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Ahahahahahah, a sinistra, a tempo di record, c'è già chi festeggia per l'indagine.

"Io ve lo avevo detto. In perfetta solitudine. Da anni.
Non si è mai contenti quando una persona viene arrestata,
ma è successo proprio quello che dicevo dal 2020:
è scoppiata la bomba dei finanziamenti a Toti".

A invocare le "dimissioni immediate" del presidente di regione è Ferruccio Sansa,
consigliere regionale ligure ed ex candidato governatore dei progressisti
sconfitto quattro anni fa da Toti nonostante il sostegno di Pd e Movimento 5 Stelle.


Appena appresa la notizia, Danilo Toninelli, ex ministro grillino dei Trasporti
si è subito esibito sui social in una invettiva contro il presidente della Regione,
contro i Benetton, contro tutti.
Persino contro l'Italia intera, definita un "Paese di me***".

Ovviamente lui sapeva già tutto.

"Era evidente fin dall’inizio che fosse un impresentabile,
almeno per me e per coloro che, come me, facevano politica con onestà e altruismo"
AHAHAHAHAH

"Quando ero Ministro dei Trasporti, non passava giorno senza che questo soggetto mi attaccasse.
Eppure lavoravo senza sosta per Genova e la Liguria, messe in ginocchio dal crollo del Ponte Morandi.
Mentre lottavo quasi da solo contro la società concessionaria della famiglia Benetton, lui li difendeva.

I giornali minimizzavano il mio lavoro", prosegue l'ex ministro.

Che poi non si contiene più:
"Questa è l’Italia! Un Paese di me*** dove i peggiori fanno carriera
e godono di ottima reputazione grazie ai giornali e ai giornalisti asserviti (quasi tutti ormai)".


UN GRILLINO INSEGNA COME SI FA..........
 
Ricordate cosa è successo ad inizio aprile, esattamente un mese fa?

A Bari e in Puglia la procura ha messo le mani su un presunto voto di scambio che ha sfiorato,
neppure tanto di striscio, la giunta regionale guidata da Michele Emiliano.

Avete presente?

Gran caos giudiziario,
l’assessore dem che si dimette,
Conte che manda al diavolo le primarie di coalizione,
Schlein che si infuria
e il Campo largo che cola a picco.

Ecco: sapete il giorno dopo come aprì l’edizione cartacea La Repubblica
“Il contropiede di Salvini”, ovvero un pezzo su una proposta di condono edilizio mai esistito.

Al tracollo pugliese Molinari&co dedicarono giusto un pezzettino di taglio medio, quasi fosse una notizia secondaria.

AHAHAHAH


Sette pezzi che inondano da stamattina la prima pagina del quotidiano di Maurizio Molinari.
 
Tutto ecologico e verde.

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Per Corrado, il regime è tutto ciò che non è comunista:

quella si chiama democrazia,
illuminata, progressiva, alternativa,
come cazzo vi pare.

E allora via Rasella? E allora i partigiani inseguiti su per le montagne?

I democristiani “pensavano alle ballerine”, per dire le cose minime,
non è affatto vero,
è la menzogna storica più enorme dai tempi dei vaccini,
ma con quella spocchia Augias può dire ciò che vuole e aggiunge:

questi no, questi pensano a cambiare la storia, nientemeno.

Con che?
Con quattro servizi di pastone al tg?
Col concertone in diretta su Rai3 dove si inneggia tranquillamente ad Hamas?
Col Sanremo in cui praticamente si fa la stessa cosa?

Ma Augias deve vendere se stesso, come sempre:
c’è la dittatura nazi-eccetera,
c’è la Rai brunita,
siccome lui si è deciso ad andarsene, ma non del tutto,
ha sbattuto la porta ma con licenza,
esule ma appena appena,
solita storia, l’eterno ubiquo,
convinto che il mondo, ogni mondo, non possa rinunciare a lui.

Ci sono io, poi io, poi io, poi Scurati, sullo sfondo,
tipo pupazzo al baraccone per le pallate di pezza,
poi ancora io, poi il regime, e quindi io,
e quinci il mar da lungi e quindi il monte, e infine io.

Che vuoi farci?
Ci vuol pazienza.

Augias rimastica bile
perché lo sciopero dell’Usigrai,
che è un sindacato padronale di estrema sinistra,
si è bucato come un vecchio copertone,
per lui il diritto allo sciopero non è un diritto,
è un dovere,
come quello di vaccinarsi,
se viene dalla parte giusta,
tutto ciò che non è regime.
 
C’è una cosa,
proprio ieri, a La7,
una delle nuove residence di Corado,
si sono squisitamente mandati a fanculo Gruber e Mentana:
lei ha dato al settantenne Chicco dell’incontinente,
lui ha risposto, “cafona!”, ventilando addii:
roba tremenda, con cui tutti siamo costretti a misurarci,
perché l’ego di questi di sinistra è più espanso, come gas,
di quello della gatta di Augias,
che però in questo caso non ci sente, non gli arriva niente:

qui non c’è regime revisionista,
non c’è invadenza del potere nero, niente.

Fosse scoppiata a destra, la guerra intestina, sai Corado le bastonate:
fascisti,
sessisti,
a La7 c’è l’occupazione,
c’è il regime,
ci sono le epurazioni.

Invece niente.
Ci si è trasferito.

Due anchor men/women de sinistra che si insultano,
si danno dei “vecchi piscioni”, e Augias si risparmia,
e ci risparmia, il coccolone.

Nell’intervista a Cuzzo, è tutto preso ad occuparsi di Vannacci “non ne vale la pena”.

Meooow!

Parlate anche bene di Augias, ma parlatene (e solo di lui, lui, lui).
 
Certo che gli USA dimostrano buona volontà per megliorare la distensione con la Cina
🇺🇸🇨🇳 GLI USA REVOCANO LE LICENZE PER LA FORNITURA DI CHIP A HUAWEI
L'amministrazione Biden ha revocato le licenze di esportazione che consentono a Intel e Qualcomm di fornire semiconduttori a Huawei, mentre Washington aumenta la pressione sulla società cinese di apparecchiature per le telecomunicazioni.
La mossa del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti influisce sulla fornitura di chip per i computer portatili e i telefoni cellulari di Huawei, secondo persone che hanno familiarità con la situazione. Il dipartimento del commercio ha confermato al Financial Times di aver

"revocato alcune licenze per le esportazioni a Huawei"

, ma non ha nominato quali società statunitensi sarebbero state interessate.

"Valutiamo continuamente come i nostri controlli possano proteggere al meglio la nostra sicurezza nazionale e gli interessi di politica estera, prendendo in considerazione un ambiente di minaccia e un panorama tecnologico in continua evoluzione"

, ha detto un portavoce del dipartimento.

"Nell'ambito di questo processo, come abbiamo fatto in passato, a volte revochiamo le licenze di esportazione"

.
Una persona che ha familiarità con la situazione ha detto che il dipartimento del commercio aveva informato le aziende che sarebbero state colpite, ma non ha fornito dettagli.
Washington ha già imposto dure restrizioni sulla vendita di tecnologia statunitense a Huawei, ma i legislatori repubblicani hanno esortato il presidente Joe Biden a intraprendere azioni ancora più dure contro il gruppo cinese, che secondo i funzionari della sicurezza nazionale aiuta Pechino a impegnarsi nello spionaggio informatico in tutto il mondo. Huawei ha negato le affermazioni.
[…]
La decisione arriva in un momento di allarme da parte degli Stati Uniti per la capacità di Huawei di sviluppare chip avanzati nonostante i controlli sulle esportazioni introdotti nel 2022. Quando il segretario al commercio degli Stati Uniti Gina Raimondo ha visitato la Cina l'anno scorso, Huawei ha rilasciato lo smartphone Mate 60 Pro, che aveva un chip avanzato che ha sorpreso gli esperti.
[…]
L'ambasciata cinese a Washington ha criticato la mossa come "vero e proprio bullismo economico".

"Porre arbitrariamente dei freni o cercare con la forza il disaccoppiamento per servire un'agenda politica viola i principi dell'economia di mercato e della concorrenza leale, mina l'ordine economico e commerciale internazionale, interrompe e destabilizza le catene industriali e di approvvigionamento globali e finirà per danneggiare gli interessi di tutto il mondo",

ha dichiarato il portavoce dell'ambasciata Liu Pengyu.
Qualcomm non ha risposto a una richiesta di commento. Intel ha rifiutato di commentare. Huawei non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento.

Fonte: Financial Times

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Ricordo quei giorni delle bombe USA sull'ambasciata cinese a Belgrado. Mi domando cosa succederebbe se una bomba russa cadesse su l'ambasciata americana di kyev, o anche su qualunque altra ambasciata europea
 
Prendere esempio dai poliziotti usa.

Prima è andato in escandescenza lanciando pietre e colpendo una donna italiana,
poi si è scaraventato contro il poliziotto rifilandogli tre coltellate
e mandandolo al pronto soccorso in codice rosso.

Alla fine il 37enne di origini marocchine è stato arrestato e condotto in carcere.

L'ennesimo episodio di violenza punta di nuovo i riflettori su una tematica chiave:
la sicurezza a Milano e quella degli agenti in divisa mentre svolgono il loro lavoro.
 
Stando a quanto riferito dall'Adnkronos,
il 37enne straniero clandestino, presenta diversi alias in banca dati
ed è già noto alle forze dell'ordine
a causa di alcuni precedenti per reati contro le persone
e il patrimonio e resistenza a pubblico ufficiale.

Secondo LaPresse si tratterebbe di un irregolare sul territorio nazionale.

Dettaglio che, se fosse confermato,
renderebbe ancora più grave la vicenda
facendo tornare al centro della discussione
il tema relativo agli ingressi non controllati nel nostro Paese.
 

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