PREFERIREI MORIRE DI PASSIONE CHE DI NOIA.

Victor Hugo, nel suo “Les Miserables”, dedica un’intero capitolo a descrivere la differenza sottile che, secondo lui, intercorre tra la “sommossa” e “l’insurrezione”.
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In entrambi i casi si tratta di una rivolta di piazza:

sono due collere simili, dice l'autore, ed entrambe prevedono la sollevazione del popolo, la guerriglia e la violenza.

Eppure “una ha torto e l’altra ha diritto”.

Perché?

La sommossa è negativa perché è la guerra di una minoranza contro quella che l'autore considera la “giustizia”.

L’insurrezione invece impugna le armi per rivendicare un diritto: è la difesa della massa contro chi vuole usurpare il potere.
Dunque è legittima.

Nella pratica per Hugo assaltare il Palazzo del governo è lecito se si vuole cacciare il Re, ma è un sacrilegio se la rivolta insidia un governo democratico.

Allo stesso modo, sparare contro la folla è giustificato se lo si fa per difendere il “progresso” mentre è un crimine se ad aprire il fuoco sono i cannoni di un sovrano.


Direte: ma che c’azzecca tutto questo con i radical chic?

C'entra.

Perché il modo di ragionare di Hugo sulle insurrezioni somiglia a quello utilizzato dalla sinistra italiana, europea e globale
per perorare la causa della propria superiorità morale e politica.

Hugo relativizza la violenza e la giustifica sulla base della propria lettura della storia:

etichetta quindi con il bollino dei “buoni” tutto ciò che gli aggrada

e con quello dei “cattivi” ciò che non apprezza.


Lo stesso sono soliti fare - ma con molta meno intelligenza - i protagonisti di un certo pensiero progressista, radical nei contenuti e chic nelle movenze.



Il riassunto può essere questo:

se la pensi come me sei nel giusto, altrimenti vai demonizzato.

E non importa se a volte pur di difendere le equazioni progressista=giusto
e populista=sbagliato l’intellighenzia radical usa "due pesi e due misure" con tanta sfacciataggine da apparire imbarazzante.


Va detto che il radical chic non ha una carattere ben definito.


E il significato del termine è evoluto nel tempo:

una volta dipingeva il ritratto di chi per moda o convenzienza sposava idee anticonformiste pur appartenendo ad un ceto sociale elevato.

Oggi la locuzione abbraccia altre accezioni.

Identifica ad esempio l'atteggiamento di chi è convinto di avere una certa superiorità culturale ed esibisce appena può questa cultura "elevata".

Tradotto in altri termini, come nel caso di Hugo, è quel modo di fare in cui ciò che aggrada una certa parte (la sinistra) è giusto
mentre tutto il resto (la destra) va cestinato. In Italia i protagonisti di questo "movimento" incarnano ora l'uno ora l'altro significato del termine.


Dunque i radical chic nostrani sono quelli che combattono l'inquinamento ambientale vestendo sintentico, acquistando iPhone e mangiando McDonald's
.


Oppure chi predica l'accoglienza ma non vuole migranti a Capalbio.


Ma sono anche quelli che s’indignano se alla manifestazione del centrodestra mancano le mascherine
e poi tacciono se i Black Lives Matter si assembrano nelle piazze di tutto il mondo
.


Sono insomma quelli che il voto popolare va bene, ma solo se vince la sinistra.


Radical chic sono le sardine, che riconoscono ai “populisti” libertà di parola ma negano loro “il diritto di essere ascoltati” (che poi sarebbe la stessa cosa).

Radical chic è il modo in cui vengono descritti gli scontri di piazza degli antagonisti (è sempre la polizia a “caricare” e mai i manifestanti ad “attaccare” gli agenti).


Sono insomma quelli che il titolo “patata Bollente” di Libero no, ma i “partigiani con lo schippo” contro la Meloni anche sì.

Due pesi e due misure, appunto. E sono solo pochi esempi.


Osservare l'evoluzione di questo pensiero serve a mostrare l'ipiocrisia di un intero mondo politico e culturale.


Per questo dedicheremo ai radical chic e alle loro uscite una rubrica settimanale.


Sarà un modo per canzonare e mettere a nudo le contraddizioni di chi si sente sempre dalla parte giusta della storia.


E di chi rivendica una certa superiorità morale.



Senza averla.
 
Chissà perchè chi è di sinistra si sente sempre superiore!

Basta vedere il risultato delle elezioni:

hanno perso una regione,

in toscana la lega ha guadagnato 20 punti,

un partito del governo è praticamente sparito,


eppure dicono convinti che hanno vinto!
 
Chissà perchè chi è di sinistra si sente sempre superiore!

Basta vedere il risultato delle elezioni:

hanno perso una regione,

in toscana la lega ha guadagnato 20 punti,

un partito del governo è praticamente sparito,


eppure dicono convinti che hanno vinto!
jeans sotto giacca sopra......si diceva ai miei tempi.........hanno vinto si, sono supertutelati, sono uomini e donne della pa.
da stipendi garantiti a diritti sopra l'immaginabile..........neanche se timbrano in mutande perdono il posto...e se sei militare e non solo scivoli pensione

p.s. leggete questa

Il contante è libertà.

La lotta al contante è una nuova forma di schiavitù.


Bancomat e carte di credito: maxi rimborso sale a 3.000 euro.

si tratta di un maxi rimborso che dai 1.000 euro indicati in un primo momento sale a 3.000 euro all'anno.

Il premio in questione sarà riconosciuto a chi utilizza di più gli strumenti di pagamento digitale, ossia bancomat e carte di credito, a patto di rientrare tra i primi 100mila utilizzatori.

Alle 100mila persone che usano di più i pagamenti digitali sarà riconosciuto un accredito sul conto corrente di 1.500 euro a semestre.


Non ci sono limiti di spesa nè vincoli su determinati settori merceologici, ma per poter concorrere al superbonus da 3.000 euro bisognerà rispettare una soglia minimi di almeno 100 transazioni all'anno.

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Ultima modifica:
ma la notte dormono questi gialloverdi............................?
Il premio in questione sarà riconosciuto .......... a patto di rientrare tra i primi 100mila utilizzatori.

esperti in lotterie direi............povera italia...........poveri noi :sad:
 
Ho il sospetto, vago sospetto, che in circolazione ci siano dei grandissimi idioti.
Fai i tamponi. Saltano fuori gli asintomatici.

Cosa pretendi ? L'estate è finita. Arriva il freddo....avanti con il terrore mediatico.


In Francia la situazione si sta scaldando, e non solo per il numero crescente di casi legati al coronavirus.
Fra mercoledì e giovedì si sono registrati 16 mila nuovi casi, soprattutto fra le persone anziane,
iniziando a mandare in allarme tutto il sistema sanitario e la popolazione.


Il governo inizia ad essere in difficoltà: da un lato il debito pubblico ha ormai superato il 114%,
per cui non ci possono essere dei grossi lockdown ancora finanziati da forti contributi,
tranne che la BCE e soprattutto la Commissione del presidente D̶o̶m̶b̶r̶o̶v̶s̶k̶i̶s̶ /Von Der Leyen
non cambi completamente il proprio atteggiamento e non rimandi sine die, non al 2022,
l’applicazione del norme restrittive legate al debito ed al deficit.

Quindi ci si deve affidare a dei lockdown senza nessuna compensazione.


Dopo l’esplosione dei casi a Parigi ed a Marsiglia, nel Sud, il governo quindi decide che
Caffè, locali e ristoranti debbano chiudere tutti per due settimane , nonostante vengano da un periodo di chiusura molto lungo e siano al limite della sopravvivenza.

Sono partite le proteste.

Vi è stata prima una specie di grande festa finale, per celebrare l’ultimo giorno di apertura,
quindi oggi centinaia di gestori di bar e ristoranti si sono trovati di fronte alla Camera di Commercio per protestare contro questa misura che li porta alla miseria.


I ristoratori protestano perchè, fra l’altro, loro hanno rispettato le misure di divisione e di distanziamento sociale,
con la creazione di barriere fra le persone ed il taglio dei posti, ma tutto questo non è servito.

Mentre nei trasporti pubblici si viaggia appiccicati, a Marsiglia si puniscono gli esercizi pubblici.


Il Rassemblement National della Le Pen chiede la testa di Castex che non riesce a gestire la crisi.

Ci sono anche 5600 studenti positivi nelle scuole ed università, tanti in generale, ma pochi rispetto ai 12 milioni totali.

Molti infatti contestano le decisioni del governo perchè ritenute eccessive per l’economia.

Siamo tornati al contrasto di marzo e la seconda ondata rischia di rivelarsi politicamente ed economicamente devastante.
 
Hanno detto " Se lo fa Speranza ......."
IL VIRUS NOTTAMBULO:
chiusura dei locali in Francia alle 10 fra proteste e caduta del senso del ridicolo
 
Fabio Dragoni interviene sul quadro post elezioni.

Prima di tutto la posizione di Renzi, che se non trova il modo di rientrare nel PD è letteralmente un “Dead Man Walking”
un uomo morto che cammina perchè le elezioni dicono chiaramente che, anche con il taglio dei parlamentari, non avrà rappresentanza in parlamento.


Quindi si parla del “Partito dei governatori”, che non esiste se non nella fantasia di qualche giornalista,
anche perchè l’unico che può avere delle aspirazioni politiche nazionali è Bonaccini.


Si finisce con le parole di Johnson e di Mattarella, ma vi lasciamo sentire la risposta….

 
C’è una voce che continua a circolare in maniera insistente all’interno del Partito Democratico,
nascosta da smentite ufficiali non troppo convinte.

L’idea che il segretario Nicola Zingaretti, sia ormai in pressing feroce su Giuseppe Conte per ottenere il ruolo di vicepremier,
una dimostrazione di forza che cementificherebbe la sua leadership e invierebbe un segnale deciso agli alleati Cinque Stelle.

Imprimendo un’ulteriore svolta a un governo sempre più a trazione dem.

Zingaretti al momento starebbe valutanto seriamente l’ipotesi, mentre i suoi colleghi di partito
si affrettano a negare tutto aggiungendo, però, “in ogni caso, non ci sarebbe nulla di male”.

Più chiaro di così, si muore.

Le mire del segretario si sposano con le insistenti richieste di Graziano Delrio e Andrea Orlando,
entrambi da tempo sostenitori della necessità di rivedere la squadra di governo.

Con l’unica incognita della Regione Lazio:

in caso di acquisizione di un incarico di governo, Zingaretti dovrebbe rinunciare alla carica di governatore.
E, considerando la fragilità dell’esecutivo in carica, potrebbe non trattarsi di una mossa saggia.


Insomma, Zingaretti ci pensa mentre una parte del Pd spinge affinché faccia il grande passo.

Anche perché a beneficiare del salto in avanti del segretario potrebbero essere in tanti.

Orlando, per esempio, potrebbe andarsi a prendere il ruolo di capogruppo Pd alla Camera che al momento è nelle mani di Delrio.

Per quest’ultimo potrebbe scattare, invece, un ministero, probabilmente quello per i Rapporti con il Parlamento.

Insomma, a beneficiarne sarebbero in tanti.

Non resta che convincere Zingaretti a spingere sul pedale del gas.

Zingaretti in pressing su Conte: caccia al ruolo di vicepremier giallorosso



Conte, da par suo, difficilmente potrebbe resistere a un pressing più intenso.

Anche se, al momento, preferirebbe evitare stravolgimenti.

Il rischio è che un rafforzamento ulteriore del Pd nel team giallorosso possa, di contro,
esasperare ulteriormente gli animi dei Cinque Stelle, ormai prossimi all’implosione e pronti a degli Stati Generali ad altissima tensione.

Dovesse dilaniarsi definitivamente il Movimento, le possibilità di sopravvivenza dell’esecutivo crollerebbero a loro volta.


E il premier non ha nessuna intenzione di riconsegnare le chiavi di Palazzo Chigi.
 
Quante volte abbiamo sentito dire “in Italia i concorsi sono tutti truccati?”.

Un mare di volte, e le cronache giudiziarie poi ce ne hanno anche dato conferma.

Stavolta, però, a fare scandalo è un concorso in particolare, uno per cui si potrebbe dire “siamo al colmo”.

Già, perché si tratta del concorso per diventare magistrati.

E cioè un concorso che getterà alcune centinaia di giovani dentro la magistratura,
e queste centinaia di giovani potrebbero, nei prossimi anni, trovarsi a chiedere o firmare
un ordine di arresto contro qualcuno di noi, o a emettere una sentenza.


A svelare cosa c’è dietro questo concorso ci ha pensato Piero Sansonetti su Il Riformista. Cosa è emerso?


“Abbiamo scoperto – scrive Sansoetti – che il concorso per 330 posti di magistrato è stato un pasticcio senza fine.

I compiti dei candidati che sono stati promossi erano pieni di sciocchezze (cioè saranno magistrati persone che sanno pochissimo di legge)
e per di più moltissimi di questi compiti erano pieni di segni di riconoscimento evidentissimi.

E questo legittima il sospetto che i candidati fossero d’accordo con qualche membro della commissione per farsi riconoscere e aiutare”.



Ma è solo un sospetto?



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Spiega Sansonetti:

“Sì, ma è un sospetto robusto, mi chiedo cosa sarebbe successo se fosse uscito fuori

che i compiti di qualche altro concorso pubblico erano come quelli dei candidati magistrati.


Avvisi di garanzia a tutti, inchiesta e super-inchiesta, intercettazioni, Trojan, arresti e retate.

Siccome però la commissione del concorso era composta da ventotto membri dei quali venti sono magistrati,

non è affatto detto che scatti una inchiesta.


Comunque ancora non è scattata
(per ora la magistratura è troppo assorbita dal caso Suarez).
Poi, a margine, c’è una seconda questione”.


Conclude Sansonetti:

“La commissione che sceglie i nuovi magistrati è una commissione di magistrati.

Cioè sono gli stessi magistrati (probabilmente spartiti per correnti) che ammettono i nuovi adepti.

Esattamente come in una casta.

Anzi in una setta.

E poi, chi entra in questa setta, non potrà essere mai giudicato da nessuno e la setta stessa, e il caposetta, gli assicura protezione e impunità.

Lui invece – il nuovo adepto – potrà giudicare chi vuole, e se sbaglia non dovrà rispondere.


Medioevo?


Ma forse nel Medioevo c’era più equilibrio tra i poteri”.
 

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