Claire
ἰοίην
Dall'articolo postato da Fernando's, estraggo questo pezzo:
Trasferire questo stigma dalla prostituta al cliente non affronta alle radici il nodo complesso che lega nel nostro tempo sesso e consumo, sfera dell’intimità e mercato. Un nodo che chiama in causa cultura del corpo, cultura dell’immagine, commercializzazione delle emozioni. E che interroga la costruzione della sessualità e del potere maschile ad un livello meno superficiale di quello toccato da una previsione di legge che disegna una fantomatica popolazione di “perversi” e “malati”, incapaci di aderire a una presunta norma che distingue il “buon” sesso dal “cattivo” sesso. La prostituzione ci parla non di una devianza (sociale, criminale) ma della “normalità” del maschile. La normalità che riguarda uomini clienti e non clienti, che hanno in comune un immaginario, una cultura, una concezione della sessualità. Il desiderio maschile che si esprime attraverso lo scambio sesso-denaro non riguarda solo la prostituzione ma riguarda più in generale relazioni tra i sessi fondate su un’asimmetria di desiderio tra uomini e donne. Non due soggetti, ma un soggetto e un oggetto. Il desiderio è uno ed è maschile, alla donna restano ruoli connessi alla sua disponibilità: alla cura, al piacere altrui. «Seduzione e maternità sono due “corazze” pesantemente collocate sul corpo e sulla sessualità femminile, e non basta certo la consapevolezza nuova affiorata alla storia dopo secoli di sottomissione a scrollarseli di dosso», scriveva qualche tempo fa Lea Melandri su questo blog.
Per questo io parlo di educazione: è il solo sistema. Tutto il resto sono solo palliativi destinati all'insuccesso.
Se dovessi scegliere, però, una misura "emergenziale" da mettere in atto intanto che si formano nuove generazioni di persone migliori, in questo senso, tra il punire la prostituta, il punire il cliente e il riaprire i bordelli, sceglierei la punizione del cliente.
Perché la punizione della prostituta non fa che aggiungere un danno alle condizioni già brutte in cui versa e riaprire i bordelli rischia di essere un'operazione che aumenta la criminalità che vi sta attorno (oltre che essere dannoso per le prostitute schiave, come più volte spiegato).
Il più libero di fare una scelta secondo coscienza, rispettosa degli altri (e anche di se stesso) è il cliente. Quindi colpire lui è il meno peggio. Certo non La Soluzione (maiuscolo).
Trasferire questo stigma dalla prostituta al cliente non affronta alle radici il nodo complesso che lega nel nostro tempo sesso e consumo, sfera dell’intimità e mercato. Un nodo che chiama in causa cultura del corpo, cultura dell’immagine, commercializzazione delle emozioni. E che interroga la costruzione della sessualità e del potere maschile ad un livello meno superficiale di quello toccato da una previsione di legge che disegna una fantomatica popolazione di “perversi” e “malati”, incapaci di aderire a una presunta norma che distingue il “buon” sesso dal “cattivo” sesso. La prostituzione ci parla non di una devianza (sociale, criminale) ma della “normalità” del maschile. La normalità che riguarda uomini clienti e non clienti, che hanno in comune un immaginario, una cultura, una concezione della sessualità. Il desiderio maschile che si esprime attraverso lo scambio sesso-denaro non riguarda solo la prostituzione ma riguarda più in generale relazioni tra i sessi fondate su un’asimmetria di desiderio tra uomini e donne. Non due soggetti, ma un soggetto e un oggetto. Il desiderio è uno ed è maschile, alla donna restano ruoli connessi alla sua disponibilità: alla cura, al piacere altrui. «Seduzione e maternità sono due “corazze” pesantemente collocate sul corpo e sulla sessualità femminile, e non basta certo la consapevolezza nuova affiorata alla storia dopo secoli di sottomissione a scrollarseli di dosso», scriveva qualche tempo fa Lea Melandri su questo blog.
Per questo io parlo di educazione: è il solo sistema. Tutto il resto sono solo palliativi destinati all'insuccesso.
Se dovessi scegliere, però, una misura "emergenziale" da mettere in atto intanto che si formano nuove generazioni di persone migliori, in questo senso, tra il punire la prostituta, il punire il cliente e il riaprire i bordelli, sceglierei la punizione del cliente.
Perché la punizione della prostituta non fa che aggiungere un danno alle condizioni già brutte in cui versa e riaprire i bordelli rischia di essere un'operazione che aumenta la criminalità che vi sta attorno (oltre che essere dannoso per le prostitute schiave, come più volte spiegato).
Il più libero di fare una scelta secondo coscienza, rispettosa degli altri (e anche di se stesso) è il cliente. Quindi colpire lui è il meno peggio. Certo non La Soluzione (maiuscolo).