Claire
ἰοίην
Con un linguaggio peraltro sconvolgente, a tratti impregnato di agghiacciante realismo cinico, un operatore di strada intervistato da Emilio Quadrelli nel saggio Corpi a perdere, incluso in La città e le ombre, libro scritto in collaborazione con Alessandro Dal Lago ( Padroni, servi e corpi a perdere - la Repubblica.it ):
"L'arrivo delle straniere [...] ha modificato i comportamenti dell'utenza [...] Con l'arrivo sul mercato di un "prodotto" estero ho assistito a un mutamento radicale del rapporto tra merce e acquirente e una scoperta dei tratti italiani molto significativi. Il maschio medio italiano [...] tende a frequentare con insistenza questa nuova prostituzione. Le molle scatenanti: il dominio e l'inferiorizzazione. Nei racconti che raccolgo prevale un desiderio e un diritto di praticare violenza senza che questa venga neppure in qualche modo contrattata. Non ci troviamo pertanto di fronte a degli amanti particolari del genere sado-maso, non ci troviamo di fronte a delle richieste tecniche, ci troviamo di fronte a un sentirsi padroni completi e totali di un altro corpo, un corpo da poter utilizzare e martirizzare perché per sua natura sottomesso."
E ancora:
"La molla attrattiva delle prostitute straniere non è dovuta né al prezzo, né alla bellezza, piuttosto e in maniera decisiva all'idea del diritto di conquista, del diritto alla dominazione che queste ragazze suscitano nell'utente. Va detto che l'utenza non ha né particolari connotazioni sociali, è pertanto decisamente interclassista, né connotazioni culturali. Può essere un operaio, un commerciante o un manager o un libero professionista."
Le osservazioni di questo operatore, peraltro confermate da altri ricercatori e ricercatrici come Bridget Anderson e Julia O' Connell Davidson che si sono interrogate sulle motivazioni che inducono i clienti a ricorrere alle donne prostituite straniere, sono così commentate da Emilio Quadrelli:
"I corpi delle donne straniere possono essere insultati, irrisi, colpiti, violati, usati sessualmente. [...] La brutalità non è estranea a un codice culturale di sottomissione degli stranieri, tollerabili solo [..] se in una posizione servile. La brutalità, dunque, sembra discendere più che da anomalie del comportamento, da una cultura ormai istituzionalizzata che assegna in partenza agli stranieri una posizione subordinata e strumentale [...] A noi sembra che questa cultura della sottomissione possa essere definita, senza esagerazioni, coloniale. Tipicamente coloniali sono l'ambivalente percezione (un misto di attrazione e repulsione) del corpo del nativo come lascivo, la sua rappresentazione come carne indifferente, priva di "anima" e di individualità, la sorridente indifferenza con cui il cliente umilia o brutalizza la donna - un comportamento analogo a quello del colonizzatore che spia le contorsioni di un nativo sotto la sferza. "
Ora vediamo se qualcuno ha ancora il coraggio e la convinzione di dirmi che nei bordelli tedeschi e olandesi dove la schiacciante maggioranza delle ragazze "libere" viene da paesi poveri e/o culturalmente arretrati, le ragazze esercitano la professione in condizione di sicurezza e se qualcuno ha prove concrete che in Italia le cose andrebbero meglio
"L'arrivo delle straniere [...] ha modificato i comportamenti dell'utenza [...] Con l'arrivo sul mercato di un "prodotto" estero ho assistito a un mutamento radicale del rapporto tra merce e acquirente e una scoperta dei tratti italiani molto significativi. Il maschio medio italiano [...] tende a frequentare con insistenza questa nuova prostituzione. Le molle scatenanti: il dominio e l'inferiorizzazione. Nei racconti che raccolgo prevale un desiderio e un diritto di praticare violenza senza che questa venga neppure in qualche modo contrattata. Non ci troviamo pertanto di fronte a degli amanti particolari del genere sado-maso, non ci troviamo di fronte a delle richieste tecniche, ci troviamo di fronte a un sentirsi padroni completi e totali di un altro corpo, un corpo da poter utilizzare e martirizzare perché per sua natura sottomesso."
E ancora:
"La molla attrattiva delle prostitute straniere non è dovuta né al prezzo, né alla bellezza, piuttosto e in maniera decisiva all'idea del diritto di conquista, del diritto alla dominazione che queste ragazze suscitano nell'utente. Va detto che l'utenza non ha né particolari connotazioni sociali, è pertanto decisamente interclassista, né connotazioni culturali. Può essere un operaio, un commerciante o un manager o un libero professionista."
Le osservazioni di questo operatore, peraltro confermate da altri ricercatori e ricercatrici come Bridget Anderson e Julia O' Connell Davidson che si sono interrogate sulle motivazioni che inducono i clienti a ricorrere alle donne prostituite straniere, sono così commentate da Emilio Quadrelli:
"I corpi delle donne straniere possono essere insultati, irrisi, colpiti, violati, usati sessualmente. [...] La brutalità non è estranea a un codice culturale di sottomissione degli stranieri, tollerabili solo [..] se in una posizione servile. La brutalità, dunque, sembra discendere più che da anomalie del comportamento, da una cultura ormai istituzionalizzata che assegna in partenza agli stranieri una posizione subordinata e strumentale [...] A noi sembra che questa cultura della sottomissione possa essere definita, senza esagerazioni, coloniale. Tipicamente coloniali sono l'ambivalente percezione (un misto di attrazione e repulsione) del corpo del nativo come lascivo, la sua rappresentazione come carne indifferente, priva di "anima" e di individualità, la sorridente indifferenza con cui il cliente umilia o brutalizza la donna - un comportamento analogo a quello del colonizzatore che spia le contorsioni di un nativo sotto la sferza. "
Ora vediamo se qualcuno ha ancora il coraggio e la convinzione di dirmi che nei bordelli tedeschi e olandesi dove la schiacciante maggioranza delle ragazze "libere" viene da paesi poveri e/o culturalmente arretrati, le ragazze esercitano la professione in condizione di sicurezza e se qualcuno ha prove concrete che in Italia le cose andrebbero meglio
