PREFERIREI MORIRE DI PASSIONE CHE DI NOIA.

Moneta elettronica ? ......se la conosci....la eviti.

Il contante è LA SOLA MONETA A CORSO LEGALE come da Codice Civile.


Pessimo avvio di settimana per i clienti di Unicredit.

Dalle 9 alle 12 di lunedì 14 settembre
, parecchi servizi offerti dalla banca sono risultati completamente irraggiungibili.

I sistemi informatici del gruppo sono stati vittima di anomalie generalizzate che hanno impedito agli utenti
di accedere ai propri conti correnti online tramite l’home banking, effettuare operazioni e persino pagare o ritirare denaro contante al bancomat o pagare con carta.


I disservizi hanno avuto inizio nella mattinata di oggi poco dopo le 9.


Tra i problemi segnalati dai clienti di Unicredit ci sono stati soprattutto l’impossibilità di accedere ai conti sia da pc che da smartphone tramite app,
ed effettuare pagamenti sia online e persino nei negozi con bancomat e carte. I problemi hanno riguardato l’intero territorio nazionale.



Scorrendo i commenti dei clienti Unicredit sui social, si comprende che l’accesso al proprio account personale del sito
è stato bloccato da un non meglio precisato “errore tecnico” o da un messaggio che recitava:

“Si è verificato un errore imprevisto”.


Tutto questo anche mentre molti utenti tentavano, invano, di pagare attraverso il bancomat negli esercizi commerciali, vedendosi rifiutare la transazione.
 
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Ricordiamo che il Governo si sta impegnando allo spasimo per trasformare tutti i pagamenti in forma elettronica.

Oggi invece saranno felici i possessori di contanti che, almeno, hanno avuto disponibilità del proprio denaro.

Un mio amico cattivello ha detto che questo è il “Test del corralito“,
cioè un test per la segregazione monetaria in vista dell’uscita dell’Italia dal Target2,
cioè dal sistema di pagamento unico europeo nel quale siamo in forte disavanzo,
cosa che ai tedeschi non piace.


..........Naturalmente è tutto uno scherzo…. oppure no.
 
Il sempre ottimo Giuseppe Liturri su Start magazine ci dà un riassunto fattivo ed efficiente
di quanto emerso all’Eurogruppo di venerdì scorso, che ha discusso la riforma del MES con integrazione del backstop per il sistema bancario.

Un quadro che si presenta quanto mai fosco per l’Italia.

Ora dato che Giuseppe ha scritto molto bene , quanto noi in questo caso non potremmo,
vi ripropongo completamente un brano per poi commentarlo:


“Parole che confermano che la riforma del Mes è ormai cosa fatta e che il dibattito si è spostato solo sull’eventuale anticipo, a fine 2021,
della operatività del paracadute (backstop) al Fondo di Risoluzione Unico per le crisi bancarie (Srf),
seconda gamba ancora incompleta della, ancor più incompleta, unione bancaria.

Ora noi, non conoscendo le condizioni del congelatore del ministro, non ci fidiamo delle sue parole e ci lasciamo guidare dalla lettura degli atti.

E la contraddizione tra le prime ed i secondi è evidente :

Infatti la risoluzione parlamentare del 11 dicembre 2019 impegnava il governo a

“mantenere la logica di pacchetto (MES, BICC, Unione bancaria) […]

In particolare, escludere interventi di carattere restrittivo sulla detenzione di titoli sovrani da parte di banche ed istituti finanziari

e comunque la ponderazione dei rischi dei titoli di stato attraverso la revisione del loro trattamento prudenziale,

ed escludendo le disposizioni che prevedono una contribuzione degli istituti finanziari all’EDIS in base al rischio di portafoglio dei titoli di stato”.



Quindi Gualtieri ignora per ben due volte il mandato parlamentare:

non rispetta la logica di pacchetto a cui l’aveva impegnato il Parlamento, lasciando che la riforma del Mes proceda indisturbata

ed addirittura ragionando senza alcuna remora sull’anticipo del paracadute al Srf fornito dal Mes.



Inoltre, ben consapevole della pericolosità della proposta tedesca di garanzia comune sui depositi (Edis)
che prevede proprio ciò che il Parlamento ha recisamente voluto escludere
lascia che questa proposta resti sul tavolo e proceda con i suoi tempi.

Ci chiediamo quale potere contrattuale potrà mai avere Gualtieri in futuro quando, approvata la riforma del Mes,
dovrà avere il coraggio di respingere la proposta tedesca.

Il timore che anche questa passi, magari sulla pressione di qualche “fate presto” inventato ad hoc, non è infondato.

Ma tutta questa fretta – metodo abituale in Europa, quando il gioco si fa duro –
sui tempi di definitiva approvazione della riforma del Mes genera altri sospetti.



Poiché il Srf è alimentato dai contributi delle banche ed è previsto che raggiunga il suo livello definitivo di 55 miliardi ad inizio 2024,

cosa nasconde la volontà di sostenerlo, già entro il 2021, con ulteriori 68 miliardi prestati dal Mes, qualora esaurisca le sue disponibilità?


C’è forse qualche grande banca in giro per l’Europa che somiglia più ad uno zombie?


Qualche lontano scricchiolio del sistema bancario spagnolo e francese avvalora questo sospetto.


Poiché il nostro Paese nel 2010-2012 ha già salvato una volta, via prestiti bilaterali e dell’EFSF agli ellenici,

le banche tedesche e francesi incaute creditrici, non vorremmo che la storia si ripetesse.



Inoltre Gualtieri crede che noi non ricordiamo che a gennaio l’Eurogruppo concordò
di condizionare l’eventuale anticipo del backstop a favore del Srf, alla verifica, da eseguirsi nel corso del 2020,
di sufficienti progressi nella riduzione dei rischi nei bilanci bancari ?


Come crede sia possibile eseguire tale valutazione nell’attuale scenario di crisi finanziaria, che promette una nuova impennata di prestiti inesigibili?


Gualtieri tenta di farci digerire la riforma del Mes parlando solo del paracadute per le banche ma ci nasconde il peggio:

la valutazione preventiva della sostenibilità del debito e l’uso di parametri automatici (per noi penalizzanti)

per spedirci direttamente tra i beneficiari della linea di credito a condizioni rafforzate (ECCL) con tanto di misure correttive.

La trappola perfetta per installare la Troika a Palazzo Chigi”.



Appare chiaro che i paesi nordici e la Francia prevedono dei forti problemi per i loro sistemi bancari,
come del resto si è già avuta avvisaglia questa primavera, con i pessimi risultati di alcuni istituti francesi
ed i dati non rassicuranti sull’esplosione degli asset Level 3 (leggasi NPL nascosti) in altri istituti tedeschi e nordici.

Del resto Deutsche Bank si mangia un terzo della propria patrimonializzazione solo con questo tipo di attivi fantasma
e potete capire come sia grave la tempesta che si sta preparando.

Inoltre la crisi economica farà inevitabilmente crescere le sofferenze mettendo in difficoltà i sistemi creditizi.

Quindi Francia e Germania hanno messo l’acceleratore sul meccanismo SRF di risoluzione del sistema bancario.

Vista la fretta di Francia e Germania noi potevamo introdurci in questo cuneo chiedendo, come da mandato parlamentare del 2019,
che tutto il discorso sulla ponderazione del rischio dei titoli di stato, che ci spedisce direttamente in default,
venisse escluso completamente dalla discussione, anche perchè comunque la BCE sta facendo il suo lavoro
ed il calcolo in questione diventa poco più che teorico.

Invece, come sempre , Gualtieri ha fatto finta di battersi, ma in realtà ha calato le braghe

e si va avanti nella definizione del SFR e del EDIS come dei treni, anzi si anticipa il tutto alla fine del 2021.



Quest’uomo, incapace o personalmente troppo compromesso con l’Europa, ci sta conducendo al baratro ed al fallimento,

novello Nerone che strimpella la chitarra mentre Roma brucia ed a questo punto si rende ancora più necessaria

la presenza di un diverso governo che veramente abbia a cuore l’interesse nazionale e che ponga paletti rigidi ed assoluti su questi temi.


Poi, con calma, si potrebbe anche mandare il ministro davanti a qualche tribunale per evidente violazione del mandato parlamentare vincolante.
 
Avevo scritto "un giorno" ? Et voilà.

45.000.000 milioni di euro che andranno a finire in discarica........



Le scuole hanno riaperto, ieri, in tutta Italia e le polemiche hanno già infiammato le cronache.

I protocolli per la ripartenza ci sono, ma sono ancora confusionari e lo dimostrano gli assembramenti
che si sono verificati fuori dai cancelli per l'espletamento delle operazioni di consegna delle mascherine e per l'igienizzazione

Ma gli assembramenti all'ingresso non sono che la punta di grande iceberg,
che si mostra nella sua quasi interezza quando si mette piede nelle classi.

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Tra le immagini simbolo della giornata di ieri c'è una foto, che dà ampia visibilità con un tweet,
ad uno scatto realizzato all'interno di una classe di una scuola elementare di Genova.


Qui, i bambini sono stati fatti mettere in ginocchio a scrivere sulle sediole in attesa dei banchi.


Un'immagine molto forte che ha fatto rumore ma che non è purtroppo un caso isolato.

Scorrendo nei social si trovano video fatti dagli stessi ragazzi, costretti a scrivere sulle gambe perché ancora non ci sono i banchi a disposizione.


Protagonisti del filmato sono i famosi banchi a rotelle, presentati e difesi da Lucia Azzolina come investimento per la scuola del futuro in Italia.

Il video è stato pubblicato su TikTok nella serata di ieri ed era inevitabile che diventasse virale, viste le polemiche suscitate dalla scelta di questi banchi.

Sono 2,5 milioni le visualizzazioni per la clip originale e migliaia i commenti che hanno invaso il profilo dell'autore.

A fronte di tutto questo, il ragazzo che l'ha pubblicato ha tenuto successivamente a specificare nei commenti che il video risale al 2017.
Una precisazione successiva alla pubblicazione.
Tra gli oltre 8200 commenti ce ne sono tanti che mettono in dubbio la datazione fornita dal ragazzo,
mentre c'è chi sostiene che fossero già presenti in alcune scuole come parte di un progetto pilota avviato circa 4 anni fa.

C'è chi supporta la versione dell'assenza delle mascherine come prova che il video sia datato
ma a questi rispondono altri ragazzi, obiettando su questa versione.

"A noi le mascherine non le fanno mettere in classe", dice un giovanissimo studente.

Immancabili anche i commenti dei giovani che, vedendo le potenzialità dei banchi a rotelle,
si lamentano che nelle loro scuole non siano ancora arrivati e desidererebbero replicare quanto fatto dai giovani del video.

Questo era uno dei punti deboli contestati al ministro Lucia Azzolina quando erano stati presentati i banchi con le rotelle,
ma la titolare del dicastero dell'istruzione non ha fatto marcia indietro e il bando è stato indetto.


La campanella è suonata da appena 24 ore e già diverse previsioni di chi ha contestato il piano per la ripartenza, sono diventate realtà.
 
Tutta colpa del Covid?

La scuola della riapertura va nel pallone soltanto per colpa di un microbo, o la responsabilità unica e vera è solo degli “umani”?

Partiamo da un assunto: i piccoli della scuola primaria dell’obbligo sono come tanti soldatini,
qualora li si investa di un compito da grandi (proteggere i loro genitori, nonni).

Siccome i riferimenti al famigerato Ventennio ci hanno letteralmente straziato (i balilla, i piccoli italiani),
prendiamo stavolta a mo’ d’esempio la Cina (sì: proprio quella di Xi Jinping!) e soffermiamoci solo per un attimo
sul suo esemplare sistema educativo della scuola primaria, con bellissimi bambini assolutamente disciplinati
e composti nelle loro file ordinatissime in divisa, eccezionalmente motivati e brillanti (in onore e gloria del grande Partito comunista cinese)
per quanto riguarda il merito scolastico, cui le loro famiglie tengono moltissimo, senza alcuna distinzione di ceto e di censo.

Vorremmo poter copiare la Corea del Sud per la sua splendida organizzazione territoriale anti-Covid e pandemie similari,
ma non diciamo nulla sull’organizzazione scolastica marziana della Cina, con i suoi centinaia di milioni di bambini nella prima età scolare?

Come sono stati educati questi eserciti immensi di piccini a fronteggiare gli stessi rischi e pericoli che incontreranno (e incontrano) i nostri scolaretti?

Davvero anche loro saranno (sono) orfani inconsolabili dei loro compagni di banco?

Silenzio.

Evidentemente, abbiamo fatto decoupling Cina-Occidente anche sul versante del merito, tacendo sulla nostra evidente arretratezza.


Mes o non Mes (ma sempre mess, che all’inglese significa “caos”, da noi permanente),
si sono già spesi in deficit cento miliardi di euro in assistenza pubblica a orizzonte pieno,
in modo da accontentare tutte le categorie rappresentative e i clientes politici di questo mondo
(incuranti che a pagarli saranno quelli che oggi vanno in prima elementare, seguiti dai loro figli e nipoti),
ma non si è pensato a sistemare le scuole pur avendo avuto ben sei mesi per farlo,
comprese le direttive già emanate a marzo dal famigerato Comitato tecnico scientifico.

La colpa, però, è di tutti: politici; sindacati della scuola, in primis; famiglie; insegnanti; dirigenti; burocrati; esperti di ogni genere e grado.

Ernesto Galli della Loggia ha già detto da par suo come il sistema scolastico sia completamente bloccato,
perché costretto alla più assurda arretratezza dalla battaglia di totale retroguardia condotta dalla miriade di sindacati e sindacatini di categoria
che, nei decenni, hanno impedito qualsivoglia accertamento sia del merito scolastico, che delle performance (risultati) degli insegnanti,
preferendo incondizionatamente, da parte di tutte le sigle, l’assunzione ope legis di chi doveva andare in cattedra.

Senza mai che politici e burocrati tenessero conto del fatto che, per insegnare e trasmettere il Sapere, ci vuole talento, che solo madre natura sa dare in dote dalla nascita.

Per chi non ce l’ha, occorre acquisirlo con fatica, studiando e sperimentando metodi e applicazioni.

Mai che qualcuno abbia minimamente accennato al fatto che l’idoneità all’insegnamento non è per sempre,
ovvero che occorrono controlli accurati nel tempo per la verifica del mantenimento delle relative capacità e doti caratteriali.

Eppure, la rivoluzione, volendo, è a portata di mano.


Basta eliminare il 95 per cento dei burocrati ministeriali (riciclandoli o mettendoli in aspettativa a vita, al 70 per cento dell’attuale stipendio),
per poi equiparare pubblico e privato, ricordando che la Costituzione fa obbligo allo Stato soltanto di garantire la libera istruzione per tutti,
senza obbligarlo al reclutamento di milioni di docenti e al pagamento fisso a vita dei loro stipendi mensili!
 
Si può rivoluzionare il sistema partendo dalla seguente, semplicissima considerazione.

Lo Stato, come ben sappiamo, per erogare l’istruzione dell’obbligo si comporta come una rete idrica fallata:
brucia nella fornace dei disservizi una marea di miliardi di euro, a causa delle sue irrimediabili carenze strutturali.

Allora, la soluzione è semplice: fare di tutti gli insegnanti dei liberi professionisti (in modo che possano guadagnare il triplo di quanto facciano oggi),
consegnando loro chiavi in mano tutti i plessi scolastici di ogni ordine e grado compreso tutto ciò che essi contengono,
in modo che si auto-amministrino e auto-organizzino la didattica.



Il loro reddito verrebbe semplicemente fuori da un bonus per studente (distribuito in base all’età e al reddito familiare goduto) finanziato,
per quanto riguarda l’istruzione scolastica primaria, secondaria e superiore, con la spesa pubblica totale per l’istruzione.

Lo Stato, cioè, non erogherebbe più un euro di spesa diretta, stipendi compresi!

Un Fondo strutturale Scuola, sempre formato con le attuali dotazioni statali complessive,
garantirebbe prestiti allo 0,5 per cento di interesse per ristrutturazioni, acquisti di beni e servizi, consulenze comprese.

Per singolo plesso, gli insegnanti e il personale non docente, costituitisi in entità autonome collettive,
nominano i loro dirigenti e gestiscono direttamente l’organizzazione della didattica e dei servizi.

Per i programmi, non serve il ministero: basta copiare quelli europei.

Sempre il fondo, erogherebbe delle student card personalizzate, in modo che gli studenti possano scegliere da un elenco di docenti abilitati
da chi farsi assistere per ore supplementari di lezione, costruendo così un vero e proprio mercato esterno del merito comparativo.

Cosa importantissima: occorre che tutti i docenti superino una nuova, severa e selettiva prova di abilitazione (con verifica periodica dei requisiti)
affidata ad un’Autorità del tutto indipendente ed esterna ai ministeri e alla Pubblica amministrazione,
che provveda al relativo classement (con punteggi numerici), al quale possono attingere anche gli istituti privati.

Lo dico a Galli della Loggia: caro prof, perché non proviamo a risolvere così il problema?
 
Il concorso vinto dalla Ministra Azzolina, che l’ha resa dirigente scolastico,

è attualmente sottoposto a nove ricorsi al TAR perchè segnato da grandissime irregolarità.


Però questi ricorrenti, e probabilmente molti altri aventi dirittto, hanno difficoltà ad affermare le proprie ragioni
perchè la Azzolina ha reso segreti i risultati del concorso, non consultabili.


Il tutto alla faccia della famosa trasparenza dei Cinque Stelle.



Però intanto sei procure stanno già indagando su questo concorso per le sue irregolarità, ma questo non lo leggerete su Repubblica o il Corriere….



Fioramonti , predecessore della Azzolina, rese trasparenti le prove dei concorsi per la scuola.

La Azzolina si oppone, perchè prese parte al concorso.

Quanto ha preso il ministro in Informatica?

Quanto in Lingue Straniere ?

Non è che ha paura di far vedere le vere valutazioni delle sue prove?

Paragone conosce i suoi risultati, perchè non li rende pubblici?
 
Dobbiamo scusarci tutti con Manlio Di Stefano, quello che pensava che Beirut fosse in Libia, come ricorderete da un suo famoso Tweet:


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Perchè ci sono persone molto meno colte del buon sottosegretario,

e con l’enorme aggravante di lavorare in team e per le massime autorità europee.


Gli eurodeputati di Syriza hanno inviato una lettera di denuncia al capo della Commissione europea Ursula Von der Leyen

ed al presidente del Parlamento europeo David Sassoli dopo che i servizi dell’esecutivo

hanno dichiarato in una risposta scritta ufficiale che la chiesa di Santa Sofia di Istanbul si trova … a Cipro.



I deputati hanno affermato che è inaccettabile che la Commissione ignori dove si trovi uno dei simboli più importanti del patrimonio cristiano.

Alla fine di luglio, il governo turco ha deciso di trasformare Hagia Sophia, patrimonio mondiale dell’UNESCO, in una moschea,
suscitando forti reazioni in tutto il mondo ed un’interrogazione alla Commissione da parte dei legislatori di Syriza.

La risposta però riporta quanto segue:

La Commissione segue da vicino la situazione dei monumenti religiosi e culturali nelle aree non sotto l’effettivo controllo della Repubblica di Cipro

e attribuisce grande importanza alla conservazione del patrimonio culturale
“.

Nell’ambito del Programma di aiuti per la comunità turco-cipriota, ha fornito quasi 20 milioni di euro dal 2012

per sostenere le attività del Comitato tecnico sul patrimonio culturale, che includono la conservazione di diverse chiese

nelle aree non sotto l’effettivo controllo della Repubblica di Cipro
“, ha aggiunto.


QUINDI PER LA COMMISSIONE EUROPEA SANTA SOFIA NON E’ A COSTANTINOPOLI-BISANZIO-ISTANBUL, MA A CIPRO.


Ora come può la Commissione europea, dominata in modo assoluto a Lituani , Lettoni, Tedeschi ed olandesi
che NULLA sanno del Mediterraneo a tutelare Italia, Grecia, Cipro e Spagna?

Semplicemente non lo faranno perchè sono TOTALMENTE IGNORANTI dell’Europa Meridionale.

Noi tolleriamo che questa gente, che magari non sa neppure dove sia San Pietro, che non sa nulla della storia Greco-Romana, ci comandi a bacchetta.


Però la colpa è nostra.
 

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