Giusto per non dimenticare la voce delle prostitute....
SPACE (Survivor of Prostitution-Abuse Calling for Enlightenment, “Sopravvissute Promuovono la Consapevolezza sulla Violenza della Prostituzione”,
Space International) è una nuova organizzazione internazionale formata inizialmente da cinque donne irlandesi per dare voce a donne che sono sopravvissute alla realtà di abuso della prostituzione. SPACE include adesso membri dall’Irlanda, Inghilterra, USA e Canada. È un’organizzazione indipendente e il membro fondatore è Rachel Moran.
SPACE ha raccolto varie testimonianze di donne che si sono prostituite e presto invierà una lettera alle Nazioni Unite e al Consiglio d'Europa.
Prima di pensare ai soldi che il mercato del sesso porta ad uno stato, occorre soffermarsi sulle persone in posizione di debolezza in quel mercato.
Dicono, le donne di SPACE:
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Vogliamo opporci alla nozione fuorviante che la prostituzione e la tratta siano fondamentalmente diverse. Non lo sono e noi lo sappiamo dal momento che alcune di noi sono sopravvissute al sistema prostituente, alcune alla tratta e alcune, e questo è cruciale, ad entrambe. Molte di noi le cui esperienze rientrano nel termine "prostituzione" sono state sfruttate a fianco a quelle le cui esperienze rientrano nel termine "tratta", in entrambi i casi, sia sulle strade che nei bordelli. Ci sono anche quelle tra di noi che sono state prima sfruttate nella prostituzione attraverso la via della tratta e poi, più tardi, in quella che comunemente ed erroneamente è conosciuta come prostituzione "libera".
Noi sappiamo che il sesso prostituito non è un lavoro come un altro, sappiamo che è un abuso sessuale dietro compenso in denaro. Noi chiediamo in questa lettera aperta che voi, nelle Nazioni Unite e nel Consiglio d’Europa, consideriate prima di tutto e poi capiate la vera natura di quello che succede alle donne e alle ragazze nel mercato del sesso. Alcune
sono prostituite direttamente a causa di alcune circostanze difficili della loro vita, altre ingannate nella convinzione che il mercato del sesso offra una sorta di autonomia o via di fuga. Altre sono intrappolate con modalità fisiche molto più coercitive, ma una donna che è stata vittima di tratta è alla fine anche prostituita, dal momento che la prostituzione è la conseguenza ultima della tratta.
Noi donne e ragazze prostituite e vittime di tratta esistiamo l’una a fianco all’altra e allo stesso modo veniamo sfruttate l’una a fianco all’altra, e non siamo persone che potete semplicemente etichettare come libere e forzate. L
a nostra libertà ci è stata sottratta in modi diversi, questo è certo, ma vi preghiamo di smettere di credere che la nostra oppressione sia in se stessa diversa. Noi non rivendichiamo, come fate voi, che le nostre esperienze sono diverse, noi affermiamo invece che, nel modo più assoluto, sono la stessa cosa – e che abbiamo diritto ad affermarlo con forza dal momento che abbiamo vissuto quello di cui voi state parlando. Quando voi formulate raccomandazioni legislative in cui ci dividete in categorie diverse, voi ci ignorate, e noi non accettiamo più di essere ignorate.
Alcune delle vostre dichiarazioni pubbliche hanno preso per buono e hanno favorito la diffusione del falso presupposto secondo cui quelle di noi che sono state prostituite attraverso la tradizionale via della povertà e dell’indigenza non possono essere paragonate a quelle di noi che sono state prostituite attraverso la via della tratta. State sbagliando. Vi preghiamo di ammettere che avete commesso un errore, errare è umano. E vi preghiamo di ricordarvi, prima di tutto, che non tutte le catene sono visibili o tangibili e che talvolta i lacci più stretti che ci legano non sono per niente visibili all’occhio umano.
(...)
Le ragazze che lavorano nei bordelli, quanto sono libere?
E che senso ha, spacciarle per libere, se non quello di rendere legittimo l'utilizzo del loro corpo?
E che senso ha dire che "Meglio in un posto caldo e pulito, che in strada?" quando quel posto caldo e pulito è un'immensa bugia che "giustifica" l'abuso sulle ragazze che ci lavorano e lo nasconde, mantenendo, comunque, lo stigma?
Le ragazze di bordelli (quasi tutte) non sono giovani donne consenzienti e felici di vendersi al primo uomo che le paga. Sono nella grandissima maggioranza de casi, ragazze povere e senza reali possibilità di un lavoro decente
nel loro paese. E, infatti, si vendono nel ricco occidente, scappano dal loro paese.