PREFERIREI MORIRE DI PASSIONE CHE DI NOIA.

Da un lato un povero derelitto del quale non si può avere compassione,
e dall'altro un immigrato, clandestino,con decreto di espulsione, che non è mai stato espulso.


Un orrendo fatto di cronaca.

L'uccisione di un prete a Como, diventa occasione di strumentalizzazione politica.



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L’ultima delirante provocazione, firmata su Twitter da Gad Lerner,
estrapola una frase del direttore della Caritas di Como, per instillare una suggestione.

Non detta, ma che traspare in filigrana.

Se un immigrato clandestino africano ha ucciso un prete è colpa dei sovranisti.
Di chi chiede un freno all’immigrazione.

Il solito metodo della lista di proscrizione, che l’ex giornalista di Lotta Continua evidentemente non ha dimenticato.

Manca solo la foto di Salvini e Meloni, come mandanti dell’omicidio e il resto è fatto.


Gad Lerner scrive un Tweet che rende plastica la differenza tra giornalismo e propaganda.

Cita una frase di un’intervista al Giorno di Roberto Bernasconi, direttore della Diocesi di Como.

Il quale, dice :

«È una tragedia che nasce dall’odio che monta in questi giorni
ed è la causa scatenante al di là della persona fisica che ha compiuto questo gesto.
O la smettiamo di odiarci o tragedie come questa si ripeteranno».

Il giornalista del Giorno gli chiede se il riferimento sia per esempio relativo alla giunta di centrodestra
Bernasconi precisa, invece di non riferirsi, però al gesto dell’assessora che, nei giorni scorsi,
ha tolto una coperta a un senzatetto (“Non c’entra nulla”).

«Mi riferisco a chi usa queste persone per portare avanti dei discorsi che sono personali
per cui non è che fanno il bene di queste persone. Va messa al centro la persone per quello che è».


Insomma, se Gad Lerner non lo avesse capito, la Caritas di Como ha tirato in ballo propri i portabandiera dell’accoglienza “ideologica”.

Quelli come lui.

Quelli che strumentalizzano i migranti e gli sbandati come l’assassino di Don Malgesini.


«Queste persone – aveva scritto Bernasconi relativamente ai senza tetto di Como –
rischiano di essere aiutate male e strumentalizzate da chi porta avanti battaglie ideologiche (per esempio contro le istituzioni),
senza pensare che occorre innanzitutto un’accoglienza e un accompagnamento responsabili. Basati su doti umane, preparazione, formazione».
 
Ma guarda un po’, sono debiti…


Questa la sensazionale scoperta dell’impagabile Federico Fubini, che sulle pagine del Corriere di qualche giorno fa
scopre l’acqua calda sul Super-MES, pardon NextGenEU.


Alla vigilia della stesura degli autunnali documenti di bilancio – Nota di aggiornamento del DEF e Legge di Bilancio,
cui si aggiunge quest’anno la bozza del Recovery Plan per attingere al fondo di cui sopra –
il problema del governo sembra quello di come nascondere ciò che tutti sanno:

che la cosiddetta “solidarietà europea” è fatta di prestiti, cioè di nuovi e giganteschi debiti per l’Italia.



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Una verità che mette in crisi la narrazione dominante, quella che da mesi si sforza di far credere che i soldi europei siano “aiuti”,

mentre si tratta invece di un nuovo e più pesante guinzaglio.

Una catena talmente forte da far perdere all’Italia quel poco di sovranità rimasta.


Passata un’estate in cui si sono descritti i fondi predisposti dall’Unione Europea quasi come soldi da prendere gratis dal generoso tavolo di Bruxelles, arriva ora la verità autunnale.


Le cose stanno come abbiamo sempre detto – del resto ad un prestito corrisponde sempre un debito –
ma quanto scritto da Fubini la dice lunga sui batticuore del governo italiano.


Leggiamo:


Non sarà necessario per l’Italia presentare entro metà ottobre un piano già compiuto sui 209 miliardi di Next Generation EU,
anche perché troppi dettagli restano da precisare a Bruxelles.

Il più importante è apparentemente di natura tecnica, ma può avere profonde implicazioni finanziarie e politiche.

La parte prevalente di “NextGenEU”, il Recovery Fund, non sarà infatti in trasferimenti diretti di bilancio ma in prestiti.

A tassi quasi zero, rimborsabili in trent’anni e oltre, ma pur sempre prestiti.

Per l’Italia questa parte vale circa 125 miliardi di euro nei prossimi anni.

Il governo italiano ha dunque rivolto una domanda alla Commissione europea di recente: come vanno trattati sul piano contabile quei prestiti?

Se andassero semplicemente aggiunti al calcolo del debito pubblico – uniti ai 28 miliardi del fondo europeo SURE per il lavoro – si arriva a 152 miliardi di oneri in più.

È il 9% del prodotto interno lordo, che può diventare 11% nel caso si sommi anche il prestito sanitario del Meccanismo europeo di stabilità (MES).

Il governo vuole dunque sapere se quelle somme vanno iscritte nella normale contabilità del debito pubblico

– facendolo salire molto di più, quando già quest’anno sarà attorno al 160% del Pil – o possono essere trattate a parte.




Capite che cavalli di razza abbiamo a Palazzo Chigi e dintorni?

Dopo decenni in cui si è drammatizzato il più piccolo zero virgola di debito in più,
adesso il problema non è più il debito – che in quanto targato Europa si è anzi accettato di far crescere a dismisura – bensì la sua formale contabilizzazione.


Ma il debito resta debito comunque lo si contabilizzi.

Se la situazione non fosse drammatica ci sarebbe da ridere.


Con l’accordo di luglio, l’oligarchia eurista guidata da Berlino ha lanciato all’Italia

(ma anche alla Spagna) la nuova parola d’ordine: indebitatevi, basta che lo facciate con noi!




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Ovviamente con tutte le conseguenze del caso.

Sapevano che sarebbe arrivato il signorsì, che anzi Conte e soci si sarebbero pure vantati del gran risultato…


Sulla disonestà intellettuale dei governanti italiani, e del giornalistume che li sorregge, possiamo tranquillamente fermarci qui.


Ma c’era un’alternativa a questo disastro?

Sì, c’era: il debito non andava aumentato, andava invece monetizzato come hanno fatto tutti gli Stati più importanti.



Piccolo particolare, poiché la BCE mai e poi mai avrebbe accettato la monetizzazione, né l’accetterà in futuro,

l’unica strada percorribile era ed è quella della riconquista della sovranità monetaria, dell’uscita dall’euro, di un’Italexit che prima avverrà e meglio sarà.
 
Ormai non c'è più la favella nella cervella.


Nel nome del padre buonismo tutto si può, anche sfregiare una delle opere d’arte più incantevoli mai realizzate nella storia. P

arliamo della Pietà di Michelangelo, che la Pontificia Accademia per la Vita si è permessa di proporre in versione antirazzista.

Non si tratta ovviamente di aver messo mano allo scalpello, e ci mancherebbe altro,
ma in preda a una foga politicamente correttissima l’Accademia ha proposto su Twitter
un fotomontaggio della straordinaria scultura in cui Gesù – sorretto dalla Madonna – è dipinto di nero.

Titolo: “An image that is worth a speech”, un’immagine che vale un discorso.

Senza alcun dubbio, mostra infatti tutta l’idiozia stucchevole a cui si può giungere seguendo il globalismo deturpante.




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Quanto poi la Pav abbia voluto ammiccare ai Black lives matter è talmente lampante
da aver comprensibilmente generato una ridda di polemiche sui social e non solo.

Qualcuno ha scritto che siamo di fronte a un’operazione addirittura peggiore dell’atto vandalico di Laszlo Toth,
il geologo ungherese che nel 1972 prese a martellate la Pietà: “Fece meno danni”.

In realtà in questo caso, Deo gratias, non è stata danneggiata l’opera in sé,
nessuno ne ha danneggiato il marmo, ma è chiaro che è stata stravolta simbolicamente.


Quanto ai richiami con il moto scomposto dei Blm fatti notare dai più, Fabrizio Mastrofini – portavoce della la Pontificia Accademia –
ha provato goffamente a smentire puntando il dito contro i detrattori del fotomontaggio :

È una manipolazione politicizzata, quell’immagine vuole essere un messaggio contro il razzismo a trecentosessanta gradi”.

E dire che a noi “una manipolazione politicizzata” sembra invece l’indecente operazione propagandistica realizzata dalla Pav.


Ed è piuttosto indecente che in Vaticano ci sia una cospicua frangia di prestigiatori del nulla che si allineano alle derive correct.

Profonda “pietà”.
 
D'altra parte è così che si vuole far funzionare la giustizia.
E gettare fumo negli occhi.

Vi immaginate se un "commissario" di destra avesse indetto una gara come quella che ha indetto
quel signore collegato al pd ?

247 euro per un banco che costa 37 euro ?

Una differenza di 45.000.000 di euro. QUARANTACINQUEMILIONIDIEURO

Sarebbero state aperte 315 inchieste e fiumi di parole sarebbero state spese.

Tutto tace. Nessuno si indigna. Nessuna inchiesta si apre. Neppure un avviso.

Invece si cerca il pelo nell'uovo in una compravendita immobiliare.
Inchiesta sulla Lega a Milano, Luca Fazzo sul Giornale spiega ciò che non torna.
Mentre Corriere della Sera e Fatto Quotidiano spiegano perché la Lega è da condannare.

Un immobile acquisito per 400.000 euro e rivenduto per 800.000 euro.


Aspettate. Mi sembra di ricordare che non molto tempo fa, a Roma.
Un "qualcuno" che non è sicuramente di destra, ha venduto un palazzo storico.......


Andiamo con ordine.

I Benetton hanno acquistato l’intero stabile, costruito dall’architetto Vittorio Ballio Morpurgo con vista sul mausoleo di Augusto, a 150 milioni di euro.

Un’offerta presentata direttamente da Edizione Property spa e accettata da Investire Sgr spa,
l’azienda a cui il governo ha affidato l’alienazione di una parte del suo patrimonio immobiliare (il cosiddetto Fondo Immobili Pubblici - FIP).

Dopo aver venduto alla famiglia Benetton il palazzone di Piazza Augusto Imperatore,

nel centro storico di Roma, il ministero dell’Economia (con la società Invimit)

comincia le aste per alienare gli appartamenti dell’edificio «gemello» che si trova nella stessa piazza.


Peccato che gli eventuali compratori non potranno contare sullo stesso prezzo che è stato riservato a Edizione Property spa,

la società immobiliare degli imprenditori veneti, cioè 6.800 euro a metro quadrato.

Dovranno, invece, pagarne almeno 11 mila.




Pensate un po'. Solo 92 milioni di euro di differenza.


United sòla of Benetton. Conte si è fatto mettere nel sacco sulle autostrade United sòla of Benetton. Conte si è fatto mettere nel sacco sulle autostrade




Era l’11 dicembre 2018, quattro mesi dopo il crollo del ponte Morandi a Genova.

Benché a Palazzo Chigi risuonassero ancora le accuse nei confronti di Autostrade per l’Italia, i Benetton hanno ricevuto un bel «regalo»:

un palazzo prestigioso, affacciato sull’Ara Pacis, di 22 mila metri quadrati, libero e con tanto di permesso per il cambio di destinazione d’uso in albergo.

Il prezzo dell’operazione proposta dai Benetton, ritenuta dal Fondo «congrua, seria e soddisfacente», è stato, dunque, di 6.800 euro a metro quadrato...
 
Che bella la moneta elettronica e tenere i soldi in banca .......



Non c’è pace per i clienti di Unicredit.

Un altro giorno di passione per i correntisti del credito bancario che già nella mattinata di ieri, lunedì 14 settembre, ha avuto notevoli problemi.
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Dopo l’ora di pranzo sembrava tutto risolto.

E invece questo martedì non sembra andare meglio.

Ancora una volta down l’accesso al sito di home banking.

Non tutti i clienti riescono a entrare e quelli che dopo vari tentativi ci riescono, hanno una brutta sorpresa: il loro conto risulta azzerato.

Tranquilli, i vostri soldi non sono andati persi per sempre.


Si tratta più che altro di un problema di rappresentazione informatica.

Nessun hacker è riuscito a violare il sito e a impossessarsi dei soldi.

Sono al sicuro, solo che per il momento sono in stallo e non possono essere toccati.

Ieri il problema sembrava essere stato risolto e invece oggi siamo daccapo.


La banca guidata da Jean-Pierre Mustier ha messo in campo i suoi informatici per cercare nel più breve tempo possibile di risolvere il problema.
Questa volta si spera per sempre.

Secondo quanto reso noto dalla stessa banca di piazza Gae Aulenti, tutto dovrebbe risolversi entro poche ore.

Tramite Twitter e gli altri social, Unicredit si sta scusando con i propri clienti per il disservizio causato loro e assicura che stanno
“lavorando per risolvere il prima possibile la problematica in corso”.

Impossibile quindi questa mattina accedere ai conti online ed effettuare bonifici e pagamenti.


Sul sito downdetector.itci si può rendere conto benissimo dell'entità del problema.


Inoltre, alcuni bonifici effettuati negli scorsi giorni non sarebbero ancora stati elaborati.

Con carte di credito e bancomat la situazione non sembra andare meglio.


Chi oggi pensa di fare la spesa e pagare con la carta, deve mettere in conto che potrebbe non riuscirci.

Meglio quindi portarsi i contanti o rimandare gli acquisti a un altro giorno.

Come riportato dal Corriere della Sera, un cliente ha scritto:

“Stamattina i clienti Unicredit che accedono alla home banking da Pc trovano un avviso in merito a problemi tecnici e impossibilità di accesso ai conti.
Chi invece accede da app e da mobile arriva fino alla schermata finale dove il conto risulta 0,0 euro... Non una bella sensazione”.


Un incubo. L’assistenza clienti è stata presa d’assalto anche oggi.

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Tra i vari messaggi quello di una donna che questa mattina ha cercato di pagare con la propria carta di credito il supermercato.

L’importo era di 110 euro.

Niente da fare.

Dopo tre tentativi, alla fine ha dovuto rinunciare a qualche acquisto per scendere alla cifra che aveva disponibile in contanti.

Però, ha scritto :

“Alle 11:22, dopo un’ora, mi sono arrivati sullo smartphone 3 sms di avvenuto addebito per 110 € l’uno”.

Alla sua domanda di intervenire in qualche modo, le è stato risposto

“di attendere qualche giorno la gestione dei problemi avvenuti da parte della Sede centrale di Unicredit”.
 
Da un lato c'è chi prende delle decisioni serie e concrete, per tutelare la salute dei propri concittadini
dall'altro degli incapaci che non sopportano che "qualcuno" abbia cervello.
Naturalmente - chissà come mai - sono tutte regioni con dirigenza centro destra........
iniziative semplici, terra-terra, che chiunque - con un neurone funzionante - apprezzerebbe.
Ed il bello è leggere la motivazione. Dopo che "loro" per mesi ci hanno precluso la libertà di circolazione.
E Voi pensate che i genitori - ogni mattina - provino la temperatura dei bambini ?
Ma se li mandano all'asilo ed a scuola, con tosse, raffreddore, influenza, morbillo, varicella e quant'altro ..........



Il governo è pronto a dichiarare guerra ad alcune Regioni italiane che hanno scelto di non allinearsi alle direttive imposte dall'alto.

Con l'approssimarsi delle elezioni e del referendum e con una tensione arrivata negli ultimi giorni a livelli altissimi,
il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed i suoi ministri iniziano a fare la voce grossa, decisi a riaffermare il controllo sul territorio.



A finire per prima nel mirino dell'esecutivo, come era prevedibile, l'ordinanza emanata ieri dal governatore della Sardegna Christian Solinas,
il quale ha cercato di tutelare la salute del suo popolo chiedendo che i viaggiatori intenzionati a sbarcare sull'Isola
fornissero un certificato di negatività al Coronavirus o che fosse comunque obbligatorio per loro sottoporsi all'esame del tampone naso faringeo.

Memore di quanto accaduto nei mesi scorsi, con la Sardegna arrivata a contagi zero prima della riapertura al turismo estivo,
il governatore ha tentato quindi di correre ai ripari per evitare il peggio.

Tutto inutile, dato che l'ordinanza, che aveva scatenato un mare di polemiche ancor prima di diventare effettiva, è stata prontamente impugnata dal governo centrale.

Un ricorso, con tanto di richiesta di sospensiva, è stato presentato al Tar della Sardegna proprio dall'esecutivo,
che ha giudicato le disposizioni di Solinas contrarie all'articolo 16 della Costituzione circa la libertà di circolazione.

Secondo alcune indiscrezioni, ci sarebbe addirittura stata un'accesa discussione a distanza
fra il governatore ed il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia.


"La scelta del ricorso conferma un atteggiamento arrogante e propagandistico che mira a soverchiare l'autonomia speciale

e contrastare sul piano ideologico e non sostanziale l'azione di governo di una Regione evidentemente non allineata,

posto che misure decisamente più discriminatorie nei confronti dei sardi sono state adottate da Lazio, Campania e Puglia

senza che il Governo dicesse niente o facesse ricorso"


è stato il commento del presidente sardo, come riferito da "Agi". "Difenderemo in tutte le sedi le nostre ragioni".


Simile il discorso anche per quanto riguarda il Piemonte, dove si è scatenata una vera e proprio battaglia
dopo quanto deciso dal governatore Alberto Cirio, reo di aver emanato una settimana fa un'ordinanza
in cui si chiedeva la misurazione della temperatura corporea dei bambini all'ingresso della scuola,
piuttosto che a casa, come invece richiesto dall'esecutivo.



A puntare il dito contro il presidente del Piemonte prima l'Ufficio scolastico regionale, poi lo stesso ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina.

Dopo richiami e minacce, alla fine il provvedimento è stato effettivamente impugnato dal Miur e dal ministero della Salute.

Il governatore Cirio, in ogni caso, non ha fatto alcun passo indietro,
dichiarando la propria intenzione di voler attendere la delibera del Tar e di difendere la propria ordinanza.


"Siamo convinti sia utile e necessaria, oltre a ricadere appieno nelle competenze della Regione,

tra le quali c'è quella di tutelare la salute dei suoi cittadini",


si legge in un suo comunicato riportato da "LaPresse".

Il governo pare proprio esser pronto a dare di nuovo battaglia.


"Il governo, con una decisione assai discutibile, impugna l'ordinanza della Regione Sardegna
che prevede test obbligatori per i passeggeri in entrata nell'isola che non si siano presentati all'imbarco
con una certificazione di negatività al Covid. I governatori - da Solinas a Cirio, dalla Santelli a Musumeci -
provano a mettere le toppe nelle falle causate dalla gestione approssimativa dell'emergenza sanitaria da parte dell'esecutivo,
e Palazzo Chigi, invece, è contro chi tenta di garantire i propri concittadini.
Quello del premier Conte e dei suoi ministri è davvero un mondo al contrario".
 
Eccolo qui un bel esempio di "radical chic di sinistra".........con il suo editore che vive in Svizzera
e questi sarebbero dalla parte del popolo ? Fate solo pena.

Stefano Feltri nasce a Modena il 7 settembre 1984.
Si laurea alla Bocconi, iniziando la carriera nella Gazzetta di Modena.

Dopo gli stage a Radio 24 e al quotidiano Il Foglio, viene assunto da Il Riformista.

Dal 2009 passa a Il Fatto Quotidiano, dove per cinque anni cura la sezione economica da cui dipende l’inserto del mercoledì, Il Fatto Economico.

Dal novembre 2011 è invitato dalla RAI a condurre per una settimana all’anno la trasmissione radiofonica Prima pagina su Radio 3.

Dal 2012 al 2014 fa parte della squadra di collaboratori di Otto e mezzo di Lilli Gruber.

Dopo la nomina di Marco Travaglio a direttore, Feltri diventa vicedirettore de Il Fatto Quotidiano fino a luglio 2019.

Ha partecipato alla riunione del 2019 del club Bilderberg a Montreux, terzo degli ospiti italiani insieme a Lilli Gruber e Matteo Renzi.

Da agosto 2019 dirige il sito ProMarket.org creato dallo Stigler Center,
il centro di ricerca guidato dal professor Luigi Zingales presso la University of Chicago – Booth School of Business.

Vive e lavora a Chicago, da dove continua a scrivere per il Fatto Quotidiano di economia e di America.
 
Il nuovo giornale di Carlo De Benedetti rinuncia da subito, per proclama iniziale, a qualsiasi colpo di scena politica.

Riserverà meno sorprese di un inverno nebbioso in Val Padana: parlerà sempre e solo male di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni.

Pure se dovessero dire e fare delle cose intelligentissime.

Anzi, sarà più cattivo con la leader di Fratelli d’Italia, “perché lei è il peggio”, annuncia candidamente Stefano Feltri,
il giovane direttore già asservito ciecamente al suo editore e al fenomeno social degli “haters”,
che dovrebbero – in teoria – risparmiare i giornalisti. E invece…


“I giornali imparziali – spiega oggi Feltri nel suo editoriale – non esistono, quelli onesti dichiarano le proprie preferenze.

Domani difenderà le ragioni della democrazia liberale, nella quale decide la maggioranza, ma nel rispetto dei diritti di tutte le minoranze.

La storia della democrazia liberale si intreccia a quella del libero mercato, che in Italia viene sempre limitato e distorto per difendere rendite e privilegi, di solito a spese dei contribuenti”.

Dunque, secondo Feltri, l’imparzialità, come aveva affermato ieri, non solo non esiste ma va declinata a senso unico.

Contro il centrodestra.


” Salvini è un pericolo ma anche il sintomo di un pericolo più grande, quello di una politica basata solo su slogan,
semplificazioni che poi portano a prendersela con le minoranze fragili.

Ma Fratelli d’Italia è molto peggio della Lega di Salvini perché almeno la Lega ha una classe dirigente anche a livello locale. Meloni non ha neanche quella”.

Il direttore del nuovo quotidiano non considera pericolosa, invece, la sinistra, i grillini, il Pd, il suo editore, tutti bravi, tutti preparati, tutti pieni di idee.

L’accoppiata Feltri-De Benedetti promette bene: di questo passo, oltre a fare il solletico a Meloni e Salvini, lo farà anche agli odiati colleghi di “Repubblica“ ?
 
Che bella la moneta elettronica e tenere i soldi in banca .......



Non c’è pace per i clienti di Unicredit.

Un altro giorno di passione per i correntisti del credito bancario che già nella mattinata di ieri, lunedì 14 settembre, ha avuto notevoli problemi.
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Dopo l’ora di pranzo sembrava tutto risolto.

E invece questo martedì non sembra andare meglio.

Ancora una volta down l’accesso al sito di home banking.

Non tutti i clienti riescono a entrare e quelli che dopo vari tentativi ci riescono, hanno una brutta sorpresa: il loro conto risulta azzerato.

Tranquilli, i vostri soldi non sono andati persi per sempre.


Si tratta più che altro di un problema di rappresentazione informatica.

Nessun hacker è riuscito a violare il sito e a impossessarsi dei soldi.

Sono al sicuro, solo che per il momento sono in stallo e non possono essere toccati.

Ieri il problema sembrava essere stato risolto e invece oggi siamo daccapo.


La banca guidata da Jean-Pierre Mustier ha messo in campo i suoi informatici per cercare nel più breve tempo possibile di risolvere il problema.
Questa volta si spera per sempre.

Secondo quanto reso noto dalla stessa banca di piazza Gae Aulenti, tutto dovrebbe risolversi entro poche ore.

Tramite Twitter e gli altri social, Unicredit si sta scusando con i propri clienti per il disservizio causato loro e assicura che stanno
“lavorando per risolvere il prima possibile la problematica in corso”.

Impossibile quindi questa mattina accedere ai conti online ed effettuare bonifici e pagamenti.


Sul sito downdetector.itci si può rendere conto benissimo dell'entità del problema.


Inoltre, alcuni bonifici effettuati negli scorsi giorni non sarebbero ancora stati elaborati.

Con carte di credito e bancomat la situazione non sembra andare meglio.


Chi oggi pensa di fare la spesa e pagare con la carta, deve mettere in conto che potrebbe non riuscirci.

Meglio quindi portarsi i contanti o rimandare gli acquisti a un altro giorno.

Come riportato dal Corriere della Sera, un cliente ha scritto:

“Stamattina i clienti Unicredit che accedono alla home banking da Pc trovano un avviso in merito a problemi tecnici e impossibilità di accesso ai conti.
Chi invece accede da app e da mobile arriva fino alla schermata finale dove il conto risulta 0,0 euro... Non una bella sensazione”.


Un incubo. L’assistenza clienti è stata presa d’assalto anche oggi.

1600168540-unicredit1.JPG


Tra i vari messaggi quello di una donna che questa mattina ha cercato di pagare con la propria carta di credito il supermercato.

L’importo era di 110 euro.

Niente da fare.

Dopo tre tentativi, alla fine ha dovuto rinunciare a qualche acquisto per scendere alla cifra che aveva disponibile in contanti.

Però, ha scritto :

“Alle 11:22, dopo un’ora, mi sono arrivati sullo smartphone 3 sms di avvenuto addebito per 110 € l’uno”.

Alla sua domanda di intervenire in qualche modo, le è stato risposto

“di attendere qualche giorno la gestione dei problemi avvenuti da parte della Sede centrale di Unicredit”.

questo è NIENTE di fronte alla scandalosa gestione della piattaforma trading di poste italiane, almeno per il periodo 2017 e 2028 dove posso testimoniare che a ogni forte oscillazione ribassista indice ANDAVA IN TILT...........e dal call center dopo una PERIPEZIA di tentativi e giri di menù, se rispondevano, non avevano mai una soluzione al problema.
questi blocchi portano al trader l'impossibilità di vendere, quindi senza stop loss la perdita è assicurata, o viceversa di comprare basso.
guarda caso a stabilizzazione indice la piattaforma tornava fruibile E DURANTE BLOCCO IL RESTO SERVIZI FUNZIONAVA.
ora, non so se questi blocchi erano pilotati, ma so che fare trading con poste italiane è rischioso, tanto che io vi ho chiuso la custodia titoli.
p.s. partiti con offerte TRADINGBOX pian piano hanno tolto pure i 5 livelli, una gestione da CALCI IN CULO!!!:mad:
raccomandazioni 6306472056-alle-poste-ho-chiesto-due-raccomandate-e-si-sono-alzate-in-cinque_a.jpg
 
Verrà recapitata nelle prossime ore all’indirizzo dell’Enel, in vista del Cda del gruppo previsto domani,

l’offerta di Macquaire per la quota in Open Fiber, la società delle rete in fibra detenuta in modo paritetico con Cdp.



La proposta, che segue una manifestazione di interesse di tre mesi fa,
è stata rivista al rialzo superando la valutazione che poneva l’asticella dell’enterprise value (equity e debito) oltre i 7 miliardi di euro.

A un ritocco hanno contribuito, oltre ai risultati della due diligence concessa al fondo australiano,
il colpo di acceleratore impresso a fine agosto dal Governo per arrivare a far nascere una Rete Unica.

Il percorso cominciato con il memorandum of understanding siglato da Cdp con Tim prevede la fusione di Fiberco, varata dal gruppo di tlc, con Open Fiber.


Di mezzo c’è l’incongnita sul passo indietro di Enel al quale si rivolge Macquaire per acquistare l’intera quota del 50 per cento o una parte minore.


In attesa del board di Enel di giovedì, che sulla carta è un cda ordinario ma nel quale si attende venga esaminata l’offerta in arrivo da Macquaire, domani si riunisce anche l’Agcom.


Fra i punti all’ordine del giorno c’è una prima informativa su Fiberco, la società cui Tim conferisce una parte della sua rete secondaria.

Si tratta di un primo contatto con una materia per la quale si prospettano tempi lunghi.

E che passerà nelle mani del nuovo consiglio dell’authority che si insedierà a fine mese.


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