PREFERIREI MORIRE DI PASSIONE CHE DI NOIA.

Una delle ultime «battaglie» culturali della stampa di sinistra in Italia riguarda il presunto razzismo presente nei libri di testo per le elementari.

Si, avete letto bene.

Casus belli, il libro Le avventure di Leo, edito da Raffaello, che si sarebbe macchiato dell’odioso crimine razzista di raffigurare, disegnato,
un bambino di colore che non parla bene la lingua italiana e che asserisce «quest’anno io vuole imparare italiano bene».


Apriti cielo, naturalmente.

La frase suscita riprovazione, scandalo, indignazione,
come se gli immigrati che giungono in Italia fossero tutti provetti emuli dell’Accademia della Crusca.

In realtà, con buona pace di Repubblica e degli indignati, come dimostra il recente scandalo del campione di calcio juventino Suarez, l
a stragrande maggioranza degli stranieri la nostra lingua non la padroneggiano in alcun modo.

Quindi che il bambino di colore la voglia apprendere bene va a suo merito, e non risulta discriminatorio in alcun modo.


A meno di non voler ritenere che un bambino piccolo da poco giunto in Italia
da un Paese africano sia già in grado di padroneggiare la nostra – complessa – lingua.



D’altronde a gennaio 2020 il sindaco di Asti aveva inoltrato all’Anci una richiesta – piuttosto forte ma razionale –
a mente della quale si sarebbero dovute bloccare le cerimonie di giuramento e conferimento della cittadinanza a quegli stranieri
– parecchi a quanto pare – che non conoscono la lingua italiana
.

Ed in effetti, correva l’anno 2016, l’allora ministro dell’interno Alfano, titolare delle procedure di riconoscimento e conferimento della cittadinanza,
dichiarò che la cittadinanza dovrebbe sempre seguire un iter complesso preposto anche all’accertamento della conoscenza linguistica.


Ma tutto questo non esiste per la sinistra.


Infuria quindi la polemica anche sui social e tra gli insegnanti.

L’editore Raffaello è stato come prevedibile subissato di feroci critiche.
«C’è sempre questa ottica vetusta di rimarcare le carenze e non le potenzialità», secondo Repubblica,
con gli insegnanti che sarebbero addirittura arrivati a chiedere il ritiro del manuale.


Naturalmente, in questo contesto, ha suscitato altra furia politicamente corretta, anche il capitolo del libro Un amico venuto da lontano,
dentro cui è dato leggere «questa mattina la maestra ci ha presentato Emmanuel, un amico con la pelle scura venuto da tanto lontano.
Quando Emmanuel ha parlato ha sbagliato tutte le parole, allora noi bambini ci siamo messi a ridere, ma la maestra ha detto:
Provate voi ad andare in un Paese dove tutti parlano un’altra lingua!
».


Per questa sinistra che vede malizia e discriminazione dove al contrario c’è solo innocenza,
la rappresentazione grafica di chi viene da lontano, ha la pelle scura, vuole apprendere bene una lingua
per la sinistra è quindi indice di razzismo o di malvagità.


Spesso il razzismo, quello vero, è solo nell’indice puntato in maniera moralistica di certi presunti progressisti.
 
Non c'è un giornalaio che faccia chiarezza sui dati.
Solo terrore. Puro terrore mediatico.
Pur di non farci "pensare" ai veri problemi di crisi economica
che ci stanno portando nel baratro.
Loro pensano che silenziando il tutto si trovi la soluzione
........con il mes od il recovery fund.....siamo messi male male.


La positività al tampone non implica necessariamente una malattia in corso né la sintomatologia tipica del Covid.

Moltissimi pazienti, pur guariti dalla fase acuta, restano positivi al tampone per le successive settimane.

Sono molti i casi di tamponi positivi a distanza addirittura di mesi dalla completa guarigione.
 
Stamane ancora, la tragicità dei giornali in tv.......ma questi sono i dati reali di ieri della Lombardia :


Ricordiamo che l’incremento dei casi positivi, in Lombardia come nelle altre regioni,
va sempre rapportato al numero dei tamponi effettuati.

Senza mai dimenticare che, se si ragiona in termini di confronti assoluti, il numero degli abitanti della Lombardia è pari a 1/6 della popolazione nazionale.

Come ogni giorno, sulla home page del sito della Regione Lombardia (www.regione.lombardia.it), è disponibile una ’dashboard’ navigabile con tutti i dati aggiornati.


I dati di oggi:

- i tamponi effettuati: 20.431, totale complessivo: 2.032.712

- i nuovi casi positivi: 277 (di cui 55 ’debolmente positivi’ e 8 a seguito di test sierologico)

- i guariti/dimessi totale complessivo: 79.624 (+152), di cui 1.508 dimessi e 78.116 guariti

- in terapia intensiva: 30 (-1)

- i ricoverati non in terapia intensiva: 300 (-3)


- i decessi, totale complessivo: 16.937 (+2)

I nuovi casi per provincia:
Milano: 192, di cui 104 a Milano città;
Bergamo: 14;
Brescia: 34;
Como: 10;
Cremona: 7;
Lecco: 1;
Lodi: 2;
Mantova: 8;
Monza e Brianza: 28;
Pavia: 23;
Sondrio: 2.
 
Ancora in aumento i casi di coronavirus nel nostro Paese.

Nelle ultime 24 ore si sono registrati 1.912 nuovi contagi (ieri erano 1.786)

e 20 decessi (ieri erano 23)

Che portano il totale delle vittime a 35.801 dall’inizio della pandemia.

Sono i dati diffusi dal ministero della Salute nel bollettino odierno pubblicato sul sito della Protezione civile.

La regione dove è stato registrato il maggior numero di nuovi casi resta la Lombardia con 277 positivi da ieri.

Seguita dalla Campania con 253 casi e dal Lazio con 230.


Torniamo a bomba :


LOMBARDIA abitanti 10.103.969 = 0,00274%

CAMPANIA abitanti 5.785.861 = 0,0437%

LAZIO abitanti 5.865.544 = 0,00392%


Il Lazio è la seconda regione per abitanti d'Italia. Il 43% di positivi in più della Lombardia

La Campania è la terza regione per abitasnti d'Italia . Il 60% di positivi in più della Lombardia
 

Notere che sul MENZOGNERO, come lo chiamano a roma,, i commenti sono diventati da tempo sempre meno.....motivo? Ai vecchi utenti viene detto che hanno finito inchiostro...ma pagando abbonamento poossono scrivere...che cesso di mentalita', sono TUTTI COMMENTI DI PARTE
 
Onestà Onestà Incapacità

1601140869632.png
 
C'è chi ha invocato le sue dimissioni,
chi gli ha intimato di chiedere scusa agli italiani che stanno ancora aspettando la cassa integrazione
ai lavoratori che la stanno aspettando da mesi
e chi - è il caso, ad esempio, di Luigi Di Maio - chiederà chiarimenti.

La vicenda ha creato un vespaio non solo tra le fila dell'opposizione ma anche all'interno del movimento.

Molti grillini non si capacitano di come sia stato possibile che il presidente dell'Inps
abbia deciso di incrementarsi lo stipendio in un periodo di piena emergenza economica.

In ogni caso, ha svelato Repubblica, dietro all'incremento della busta paga di Tridico ci sarebbe niente meno che Luigi Di Maio,
quando l'attuale ministro degli Esteri vestiva i panni di vicepremier e ministro del Lavoro all'interno del governo gialloverde.
 
Il 23 settembre è stata ratificata in Parlamento la cosiddetta Convenzione quadro del Consiglio d’Europa varata a “Faro”, in Portogallo, il 27 ottobre 2005.

Insomma, l’ennesimo trattato internazionale attraverso il quale il nostro paese si “vincola” al rispetto di “regole” decise altrove:

i trattati europei sono un insuperabile esempio di questo modo post-moderno di destrutturare le democrazie dall’esterno.

Ma non è questo il punto.

Il punto è il contenuto della convenzione “Faro”.

La quale – in teoria e in base a come ce l’hanno venduta – è destinata a una autentica, benemerita rivoluzione nel campo dei beni culturali.


Insomma: statue, dipinti, chiese, monumenti, edifici storici e manufatti artistici in genere.


Quindi, l’Italia – che da sola detiene probabilmente i due terzi dei tesori mondiali – si trova in prima fila.


Ebbene, la Convenzione è un autentico impasto di supercazzole prematurate

tipo invocare “una visione estremamente più ampia di patrimonio culturale,

inteso come un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano,

indipendentemente da chi ne detenga la proprietà come riflesso ed espressione dei loro valori,

credenze, conoscenze e tradizioni in continua evoluzione”.



In altre parole, il nulla soffritto sulla padella del niente.


Se prima potevate vedere i musei, almeno in Italia, dopo potrete continuare a farlo:

ovviamente con i congeniti limiti di una Nazione che non ha mai saputo valorizzare adeguatamente le proprie ricchezze e la propria bellezza.

Ma, di nuovo, non è nemmeno questo il punto.


Il punto è l’articolo 4 della Convenzione dove è stata inserita, nel più classico stile dei trattati-capestro, la polpetta avvelenata.


Vi si legge infatti che l’esercizio del diritto alla eredità culturale può essere soggetto solo a quelle “limitazioni,
necessarie in una società democratica, per la protezione dell’interesse pubblico e degli altrui diritti e libertà”.

Che diavolo vuol dire? Pensate male e lo capirete all’istante.


Significa stabilire l’obbligo di coprire, oscurare, limitare la visione di un’opera se questa può offendere la “sensibilità” altrui.


Per esempio, simboli religiosi cristiani oppure nudità scabrose in grado di impermalosire gli appartenenti ad altre religioni e comunità.


Qualcuno ha messo il dito sulla piaga e il Ministro Franceschini si è affrettato a rassicurarci:
affermando che la norma si riferisce a restrizioni come quelle avvenute nel 2020 in occasione della emergenza Covid.


Come no! Ha ragione ministro, è proprio vero.

Com’è vero che noi abbiamo ancora l’anello al naso e siamo scesi or ora dal pero.


Dovremmo credere che una convenzione di quindici anni fa contemplava (profeticamente) un cavillo da giocarsi in vista della pandemia 2020 ?


In realtà, è palese, quell’articolo è il grimaldello per la censura.


Ma la cosa più divertente è che – a un governo come quello giallorosso – questo codicillo non serviva affatto.

Da anni ormai, lorsignori ci hanno abituati alla censura preventiva, e punitiva, della nostra identità.


Provate a fare la conta:

da chi mai sono venute tutte le iniziative contro i crocifissi nelle scuole degli ultimi tempi?

Per non parlare delle tendine a scomparsa nei cimiteri.

O ripensate alla visita in Italia del presidente iraniano, Hassan Rohani, nel 2016.

Chi chiuse in una scatola, a scanso di offese all’Islam, le statue di Marco Aurelio a cavallo e delle Veneri nella Sala Esedra dei Musei Capitolini?

Insomma, e per concludere, per questi qua la firma di un trattato come quello di Faro è superflua.


Censurare l’identità, anche culturale, della propria nazione gli viene naturale.

Anche perché – loro – un’identità non ce l’hanno affatto.
 
Oggi 27 settembre 2020 il popolo svizzero vota un referendum sulla proposta del Consiglio Federale
di rinnovare la difesa aerea investendo 6 miliardi di franchi per acquistare dei nuovi aerei da combattimento.

Chiediamoci: in Italia sarebbe possibile votare sugli acquisti del nostro esercito? Saremmo interessati a farlo come cittadini?


Al di là del merito della questione, su cui ciascuno di noi, come ciascun svizzero, può avere la propria libera opinione,
il referendum in oggetto ci serve a comprendere più a fondo cosa vuol dire avere una VERA DEMOCRAZIA.

Mentre analizziamo come funziona la Democrazia in Svizzera, facciamo un confronto con l’Italia,
per capire come noi siamo molti distanti da una vera Democrazia.


Prima di tutto sfatiamo la definizione di Democrazia che dà Beppe Grillo.


Solo pochi giorni fa Beppe Grillo ha sostenuto, come il suo partito denominato Movimento 5 Stelle,

che è un bene per la Democrazia ridurre il numero dei parlamentari,

perché il popolo deve decidere da solo le proprie leggi, tramite la democrazia diretta.

Ma è del tutto evidente che nessun popolo al mondo ha il tempo di votare su ogni questione di interesse politico.


E’ per questo che le moderne democrazie sono
DEMOCRAZIE RAPPRESENTATIVE,
nelle quali alcune persone vengono delegate dal popolo per decidere delle questioni politiche.

Questo meccanismo consente a poche persone, anche remunerate per il loro servizio,
di dedicare il tempo necessario ad ASCOLTARE il popolo, per APPROFONDIRE le questioni su cui devono decidere,
per COMUNICARE al popolo le questioni su cui votano.

Quindi pensare che il “popolo” debba votare su tutto significa non rendersi conto della realtà.

Se questo avvenisse, in molti casi la gente non parteciperebbe al voto oppure voterebbe in modo superficiale,
senza una reale comprensione sull’argomento del voto.

La qualità delle decisioni prese, di conseguenze, sarebbe piuttosto scarsa.

Ci sarebbe quindi una democrazia formalmente partecipata, ma non ci sarebbero vantaggi per il popolo,
il quale dovrebbe investire una parte rilevante del proprio tempo per informarsi e per votare su troppe questioni politiche,
mentre nello stesso tempo troppe decisioni sarebbero sbagliate,
dato che molti avranno votato senza una reale comprensione dei problemi da risolvere.



La Democrazia Diretta non è uno strumento in cui il Popolo si sostituisce al Parlamento,
al consiglio regionale, provinciale o comunale, ma è la POSSIBILITA’ che il Popolo ha di votare e DI IMPORSI
su qualsiasi decisione presa dalle persone che il Popolo ha delegato.

Ovvero: è evidente che il rischio nel delegare a poche persone le decisioni nel nome del Popolo
è che i delegati decidano non per l’interesse collettivo,
ma l’interesse proprio personale o di qualche potere privato.


Il fatto che esista la possibilità da parte del Popolo di imporsi sulle decisione dei delegati fa sì che gli stessi delegati,
quando devono decidere, lo facciano con molta più responsabilità ed attenzione alle esigenze del Popolo.


Anche in Italia abbiamo la possibilità di votare, tramite referendum, l’abrogazione di leggi approvate dal Parlamento.

Tuttavia al Popolo italiano è impedito di votare su alcuni argomenti fondamentali. Citiamo dall’art. 75 della Costituzione:

“Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio [cfr. art. 81], di amnistia e di indulto [cfr. art. 79],
di autorizzazione a ratificare trattati internazionali [cfr. art. 80].”


Quindi ogni legge che abbia rilevanza dal punto di vista economico è sottratta al controllo diretto del popolo,
così come lo è ogni trasferimento di potere decisionale del Parlamento ad organismi sovranazionali, sottratti al controllo popolare,
i quali possono decidere negli interessi di ristretti gruppi di potere e indifferenti alla volontà ed al destino del Popolo.

Non è un caso, infatti, che molte delle attuali sofferenze economiche del popolo italiano derivino da decisioni prese dal Governo
(con il Parlamento accondiscendente) per ragioni di “disciplina finanziaria”.

E non è un caso che le decisioni sui tagli al servizio sanitario nazionale,
che ha causato molte migliaia di morti in Italia per la pandemia del Coronavirus,
siano state prese in realtà in oscuri uffici di Bruxelles e non dai parlamentari o consiglieri regionali delegati dagli elettori italiani.


In Svizzera, invece, possono votare su qualsiasi argomento.

I cittadini di una città possono votare per impedire una concessione edilizia di una città,
sulle tasse da pagare, sull’adesione della Svizzera ad un trattato internazionale.

E questa è una garanzia che per i poteri forti sarà molto più difficile imporre al Popolo delle decisioni senza temere il ricorso ai referendum.


Quando il Popolo è chiamato ad esprimersi in un referendum è fondamentale che sia adeguatamente informato sulla materia.

In Svizzera è la stessa Confederazione a garantire questa informazione,
Aerei da combattimento - Il popolo dovrà poter dire la sua,
presentando il punto di vista dei favorevoli e dei contrari alla proposta.


Se il Popolo non è correttamente informato, cosa che è assolutamente “normale” in Italia,

sia sulle televisioni pubbliche che private, nonché sui principali giornali,


il Popolo rischierà di prendere la decisione sbagliata, magari proprio la decisione su cui i poteri forti hanno investito, pubblicizzandola sui mass media.

Quindi non si può parlare di vera Democrazia, se non esiste una corretta informazione sulla materia di voto.

Democrazia non è soltanto “votare”, ma è votare sapendo ciò per cui si vota.


In Italia gli impedimenti al ricorso alla Democrazia Diretta non si fermano ai vincoli della Costituzione (art. 75).

Il numero di firme da raccogliere per una sottoscrizione referendaria viene stabilito da una legge ordinaria,
che i partiti possono modificare a loro piacimento, aumentando il numero di firme necessarie
e rendendo più difficili le condizioni per la loro validazione e per il loro deposito presso la Corte di Cassazione.

Per intenderci: in Svizzera chiunque può raccogliere, su dei formulari scaricabili da internet, delle firme di sottoscrizione.
Queste firme vengono poi sottoposte alla verifica di validità di un funzionario comunale,
il quale conosce la firma originale dei residenti nel comune, dato che è stata apposta al momento del rilascio del documento di ident
ità.

Quindi non esistono margini per brogli, mentre vi è tutta la facilità di raccolta senza dover portare (a pagamento)
un notaio in piazza o senza aver bisogno della disponibilità di un “eletto” (in Italia gli eletti come consiglieri o deputati hanno la facoltà di validare le firme).

Questa differenza non è di poco conto ed impedisce a molti comitati di cittadini di raccogliere le firme per portare a votazione referendario dei quesiti.


Molti, troppi eletti in Italia pensano che gli italiani siano una massa di ignoranti, incapaci di decidere.

E, di conseguenza, si “prendono la responsabilità” di votare senza preoccuparsi di cosa ne pensano i loro elettori.



In Svizzera, invece, sono gli elettori a prendersi la propria responsabilità di decidere.


I politici, naturalmente, possono agire per informare i cittadini, ma alla fine devono accettare l’esito delle votazioni.

Può capitare che il popolo si sbagli a votare.

Dopo qualche anno, dopo che dei cittadini se ne sono resi conto, nascerà un altro comitato referendario per proporre la modifica di quella legge.


Questa è la Democrazia.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto