocuzione.
www.websim.it
 
A dirlo questa volta non è Gianluigi Paragone o un altro leader dell’opposizione.

Bisogna metterselo bene in testa: i soldi che arriveranno dall’Europa,

non sono affatto un regalo e non sono nemmeno da considerarsi un ‘aiuto’
.

Sono un prestito e se è vero che la quantità di denaro che prenderemo in prestito è anche tanta,

allora è anche vero che ci indebiteremo fino all’osso
.


“Dovremo metterci nelle condizioni non solo di restituirlo, ma anche di creare tutto il valore possibile”.

Paolo Scaroni, banchiere ed alto dirigente, attualmente Vicepresidente dalla banca d’affari britannica Rothschild,
all’interno di un’intervista concessa al Sole 24 Ore, mette così sull’attenti la politica italiana.


Per dirlo in maniera banale è come se l’Italia, o meglio chi se ne sta occupando ai piani alti,
fosse un bambino che decide di andare in banca e accendere un mutuo e che non ha idea,
o comunque ne ha molto poca, di quale strada stia per imboccare, di cosa comporti non solo avere un mutuo,
ma avere un mutuo di tale portata e in tale condizioni.


Il problema è che :

“c'è un equivoco di fondo sulla natura di queste risorse, dei 209 miliardi che l’Italia riceverà,

solo 30 possono essere considerati a fondo perduto. Tutto il resto andrà restituito,

e per un Paese fortemente indebitato come il nostro non è un dettaglio:

non possiamo permetterci di sprecare nemmeno un euro o sarà un disastro”
,


spiega Scaroni, laureato in economia all’Università Bocconi e con un master in business administration alla Columbia University di New York.
Ha ricoperto numerosi incarichi di prestigio, tra cui quello di Amministratore Delegato di Enel (2002-2005) e di ENI (2005-2014).


È assolutamente necessaria una “sana e prudente gestione”, altrimenti il rischio che correremo sarà irreversibile.


Insomma, una sfida impegnativa quella che l’Italia sarà chiamata ad affrontare:

“mai come ora il paese è chiamato non solo a investire sul proprio futuro ma anche a rendersi più attrattivo per gli investitori”
e che però politicamente, non è ancora pronta ad affrontare, “non vedo ancora il coraggio di scelte nette,
che a volte comportano il costo politico di rinnegare slogan su cui si sono vinte le elezioni”
.

Lo stesso Vicepresidente dalla banca d’affari britannica Rothschild, rivela che

“ se avessi 50 milioni da investire in un progetto industriale non sono sicuro che sceglierei l’Italia.
Dal punto di vista fiscale, giudiziario, e delle flessibilità del lavoro, vedo un clima ancora poco favorevole all’impresa”.



È in casi come questi che ci si rende conto di quanto siano importanti politici e tecnici di carriera,
ma politica e aspetti tecnici sono preoccupanti, “potrebbero venir fuori i limiti di una classe dirigente statale su cui investiamo troppo poco da troppo tempo”.


Come per gli anni passati, saremo penalizzati all’interno della gabbia europea, ci stiamo andando a tuffare di testa in un mare pieno di scogli:

“a differenza di Francia, Germania o Spagna noi soffrivamo già da prima”.
 
Dunque è finito tutto.

Ha ritenuto Di Battista che questa sia la peggiore sconfitta;
ciò implicherebbe un meccanismo elementare nella deontologia politica: quello delle dimissioni.

Così avveniva nella prima Repubblica per l’alto senso dello Stato e per il rispetto della dignità politica.


Ricordiamo, per esempio, le dimissioni dei presidenti del Consiglio De Mita e Massimo D’Alema
o dei cinque ministri democristiani quando fu votata la legge Mammi’ sulle televisioni di Berlusconi
o quando si dimise, con acuta sensibilità politica, Mino Martinazzoli appena seppe che Sindona si avvelenò in carcere con una tazzina di caffè.



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Di Maio e tutta la delegazione grillina dovrebbero avere il pudore di lasciare lo scranno da ministri,

perché il popolo così sta decretando ad ogni competizione elettorale.

Il mitico 33 per cento subisce un’erosione irreversibile ed implacabile.



Gli italiani si sono svegliati:

1- dal torpore e dalla menzogna della demagogia,

2- hanno pesato e compreso come l’incompetenza e l’ignoranza siano insopportabili per la gestione della cosa pubblica;

3- hanno finalmente inteso che non è ammissibile che sia Facebook a stabilire con le sue visualizzazioni il meccanismo del consenso elettorale;

4- hanno compreso le bufale della democrazia controllata attraverso il web dalla piattaforma Rousseau.

5- Sono stufi dell’autoreferenzialita’ di vittorie inesistenti che il movimento Cinque Stelle si attribuisce sui social in soliloqui senza contraddittorio.


Se dunque il consenso elettorale non c’è più, bisogna prenderne atto ed agire di conseguenza.

E si fa con le dimissioni, rimettendosi in gioco con la costruzione di una classe dirigente.



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La parabola -ora discendente- dei grillini ha insegnato tanto.

Nella vita, in ogni ambito, ci vuole disciplina, sacrifici, studio, comprendere che non possono la semplificazione e l’apparenza
sostituire il duro lavoro, la sostanza delle cose che è difficile e costosissima da conseguire.


È possibile tenere agli Esteri un ministro che non conosce una lingua, neppure quella propria?


È concepibile tenere alla Giustizia un ministro che segue solo i giustizialisti, telecomandato dalla Magistratura ed inetto a tutelare la classe dell’avvocatura?


Gli è che purtroppo costoro non hanno un mestiere, una professione e quando scenderanno da cavallo, appiedati, non sanno cosa fare.


Perciò non si dimetteranno.


Mai.
 
e che problema c'è a rislvere il debito italiota?
aritorna monti leva risorse ministeri regioni e comuni, RADDOPPIA IMU SPOSTA la PENSIONE ALTRI 5 ANNI alza bolli accise aliquote varie.....risolto

se proprio non basta...........cediamo le reti strategiche nazionali come la grecia, dopo porti e aeroporti si capisce
IMPORTANTE CHE GLI AMICI DEGLI AMICI COMPRANO NPL BUONISSIMI......vanno di fretta


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Ragazzi, ma è un Avvocato. Non scordatevelo mai.



L’esito delle Regionali inizia già a dare i suoi frutti.

Se in prima battuta avevano parlato soprattutto Zingaretti e Di Maio per conto della maggioranza,
adesso è il premier Conte a scendere in campo e a fissare i nuovi paletti.

In un’intervista al direttore de La Stampa, Massimo Giannini, il presidente del Consiglio si sfila da una possibile corsa per la leadership grillina,
scaricando di fatto il Movimento 5 Stelle con la necessità si un “impegno di governo che è assorbente e richiede la mia massima concentrazione”.

Conte ha dunque fatto sapere che di fare il leader del M5S – come sperano e vorrebbero in tanti nel partito – non ne ha la minima intenzione.

E alla domanda su cosa farà dopo che sarà finita l’esperienza a Palazzo Chigi, il premier glissa,
escludendo comunque di avere ambizioni che lo portino fino al Quirinale, c
ome invece si sente dire da diverso tempo in alcuni corridoi e sui giornali.




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Ma è di stretta attualità che Conte vuole parlare e occuparsi.

Le urgenze sono moltissime, a partire dalla gestione del piano di aiuti per l’emergenza Coronavirus
da mettere in campo con i 129 miliardi del Recovery Fund.

Poi c’è l’accelerata sui decreti sicurezza, richiesta a gran voce dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti, e sullo ius culturae.

Nel mezzo c’è poi il rischio sempre incombente di una nuova ondata di contagi, che secondo Conte impone
“un atteggiamento prudente per non vanificare gli sforzi e i sacrifici fatti finora”.

Il premier esclude ancora una volta l’ipotesi di un nuovo lockdown nazionale, ma “potrebbero esserci, se necessarie, chiusure ben mirate”.



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Sul Recovery Fund, Conte dichiara:

“Stiamo rispettando la tabella di marcia dell’Ue.
Per la trasparenza, avremo uno strumento per poter monitorare costantemente l’attuazione dei singoli progetti che saranno contenuti nel piano di rilancio”.

E poi c’è la questione spinosa del Mes:

“Mi sono dichiarato agnostico sul punto. Non accetto veti”,

dice dopo i ripetuti inviti soprattutto da parte di Pd e Italia Viva a sfruttare quelle risorse.

Conte quindi promette di valutare “gli strumenti di finanziamento a disposizione, pubblicamente, coinvolgendo il Parlamento”.

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Sulla riforma dei Decreti sicurezza, Conte prende ancora tempo:

“Ci ritagliamo il tempo tecnico per farlo esaminare dagli uffici e condividerlo nella versione finale.
In gioco – dice il premier – ci sono la sicurezza e la protezione di tutti, cittadini e migranti”,

convinto che il testo condiviso finora non cede “a slogan, senza dare credito a semplificazioni binarie del ‘pro’ e ‘contro’ gli immigrati”.

Infine, Conte dice di sperare che riparta il dibattito parlamentare su quali debbano essere
“le condizioni e i percorsi di integrazione più solidi ed efficaci per attribuire lo status di cittadino italiano”.
 
Il centro studi di Assosistema-Confindustria ha elaborato i dati Istat per calcolare l’impatto economico dell’emergenza Covid-19 nel campo dei dispositivi di protezione.

Assosistema è l’associazione che riunisce in Confindustria le imprese di produzione,
distribuzione, manutenzione dei dispositivi di protezione individuali e collettivi
e di servizi di sanificazione e sterilizzazione dei dispositivi tessili e medici utilizzati in ambito sanitario e turistico-alberghiero.

Cosa emerge da questo studio?


Che il 90% delle mascherine, dei camici, dei guanti e pure degli schermi protettivi arrivano ancora dalla Cina.

Al contrario dei bei discorsi dei mesi scorsi su autosufficienza, necessità di una produzione nazionale e filiera industriale da riconvertire.





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I dati parlano chiaro:

nei momenti di picco di richiesta (da febbraio a maggio, in particolare), sono stati importati dispositivi di protezione (Dpi),
per un valore complessivo di circa 1.100.000.000 euro.

Al 2020 è stato riscontrato l’aumento percentuale più alto rispetto al pari periodo del 2019 (+3129%).

“Secondo Assosistema per quanto riguarda invece i dpi per le mani (guanti protettivi e ad uso medicale)
nei mesi di febbraio-marzo-aprile 2020 si è registrato un trend di acquisti dall’estero assimilabile
a quelli del pari periodo 2019 con un impennata nella curva nel mese di maggio 2020.
Si è registrato quindi un aumento rispetto al 2019 del +39% raggiungendo 120 milioni di euro”.



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“Per quanto concerne invece gli indumenti di protezione (camici sanitari e professionali) – riferisce ancora lo studio di Confindustria –
si è registrato un aumento del valore complessivo delle merci importate esponenziale da febbraio a maggio 2020.

Il mese di maggio 2020 è quello nel quale si è riscontrato l’aumento percentuale più alto rispetto al pari periodo del 2019 (+412%), con un valore pari a 200 milioni di euro”.

E ora, con i contagi che tornano ad aumentare, è quanto mai necessaria la certezza di avere un sistema industriale nazionale
per realizzare i dispositivi di protezione individuali necessari.

Tanto più che spesso quelli che arrivano dall’estero non passano i controlli di qualità.

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Non a caso l’associazione confindustriale sta tornando alla carica, in Parlamento ma anche con il governo, per una puntuale

“pianificazione dei fabbisogni a medio raggio che consenta al nostro Paese un approvvigionamento di dispositivi certificati correttamente Ce”.


Tra marzo e aprile molte imprese chiesero di poter riconvertire le più disparate produzioni (dai pannolini ai produttori di calze)

per realizzare una vera e propria “filiera nazionale”.

Ma ai primi bandi pubblici saltò fuori che il prezzo stabilito dal commissario per l’emergenza Domenico Arcuri,

non bastava neppure a giustificare i costi di produzione all’ingrosso.


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Ed oggi a qualche mese di distanza

gli industriali stanno facendo pressione perché venga messa in piedi una filiera del tessile riutilizzabile

per ridurre l’impatto ambientale degli smaltimenti.


“Insomma, il nostro Paese come altri Stati europei non dovrebbe più consentire l’accesso di materiale non marcato Ce,

che non garantiscono i margini di sicurezza per la protezione dei cittadini”.
 

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