SE SIAMO TUTTI D'ACCORDO IO PASSEREI DIRETTAMENTE AL 2022 PER ESSERE PIU' SICURI

I leader in Turchia hanno espresso frustrazione nei giorni scorsi per essere stati tagliati dai colloqui
che hanno portato a un accordo di tregua mediato dalla Russia in Nagorno-Karabakh,
che ha visto in modo cruciale quasi 2.000 truppe russe di mantenimento della pace dispiegate lì nel fine settimana.


La Turchia sta cercando di avviare piani per la propria forza di “mantenimento della pace”
da dispiegare come garante per garantire che i guadagni dell’Azerbaigian come parte dell’accordo siano mantenuti.


Come parte dei termini di tregua, l’Armenia e il Nagorno-Karabakh
devono restituire i distretti etnici armeni di Aghdam, Kalbajar e Lachin all’Azerbaigian
secondo una linea temporale negoziata sotto i russi, che ha fissato il primo dicembre come data di consegna dei distretti.


Al Jazeera cita i media azeri riferendo che “il governo turco ha presentato una mozione al Parlamento,
chiedendo la sua approvazione per il dispiegamento di forze di pace per monitorare un accordo di cessate il fuoco tra Azerbaigian e Armenia”.


Finora, nel corso dei colloqui in corso con Mosca, è stato concordato che la Russia e la Turchia
possono istituire un centro di monitoraggio congiunto in Azerbaigian, ma sul campo solo i russi sono autorizzati a controllare la linea di cessate il fuoco.

Questo è confermato dal fatto che il Ministero della Difesa ha confermato che le truppe turche non si uniranno alle forze russe sul campo.

La soluzione andava bene anche per gli Azeri che, ottenuto quello che volevano, cioè ampi guadagni territoriali,
oltre che il collegamento con la propria enclave del Nakichevan, il tutto senza rompere eccessivamente le buone relazioni con Mosca.


Adesso salta fuori questa mozione parlamentare che dice:

“È stato valutato che per il personale delle Forze Armate turche… debba partecipare al Joint Center che Turchia e Russia formeranno insieme,
sarà vantaggioso per la pace e il benessere della popolazione della regione ed è necessario dal punto di vista dei nostri interessi nazionali”, secondo l’agenzia statale Anadolu.

Questo viene a cambiare tutta la situazione inserendo soldati turchi in un fronte particolarmente caldo.

Gli armeni sono furiosi, al limite dall’aver tentato un colpo di stato contro il proprio presidente,
per cui mettere le truppe turche sul confine è un autentico catalizzatore di guai.


La tregua è già instabile, la presenza di Ankara rischierebbe di farla saltare.
 
Il presidente Mattarella ha inviato l’ennesimo appella all’accordo generale fra maggioranza ed opposizione,
l’ennesima richiesta di larghe intese, di “Concordia” etc.

Una situazione francamente imbarazzante: se il governo volesse veramente transitare verso una soluzione di larghe intese
dovrebbe, prima di tutto, aprire il proprio programma alle richieste ed ai consiglio dell’opposizione, magari anche cambiando qualche ministro.

Se tutto questo invito al “Lavoro in comune” non è altro che un ordine di accettazione delle solite, fallimentari, politiche del governo Conte,
allora meglio che il ridente avvocato vada vanti per la sua strada e si prenda, personalmente, tutte le proprie responsabilità,



Giustamente Fusaro pone in evidenza come in tutto il discorso del presidente però non si parli mai dei diritti costituzionali violati
in questo “Periodo emergenziale”, da quello di movimento, a quello di riunione, a quello di iniziativa economica.

Non se ne ricorda neppure per auspicarne, prima o poi, il ritorno.


Tutti i diritti fondamentali sono dimenticati in nome di una “Unità”

che non è altro che il timore di essere spazzati via non tanto dall’epidemia, quanto dalla furia popolare.

 
Di che pasta sia fatto Nicola Morra e con lui tutta l’allegra brigata grillina è noto da tempo.

Credo, tuttavia, sia giunta l’ora di un giudizio irrevocabile sulla parabola, non solo politica, del comico e dei suoi adepti.

I Cinque Stelle sono sempre stati, solo, questo: il nulla mischiato con l’odio,
per parafrasare un proverbio siciliano magnificamente evocativo.


Non può quindi sorprendere che, ora che hanno l’acqua alla gola, mandino avanti i picchiatori.


Per fortuna è solo questione di tempo.

Al primo voto utile torneranno alla disoccupazione dalla quale il pingue capopopolo li ha sottratti.

Ovviamente, fin quando avranno un alito di vita politica continueranno a fomentare l’odio
per distrarre l’opinione pubblica dalla propria carnevalesca incapacità (che proprio sulla vicenda della sanità calabrese ha dato tragica prova di sé).


Lo sopporteremo, consci che peggio di quanto fatto finora non potranno fare.

Come in ogni giudizio, restano però le responsabilità,
ché già è evidente il tentativo di dissociazioni di comodo in chi li ha elevati e poi mantenuti al potere.

No cari, signori; stavolta non potranno esserci amnistie.

Berremo fino in fondo l’amaro calice che ci avete messo in tavola, ma poi ve ne chiederemo conto.

A cominciare da chi a questi cialtroni tiene il sacco, terrorizzato, non meno di loro, dal doversi trovare un lavoro.


.
 
C’è un alleato potentissimo per Italexit di Paragone o per le ali più sovraniste ed euroscettiche della Lega e se, si riveleranno, di FdI:

risiede a Bruxelles e si chiama Commissione Europea.

La prova pratica è nella Legge di Bilancio che, sconosciuta al Parlamento Italiano, invece viene posta sotto osservazione e già “Contenuta” dalla Commissione.

Soprattutto il Recovery Fund non esiste.

Analizziamo i principali punti, così come abilmente presentati da Liturri.

Il giudizio viene espresso sul Documento Programmatico di Bilancio (DPB),
il compitino che il MEF manda a Bruxelles per veere un giudizio PRIMA del Parlamento.

Ecco i punti essenziali:

  • La Commissione afferma che SOLO IL COVID ci ha evitato una procedura per debito eccessivo.
  • Una punizione demenziale, basata sui parametri di Maastricht del 1993 (molti di voi neanche erano nati)
  • e che avrebbe cercato di “Migliorare” il deficit togliendoci lo 0,6% del PIL in risorse.
  • Un po’ come mettere a dieta uno che muore di fame;

  • il governo aveva messo lo 0,6% del PIL di contributo del recovery Fund nel 2021,
  • la Commissione specifica che, essendo ormai l’approvazione slittata al 2021,
  • al massimo ci sarà un apporto, come anticipo, pari a 7 miliardi.
  • Già era poco, lo 0,6% del PIL, ora è nulla…. ;

  • le misure “Temporanee” 2020, il 6,1% del PIL, che vengono in parte riportate nel 2021, fanno alzare il pelo alla commissione.
  • Nel 2021 queste peseranno per solo 1,4% del PIL e già è una previsione irrealistica
  • e scatenerà le tensioni sociali a partire dal marzo, quando si libereranno i licenziamenti.
  • Però la Commissione, , bontà sua, ritiene che l’1,1% del PIL di queste riforme non sono spese temporanee, ma permanenti.
  • Si tratta di 21 miliardi che dovranno essere compensati da nuove entrate.
  • Il poco di disastro economico evitato nel 2020 viene concentrato nel 2021,
  • anno in cui un’economia boccheggiante verrà definitivamente messa con la testa sottacqua ed affogata;

  • il “Fondo rotativo per il Next generation EU” resta un contenitore tragicamente vuoto
  • che, se verrà finanziato, lo sarà solo con soldi del debito pubblico italiano.

Quindi Bruxelles, e soprattutto il duo Dombrovskis-Gentiloni, anticipa il ritorno del Fiscal Compact
e dei limiti europei che non si applicheranno fino al 2022, ma che sono già, oggettivamente, in vigore.

Alla fine l’unica minuscola carota, pagata comunque con le nostre tasse,, la vedremo con il Recovery,
se mai ci sarà, dal 2022, ma tutto sarà sottoposto ai voleri di Bruxelles.


Chi si affiancherà a questi governanti, anche nell’ottica del prossimo arrivo di vari vaccini,

sarà destinato ad essere spazzato via da un’ondata di ostilità sociale a partire da febbraio.

Abbiamo sbagliato di molto poco sul disastro autunnale, la rivoluzione primaverile è ancora più evidente.
 
L’amministrazione era straordinaria e doveva occuparsi di sollevarne le sorti.

Le responsabilità e il monitoraggio palesi.

Eppure il risultato…

Ecco un altro loro capo-chissene frega del-lavoro!

Un disastro del MISE, artefice di questa macellazione!

1.300 dipendenti perderanno il posto.

I danni sono enormi perchè trascinano con sé un’intera catena di indotti che parte con i fornitori e che arriva a valle con i consumatori.




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Il 18 novembre al tavolo di crisi aziendale di Mercatone Uno, convocato dal MISE, oltre all’Assessore regionale Elena Donazzan,
erano presenti l’Unità di Crisi aziendali della Regione del Veneto e i tre Commissari straordinari.

“Nel corso della riunione si è preso atto della volontà di chiudere la procedura di amministrazione straordinaria
nonostante lo stato di emergenza generale dato dalla pandemia”
, riferisce noerdesteconomica.gelocal.it da cui riprendiamo la notizia.


Parliamo di una situazione che interessava la produttività di Mercatone Uno e che si è conclusa con la perdita del lavoro di “quasi 2mila” persone.

La gestione era a “controllo pubblico” e gli ultimi anni di progressivo impoverimento fino alla irreversibile realtà attuale,
sono avvenuti proprio sotto tale gestione, che invece “avrebbe dovuto creare le condizioni per un rilancio”, spiega l’Assessore regionale Donazzan.


Parlano sempre di commissioni straordinarie, commissari speciali, task force, tecnici ed esperti -che più ne hanno, più ne mettono- e poi i risultati?


Inoltre bisogna tenere presente che come ribadisce l’Assessore:

“Il Ministero dello Sviluppo Economico nelle amministrazioni straordinarie ha l’obbligo di vigilare.

E, nel caso specifico, la prima amministrazione straordinaria consegnò Mercatone Uno

nelle mani di una società con sede a Malta e capitale decisamente insufficiente.

Vicenda per la quale le Procure stanno indagando”.




Donazzan, tracciando il punto della situazione, conclude:

“Quella di Mercatone Uno rappresenta una delle pagine più cupe della storia produttiva del nostro Paese,

pagina che ha visto distruggere un marchio importante, una realtà commerciale emblematica di un intero settore

e un numero complessivo di quasi 2.000 posti di lavoro”.




Dove pensano di portare l’Italia, se non hanno la capacità di occuparsi delle realtà produttive di cui loro stessi si sono presi carico per risollevarne le sorti?
 
Un vaccino Covid-19 sperimentale sviluppato dalla società statale Sinopharm
nell’ambito del programma governativo per l’uso di emergenza è stato inoculato già ad un milione di persone
nella fase di “Test ed uso di emergenza”, secondo quanto a detto il presidente della società.


La Cina è uno dei due soli paesi, insieme alla Russia, noti per aver utilizzato i cosiddetti vaccini candidati
– prodotti che sono ancora in fase di sperimentazione clinica per testarne l’efficacia e la sicurezza – per inoculare i suoi cittadini.


In termini di utilizzo di emergenza, i vaccini sono stati applicati a quasi un milione di persone
e non si è verificato un solo caso di evento avverso grave. Le persone hanno avuto solo sintomi liev
i “,
ha detto Liu Jingzhen, presidente del China National Pharmaceutical Group (Sinopharm),
in un’intervista con una società di media digitali con sede nel Sichuan che è stata pubblicata mercoledì.


Fino ad ora, tutti i nostri progressi, dalla ricerca alle sperimentazioni cliniche alla produzione e all’uso di emergenza, abbiamo guidato il mondo“, ha affermato.


Se SinoVac, l’altra produttrice cinese di vaccini, è una società privata, ed ha già venduto il suo vaccino a Dubai,
invece Sinopharm è una società controllata dallo stato cinese.

In questo caso il milione di utilizzatori “In Emergenza” è stato costituito da personale medico, e militare anche all’estero.

Un milione di dosi in “Test ed utilizzo di emergenza” è una cifra veramente enorme ed al di fuori di quelli che sono i normali ambiti:
già sembrava enorme ed eccessivamente accelerato il programma di Trump con 100 mila test,
un milione è già una prima fase di cura.. Alla fine sarà questo il vaccino che si farà Crisanti.


Intanto anche Sinovac fa buoni affari con i proprio vaccino, già in test a Dubai dall’estate.

Ora è stato annunciato un contratto con la Turchia per milioni di dosi vendute.


Mentre si tratta per vaccini, come il Pfizer, che dovrebbero viaggiare a – 80 gradi, i cinesi vendono i loro prodotti.


Il Big Pharma occidentale, troppo avido, rischia di perdere la sfida con la Cin.
 
Vi presentiamo questo video che riprende una partecipazione di Alberto Bagnai a Coffee Break La Sette.

Si tratta prima di tutto di debito, di come questo sia destinato, comunque, ad essere superato attraverso una cancellazione,
un “Giubileo” come si sarebbe fatto nel Medioevo, cioè un periodo di cancellazione del debito.

Non c’è nessun modo per poter proseguire economicamente, se non attraverso questa misura estrema che è stata appoggiata anche dal PD.

Quindi si parla di sistemi sanitari e qui parte la polemica con il piddino a servizio permanente effettivo, Maiorino:

il taglio dei sistemi sanitari è figlio delle scelte dei governi di sinistra.


Di questo esistono innumerevoli prove, tra cui il noto andamento delle spese sanitarie durante i governi Monti e Renzi.


Però un piddino sa sempre come arrampicarsi sui vetri.


 
Hanno destinato un fondo di 50 milioni, però con una particolare condizione.


Con il Decreto del 12 ottobre del Ministero dello Sviluppo Economico, che è possibile trovare sul sito del MISE,
sono stati stabiliti i criteri di verifica e le modalità di erogazione degli stanziamenti di 50 milioni di euro previsti come “Fondo emergenze emittenti locali”.



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I soggetti che intendessero beneficiare del contributo “straordinario” potevano presentare domanda, inviando l’apposito documento di
“richiesta firmata digitalmente per ogni marchio/palinsesto o emittente, entro quindici giorni dalla pubblicazione del decreto direttoriale suddetto,
mediante l’apposita procedura pubblicata sul sistema SICEM”.


Insomma un fondo per consentire alle emittenti radiotelevisive di prendere una boccata d’aria in questo periodo di difficoltà economiche,
però, chiunque volesse beneficiarne, dovrà garantire l’impegno nella trasmissione di messaggi di comunicazioni istituzionali
relativi all’emergenza sanitaria e alla diffusione del contagio da COVID-19.



fiscoetasse.com, da cui riprendiamo la notizia, riferisce, infatti, che all’interno della domanda da compilare, ai soggetti veniva richiesto di specificare
“il piano di messa in onda dei messaggi informativi istituzionali indicati” e “la sequenza dei passaggi giornalieri con l’indicazione dell’orario”.


Dunque, come dovremmo considerarlo?

Sarebbe propriamente corretto intenderlo come fondo designato con l’intento di supportare
le emittenti radiotelevisive solo se viene dato a chi garantisce le comunicazioni Covid?
 
Qualcuno, all’interno del Movimento Cinque Stelle, tira ancora fuori di tanto in tanto la storia delle autostrade che torneranno ai cittadini,
sottratte alle mani di manager che hanno come unica logica il guadagno e continuano a intascare i soldi dei pedaggi senza garantire sicurezza e manutenzione.

La maggior parte degli stessi esponenti grillini, però, si è ormai rassegnata da tempo:

inutile insistere con le promesse di una volta, ormai evidentemente irrealizzabili.

Meglio rassegnarsi alla delusione di chi ci aveva creduto davvero e continua a chiedere conto al M5S degli impegni presi e poi delusi.




Autostrade, Gavio si aggiudica altre 4 tratte: ma il M5S non doveva ridarle ai cittadini?



Non bastasse la querelle tra il governo e i Benetton a sintetizzare il nuovo corso pentastellato,
con l’ascia di guerra seppellita ben in profondità, ecco arrivare in queste ore una notizia
che fa particolarmente gola al gruppo Astm (Gavio) che si conferma seconda realtà nel Paese
nel settore delle concessioni autostradali, subito alle spalle di Aspi.


Il ministero dei Trasporti ha infatti comunicato alla società l’aggiudicazione definitiva della gara di concessione

delle tratte A12 Sestri Levante-Livorno, A11/12 Viareggio-Lucca e A10 Savona-Ventimiglia, al confine con la Francia.



La nuova concessione avrà una durata di 11 anni e 6 mesi e riguarda tutte tratte che Astm aveva già in portafoglio.


Una notizia accolta ovviamente con grande entusiasmo dalla società, che per bocca dell’amministratore delegato Umberto Tosoni
si è subito impegnata nell’effettuare investimenti per rendere le autostrade sempre più moderne, in linea con le migliori al mondo.

Complessivamente, il gruppo Gavio gestisce circa 4.600 chilometri di rete, di cui 1.423 in Italia.


Notizia accolta, ovviamente, con stupore da chi ancora ricorda gli slogan con i quali il Movimento Cinque Stelle prometteva,

all’indomani della tragedia del Ponte Morandi, di riportare nelle mani dello Stato le autostrade italiane,

onde evitare che in futuro la logica del profitto potesse prevalere nuovamente sulla sicurezza.



Altri tempi, ormai lontanissimi.

Oggi i grillini sono impegnati principalmente nel far sopravvivere un governo lacerato,
che ha fatto della confusione la sua principale caratteristica.


Il resto, di fronte a una mission così complicata, può anche aspettare.
 
Follie da lockdown e dove trovarle.

Oggi a Como, dove un uomo di 63 anni, senza fissa dimora,

è stato multato in strada perché si sarebbe allontanato dal proprio domicilio senza motivazione.



Pasquale Giudice, il signore sanzionato, è uno degli storici senzatetto della città lombarda.


Eppure si è preso l’ormai celebre multa da 400 euro, ridotta 280 euro se pagata entro cinque giorni (quando si dice la generosità),

rifilata a chi non rispetta le misure restrittive anti-Covid imposte dal governo.



Immaginatevi la scena
:

“Salve, lei dove abita?”.

Attimo di silente incredulità…

“Vivo in strada, sono un clochard”.

Agenti inflessibili: “Non faccia il simpatico, lei sta violando i divieti”.


Non vi sembra abbastanza surreale?


Poco importa, aprite pure gli occhi, perché purtroppo la vicenda di Como è reale, tremendamente reale.


Ed è emblematica del momento che stiamo vivendo.


Siamo sprofondati in un teatro dell’assurdo che si alimenta di assurdità.


Ma il verbale rifilato a un senzatetto non fa parte soltanto di una triste realtà,
è un cazzotto intollerabile alla dignità di un uomo costretto a vivere all’addiaccio.

E di conseguenza, per esteso, alla dignità di tutti i cittadini italiani che oggi si ritrovano a combattere strenuamente con la crisi economica.


A questo punto ci sembra piuttosto scontato che adesso il Questore della città lombarda intervenga

e ritiri immediatamente la sanzione al 63enne senzatetto. Con tanto di scuse.

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