Una pletora di ignoranti.
«Se vincerebbe il Sì», è riuscito a dire l’incorreggibile Di Maio nei giorni scorsi, parlando del referendum sul taglio dei parlamentari.
Un voto a cui i 5 Stelle si aggrappano, per tentare di nascondere lo squallore assoluto in cui sta annegando il partito-caserma creato da Grillo,
l’ex comico che nei giorni scorsi avrebbe mandato all’ospedale un giornalista di Mediaset, Francesco Selvi, che tentava di intervistarlo.
«Se vincerebbe il Sì», ha osato dire l’ex vicepremier e attuale ministro (degli esteri).
A proposito: l’Italia – ormai sparita persino dalla Libia – non ha più uno straccio di politica estera.
Quanto alla politica interna, se la fa dettare per intero dall’Agenda Mondiale dell’Emergenza,
elaborata da quella stessa “casta” che fece la fortuna dei grillini, nati come alternativa elettorale (giustizialista) agli abusi dei soliti noti.
Non poteva trovare esecutori più docili, il peggior potere internazionale:
nessuno, come i grillini, sa obbedire – all’istante – anche agli ordini più indecenti.
E nessuno come i grillini ha saputo tradire in modo così atroce gli ingenui elettori, che avevano creduto
alle favole sull’Ilva,
sul gasdotto Tap,
sulla Torino-Lione,
sulle trivelle in Adriatico,
sugli F-35.
In altre parole: su tutto.
La beffa più ignobile?
La promessa di abolire l’obbligo vaccinale, imposto da Big Pharma tramite Beatrice Lorenzin, sapendo di poter fare dell’Italia un paese-cavia, data l’inconsistenza della sua classe politica.
In questa catastrofe epocale, ancor prima che il mondo intero venisse declassato a reparto ospedaliero popolato di pazienti in libertà vigilata,
la narrazione del grillismo riesce a deformare anche il grottesco, con le deprimenti sgrammaticature di Di Maio
e le solennità tragicomiche ricamate attorno alla barzelletta del misero reddito di cittadinanza, grazie alla quale poi dichiarare «abbiamo sconfitto la povertà».
Tutto questo, un minuto prima che il sistema-Italia si impoverisse per intero e in modo spaventoso, in un colpo solo,
precipitando nel baratro del Pil (-15%) per effetto del lockdown “cinese” imposto dall’Oms al prestanome che siede a Palazzo Chigi.
Anche lui, l’ex “avvocato del popolo” (in realtà, del potere vaticano amico della Cina), è un regalo del grillismo che ha ingannato il Belpaese,
fuorviandolo, proprio mentre cresceva l’insofferenza verso la classe politica.
L’ipnosi collettiva ha sdoganato scemenze come il mitico “uno vale uno”,
nella caserma politica fondata dal padrone Casaleggio (con Enrico Sassoon) e capitanata dal demiurgo Grillo,
che Alessandro Meluzzi definisce «un vecchio arnese del potere democristiano», trasformato in utile pedina dell’élite finanziaria mondiale.
«Grillo era in quota alla sinistra Dc alleata dell’ex Pci, e fu chiamato a bordo del Britannia,
al servizio dei poteri forti intenzionati a depredare l’Italia, per poi essere riciclato come finto rivoluzionario,
allo scopo di depistare la rabbia di milioni di italiani e impantanarla su lidi innocui».
Luigi Di Maio è un esemplare perfetto, dello zoo grillino.
Prima con Salvini, poi contro.
Prima coi Gilet Gialli, poi con Macron.
Prima contro l’euro, poi in ginocchio di fronte alla Merkel («ce l’avessimo in Italia, un politico così).
Se il mandante occulto è l’élite del Britannia – la “casta”, tradotto in grillese – è persino ovvio che l’ordine sia sempre lo stesso:
tagliare l’Italia, rimpicciolendola.
Viva la Cina, dunque: e se Pechino non ama la democrazia, tanto meglio.
Del resto, dal lockdown in poi, è proprio la democrazia ad esser stata tagliata, anche in Italia, e nel modo più brutale, nel silenzio-assenso degli zelanti grillini.
Il Parlamento non piaceva granché a Mussolini, e nemmeno a Licio Gelli.
Il taglio dei parlamentari era nei piani della P2, ma anche nell’orientamento politico dei magistrati di Mani Pulite,
che rasero al suolo i partiti della Prima Repubblica proprio mentre i signori del Britannia allungavano le mani sull’Italia, ormai indifesa.
Chiusa la parentesi Berlusconi, comparvero loro: i rivoluzionari all’amatriciana.
In pochissimi anni, fino all’attuale apocalisse targata Giuseppe Conte,
i grillini sono riusciti a distruggere anche l’ultimo barlume democratico:
la fiducia nella possibilità di una politica degna.
Scontato, oggi, che premano per tagliare il Parlamento: cosa che andrebbe in porto, «se vincerebbe il Sì».
Come resistere, alla tentazione di dare un dispiacere a Di Maio?