SE SIAMO TUTTI D'ACCORDO IO PASSEREI DIRETTAMENTE AL 2022 PER ESSERE PIU' SICURI

Io prenderei da parte questi vigili urbani e gli spiegherei un paio di cose.........


«Questa vicenda è l’ennesimo sviluppo di una situazione, che arriva oggi a un picco drammatico e paradossale».


« È intollerabile che una persona che dorme per strada venga multata perché ha un domicilio solo sulla carta, quando in realtà - chiama casa - un giaciglio sotto a un portico».


«Chiedo al Questore di Como di ritirare la multa non solo perché nella pratica ammonta a una somma impossibile da pagare
per chi è già in una condizione di grave indigenza, ma perché rischia di rafforzare l’impressione che Como e le sue istituzioni
non abbiano pietà per i poveri in un momento così difficile».
 
Mi raccontarono di un professore di chimica analitica attivo negli anni 50
che alla prova pratica del suo esame scodellava davanti ai candidati un gatto morto avvelenato.

I candidati dovevano determinare con cosa era stato avvelenato il gatto.

Era un soggetto che parlava con disprezzo della chimica organica,
che definiva "la chimica delle casine" (con il riferimento alle formule strutturali contenenti anelli aromatici).

Questo per dire che accademici arretrati ce ne sono sempre stati.

Anche in campo medico le cose non sono così diverse:
una decina di anni fa sentii un notissimo oncologo parlare di "nuovi farmaci molecolari"
quando Glivec era stato approvato dieci anni prima e ormai erano state sintetizzate decine di migliaia di inibitori di chinasi.

Ma per lui la rivoluzione degli antitumorali targeted era una cosa dell'altroieri.


Il campo antivirali negli ultimi dieci anni ha riservato molte sorprese, tre cui un game changer storico.
NB: questo post è rilevante anche per vicende recenti, di cui girano ricostruzioni campate per aria che la metà basta.

In realtà, a ben vedere, una netta sterzata c'era stata nel 1996, con l'approvazione di cidofovir,
antivirale fondamentalmente oscuro di cui ben pochi hanno sentito parlare, successivamente usato off label contro HPV con risultati rilevanti.


Nel 2014, all'improvviso, l'epatite C è diventata curabile (approvazione di sofosbuvir).

In Italia, dove alla fine venne contrattato un prezzo di 40.000 eur per ciclo di trattamento (e ne bastava uno) l'avvenimento ebbe conseguenze rilevanti.

Dal 2011 (governo Monti) c'era stata una netta accelerazione nel ritmo di definanziamento della spesa sanitaria
e quindi della spesa farmaceutica (leggasi: tagli).


La comparsa di Sovaldi, che non poteva esser tenuta nascosta, causò la nascita del Fondo Farmaci Innovativi, un unicum al mondo,
guardato con grande interesse dal Regno Unito (cioè dai braccini corti per eccellenza quanto a spesa sanitaria).
Non roba da poco. Di quella che garantisce una feroce ostilità contro il produttore.


Tornando ai farmaci, poi sono arrivati anche gli inibitori ciclici della proteasi di HCV.

Per tacere degli avanzamenti in campo HIV (nuovi inibitori di integrasi)
all'incirca nello stesso periodo veniva approvato il primo (e unico) inibitore di neuroaminidasi di nuova generazione, peramivir IV,
che si è guadagnato sul campo il titolo di antiinfluenzale salvavita.


Di peramivir non si è parlato per niente, mentre sofosbuvir e Harvoni hanno fatto parlare di sé solo per il loro costo,
e la cosa ha oscurato il fatto che l'epatite C era diventata curabile.


Addirittura a 6 anni di distanza continua ad esserci qualcuno che sostiene che sofusbuvir, ledipasvir e gli altri non funzionano.

(ma se ci sono cattedratici che ritengono che HIV non sia un virus RNA,
ed altri "scienziati" che credono che siccome SARS-CoV-2 è un virus RNA allora è un retrovirus,
si capirà che dal mazzo si può pescare qualsiasi titolato per appoggiare una tesi o quell'altra).

Ecco, queste cose forse sono presenti in alcune ultime edizioni di manuali universitari di chimica farmaceutica.

Forse.

Ma nei testi più diffusi non li troverete, come non troverete gli inibitori PARP contro il carcinoma ovarico BRCA+,

e neanche gli inibitori covalenti VEGFR-EGFR o gli inibitori ALK.


Cose che capitano, quando ci sono movimenti veloci nella disciplina.


Ci sono alcuni che ignorano o fanno finta di ignorare tutto questo, e dicono pure di fare informazione scientifica, eh...
 
Il tema del Coronavirus ormai domina incontrastato su tutti i media e sulle agenzie di stampa,
a tal punto da rendere piuttosto arduo il reperimento di notizie o eventi che possano sollecitare
un interesse differente dalla noiosa e ripetitiva quotidianità dei bollettini istituzionali.

Un soccorso ci giunge però dalle cronache mondane di quello spettacolo televisivo che raduna in una simil casa di Cinecittà, a Roma,
alcuni personaggi dello spettacolo, a qualche ragione definiti Very important person, e tra essi la ben nota contessa Patrizia De Blanck
alla quale, se fosse vero ciò che i social le attribuiscono, va invece ogni mia più accreditata e nobile stima.

Prima di tutto il fatto: sembrerebbe, si dice, che la coinquilina forzata della De Blanck, Selvaggia Roma,
abbia avvertito provenire dalle nobili terga della contessa, come definirlo…uno spiffero?

Un venticello?

Forse un po’ sonoro, ma non per questo innaturale, anzi, che ha ovviamente – goliardicamente – mosso al riso e al divertimento la più giovane Selvaggia.

È cosa nota sin dai tempi dei Fescennini, che l’umana flatulenza sia oggetto d’allegria e riso;
lo stesso padre Dante la cita nel suo Inferno con il ben noto verso attribuito al diavolo Barbaricciaed elli avea del cul fatto trombetta

Molti secoli più tardi, Pablo Picasso sosterrà che “il peto è la più grande forma d’arte”.

Di cosa stupirsi allora?

Siano lode, onore e gloria a Patrizia De Blanck che così, con naturale nonchalance e una bella dose di sprezzatura,
dimostra la falsità di alcuni miti postmoderni, parificando dunque nel suo atto il nobile ed il volgo, il colto e l’ignorante, il ricco e il picaro.

“Così fan tutte”, avrebbe detto Wolfang Amadeus Mozart, e così fan tutti, perché sì, è tipico dell’uomo “parlare a vanvera”.


Tale è la pregnanza significante del peto, lo si dica proprio in quanto tratto dagli studi di antropologia culturale e delle religioni,
che in tempi andati, presso molti popoli, l’emissione sonora dello stesso era considerata segno di grande potenza.

Così presso i norreni, i Vichinghi attribuivano allo stesso dio Thor, non a caso detto “il tonante”, come Zeus, questa prerogativa.

Del resto, innumerevoli scuole mediche, a cominciare da quella salernitana, dall’antichità ad oggi,
affermano perentoriamente che il “flatus vocis a posteriori, non vada mai trattenuto e piuttosto liberato nell’aere onde evitare spiacevoli occlusioni.

Dunque, bene ha fatto la nostra contessa, a procedere fieramente lasciando dietro di sé questo ricordo che rammenti all’umanità
che siamo tutti fatti di carne, di sangue e di altri fluidi corporali e che come diceva San Filippo Neri
a un tristo figuro che lo dileggiava donandogli le proprie feci, “questo noi siamo”.

A tal punto è interessante l’uman petare che, nel Settecento, uscì un breve saggio firmato da tal Pierre-Thomas-Nicolas Hurtaut
dal titolo significativo de “L’arte di petare”, oggi riedito da Baldini&Castoldi, ma del resto l’argomento interessando tutto il genere umano,
è stato eviscerato – è il caso di dirlo – da molti, anche nel cinema con la messa in scena di un personaggio realmente esistito che si presentava in pubblico come “Il petomane”.


Allora ridere del sonoro commento della Patrizia De Blanck è giusto, perché così di fatto,
ridendone esorcizziamo anche questo reo tempo che tristemente avanza e procede,
accompagnato dalle moralistiche paternali indicazioni di Giuseppe Conte,
che al contrario della nostra contessa non soltanto non fa neanche sorridere,
ma non si trattiene e dà voce a qualcosa che risulta infine, almeno alle più sensibili orecchie,
molto più ammorbante di qualsiasi flatulenza dal sen fuggita,

che è quella arrogante supponenza del credersi padroni delle vite altrui e goderne, in mancanza d’altro e di meglio.


Viva dunque la voce di libertà di Patrizia De Blanck, si levi in alto il suo grido come una rinnovata bandiera di Vandea,
del resto questi sono i nostri tempi ed evidentemente questo a noi si addice!
 
Nel corso di una recente puntata di “Tagadà”, talk show in onda nel primo pomeriggio su La7,
l’oramai celebre infettivologo Matteo Bassetti ha puntato il dito contro l’eccesso di allarmismo
che da mesi sta letteralmente devastando il Paese:

Anziché spiegare alla gente quello che andava spiegato,

che è un’infezione che nel 95 per cento dei casi è poco sintomatica o asintomatica e si cura a casa,


abbiamo fatto sì che la gente si sia riempita le case di cortisone, di eparina, di bombole di ossigeno e di antibiotici”.


Per il primario che opera in prima linea al San Martino di Genova tutto ciò dipende dalla comunicazione sbagliata
che ha accompagnato il contrasto al Covid-19:

“Qualcuno avrebbe convinto le persone che se si beccano il Coronavirus sono fritte”.

Senza mezzi termini, Bassetti ha definito delinquenziale una tale comunicazione.



Di diverso avviso il sinistro David Parenzo il quale, presente in collegamento video,
ha sostanzialmente avvalorato la linea del terrore che ha trasformato, nell’immaginario collettivo,
una malattia a bassa letalità in qualcosa di peggio della famigerata peste nera.


D’altro canto, a parte pochi, responsabili cani sciolti, il cosiddetto fronte progressista sembra aver abbracciato in massa la visione apocalittica
che, come dice il professor Bassetti, tanti danni sta creando in Italia.

Visione che, mi sembra doveroso ribadire, risulta del tutto strumentale ai fini di giustificare
le impressionanti misure restrittive che l’attuale Governo ha imposto ai cittadini comuni.



Oltre al fatto di ottenerne un notevole dividendo in termini elettorali,
raccontando la frottola di aver salvato milioni di vite, una volta che l’epidemia si sarà esaurita.


Quindi, mi sembra più che evidente il grande interesse che accomuna moltissimi individui nel mantenere alto l’attuale clima di isteria.


Ed è proprio sotto questo profilo che la comunicazione delinquenziale segnalata da Bassetti trova una sua machiavellica ragione.


Altro che tutela della salute, quindi: il potere e le poltrone prima di tutto.
 
C'è ancora qualcuno che si illude che possa accadere........da "ombra" ???


“Quando moriremo non saremo giudicati per essere stati credenti, ma credibili”.

Io vorrei che lo Stato e il Capo dello Stato in queste ore assumessero l’epitaffio del giudice Rosario Livatino
come profilo legalitario e sotto questa egida garantissero, in piena emergenza economico-sanitaria, la credibilità delle istituzioni e del Governo.


Questo attendiamo e vogliamo, non un generico “andate d’accordo” svuotato di possibilità,
che se va bene porta a inciuci e alla compravendita di deputati.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, deve garantire che il Governo alla guida del Paese

sia in grado di gestire l’emergenza e assicurare la costituzionalità e la giustizia.


Perché andare d’accordo e unirsi a chi sbaglia rende complici e ingigantisce il male.

Io credo che lo sfregio fatto alla memoria del giudice Rosario Livatino per un uomo come lui sia insostenibile.

Uno, Livatino, il magistrato “giudice ragazzino”, freddato dalle cosche impietosamente quel settembre 1990;
l’altro, Mattarella, fratello di Piersanti, assassinato da Cosa Nostra nel gennaio 1980 nell’esercizio di presidente della Regione Sicilia.


Come può un uomo,
un fratello,
un Capo dello Stato,
a capo del Consiglio superiore della magistratura e delle forze armate,
accettare che la famiglia di uno degli esecutori di Livatino, condannato a sette ergastoli, percepisca contro la legge il reddito di cittadinanza
?


E come può farlo senza agire di conseguenza con immediati provvedimenti ?


Quando Giovanni Paolo II elevò il sacrificio del magistrato a “martire della giustizia”. Stato, Chiesa, Giustizia.
La notizia non è un’indiscrezione, o fango, o fake news.

È la procura di Agrigento che ha intercettato otto casi (tra cui la famiglia dei killer di Livatino)

di condannati per associazione di tipo mafioso, omicidio, traffico di sostanze stupefacenti che percepivano direttamente,

e indirettamente, il sostegno fiore all’occhiello del Movimento 5 Stelle adottato come misura contro la povertà.

Ciò è accaduto benché la legge stabilisca che “il reddito non è percepibile da soggetti con misure cautelari personali e condanne per reati gravi”.



Facciamo finta di nulla e incoraggiamo le forze politiche a collaborare,
mentre si infanga la memoria di un magistrato caduto e onorato come un santo, col sigillo di Mattarella?

Non mi pare possibile.

Pertanto, attendo, a ore contate, che Capo dello Stato con pacatezza e rigore prenda atto,
sciolga le Camere e nomini un esecutivo di garanzia del presidente.

Lo impone la dignità, la giustizia e la Costituzione.


Fermare questo Governo di Giuseppe Conte così un pericolo,
è diventato un dovere istituzionale e non lo deve fare una caciara di partiti,
una rivolta cittadina, un colpo ferale alla credibilità politica, ma il Capo dello Stato.

Perché Conte non stringe a sé una maggioranza di leader responsabili in una fase acuta emergenziale,
ma guida un esecutivo attentato continuamente da frange estremiste, liberticide,
colluse con la mafia e la malavita, come abbiamo visto
. Roma docet.

Quale sicurezza, quale legalità?

E, ora, quale onore?

Mattarella ha parecchie prove, le ultime gliele ha fornite la procura di Agrigento.


Ci sono tremila navigator assunti per più di 2mila euro lordi al mese, con 300 euro di rimborsi,
che dovevano selezionare, assicurare e accompagnare all’avviamento, i quali a fronte di 2 milioni e 370mila aventi diritto
alla fine del 2019 hanno trovato lavoro a meno del 1,7 per cento.

Perché chi trova lavoro perde il reddito e dopo qualche giorno, al massimo qualche mese, perde anche il lavoro,
per cui è matto chi mette a rischio il beneficio del parassitismo.


Il presidente Mattarella fa bene a invocare l’unità in stato di emergenza, ma per essere “credibile” sciolga le Camere,

assicuri un Governo di garanzia morale, economica e sanitaria e ponga fine a questo degrado che infanga storia, valori e santi.
 
Ad oggi Joe Biden ha 306 grandi elettori, Donald Trump 232.

Ma la vittoria del candidato Dem deve ancora essere dichiarata ufficialmente da alcuni Stati.

Gli avvocati del Presidente in carica stanno raccogliendo le prove di frodi elettorali e irregolarità,
dopo di che chiederanno alla Corte Suprema di pronunciarsi.


Gli Stati dove sarebbero avvenuti i presunti brogli sono quelli in cui è stato utilizzato per il conteggio delle schede
il sistema operativo “Dominion” (di cui, guarda caso, è un importante dirigente il capo dello staff di Nancy Pelosi).

“Dominion voting system democracy suite” è un software ritenuto da alcuni inaffidabile perché non è al sicuro da attività fraudolente e da manipolazioni.

Questa è la ragione per cui il Texas per ben tre volte si è rifiutato di utilizzarlo.

Ora, Wisconsin, Michigan, Arizona, Nevada, Georgia e Pennsylvania hanno tutti utilizzato proprio “Dominion”.

E tutti questi Stati sono andati a Biden, nonostante fino al primo pomeriggio del 4 novembre Trump fosse avanti in almeno 4 su 6.




Nel caso in cui le prove dei brogli fossero confermate, la Corte suprema ha due strade:

la prima è quella di consentire un riconteggio manuale delle schede (pronunciandosi anche sul voto postale giunto oltre una certa data),

la seconda quella di invalidare il responso elettorale negli Stati interessati o in alcuni di essi.


La strada per un eventuale riconteggio delle schede, seppur non sia da escludere, è stretta,
infatti dopo l’8 dicembre le assemblee legislative di ciascuno Stato devono confermare ufficialmente la nomina dei grandi elettori,
chiamati il 14 dicembre ad eleggere il 46° Presidente degli Stati Uniti.


La Corte Suprema potrebbe in alternativa invalidare il voto per frode elettorale,
in tutti o in alcuni dei sei Stati citati e in tal caso Biden potrebbe scendere sotto i 270 grandi elettori.


In questo caso troverebbe applicazione il Dodicesimo Emendamento della Costituzione americana,
che prevede l’elezione del Presidente da parte della Camera dei rappresentanti.

Beninteso, non da parte dei deputati ma dei delegati statali nella misura di un delegato per ciascuno Stato.

E se si arrivasse a questo punto, Trump potrebbe farcela.

Un’ipotesi plausibile?

Vi sono due precedenti, l’uno diverso dall’altro ma che potrebbero offrire una chiave di lettura interessante.


Nel 1824 nessuno dei quattro candidati alla presidenza ottenne il “magic number” dei grandi elettori,
quindi la Camera dei rappresentanti elesse il candidato democratico-repubblicano John Quincy Adams,
nonostante fosse arrivato secondo sia nel voto popolare che in quello dei grandi elettori.

Tutto legale.

Un secondo precedente è ancora più interessante.

Nel 1876 il candidato democratico Samuel Tilden ottenne 184 grandi elettori, uno in meno del “magic number” di allora,
conquistando anche più voti popolari dello sfidante repubblicano Rutherford Hayes, che si fermò a 165 grandi elettori.

Ben 4 Stati federati del Sud, che contavano complessivamente 20 grandi elettori,
non ufficializzarono però l’assegnazione dei risultati elettorali e dei grandi elettori.


Ed è proprio quello che potrebbe accadere adesso dopo la produzione delle prove dei brogli e un intervento invalidante della Corte suprema.


All’epoca la querelle fu risolta con un accordo tra i due partiti:
una transazione informale che prese il nome di “Compromesso del 1877” (il ritiro definitivo delle truppe federali dagli Stati meridionali),
per cui la commissione elettorale assegnò tutti e 20 i grandi elettori rimasti al candidato repubblicano Hayes, che divenne Presidente per il rotto della cuffia.


La soluzione di un accordo tra democratici e repubblicani è oggi impercorribile,
ma resta possibile una pronuncia della Corte che invalidi il voto negli Stati contesi
in cui si è utilizzato per conteggiare i voti il sistema informatico “Dominion”.

Così Biden scenderebbe sotto il “magic number” e la palla passerebbe alla Camera, cioè ai delegati statali.

Probabilmente è questo che Trump ha in mente, soprattutto se fosse impedito un riconteggio manuale delle schede
ovvero ciò si rivelasse non sufficiente a fare chiarezza.


Del resto il Presidente in carica può contare sulla maggioranza dei giudici nella Corte suprema.


Per una volta diamo ragione a Stalin, che di queste cose se ne intendeva:

«non conta chi vota, ma chi conta i voti e come vengono contati».
 
Si parla di danni all’economia causati dal Lockdown a RadioRadio, con Valerio Malvezzi.

Uno scenario per nulla roseo che il Professore preannunciava già lo scorso marzo proprio ai nostri microfoni:

Pil italiano a -18%,

crollo del fatturato delle società di capitali a -19,7%

e, dato più sconcertante, un numero che ammonta a circa 750 mila posti di lavoro perduti tra lavoratori dipendenti e indipendenti.


La situazione, insomma, è ben peggiore di quella che sembra.

E se a nulla serve creare allarmismi, a tanto serve invece prendere consapevolezza del vero stato delle cose.

Il motivo è semplice, secondo il Professore: sfruttare il tempo che ci separa dal crollo definitivo per cambiare rotta.


In questo video l’analisi dei dati a cura di Valerio Malvezzi insieme a Francesco Vergovich e Fabio Duranti.

“Che impatto ha avuto il lockdown sull’Italia? Le cose sono andate male in tutta Europa.
Ma non vale il discorso del mal comune mezzo gaudio.
In Italia il tasso di crescita del Pil è passato dal -12% del 1° trimestre del 2019 a -18% del 2° trimestre 2020.
Io a marzo avevo detto che prevedevo di andare da un -10% a un -15% del Pil al 31 dicembre.
Vogliamo prendere atto del fatto che le mie previsioni potrebbero non essere una follia?
Ci rendiamo conto che l’economia italiana è sfasciata?
“.


Siamo un pelo più ottiimisti rispetto Malvezzi e ci aspettiamo un calo fra il 10% ed il 12%.

Però il bello verrà nel 2021, con l’esplosione della disoccupazione,
perchè non siamo l’Unione Sovietica e non si può proseguire per sempre con il divieto di licenziamento.

A quel punto il governo Conte, schiacciato fra fallimenti e di disoccupazione, andrà in crisi.
 
Per evitare l’assembramento da shopping ci vorrà un monitoraggio rigoroso e sanzioni rigorose.
Se non sarà così salta tutto (leggasi: richiudiamo tutto, ndr) e a gennaio siamo con la terza ondata”.

E’ quanto dichiarato oggi all’Ansa da Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico,
in vista della probabile riapertura dei negozi nel periodo natalizio.

Gli ormai celebri “esperti” scelti dal governo per “esprimere pareri” sui programmi dello stesso governo,
in piena crisi economica che attaglia le famiglie italiane invocano addirittura più multe.

Durante questa sorta di aria d’aria che potrebbe essere concessa ai cittadini il prossimo mese, riescono ad evocare punizioni scoraggianti.

Un gran bel toccasana anche per il commercio, soprattutto per quelle attività che hanno bisogno come il pane di fatturare proprio durante le festività natalizie.


Certo, alle sparate del coordinatore del Cts siamo abituati,
d’altronde sempre lui a inizio novembre se ne uscì con una bacchettata surreale ai giovani :
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La faccia dice tutto.

“Se un ragazzo non va a scuola, poi non dovrebbe nemmeno essere libero di andare al centro commerciale o di incontrarsi al bar con gli amici”, disse Miozzo.

Il problema è che il governo sembra seguire alla lettera quelli che dovrebbero essere semplicemente “pareri”, non paradigmi.

Anche sugli spostamenti da una regione all’altra Miozzo ha frenato i facili entusiasmi:

“Sappiamo che lo spostamento interregionale è stato una causa di importante diffusione del virus,
però è anche vero che in questa situazione ci sono esigenze di carattere sociale importanti.
Saranno dunque fondamentali i dati ma, anche, i controlli e la possibilità di fare autonomamente dei tamponi rapidi”.

In ogni caso “se si potranno autorizzare gli spostamenti, ovviamente non potrà mancare il rispetto rigoroso delle regole”, conclude Miozzo
.

E dunque di altre multe, tanto per scoraggiare ulteriormente i cittadini.
 
In attesa di capire come si muoverà il governo, se cioè anche stavolta seguirà più o meno pedissequamente i pareri del Cts,

ecco l’ultima mancetta pensata ad hoc.


Un insulso regalino che l’esecutivo giallofucsia ci sta confezionando per Natale: un extra cashback.


Di che si tratta?

Si tratta di un mini-rimborso, pari a circa il 10% fino a 150 euro, per le spese effettuate dai cittadini con carte e app durante il mese di dicembre.


Ennesima trovata per proseguire la guerra al contante.

Giusto un piccolo rimborso che oltretutto, stando a quanto si apprende dalle agenzie stampa,
potrà essere ottenuto subito (così si suol dire, da vedere poi quando effettivamente arriverebbe sul conto corrente)
da chi a dicembre farà 10 acquisti.
 
Un ringraziamento a quelle poche forze dell’ordine che ci hanno dato comunicazioni sottobanco
e che continuano a lavorare con le Ong anche se hanno ordini diversi
”.

E’ quanto incredibilmente affermato da Angela Caponnetto, giornalista di Rai News 24,
durante una videoconferenza organizzata via Zoom dall’Ong Mediterra Saving Humans.

In collegamento c’erano pure Luca Casarini, ex leader dei centri sociali e attuale attivista pro-immigrati,
e Beppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana.

Parole decisamente sconcertanti quelle della Caponnetto, “scovate” dalla nostra collaboratrice Francesca Totolo.

‼️La “pluricrocerista sulle navi delle #ONG@AngiKappa di @RaiNews, durante la conferenza di @RescueMed: “Un ringraziamento a quelle poche forze dell’ordine che ci hanno dato comunicazioni sottobanco e che continuano a lavorare con le ONG anche se hanno ordini diversi”@Viminale pic.twitter.com/XAi4sOF4FW
— Francesca Totolo (@francescatotolo) November 21, 2020

Le dichiarazioni della giornalista di Rai News anno suscitato l’immediata denuncia di Carlo Fidanza, europarlamentare di Fratelli d’Italia.

“È una dichiarazione gravissima, il Ministero degli Interni apra immediatamente un’indagine
per scovare e punire le mele marce che favoriscono l’immigrazione illegale!”
, ha scritto Fidanza su Facebook.

Mentre Guglielmo Picchi, deputato della Lega, su Twitter: “Gravissimo. Subito interrogazione parlamentare!!!”.

Soltanto l’antipasto di una serie di sacrosante reazioni politiche.

Mauro Rotelli, deputato di FdI, ha chiesto l’intervento del ministero dell’Interno:

“Le parole della giornalista Rai Angela Caponnetto sono GRAVISSIME. Il Ministero degli Interni apra immediatamente un’indagine”.


Richiesta rilanciata poi da Giorgia Meloni:

“Le dichiarazioni della giornalista Rai Angela Caponnetto in questo video sono GRAVISSIME.
Il Ministero degli Interni apra immediatamente un’indagine per verificare la veridicità di queste affermazioni”.

“Sarebbe intollerabile se alcuni tra coloro che sono pagati per far rispettare le leggi dello Stato italiano facessero in realtà l’esatto contrario.
Come Fratelli d’Italia presenteremo subito un’interrogazione in Parlamento per arrivare in fondo a questa vicenda”
.
 

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